Tommaso Protti è nato a Mantova nel 1986, è cresciuto a Roma e oggi vive a Londra. Il suo interesse per i problemi sociali lo ha portato a ottenere una laurea in Scienze Politiche presso l’Università di Roma Tre nel 2010, e poi – in fotografia. Nel 2011 si trasferisce a Londra dove consegue un Master in fotogiornalismo e fotografia documentaria presso l’Università di Londra / London College of Communication Arts. Racconta: “La scintilla per il fotogiornalismo è scoccata a casa mia a Roma diversi anni fa sfogliando il libro “Passaporto numero 953647H” di Gianfranco Moroldo, mitico fotoreporter del settimanale “L’Europeo”, trovato per caso nella libreria di mio padre, Daniele”.
Ha lavorato in Italia (nell’Emilia terremotata) e nel Regno Unito su una serie di storie, in Francia, su un progetto sui migranti clandestini e in Turchia per un progetto sulle risorse idriche e sulle conseguenze sociali e ambientali della costruzione di alcune dighe, progetto con cui si è aggiudicato il primo posto al premio “Fotoleggendo 2012”. Attualmente vive nella capitale inglese ed è impegnato con studiosa passione nella realizzazione di un progetto fotogiornalistico a lungo termine che documenta la regione sud-orientale dell’Anatolia. Pubblichiamo di seguito le parole riservate da Tommaso a “Giannella Channel”, accompagnate da alcune delle sue più incisive immagini. Con l’augurio che riesca a farsi strada in un settore in crescente difficoltà: quello del fotogiornalismo che “copre” gli eventi consumando le suole delle scarpe. Auguri, Tommaso (s.g.)
Il mio primo viaggio in Anatolia sud-orientale si è avverato nel 2010. Volevo vedere con i miei occhi ciò che per più di anno avevo conosciuto soltanto sui libri quando studiavo Scienze Politiche e scrivevo la tesi sul GAP, un mastodontico progetto idroelettrico turco, avviato dalla seconda metà degli anni Settanta che prevede la realizzazione di 22 dighe e 19 centrali idroelettriche lungo il bacino del Tigri e dell’Eufrate. Da quel viaggio ho iniziato a maturare la passione per la fotografia e l’aspirazione a raccontare con un linguaggio visivo le realtà che incontravo. Per i successivi tre anni sono tornato in Turchia con regolarità e ho dato forma al mio lavoro Turkish Blue Gold che ancora cerco di perfezionare e arricchire.
Terre sommerse, popolazioni trasferite
Sin dall’inizio la mia sfida è stata quella di rappresentare il volto e i contrasti di quella popolazione di etnia curda soggetta alla volontà del governo turco senza poter essere protagonista del processo decisionale. La costruzione degli impianti infatti porterà alla sommersione di intere aree e al dislocamento di migliaia di persone senza che ancora sia stato definito un vero e proprio piano di risarcimento e di compensazione per la perdita delle abitazioni e delle terre coltivate. Inoltre, gravissima e irrecuperabile sarà l’alterazione degli ecosistemi fluviali e la perdita di millenari patrimoni archeologici come la cittadina di Hasankeyf sul Tigri con più di 10 mila anni di storia. La realizzazione del progetto GAP darà alla Turchia il potere di concedere acqua ai Paesi confinanti, determinando così nuovi equilibri politici nella regione mesopotamica in un clima già decisamente intriso di tensione e sospetti.
A pagare saranno i curdi
Come il petrolio anche l’acqua sta avviandosi a essere una risorsa naturale messa a servizio più del potere che della vita umana, e nel caso del progetto GAP, sarà soprattutto il popolo curdo a farne le spese. Già senza patria, i contadini resteranno senza terra, costretti ad abbandonare i loro villaggi ed emigrare nelle grandi città del sud est turco dove già centinaia di migliaia di curdi sono scappati dagli anni ottanta in seguito al conflitto tra l’esercito turco e i guerriglieri del PKK. Il mio intento è stato dunque quello di dare voce a queste genti e sollevare domande sugli impatti umani che tali progetti idroelettrici, portati avanti in nome dell’indipendenza energetica e dello sviluppo delle risorse, causano sull’economia e tessuto sociale di una popolazione già da tempo emarginata in Turchia.
A proposito di fotografia e fotoreportage, leggi anche:
- Il “National Geographic” fa 130 anni: il fascino discreto della geografia
- L’ultimo flash: addio ad Arnaldo Magnani, paparazzo romagnolo amico dei divi di Hollywood
- Stefano Unterthiner, il fotografo che sussurra ai cigni
- Faccia a faccia con Salgado, il fotografo che porta in mostra la Genesi del pianeta Terra
- Gianfranco Moroldo, l’ultimo guerriero del fotogiornalismo italiano
- Elisa Leonelli, fotoreporter da Modena a Hollywood
- Il selfie del macaco: niente copyright per la creativa scimmia
- Wildlife Photography Awards: ecco le foto vincitrici della prima edizione comica
- Silvestre Loconsolo, due occhi curiosi sulla civiltà che sudava
- Professione fotoreporter: Daniele Pellegrini, figlio d’arte in cerca dell’armonia del mondo
- Ghigo Roli, il fotoreporter che svela i taccuini di Dio