Mi considero fortunata di essere nata a Modena nel primo dopoguerra, e cresciuta in una bella città di dimensione umana negli anni ‘50 e ‘60. Questo fatto, combinato con una famiglia affettuosa e gli studi classici, mi ha dato una solida base di fiducia in me stessa per avventurarmi nel mondo, dopo l’università, e costruirmi una carriera, prima a Roma e poi in America, a Hollywood, come fotografa e giornalista di cinema. Questa la mia vita in tre capitoli, scritta appositamente per Giannella Channel e corredata da alcuni consigli utili per i giovani che volessero avvicinarsi a questa professione.

Dopo il liceo classico avevo scelto la facoltà di Lettere Moderne all’università di Bologna (Modena ha un’ottima università, con Medicina, Diritto, Ingegneria, ma non a quei tempi Lettere), non per diventare professoressa di Italiano e Storia, uno dei pochi mestieri accettabili per le ragazze della mia generazione, perché lavorando solo al mattino consentiva di occuparsi di marito e figli, ma perché volevo continuare a studiare la letteratura che mi aveva appassionato al liceo. Dante Alighieri e La Divina Commedia che avevamo esaminato ogni giorno per tre anni, Inferno, Purgatorio e Paradiso, “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”, la sua rabbia per essere stato esiliato ingiustamente dall’amata Firenze. Alessandro Manzoni e I Promessi Sposi, il ritratto del prete bigotto Don Abbondio. Giacomo Leopardi, il desiderio di lasciare i confini della casa paterna di Recanati per spaziare verso L’infinito, “Sempre caro mi fu quest’ermo colle”. Giovanni Pascoli e le sue poesie malinconiche, Fides, “Mentre il cipresso nella notte nera scagliasi al vento, piange alla bufera”.

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Una rara immagine che ritrae Federico Fellini (a destra) con il suo sceneggiatore preferito, il poeta romagnolo Tonino Guerra, durante una pausa di lavoro sul set. Insieme hanno vinto l’Oscar con Amarcord (1973).

In principio furono Jerry Lewis e Dean Martin

Avevo 19 anni e frequentavo il terzo anno, quando dovevo decidere il soggetto della mia tesi di laurea. Allora mi chiesi quale campo sarebbe stato interessante per la mia carriera; la risposta era facile, il cinema, non come attrice, ma in qualche funzione dietro la macchina da presa, perché avevo amato il cinema fin da bambina, quando andavo a vedere le commedie anni ‘50 di Jerry Lewis e Dean Martin (Artisti e Modelle, 1955). Gli anni ‘60 in Europa erano un momento importante nella storia del cinema, con autori come Luchino Visconti, Michelangelo Antonioni, Pier Paolo Pasolini e Federico Fellini con Tonino Guerra in Italia, Francois Truffaut, Alain Resnais e il mio preferito, Jean-Luc Godard, in Francia, Tony Richardson, Karel Reisz e Lindsay Anderson in Inghilterra. Nel 1968 non esisteva ancora il DAMS (Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo) a Bologna, fu fondato nell’autunno del 1970; ma per fortuna riuscii a trovare un professore illuminato, Luciano Anceschi, che insegnava Estetica, e mi consentì di studiare la teoria del cinema. Fu lui a suggerire che esaminassi la poetica di Alain Robbe-Grillet, romanziere, sceneggiatore e regista francese.

In viaggio alla moda hippie

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Elisa a Roma, 1970.

A quel punto avevo già deciso di trasferirmi poi a Roma per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia, progetto che messi in atto due settimane dopo la laurea. Trovai presto lavoro come critico cinematografico per il festival del cinema di Pesaro, diretto da Lino Micciché, con Adriano Aprà e Enzo Ungari, fondatori della rivista Cinema e Film, ispirata dal francese Cahiers du cinéma, fondato dal critico André Bazin. Fui introdotta nel mondo del cinema sperimentale, diventai amica di giovani registi come Peter Del Monte e Michele Mancini, ma mi resi presto conto che girare un film richiedeva finanziamenti e il lavoro di molte persone, mentre io ero impaziente di creare le mie immagini. Così presi un mano una macchina fotografica, la Nikkormat, e mi misi a viaggiare alla moda hippie verso Atene, Istanbul, poi Amsterdam. Quel servizio fotografico, in bianco e nero, fu pubblicato dalla rivista Ciao 2001.

Il sogno americano

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Stuart Birnbaum, 1972.

Avevo conosciuto un giovane americano, Stuart Birnbaum, che, appena laureato dalla scuola di cinema USC (University of Southern California) di Los Angeles, era venuto in Italia per studiare Federico Fellini, che nel 1971 stava girando il film “Roma”. Mi aveva invitato a raggiungerlo a Israele, dove lavorava come assistente alla regia per un film inglese, Big Truck and Poor Clare con Peter Ustinov, promettendomi che avrei potuto essere assunta anch’io; diventai infatti script-girl, unico lavoro consentito a quei tempi alle donne su un set. Stuart mi chiese poi di andarlo a trovare a New York, un’offerta che non potevo rifiutare, dato che l’America era un sogno per noi italiani sessantottini, nonostante la nostra opposizione alla guerra del Vietnam, perché ci sembrava un paese da dove originava anche la protesta del movimento studentesco e del femminismo. Per me importante perché ero impegnata politicamente a Modena fin dai 18 anni nel gruppo culturale di sinistra Il Portico e a Roma ero socia fondatrice di Rivolta Femminile. Credevo sarebbe stato facile per me inserirmi in America, perché avevo studiato l’inglese; prima al ginnasio, dove il simpatico professore Romolo Cappi ci aveva consigliato di continuare a imparare lingue straniere durante gli anni del liceo, dove avremmo studiato solo Greco e Latino. Avevo quindi fatto corsi serali di tedesco e francese, poi frequentato un corso intensivo di inglese per ottenere il certificato CPE (Cambridge Proficiency English), che mi avrebbe consentito di insegnare l’inglese nei licei italiani. Purtroppo mi resi presto conto che parlare e poi scrivere fluentemente una lingua richiede molti anni di pratica sul posto, una immersione totale, per imparare le espressioni idiomatiche e la pronuncia corretta. Mi ci vollero quattro anni, ma nel 1976 fu accettato il mio articolo, che accompagnava un mio studio fotografico sugli abitanti di Montepagano negli Abruzzi, dalla rivista di viaggi Westways. Alcune di quelle foto le trovate nell’album qui in basso.

Scoprite un campo che veramente vi appassiona, così avrete molte più gioie e soddisfazioni nella carriera. Fatevi una cultura generale di letteratura, arte e musica, storia e filosofia, politica e scienza, per capire come funziona il mondo. Imparate molto bene le lingue, se volete capire come va il mondo globalizzato e cogliere opportunità di trovare lavoro all’estero. Non abbiate paura di lasciare la vostra città natale e persino l’Italia. Proverete nostalgia, ma vi si allargheranno gli orizzonti mentali e farete tante esperienze di vita.

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Volti d’Abruzzo (Elisa Leonelli a Montepagano, 1976)

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Volti d’Abruzzo (Elisa Leonelli a Montepagano, 1976)

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Volti d’Abruzzo (Elisa Leonelli a Montepagano, 1976)

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Autoritratto di Elisa, 1976.

Dopo un viaggio “cross country” attraverso l’America arrivai a Los Angeles, dove mi fece colpo la scritta Hollywood sull’autostrada; poi a San Francisco, dove diventai la presentatrice di un programma italiano alla televisione. Collaborai con Stuart e Matt Neuman a uno spettacolo televisivo comico, precursore di Saturday Night Live, The Chicken Little Comedy Show (1972). L’anno scorso (2014) ho creato un sito Internet, pagina Facebook e canale YouTube, su questa esperienza.

Da New York a Los Angeles

Dopo alcuni mesi a New York, nel 1973 andai ad abitare a Los Angeles, dove risiedo tuttora. Frequentai corsi di fotografia alla UCLA (University of California Los Angeles), imparando l’arte da Edmund Teske, Don Petersen e Robert Heinecken, fui ispirata da fotografi come Duane Michaels, Henri Cartier-Bresson e Mary Ellen Mark; nel 1974 decisi che questa sarebbe diventata la mia professione. Incominciai a ricevere incarichi da riviste americane; fra i più divertenti quando il quotidiano Los Angeles Times mi mandò a fotografare un giovane Arnold Schwarzenegger (1979), e il mensile Intro il comico inglese Dudley Moore (1981).

Grazie a Grazia (Neri)

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Grazia Neri (Milano, 1935), regina delle immagini. Ha creato a Milano nel 1966 un’agenzia fotografica (e poi una Galleria per mostre) che ha scoperto e valorizzato molti fotografi italiani e di tutto il mondo. Ha chiuso l’attività nel 2009 e oggi si occupa di insegnamento e di allestimento di mostre. Consigliamo la sua biografia: “La mia fotografia” (Feltrinelli, 2013). Ha donato centinaia di migliaia di immagini dell’archivio analogico al Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo (Milano), che costituiscono il Fondo Grazia Neri.
 
Credit: Società italiana delle letterate

Il mio lavoro era rappresentato in Italia dall’agenzia Grazia Neri: il quel modo diventai conosciuta come una fotografa italiana a Los Angeles, e iniziai a lavorare per L’Europeo, Genius (due periodici poi diretti dal giornalista che cura questo blog, Salvatore Giannella), Tempo, L’Espresso, Panorama, Grazia, ecc. Mi inventavo anche servizi originali, come quello dove posavo vestita da Babbo Natale in posti tipici di Los Angeles, pubblicato dalla rivista di fotografia francese Zoom (1978). Nel 1979 mi considerai “arrivata” quando il quotidiano Herald Examiner, dedicò il supplemento domenicale California Living al mio lavoro di photojournalist.

In giro per il mondo

Nel 1981 decisi che era arrivato il momento di girare il mondo e organizzai una serie di viaggi fotografici: Ecuador, Peru e Bolivia (1981), Cina (1981), Giamaica (1982), Brasile (1983), India (1984), Tokyo (1986). Nel 2008 raccolsi queste esperienze in un sito Internet (disegnato da me con il programma Apple iWeb). Nel 1984 fotografai le Olimpiadi di Los Angeles per Il Guerin Sportivo; queste foto  furono pubblicate in un libro dall’editore Vallardi.
Nel 1981 il comune di Modena mi dedicò una mostra: Immagini dall’America. Nel 1983 organizzai un “happening” sulle mie foto al Lhasa Club di Los Angeles, con una performance delle ballerine L.A.Knockers; nel 1986 una mostra del mio saggio fotografico “Teenage USA” alla galleria LA Nicola, pubblicato poi su Epoca.

Studiate la tecnica di una professione che abbia un valore commerciale, oltre che artistico. Imparate dagli esperti in questo campo.

Utilizzate le vostre qualità uniche, che nessun altro possiede, per proporvi come la persona più adatta a svolgere un certo lavoro.

Usate il cervello e la creatività per produrre opere originali.

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1972. Un viaggio “cross country” attraverso l’America per arrivare a Los Angeles ammirando la celebre scritta “Hollywood”, visibile dall’autostrada; successivamente, a San Francisco, Elisa diventò presentatrice di un programma TV italiano. Collaborò con Stuart Birnbaum e Matt Neuman a “The Chicken Little Comedy Show” (1972), uno spettacolo comico precursore dello storico “Saturday Night Live”. Per approfondimenti, chickenlittlecomedy.com.

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1979. Tra i tanti importanti lavori assegnati a Elisa nella sua carriera, uno dei suoi preferiti fu quello di fotografare Arnold Schwarzenegger in varie location, per il Los Angeles Times: Schwarzenegger stava diventando una stella grazie al documentario “Pumping Iron”.

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1985. Lo speciale di Elisa Leonelli per Epoca su abitudini e stili dei teenager americani: a loro Elisa chiese di farsi fotografare nel suo studio, indossando i vestiti preferiti. Una selezione di questi ritratti fu esposta alla galleria L.A. Nicola gallery nel gennaio 1986.

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1978-79. Nel suo studio, Elisa lavorò con luce, modelle, hair stylists e make-up artists sperimentando se’ stessa nella fashion photography. Qui uno degli scatti più rappresentativi di questo periodo.

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1976. Erano gli anni della Street Photography, ispirati da Henri Cartier-Bresson che girò l’Europa con la fedele e silenziosa Leica. Questo lo scatto durante un viaggio a New York, quando Elisa girò per Manhattan con la sua Nikon, fotografando la gente durante momenti di vita di strada e tragitti in metropolitana.

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1975. In quell’anno Elisa iniziò a lavorare sull’attualità, fotografando i rifugiati vietnamiti a Camp Pendleton, in California, subito dopo la caduta di Saigon.

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1971, Israele. Elisa lavorò come script supervisor nel film prodotto da Paul Maslansky “Big Truck and Poor Clare” interpretato da Peter UstinovFrancesca Annis. Inutile dire che l’esperienza fu produttiva anche dal punto di vista fotografico, come documenta questo scatto.


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Dopo aver scritto articoli per un supplemento Cinema dell’Europeo (1977), e avere fotografato e intervistato alcuni attori, fui accreditata come giornalista internazionale prima dalla MPAA (Motion Picture Association of America), poi dalla HFPA (Hollywood Foreign Press Association). Ero quindi invitata a partecipare agli incontri stampa che gli studios organizzano per lanciare i loro film.

Nel 1985 il corrispondente di Epoca a New York, Romano Giachetti, mi chiese di mandargli servizi fotografici e articoli, nel 1987 il mensile Ciak mi nominò corrispondente da Los Angeles, nel 1989 Marie Claire mi chiese di collaborare. Nel 1994 diventai la corrispondente di Donna Moderna, nel 1995 la direttrice di Marie Claire, passata a Gioia, mi chiese di continuare a scrivere per lei. Nel 2005 diventai corrispondente da Los Angeles per Best Movie, nel 2009 iniziai a scrivere per Glamour, nel 2011 per la nuova rivista della Conde Nast, Myself.

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Los Angeles, 1982: Wlliam Broyles, appena nominato direttore del newsmagazine Newsweek, posa per Elisa Leonelli prima di rispondere alle domande di Salvatore Giannella / L’Europeo.

Intervistare attori e registi era molto interessante per me, perché amavo il cinema e volevo sapere le motivazioni dietro queste opere d’arte, che poi comunicavo ai lettori, sottolineandone le implicazioni politiche, umane e sociali. Mi fece molto piacere incontrare i miei attori preferiti dell’adolescenza, Tony Perkins (foto in alto, 1983) e Sean Connery, capire meglio i film di Woody Allen attraverso le sue parole.

Nel 1993 decisi di iscrivermi alla USC (University of Southern California) per un Master in storia e teoria del cinema, realizzando il sogno di frequentare un campus universitario americano. Per la mia tesi scelsi il lavoro di Robert Redford come rappresentante degli aspetti migliori del Far West. Nel 2007 pubblicai il libro Robert Redford and the American West. Nel 1994 scrissi per Ciak alcuni saggi sul cinema Western, utilizzando le conoscenze acquisite su quel periodo della storia americana.

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Los Angeles, 1984. Pinin Brambilla Barcilon, la restauratrice nota in tutto il mondo per aver condotto il memorabile restauro del Cenacolo di Leonardo da Vinci a Milano, ripresa da Elisa Leonelli nella cornice del Getty Museum. Il racconto del restauro, durato dal 1977 al 1999, è in un prezioso libro appena edito da Electa: Pinin Brambilla Barcilon, La mia vita con Leonardo, pag. 118, € 19.90

Nel 1990 avevo smesso di fotografare professionalmente, ma continuavo a viaggiare per il mondo per conoscere registi di vari paesi ai festival del cinema, una passione che era nata in Italia, quando a 19 anni avevo incontrato i registi cubani al festival di Tirrenia. Nel 1984 finalmente visitai Cuba per il festival del cinema. Nel frattempo avevo studiato lo spagnolo, frequentando corsi alla UCLA, l’università di Los Angeles, a partire dal 1978, e nel 1996, al festival di Mar de la Plata in Argentina, conobbi un giornalista spagnolo, che mi offrì di collaborare alla rivista Cinemania.

Nel 1990 ricevetti l’offerta di diventare caporedattore cinema (Film Editor) per la rivista di Los Angeles, Venice, che accettai con piacere perché in quel modo i miei articoli in inglese potevano essere letti dagli americani.

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Autoritratto, 2014

Conclusione

Arrivata alla soglia dei 60 anni, mi sembrava il momento di riflettere sul passato. Dal 2007 al 2010 ho scritto tre libri in italiano sulla storia della mia famiglia, raccolto le lettere e i diari che mia zia Gisella e il futuro marito si scambiarono durante la seconda guerra mondiale, mentre lui era prigioniero degli inglesi in India, e gli scritti di mio padre Enzo, come medico, bridgista e fondatore della squadra di pallavolo Minelli. Nel 2013 ho pubblicato un libro di fotografie della mia famiglia, dal 1900 al 1970, l’anno in cui avevo lasciato Modena.

Nel 2010 ho creato un blog-racconto sul gruppo di ballerine d’avanguardia L.A. Knockers, che avevo fotografato dal 1976 al 1984. Avevo imparato a usare WordPress nel 2009 per creare un blog, poi un sito, per la associazione del quartiere dove abito a Los Angeles, Reynier Village. Nel 2011 ho raccolto vari siti sotto il mio nome, Elisa Leonelli, per presentare alcuni esempi del mio lavoro di fotografa e giornalista di cinema.

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1980. Il gruppo di ballerine L.A. Knockers, fotografate da Elisa: da sinistra Jennifer Stace (boxer), Patti Nelson (cadetto militare), Becky Jordan (cowboy), Lisa Durazo (marinaia), Eileen Malloy (poliziotta), Yana Nirvana (giocatrice di baseball).

Dal 2010 al 2014 ho organizzato e digitalizzato gli archivi della mia associazione stampa, la Hollywood Foreign Press. L’anno scorso ho scritto per il sito dei Golden Globes profili di leggendari attori come Jack Lemmon e Shirley MacLaine, Burt Lancaster e Kirk Douglas, Michael Caine e Sean Connery, Donald Sutherland e Jane Fonda. Il mio ultimo progetto è fotografare i miei amici nel loro ambiente.

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Non smettere mai di studiare, approfondire la comprensione della storia, per vivere più consapevolmente nel mondo moderno.

Viaggiare in giro per il mondo per capire come altri popoli interpretano la vita.

Proporre le proprie idee e diffonderle attraverso i mezzi di comunicazione.

Imparate come creare siti Internet, pagine Facebook, canali YouTube.

Diventate esperti su come manipolare fotografie con Adobe Photoshop.

Usate attrezzature professionali, non iPhone, per scattare fotografie e video.

Pubblicizzate il vostro lavoro su Internet, collegatevi con altri professionisti via Linkedin.

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