Nel Piccolo Teatro il grande sogno di Cucinelli: la Biblioteca universale di Solomeo, in Umbria, un dono a mille anni

SULLE SPALLE DEI GIGANTI

introduzione e postfazione di Salvatore Giannella – testo di Brunello Cucinelli

Nel Piccolo Teatro il grande sogno di Cucinelli: la Biblioteca universale di Solomeo, in Umbria, un dono a mille anni

SULLE SPALLE DEI GIGANTI

introduzione e postfazione di Salvatore Giannella – testo di Brunello Cucinelli

Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici:

ammassare riserve contro l’inverno dello spirito

che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.

Adriano Imperatore

L’invito mi era arrivato da Brunello Cucinelli, lo stilista e imprenditore famoso nel mondo per una definizione comune nei resoconti giornalistici “re del cashmere”, con parole che prefiguravano un misterioso e affascinante “progetto per l’Umanità”: “Agli amabili amici di tanti anni presenterò, con il mio stimatissimo amico architetto Massimo de Vico Fallani, un nuovo progetto, un sogno nato tempo fa, destinato a durare mille anni grazie al valore perenne del suo significato. Sarà per me un piacere raccontarti questa nuova visione”. L’appuntamento al Piccolo Teatro Strehler di Milano, cornice solita in cui l’imprenditore umanista (a dispetto dell’aggettivo minimalista che accompagna quel prestigioso teatro) ama inquadrare i suoi grandi sogni. Come l’Utopia realizzata in precedenza, quando aveva raccontato il Progetto Bellezza a Solomeo, frazione di Corciano, il borgo nel cuore verde dell’Umbria che stava spopolandosi fino a quando Brunello lo scelse nel 1985 come centro della sua vita familiare, imprenditoriale e sociale.
 
Lì, anno dopo anno, guidato dalla bussola del Bello e dalle parole di grandi spiriti del passato, Cucinelli ha stupito i tanti scettici dimostrando che le persone visionarie sono anche persone pratiche. A Solomeo ha piantato la sua fabbrica (1.200 dipendenti nella sola Umbria), lì ha messo in pratica un sapiente restauro che ha saputo unire la spiritualità del luogo alle tradizioni fatte di tecniche artigianali e di costante lavoro. Sono risorti così edifici antichi e nuove meraviglie che i lettori di Giannella Channel hanno già conosciuto.
 
Così, circondato da amici antichi e nuovi, il 28 ottobre scorso Cucinelli ha conquistato tutti raccontando la decisione di creare a Solomeo, con fondi della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli, la “Biblioteca Universale” che ha l’ambizione di raccogliere tra 400 e 500 mila libri (per ora sono “solo” 35 mila) provenienti da ogni parte del mondo in cinque discipline: filosofia, poesia, architettura, letteratura e artigianato.
 
La Biblioteca Universale, che vedrà la luce nel 2024, avrà sede in una villa settecentesca (2.000 metri quadrati, già di proprietà di un ex manager della Ferrero, Guidarello) con il suo grande parco, adiacente alla chiesa e al teatro di Solomeo. “È stata ideata”, ha precisato Brunello, “per offrire ai lettori il piacere di trovarsi come in un tempio laico della conoscenza e poter scegliere tra le opere di filosofi, letterati, artisti, architetti e altri grandi autori… i più grandi spiriti della storia, a partire dai classici, amabili compagni della più profonda crescita morale e culturale dell’essere umano”. Suoi geniali ispiratori in questo mastodontico progetto che vuole farci riappropriare di vita e di cultura sono Adriano Imperatore, quando dice che i libri gli hanno indicato la via della vita e che “fondare biblioteche è come costruire granai pubblici” e Tolomeo I, creatore della Grande Biblioteca di Alessandria.
 
Come nasce il progetto? Qual è il DNA visionario che ha mosso questa nuova impresa?
 
Lascio la parola a lui, Cucinelli, sognatore concreto. (s.gian.)

Brunello Cucinelli in un ritratto digitale di Giacomo Giannella (Streamcolors) per Sette, lo storico magazine del Corriere della Sera. Nato nel 1953 a Castel Rigone (Perugia) da una famiglia contadina, nel 1978 ha fondato un’impresa con l’idea di colorare il cashmere, coltivando fin dall’inizio l’ideale di un lavoro rispettoso della dignità morale ed economica dell’uomo. Per il suo capitalismo umanistico ha ricevuto molti riconoscimenti in Italia e all’estero. Ha scritto Il sogno di Solomeo (Feltrinelli, 2018) e la prefazione a Benedetto Cotrugli: Arricchirsi con onore (Rizzoli, 2018). Quotata in Borsa sei anni fa, l’azienda del cashmere made in Solomeo esporta all’estero l’85% della sua produzione. Sposato nel 1982 con Federica Benda, due figlie: Camilla e Carolina.

Avevo circa quindici anni quando con la mia famiglia lasciammo la campagna per la città, seguendo il sogno di tanti contadini come noi, di una vita più tranquilla e più affidabile, ma ahimè, sempre più lontana dalla natura, che ci aveva generato e accolto maternamente per tanto tempo con le sue albe, i suoi tramonti, il profumo e l’oro del grano, il calore invernale degli animali; ora tutto era cambiato, e gran parte della giornata la passavo al bar di Gigino, a Ferro di Cavallo, il quartiere di Perugia dove un po’ alla volta, con i pochi risparmi, avevamo costruito la nuova casa. E in quel bar, che ancora oggi considero la mia università dell’anima, avvenne a 17 anni, il primo incontro con la filosofia, nientemeno che con Emanuele Kant, e “galeotto” fu un libro, la Critica della Ragion pura, che due studenti liceali, tra i più assidui frequentatori della variopinta gamma di persone del Bar Gigino, portavano con sé per studiarlo, e chissà come facevano in quella confusione.

Parlavano con ardore di quella disciplina a me quasi sconosciuta, e quel libro si rivestì di simboli; intuivo in esso il grande mondo del pensiero, ed esso assunse un valore straordinario per me; nei giorni seguenti girai per chissà quante librerie e bancarelle di libri dell’usato finché non ne trovai una copia, e la sera, dopo cena, quando tutto era quiete, cercavo di decifrare quelle parole così difficili e così attraenti, alcune delle quali, come quella che segue, erano destinate a diventare la mia guida, come ho detto e scritto diverse volte:

Agisci in modo da considerare l’umanità

sia nella tua persona

sia nella persona di ogni altro

sempre come nobile fine,

mai come semplice mezzo

Quel mio primo incontro incantevole fu seguito, anni dopo, da un’altra esperienza che avrebbe impressionato la mia vita, e fu la lettura del libro di Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano. Parlava di storia, ma parlava soprattutto di anima e di esistenza. Avevo 23 anni, e fu allora che imparai a considerare il mondo nella sua vastità, a considerare il tempo nella sua durata, a meditare sull’anima con serenità e quiete.

La passione per Platone

Sarebbero trascorsi invece diversi anni, ne avevo circa 25, quando mia cugina Luisa, dopo la morte del padre, mi portò in dono una copia del Fedone di Platone appartenuta a lui; nel semplice gesto di donarmi quel libro e nei modi spontanei con i quali lo ricevetti nelle mie mani vi fu qualcosa che oggi appare alla memoria quasi come sacro. Era un libro ben custodito; lasciava capire le mille e mille volte che era stato sfogliato, e la delicatezza con la quale le pagine erano state voltate per non rovinare la legatura; e quante frasi, quante parole, sottolineate a matita rossa; mi viene da pensare a quelle matite di un tempo, doppie, da una parte blu e dall’altra rosse, quelle che usavano i maestri per segnare gli errori leggeri o gravi.

Quelle sottolineature sembrava mi parlassero di una passione antica, di un uomo nel quale chissà da dove era nata una intenzione quasi necessaria di conoscenza, e immaginavo quelle sere in cui, alla luce fioca delle lampadine di quei tempi, mio zio Orlando, nonostante la stanchezza del lavoro, rubava ore preziose al sonno per indagare con la poca preparazione scolastica che aveva, per interrogare la grande mente di Platone, quest’uomo, questo filosofo che secondo gli antichi greci era discendente addirittura da Poseidone.

Magari quel libro fu come un reagente positivo, e di fatto, da un tale evento ormai lontano, è nato il desiderio, e poi l’interesse, di avere più libri, di custodirli, di leggerli e di amarli? Certo essi ebbero una vigorosa influenza, e con il passare degli anni mi accorgevo che la mia voglia di conoscere era sempre qualche spanna più in su del numero di libri che acquistavo e del tempo necessario a leggerli.

Forse proprio tutto questo ha costituito come un’energia nucleare, un motore inesauribile della grande scelta per la quale oggi siamo qui, in questo Piccolo Teatro di Milano, amabilmente riuniti. Certamente nacque in me una sorta di venerazione per i libri, per il pensiero e lo spirito che vi aleggiava, impresso dalle potenti menti di tanti grandi del passato le cui ombre ora mi parlavano. Vi era una devozione tale, da parte mia, lo confesso, quasi una divinazione del libro, della sua materia fisica sulla quale era rimasta impressa in modo permanente la storia. Ogni libro vero, ogni opera importante, è ancor oggi per me, come disse John Ruskin, il giardino di un Re, nel quale il sovrano benignamente ci accoglie, lasciando che ci beiamo della bellezza delle sue piante, del colore e del profumo dei suoi fiori, del balsamo che da essi esala, ma chiede quel rispetto che tutte le cose del Creato meritano.

Sono convinto oggi che l’universalità infusa nei loro scritti dai grandi pensatori è il dono forse più grande per l’umanità, e che di tale dono si nutre qualsiasi raccolta di libri, piccola o grande, purché di libri buoni, una biblioteca, quindi, che proprio per questo si nutre e si identifica con tale universalità. E se ogni uomo ha un sogno speciale, per l’arte, per la tecnica, per la storia, o che so io, tale universalità mi appare come un requisito insito nella grandezza dell’autore forse ancor più che nelle sue opere, per quanto fascino esse sappiano trasmettere.

Coniugare i sogni alle azioni

Di fatto, insieme a Massimo de Vico Fallani, che con affetto e scherzosamente considero un po’ il mio Aristotele, un giorno, durante una delle nostre passeggiate ormai divenute un rito antico e sempre nuovo, riguardavamo le opere realizzate a Solomeo nel tempo con tanta passione: dal Bosco della Spiritualità, al restauro del Borgo con il Castello e la Chiesa, alla costruzione del Teatro, considerato da noi come tempio laico dell’Arte; alla cantina con la vigna, un omaggio alla Dea Madre, come Senofane ci insegna: «Dalla terra tutto deriva», alla realizzazione del Monumento alla Dignità dell’uomo. Pensavamo che dopo tutto Solomeo, con le sue opere, fa pensare a un’elegia, un percorso umanistico che dalla spiritualità, in alto, passa alla storia, all’arte e alla cultura, al lavoro dell’uomo, artigiano o contadino, e alla celebrazione di quell’entità che di tutto questo è artefice secondo le leggi del Creato: la persona umana.


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Nel cuore verde dell’Umbria

E ci siamo chiesti, un giorno in cui eravamo particolarmente euforici: «Come potremmo continuare questo discorso nobile, cosa ci piacerebbe donare al mondo per i prossimi mille anni, sentendoci custodi del creato»? Io sono un imprenditore di mestiere, Massimo è un architetto, e tutte queste cose per noi rappresentano il piacere di tentare ancora qualcosa di nuovo e di bello per l’umanità, come una serie di doni destinati a rimanere nel tempo. L’idea del tempo ci ha portato indietro, ad Adriano Imperatore, e ancora più lontano, ad Alessandro Magno, tutti e due uomini che seppero coniugare i sogni con le azioni a beneficio del mondo; ricordavamo che entrambi amavano i libri; Adriano pensava che chi fonda una biblioteca è come chi costruisce un granaio per lo spirito, e Alessandro aveva come uno dei più importanti generali Tolomeo, che nella nuova città di fondazione Alessandria volle edificare nel 305 a. C. la più famosa biblioteca del mondo. E allora ci siamo detti: perché, pur nella nostra piccolezza, non seguire il sogno di quei grandi, perché non realizzare qui a Solomeo, quasi come una cosa necessaria e desiderata, una grande biblioteca, che grazie all’universalità del pensiero degli autori dei libri che la arricchiranno possa essa stessa perciò essere immaginata come “universale”?

Pensammo proprio ai Tolomei, alla loro ciclopica visione di operare una grande custodia di tutta la sapienza umana conosciuta al loro tempo, e fare così di Alessandria la vera e propria culla della cultura di tutti i Paesi del Mediterraneo. Che sogno grandioso è questo ai nostri occhi! I Tolomei generarono effettivamente un monumento culturale d’eccezione, appunto, per il mondo intero. Ne nacque una biblioteca che con i suoi 490.000 rotoli divenne una delle sette meraviglie del mondo! Tolomeo I ebbe il genio coraggioso di raccogliere i testi dell’antica Grecia e in modo particolare dell’opera di Aristotele, e lui stesso era stato allievo di Aristotele, con gli altri giovani, allevati insieme ad Alessandro, futuri generali, e Diadochi, diffusori dell’ellenismo, quei ragazzi a suo tempo scelti da Filippo il Macedone, che associò al figlio per essere allevati alla guerra e alla sapienza. Ma pensavamo anche al figlio di Tolomeo I, che portava lo stesso nome del padre, e lo onorò proseguendo quella strada affascinante, incrementandola, inviando messi in ogni parte del mondo per raccogliere tutti i libri possibili, ed è affascinante quando obbligava le navi straniere in porto a far fare la copia dei libri che avevano a bordo, e poi restituiva loro le copie trattenendo gli originali! Fece predisporre un catalogo affidato a scribi e religiosi, e abbiamo immaginato quegli antichi eruditi chini sui rotoli, a studiarli, a classificarli, nel silenzio sacro di una costruzione immensa, che era compresa nel museo del grande palazzo reale. E ci venne in mente la frase sull’ingresso della Biblioteca sacra del complesso funerario del Faraone Ramsete II, citata da Diodoro Siculo: “Spezieria dell’anima”.

Il primo responsabile-custode della Biblioteca fu il filologo Zenodoto di Efeso, e poi il famoso poeta Callimaco… Quale emozione immaginare Alessandria, che per un così lungo ordine di secoli sarebbe rimasta il centro del mondo per la sapienza umana! Non mi piace pensare alla sua distruzione, che infine venne con i romani, perché penso piuttosto all’eternità della sua sostanza storica, quella che rimane nel cuore di ogni desideroso della conoscenza. L’idea di quell’immenso granaio dello spirito – così Adriano Imperatore, l’ho già ricordato, considerava le biblioteche – mi appare ancora oggi in tutta la sua genialità; per questo mi dà forza, ed ecco il nuovo sogno, la nuova Biblioteca di Solomeo, che, come già accennato, mi piacerebbe immensamente di poter definire “Universale”. E dove costruire questo nuovo progetto, un posto speciale, per un progetto che a me e a Massimo sembra così ricco di valore?

Biblioteca Universale di Solomeo: il progetto.

E lì vicino un orto

Qui a Solomeo, con il castello, la Chiesa, il Teatro, l’anfiteatro e il giardino del Ginnasio, vi è come un’Acropoli laica, che ci piace pensare come un luogo che è di tutti coloro che amano le cose belle, le arti, la cultura. E proprio di seguito al Teatro vi è una splendida villa del Settecento, che il proprietario, Guidarello, molto anziano, ha deciso di vendere. Si tratta di un complesso di villa e giardino con un grande parco che scende verso la valle, e venendo a Solomeo da Perugia, con i suoi cipressi e con i suoi lecci, ne costituisce come un immenso basamento di verzura. Mi piace allora pensare proprio a questa villa come nobile sede della “Biblioteca Universale di Solomeo”, dove vorrei iniziare a custodire, anno dopo anno, la sapienza antica di tante parti del mondo; dove chiunque, se lo desidera, può entrare per studio, per leggere un libro, ma anche per passeggiare nel parco, che in pratica diventa il parco pubblico di Solomeo, e che con il mio amico architetto pensiamo un po’ alla maniera della Villa Adriana di Tivoli, magari con qualche ricordo e qualche angolo che mi facciano pensare ai luoghi belli che mi hanno affascinato durante i miei viaggi in Grecia; e ancora mi piacerebbe anche piantarvi un orto, in omaggio a Cicerone, il quale diceva che «Se avrai una biblioteca e vicino un orto non ti mancherà nulla nella vita». Immagino la stessa Solomeo, il Borgo del Cashmere e dell’Armonia, come una sequenza ininterrotta e amabile di parchi, di edifici nobili, di strade piene di fiori, che dopo tutto, come immaginavo da tanti anni, è un giardino diffuso. Un po’ secondo quello che Strabone diceva della Biblioteca di Alessandria, composta di vari ambienti per il periodico simposio dei dotti, oltre che per altri tipi di riunioni importanti, come per esempio le assemblee-dibattito o i discorsi celebrativi, o anche per momenti conviviali. Questa è l’immagine che ho del nuovo progetto che a me sembra visionario.

E mi piacerebbe che i libri si prendano direttamente dagli scaffali, con il profumo del legno e della carta, con i lumi a luce verde, e si possano leggere al tavolo, ma anche su comode poltrone, accanto a una finestra al di là della quale, volgendo gli occhi, si ammira l’incantevole paesaggio umbro. Gli scaffali saranno quasi vuoti all’inizio, perché una biblioteca è come un desiderio sospeso tra passato e futuro, destinata a crescere come un organismo vivo, così come mi sembrano vivi i libri stessi, nella loro fisicità, e vorrei che si potessero leggere solo qui, sulla carta, e non negli schermi dei computer. E sarei molto felice che i figli dei miei figli, nel tempo, amassero questo progetto e lo custodissero nei secoli.

Sono sempre stato affascinato dalla Filosofia, dall’Architettura, dalla Letteratura, dalla Poesia e dall’Artigianato; a un gruppo di esperti sarà affidato il compito di scegliere le opere più classiche di ogni parte del mondo relative a tali discipline, una scelta non esclusiva, semplicemente perché l’umanità non ha confini. Ricordo un bel pensiero di Voltaire: «Io sto coi vecchi libri, perché mi insegnano qualcosa; dai nuovi imparo molto poco». E come dimenticare che secondo Montesquieu: «Finché non abbiamo letto tutti i libri antichi, non c’è ragione di preferire i moderni»?

E mi ha colpito un ricordo di Massimo, che mi ha parlato del Don Ferrante manzoniano, una figura amabile di persona che amava i libri non come un lusso erudito, ma come un intimo piacere dell’anima.

Però è bello vivere il mio tempo, sapere come il pensiero degli antichi sia interpretato con l’esperienza e la sapienza di oggi; per questo il tipo di libro che vorrei vedere negli scaffali della Biblioteca universale di Solomeo è quello degli autori originali però pubblicati in edizioni attuali arricchite da introduzioni affascinanti, semplici e profonde, da leggere magari dopo aver terminato il libro, e non prima.

Nella sapienza dell’uomo io vedo la sua spiritualità, e questa spiritualità, mi sembra, ha natura universale. Oggi abbiamo bisogno, credo, di ritrovare i veri valori spirituali, quegli ideali che sono permanenti perché umani, e sono convinto che i libri siano uno dei viatici migliori per raggiungere tale fine. Ma dopo tutto, pensando a trecento, cinquecento, mille anni, il fine che mi spinge al nuovo grande impegno della Biblioteca Universale di Solomeo è anche il desiderio di fare dono alle generazioni a venire di un luogo dove il passato richiami l’attenzione verso il futuro, un domani radioso che ci attende, e anche un dono alle generazioni passate, perché penso che se i libri sono l’alimento spirituale per i giovani, sono però anche la gioia della vecchiezza. Ho la visione di un Foro delle Arti dove il Teatro, l’Anfiteatro, la nuova Biblioteca Universale con il suo parco aperto al pubblico, sia un luogo diffuso, aperto e attrattivo, luogo di incontro ideale, come negli antichi parchi dei filosofi, o come nella stessa Biblioteca di Alessandria, dove si insegnava, si leggeva, si discuteva, si lavorava e nel tempo del riposo si sostava insieme in amabili simposi, all’aperto o al chiuso, secondo la stagione.

E concedetemi ancora una citazione conclusiva, che esprime lo spirito forse più vicino alla mia idea di Biblioteca, e si tratta di alcune parole del Petrarca:

Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano, e cantano per me. Alcuni mi portano il sorriso e la consolazione, altri mi insegnano a conoscere me stesso.

(b. cuc.)


Questo il racconto di Cucinelli e il suo bel messaggio che mi ha riportato alla mente le parole con cui fui accolto nella visita alla Biblioteca del Congresso a Washington: “In the past the future”, un invito a rileggere il passato per intravvedere il futuro. Un messaggio fortemente evocativo che mi ha fatto affiorare, dicevo a Brunello, personaggi come l’editore Ico Mutevelic, fuggito da Mostar e dalla guerra nella ex Jugoslavia con la valigia piena dei suoi amati caratteri tipografici; o Luigi Malkowski, protagonista della Classense di Ravenna cui aveva fatto vincere, in qualità di responsabile dell’importante sezione Acquisizioni, la medaglia d’oro della biblioteca per il maggior numero di prestiti nazionali.

E che ha fatto rientrare a casa me e tanti altri con l’imperativo di sistemare al meglio la mia biblioteca personale e di guardare con rinnovata ammirazione i tanti guardiani della memoria all’opera in silenzio nelle tante biblioteche diffuse in Italia.

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Fotogallery / L'azienda, la famiglia e l'amico architetto

Dal Piccolo Teatro
alla grande realtà
di Solomeo

Per approfondire:

A PROPOSITO/ UN LIBRO, UN PREMO A TREVISO “HONORIS CAUSA”

Arricchirsi con onore: il mercante Cotrugli

che Brunello indica come modello

per un nuovo umanesimo imprenditoriale

testo di Salvatore Giannella

Zagabria, Croazia: il memoriale dedicato a Benedikt Kotruljević (Benedetto Cotrugli, 1416-1469).

Arricchirsi con onore - Benedetto Cotrugli

Arricchirsi con onore, di Benedetto Cotrugli.

Benedetto Cotrugli, chi era costui? Se lo chiedete in una sala convegni affollata, com’è capitato a me, non vedrete alzarsi una mano. Eppure questo mercante umanista del Quattrocento, rimasto incredibilmente nell’oblìo, è l’uomo che Cucinelli ha riscoperto dopo oltre cinque secoli e indica, nella prefazione di un libro appena edito da Rizzoli (Arricchirsi con onore. Elogio del buon imprenditore, a cura di Alessandro Wagner, 190 pag., 15 euro) come pioniere di un modo di esercitare l’industria fino ad allora sconosciuto, e fattore di riscatto morale della figura del mercante e del valore morale dell’arte imprenditoriale. “… Le idee di Cotrugli hanno molto del capitalismo umanistico che fin dagli anni Novanta del secolo scorso ho posto a fondamento della mia azione imprenditoriale”. Di Cotrugli (Ragusa, Dubrovnik 1416 – L’Aquila, 1469) e di umanesimo imprenditoriale Cucinelli parlerà in un’intervista pubblica che condurrà chi vi scrive, sabato prossimo, 20 novembre 2021, alle ore 16. Cucinelli sbarcherà a Treviso presso la Sala Borsa della Camera di Commercio per ritirare il prestigioso riconoscimento “honoris causa” assegnatogli dall’Associazione Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti” con una motivazione che ben rispecchia l’intensa e sapiente vita di quell’imprenditore umanista:

Il Consiglio Direttivo, con il parere unanime della Giuria, conferisce il riconoscimento “Honoris Causa” all’imprenditore Brunello Cucinelli per il suo appassionato, tenace e coraggioso impegno:

  • nel delineare un capitalismo umanistico, mettendo la sua azienda al centro della “vita comune” e realizzando quel proposito che identifica un’impresa non soltanto in una proprietà privata ma in un intero “bene sociale” per la collettività;
  • nel coniugare la difesa della bellezza dei prodotti e del Creato con lo sviluppo della promozione e dei valori umani;
  • nell’aver promosso il sapiente restauro del borgo di Solomeo, nel cuore dell’Umbria, facendo risorgere edifici antichi e nuove meraviglie come la Biblioteca universale, e scegliendo di fare di quel borgo il centro della sua vita familiare, imprenditoriale e sociale;
  • nell’essere riuscito, in quest’ultimo obiettivo, guidato dalle parole di San Benedetto da Norcia e dei grandi autori classici, a combinare al meglio la spiritualità del luogo alle tradizioni fatte di tecniche artigianali e di costante lavoro.

Nella sua figura e nel suo operato, nel segno del Bello e della Restituzione, i giurati del premio nato nel Veneto vedono concretizzarsi le parole con cui da Venezia nel lontano Quattrocento un economista da poco riscoperto, Benedetto Cotrugli, definiva l’imprenditoria “alla stregua di un’arte” e il Mercante perfetto “quell’uomo di cultura che – guidato dalla doverosa rettitudine – è così sensibile da interessarsi ai luoghi nei quali opera, sapendone valutare la situazione politica, il diritto e le consuetudini vigenti, al fine di condurre con successo i propri affari”.

Per seguire l’evento a distanza, cliccare sul sito web dell’Associazione: premiomazzotti.it

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