Tutti in fila per tre: la falsa e pericolosa armonia del conformismo. Il monito di un noto psicologo alle folle plaudenti di parate militari
Lo sgabello del cittadino (il nostro “Speaker’s corner”)
testo di Fulvio Scaparro¹ per Giannella Channel
Tutti in fila per tre: la falsa e pericolosa armonia del conformismo. Il monito di un noto psicologo alle folle plaudenti di parate militari
Speaker's corner
testo di Fulvio Scaparro¹ per Giannella Channel
Gran parte di noi, per età e condizioni fisiche e psichiche, è ben lontana da quei livelli, se non del tutto impossibilitata. Malgrado questo, quegli exploit non sono solo fonte di stupore ma anche di ispirazione. Il passaggio dalla motricità grossolana ai movimenti fini e il successivo passaggio a ottenere prestazioni rapide e automatizzate con movimenti sincronizzati impegna il nostro corpo e la nostra mente fin dall’infanzia in un succedersi di vittorie e sconfitte, progressi e regressioni, a seconda del nostro stato psico-fisico e dell’influenza dell’ambiente nel quale ci muoviamo.
È forse questa esperienza di apprendimento comune a tutti noi che spiega l’incantamento dell’assistere a prestazioni di perfetto coordinamento e padronanza del proprio corpo. Organizzati dal sistema nervoso centrale i gesti motori ben coordinati esaltano la flessibilità, la forza, la resistenza e la velocità e diventano per chi come noi non possiede queste doti o non può svilupparle per ragioni di forza maggiore uno spettacolo affascinante.
Fin qui ho accennato alla faccia luminosa dell’armonia. La faccia oscura non è la sempre possibile disarmonia ma l’armonia forzata in cui la preda viene incantata dal predatore con il miraggio di entrare in un mondo ordinato, rassicurante, garantito da una guida suprema che toglie al suddito la fatica di scegliere in prima persona in cambio di una fedeltà assoluta. L’omologazione e il conformismo diventano obiettivi da perseguire e proteggere contro ogni tentativo di scelte individuali o di gruppo che potrebbero minare l’armonia del sistema basata sulla mancanza di un’opposizione.
Si susseguono negli ultimi anni parate militari spettacolari (nella foto d’apertura, una recente in Corea del Nord) degne di quelle che oltre ottant’anni fa, prima della Seconda guerra mondiale, mandavano in visibilio gli spettatori tedeschi, italiani, giapponesi e non solo. Fantastiche coreografie di uomini e donne in divisa addestrati a sfilare “come un sol uomo” al suono delle marce militari e in uno sventolio di bandiere davanti ai potenti di turno, ai loro corifei e a folle plaudenti. Parate muscolari con esibizioni di armi di distruzione sempre più letali che servono a intimorire gli avversari e, da sempre, hanno preceduto conflitti locali o mondiali.
Per non parlare delle immagini dei maxi-congressi di partito organizzati per confermare a vita la guida suprema di turno. Guardando queste immagini, il primo pensiero è che quelle persone tutte uguali le une alle altre anche nell’abbigliamento e perfino nelle fattezze fisiche, siano il risultato dell’uso di un software di realtà aumentata con cui si crea un avatar delle persone in modo da ottenere un falso pubblico che reagisce all’unisono applaudendo, osannando, approvando all’unanimità. Purtroppo non è così: il software non c’entra, le immagini rappresentano quello che in certe piazze e sale del mondo avviene ogni giorno con nostri simili in carne e ossa.
Ricordo “In fila per tre”, una canzone di Edoardo Bennato comparsa nell’album Buoni e cattivi, in uno dei periodi più fertili della sua carriera. Era il 1974. Piacque a me e a molti ma non mancò chi storse il naso per il contenuto critico nei confronti di partiti, istituzioni e potenti dell’epoca. Risentitela, se ne avete voglia, e ditemi se a quasi cinquant’anni di distanza non vi sembra del tutto attuale.
Edoardo Bennato, "In Fila Per Tre" (1974).
Se siamo costretti a vivere come “un sol uomo”, da schiavi contenti, c’è da chiedersi se valga la pena di nascere. Stare insieme agli altri, amare, collaborare, aiutare, condividere, costruire, non significa annullarci come individui e non fare sentire il nostro dissenso quando è necessario. Siamo simili ma diversi e dobbiamo imparare a distinguere il conflitto, fertile e creativo, dalla guerra, sempre mortifera. Nei conflitti si confrontano, anche animatamente, opinioni diverse senza rinunciare a dialogare, a mediare tra posizioni differenti, a sacrificarsi, quando è necessario, per il bene pubblico, mantenendo però sempre il rispetto reciproco. Nella guerra si rinuncia al dialogo, l’altro è nemico e si ricorre inevitabilmente a prove di forza. Non c’è rispetto per nulla e per nessuno.
Care Farfalle Azzurre, continuate a dimostrarci che la vera armonia è difficile da raggiungere e mantenere ma quando la si realizza, sia pure per breve tempo, riusciamo a intravedere squarci di bellezza nel nostro mondo.
purtroppo i cittadini che vivono in luoghi dove lo stato di diritto e’ fondamenta della vita democratica di ognuno di noi , ci si dimentica che il diritto non e’ altro che l’edificio le cui fondamenta poggiano sugli obblighi che ognuno di noi ha per avere il diritto di vivere in una societa’ democratica. Se come sta’ accadendo con questa pandemia molti cittadini credono che liberta’ sia di non avere alcun obbligo verso il prossimo , ecco che allora si guarda a queste forme di stato che nasconde la propia faccia dietro all’ordine .