R come Rubbettino: la casa editrice fondata 50 anni fa da Rosario (foto) e Rosa amanti dei libri e della Calabria con il borgo di Soverìa Mannelli che, primo informatizzato in Italia, aspirava all’universalità

Festeggia il primo mezzo secolo di attività un’azienda creativa che volle dedicarsi alla comunità dei “restanti” nella regione tra i mari Jonio e Tirreno e che è diventato essa stessa simbolo virtuoso di “restanza”

W la Biblio-diversità

testo di Aurora Adorno¹ per Giannella Channel

R come Rubbettino: la casa editrice fondata 50 anni fa da Rosario (foto) e Rosa amanti dei libri e della Calabria con il borgo di Soverìa Mannelli che, primo informatizzato in Italia, aspirava all’universalità

Festeggia il primo mezzo secolo di attività un’azienda creativa che volle dedicarsi alla comunità dei “restanti” nella regione tra i mari Jonio e Tirreno e che è diventato essa stessa simbolo virtuoso di “restanza”

W la Biblio-diversità

testo di Aurora Adorno¹ per Giannella Channel

 
A Soverìa Mannelli, un piccolo paese sorto nella depressione dei contrafforti meridionali della Sila e del massiccio del Reventino, in provincia di Catanzaro, l’aria è buona e il paesaggio è simile a quello montano. In questa cornice nacque e crebbe Rosario Rubbettino, un giovane che amava i libri tanto quanto la sua terra.

Alla fine degli anni’50 c’erano poche occasioni per un ragazzo intraprendente, soprattutto in un paese arroccato tra le nuvole serene del Mezzogiorno, ma lui non volle andarsene, «anzi», pensò, «perché non creare a Soveria le opportunità che mancano?»; figlio di un cantoniere dell’Anas e di una casalinga, divenne il direttore del giornalino della scuola e dopo la maturità iniziò subito a lavorare come segretario presso la scuola media. Vicino a lui da quando erano poco più che bambini, c’era sua moglie Rosa.

Emozionata racconta del suo Rosario, di quel giovane che un giorno, con la promessa di una gita romantica, la portò con sé proprio in una tipografia. Lei era nel fiore degli anni, era innamorata, e sperava che lui volesse sorprenderla ordinando le partecipazioni per il matrimonio, ma così non fu; rimase delusa, si arrabbiò un po’, fino a quando comprese che Rosario voleva condividere con lei il suo sogno: fondare una casa editrice.

Rosa Palma e Rosario Rubbettino durante un viaggio giovanile in Toscana.

Si sposarono giovani e trovarono entrambi un posto fisso; Rosa era maestra e nonostante i figli e il lavoro a scuola riuscì perfino a laurearsi spinta da quell’amore per la cultura e per la conoscenza che tanto la accomunavano al marito. Ma è nel’72 che avvenne la svolta: Rosario e Rosa aprirono una piccola tipografia che ben presto prese la forma di in una vera e propria casa editrice.

Lei tirava il marito per la giacchetta, aveva paura, c’erano i figli, le responsabilità, ma lui non volle sentire ragioni, il profumo della carta stampata era un richiamo innato che nessuno gli aveva impartito, faceva parte della sua storia e ormai gli era entrato nel sangue. Fu così che Rosa si arrese davanti a tanta passione e si lasciò andare alla nuova avventura.

Ricorda ancora la frase che suo marito amava ripetere di sovente: «Si deve sempre puntare al sole di mezzogiorno».

E quel sole di mezzogiorno illuminò davvero la loro impresa alla quale però non mancarono le difficoltà: le macchine si rompevano e loro dovevano mandarle a Milano per farle aggiustare. Era difficile mantenere una puntualità nelle consegne perché le vie di comunicazione che portano al paese presentano dei tornanti; Rosario allora tracciò di suo pugno delle cartine per aiutare i furgoni che andavano e venivano da Soveria.

Il paese, nel tempo, divenne un comune modello, il primo informatizzato d’Italia, in cui imprese ed eccellenze fiorirono insieme alla casa editrice.

Oggi l’impresa offre servizi di stampa a molte altre case editrici italiane, mentre la produzione è diventata sempre più intensa e qualificata fino a riuscire a imporsi come punto di riferimento culturale.

L'ingresso della Rubbettino a Soveria Mannelli, tremila abitanti in provincia di Catanzaro. Oggi l'azienda offre anche servizi di stampa a molte altre case editrici italiane.

Proprio l’economia e la riflessione sulla metodologia delle scienze sociali hanno occupato sin dai primi anni di attività editoriale un posto considerevole all’interno del catalogo, grazie anche alla collaborazione di un gruppo di intellettuali italiani come Dario Antiseri, Lorenzo Infantino, Massimo Baldini e Sergio Ricossa. È sotto la loro direzione che viene inaugurata la celebre collana “Biblioteca austriaca”, che ha proposto in lingua italiana, spesso per la prima volta, i classici del pensiero austriaco liberale, consentendo al contempo alla casa editrice di trasformarsi in un grande network capace di unire studiosi, docenti universitari e fondazioni accomunati dal desiderio di approfondire e divulgare i temi e le policy del liberalismo all’interno del mondo politico, dell’accademia e della società.

Rubbettino diventa così la voce di autori lontani dal grande circuito, di testi che riabilitano la libertà e il mercato e che riportano alla luce patrimoni della cultura a lungo dimenticati.

Rosa Palma con i figli nati dalla sua unione con Rosario Rubbettino: Florindo (a sinistra) e Marco.

Difatti la mission principale e storica della casa editrice è proprio quella di coprire il vuoto culturale e promuovere intere generazioni di studiosi che hanno gettato una luce sulle dinamiche della società aperta, sull’economia di mercato, sullo spirito innovativo dell’imprenditore, nonché sui princìpi della cooperazione di una società libera.

Nel 2000 Rosario Rubbettino viene a mancare prematuramente, ma la sua visione non subisce arresti: i figli Florindo (laureato in scienze politiche all’Università Luiss di Roma con una tesi in Teoria e Tecnica delle comunicazioni di massa intitolata “L’editoria libraria nel Mezzogiorno dall’800 a oggi”), Marco (una laurea in economia) e la moglie Rosa portano avanti il suo sogno e i suoi valori: mettere al centro la cultura, valorizzare il territorio e creare impresa.

Nel 2001 alla famiglia Rubbettino si aggiunge anche Luigi Franco che, dopo una laurea in lettere, entra in Rubbettino con uno stage e col tempo ne diventa il dinamico direttore editoriale. Iniziare dal basso gli ha permesso di comprendere come funziona una casa editrice e la passione è cresciuta di pari passo con la sua esperienza.

Luigi Franco (a destra), direttore editoriale della casa editrice Rubbettino, con lo scrittore albanese Fatos Kongoli al Festival della letteratura di Mantova. Del grande scrittore albanese è di prossima uscita il romanzo Piccoli bugiardi, dove con acuta ironia, e una prosa seducente, dispiega magistralmente un quadro della contrastante e spesso selvaggia realtà di oggi, non solo albanese.

«Non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Rosario Rubbettino, ma la presenza del fondatore nell’azienda è ancora palpabile. Rosario era un imprenditore pionieristico, visionario e caparbio. Non si arrendeva mai, una sua espressione tipica davanti agli ostacoli era: pure sta vota simo usciti dai mari ghiacciati», confessa.

Continuiamo la nostra conversazione parlando dello spirito di resilienza che portò Rosario a riscoprire la propria cultura e il territorio, e di come, inevitabilmente, la sua strada a un certo punto si sia incrociata con quella di un grande scrittore italiano che, proprio come lui, non abbandonò mai la sua terra: Leonardo Sciascia.

Lo scrittore che prima di sedersi per scrivere i suoi capolavori raccoglieva i gelsomini e li sistemava vicino alla sua scrivania per godere delle fragranze inebrianti della sua Sicilia, non seguì mai la fuga di intellettuali che caratterizzò gli anni della sua prolifera produzione, e con la voce roca che lo contraddistingueva diede voce al Mezzogiorno.

I due si incontrarono, parlarono, condivisero un’epoca e una visione che illuminò il Meridione di speranza.

Il fondatore Rosario Rubbettino.

Inoltre, fu proprio una recensione dirompente che Sciascia pubblicò sul Corriere della Sera il 10 gennaio 1987 sul libro di Christopher Duggan La mafia durante il fascismo (1986) a illuminare la notorietà della casa editrice. L’articolo arrivò al culmine di una polemica sui carrierismi di taluni magistrati, tanto che il titolo stesso dell’articolo, “I professionisti dell’antimafia”, divenne una formula entrata nell’uso corrente.

Quella recensione, poi raccolta nel libro di Sciascia A futura memoria, adesso è anche parte integrante della nuova edizione (2007) del libro di Duggan.

Rosario è fiero anche di aver pubblicato Leonida Repaci, saggista, drammaturgo e poeta italiano che alla casa editrice affida la sua opera omnia.

Chiedo a Luigi Franco se c’è qualche scrittore che gli è sfuggito, qualche opera che la casa editrice Rubbettino si pente di non aver pubblicato.

«Non ci sono libri di cui abbiamo grandi rimpianti, salvo il fatto che è capitato che autori scoperti da noi, al loro secondo, terzo o quarto libro ci sono stati sottratti da editori che potevano offrire lauti anticipi e una capacità distributiva maggiore. Ma questo è il limite e il bello di una casa editrice indipendente come la nostra, di cui andiamo orgogliosi e a cui non intendiamo rinunciare»,. risponde, e poi mi illustra i propositi futuri della casa editrice: rafforzare un progetto di narrativa attraverso lo scouting di autori italiani e stranieri contemporanei, spesso non convenzionali o messi ai margini dai circuiti dominanti. Parliamo ancora di Sciascia e degli autori meridionali.

Florindo Rubbettino (Cosenza, 1971), da vent'anni alla guida della casa editrice fondata dal padre Rosario. Si è laureato nel '95 in scienze politiche alla Luiss con una tesi sull'editoria libraria nel Mezzogiorno dall'800 a oggi.

In Fatti diversi di storia letteraria e civile pubblicato nel’89 da Sellerio, Sciascia poco prima di morire si chiese come si può essere siciliani: «Scrittori e artisti, poeti e pittori, attraverso la particolarità e le particolarità della Sicilia, hanno raggiunto l’universalità», scriveva. Ed è proprio ciò che desiderava Rosario Rubbettino, ovvero che attraverso la sua terra, le usanze e i suoi profumi, gli scrittori raggiungessero l’universalità in un modo genuino, come l’amore di un uomo e di una donna per la carta stampata.

Le ultime parole accorate Rosario le dedicò a sua moglie, alla sua Rosa: «Niente di ciò che ho fatto sarebbe stato possibile senza di lei», sospirò a un amico.

La vita va avanti e a Rosa manca quella luce sempre accesa sul comodino che suo marito usava per consumare gialli e romanzi fino a tarda notte; i nipoti crescono e lei si chiede se un giorno anche loro, presto o tardi, seguiranno le orme del suo caro Rosario.

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Info e contatti

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SUL COMODINO DI… Antonio Cavallaro²

La montagna calabrese, monumentale libro-bussola per riguardare economia e storia, natura e umanità delle aree interne della regione, dal Pollino alla Sila, dalle Serre all’Aspromonte

C’è un’immagine che mi accompagna sin da bambino. È un bozzetto disegnato dal grande pittore naif Francesco Maiolo per il gonfalone (mai realizzato, per lo meno in queste forme) del Comune di Nardodipace. Ritrae un uomo che, con uno sforzo titanico, trattiene una montagna terrazzata. Me lo fece vedere per la prima volta, incorniciato su una parete del palazzo comunale, Salvatore Tassone, storico sindaco di quella comunità.

La montagna calabrese - Rubbettino Editore

La montagna calabrese, a cura di Giovanna De Sensi Sestito e di Tonino Ceravolo.

Quel gigante, mi disse il sindaco, rappresenta la nostra gente che si è dovuta inventare la terra da coltivare. Da sempre, mi spiegò il sindaco, le persone che abitano in questi luoghi combattono contro la dimensione verticale cercando di strappare alla montagna fazzoletti di terra che talvolta si riducono a semplici strisce strette (“stringola”) sulle quali coltivare mais e ortaggi. E, quando in inverno “la terra sembra navigare sulle acque”, accade che la montagna si riprenda tutto e trasformi quelli che, visti da valle, sembrano quasi degli anfiteatri in lunghe colate grigie di granito. Allora la gente pazientemente ricomincia a strappare metro dopo metro nuovi terreni a quelle pendici sconnesse.

È un rapporto antico quello dei calabresi con la montagna, un rapporto che affonda le sue radici nella notte dei tempi. E non potrebbe che essere così per una regione che ha meno del 10% di territorio pianeggiante e che per il resto si sviluppa lungo le pendici dell’Appennino che la attraversava da nord a sud.

A questo rapporto, a queste storie di erranze e di isolamenti, di fughe e di ritorni, di genti, di monaci, di pellegrini e santi è dedicato il bellissimo quanto importante volume appena edito da Rubbettino dal titolo: “La montagna calabrese” a cura di Giovanna De Sensi Sestito e di Tonino Ceravolo. Diciamolo subito e senza tema di essere smentiti. Il libro è uno di quei “monumenti editoriali” destinati a diventare una delle pietre miliari della bibliografia di questa regione, al pari del volume sulla Calabria della Storia d’Italia Einaudi, a quello di Luciano Gambi, ampiamente citato anche in questo libro, a quello sul barocco in Calabria di Rosa Maria Cagliostro, al “Senso dei luoghi” di Vito Teti… per ricordare solo alcuni tra i più noti. Il volume si compone di 14 saggi cui si aggiungono una densa introduzione dei curatori e un’appendice statistica.

Giovanna De Sensi Sestito

Giovanna De Sensi Sestito, docente di Storia greca all’Università della Calabria e già assessore ai Beni culturali di Lamezia Terme, curatrice con Tonino Ceravolo del libro “La montagna calabrese, una delle pietre miliari della bibliografia della Calabria. Ha vinto il premio Gambrinus Mazzotti 2021 per la sezione Montagna (info: premiomazzotti.it), assegnato a Treviso il 20 novembre 2021.

I saggi sono stati affidati ad alcuni tra i più noti studiosi di cose di Calabria: Pasquale Versace per quel che concerne le caratteristiche geomorfologiche della montagna; Francesco Iovino per la silvicoltura; Francesco Bevilacqua per quanto riguarda gli aspetti paesaggistici e naturalistici; la stessa Giovanna De Sensi Sestito per la storia antica; Francesco Cuteri per quella medievale; Tonino Ceravolo per la storia del monachesimo (che tanta parte ha avuto nella nostra regione); Giuseppe Caridi per l’età moderna; Mario Panarello per l’arte; Gianfrancesco Solferino per l’artigianato; Vittorio Cappelli per l’età contemporanea; Pasquale Lopetrone per l’architettura; Pasquale e Francesca Tuscano per la letteratura; Vito Veti per l’antropologia e Matteo Marini per l’economia.

Basterebbe solo sfogliare il volume e guardare le illustrazioni per trarre subito la conclusione che la montagna non è stata e non è la periferia della regione. La stessa denominazione “aree interne” che spesso si utilizza per definire appunto le zone montuose calabresi porta con sé l’idea di una vasta area eccentrica rispetto al cuore pulsante che sembrerebbe invece stare in un indefinito altrove. Dovremmo forse riprendere la definizione di Manlio Rossi Doria che definiva queste aree montuose come l’osso, la struttura portante attorno alla quale si appoggia la polpa, una polpa che in Calabria appare sempre più sfilacciata ma che – e questa deve essere la consapevolezza di tutti – senza osso non può reggersi in piedi.

Non è certamente un caso che un libro di questo genere e di questa portata sia pubblicato da Rubbettino, un editore di montagna, che dall’alto del Reventino produce libri che intervengono con autorevolezza nel dibattito pubblico nazionale. Un editore – si sa – parla attraverso il suo catalogo, le sue pubblicazioni e la sola pubblicazione di questo volume è il segno eloquente, la parola scagliata, per attirare di nuovo l’attenzione verso un mondo, un “macrocosmo”, parafrasando Claudio Magris, che oramai mostra da anni segni inequivocabili di grande sofferenza. Le idee possono cambiare il mondo e lo fanno molto più spesso di quello che crediamo e, ahimè, i cambiamenti non sono sempre positivi. Come chiarisce efficacemente nel suo saggio Vito Teti, l’immagine di una montagna come luogo di arretratezza e di isolamento oggi così largamente diffusa è ideologica tanto quanto quella di una montagna come luogo dell’abbondanza, come il Paese di Cuccagna che era altrettanto diffusa nel XIX secolo.

Il nostro modo di guardare la realtà finisce spesso per definirla. Allora, ammonisce e consiglia Teti, bisogna “riguardare” la montagna, averne cura, guardandola con occhi nuovi.

È innegabile che in Calabria ci sia oggi una maggiore consapevolezza delle aree interne e tuttavia credo che questa attenzione sia intrisa di un atteggiamento estetizzante che guarda ai borghi che si spopolano in maniera romantica come luoghi dell’anima e non luoghi dove persone in carne e ossa debbano e possano vivere avendo meno accesso a quelli che sono i diritti fondamentali.

L’impressione che se ne trae è che “lo sviluppo delle zone interne” sia sulla carta una priorità per amministratori e politici di ogni colore e, mi si consenta, il topico preferito dei convegni “segue cena” (per citare Ulderico Nisticò), ma nella realtà questi territori, prima che degli abitanti, registrano la fuga e l’abbandono delle istituzioni che tirano i remi in barca chiudendo uffici postali, scuole, ospedali, uffici vari rendendo di fatto impossibile non solo il ritorno di chi se ne è andato via ma anche la permanenza di chi ci abita.

Questo libro diventa allora una sorta di prezioso vademecum per riguardare la montagna. Per conoscere i tesori che custodisce, le potenzialità che nasconde. Il vero “Mediterraneo da scoprire” in Calabria è proprio la montagna che, attenzione non va contrapposta alle marine. È vero che l’osso è la struttura della polpa, ma senza polpa l’osso da solo serve a poco. L’indimenticabile mons. Giancarlo Maria Bregantini (lo ricorda anche Teti nel suo saggio) era solito dire che “se la montagna è verde, il mare è blu”. E mai, come in questi ultimi anni in cui i mari calabresi sono sempre meno blu, è emerso con chiarezza come la manutenzione del territorio montano sia un presupposto necessario per la salute del mare e la salvaguardia delle coste. Esempio plastico di come mare e montagna debbano continuare a rappresentare i due elementi di un binomio indissolubile che continuiamo a chiamare Calabria.

La montagna calabrese” è quel classico libro che non può mancare in una biblioteca ma non per decorare lo scaffale come talvolta fanno i bei dorsi marrone-oro di tante enciclopedie. È un volume da leggere, studiare e meditare. Quel libro che, politici e amministratori, dovrebbero tenere sul comodino, in bella vista, leggendolo e compulsandolo come farebbero con le pagine della Bibbia (l’immagine vale solo per i credenti, of course).

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² Antonio Cavallaro è responsabile della Divisione Digital presso la Rubbettino Editore. Collabora con le pagine culturali del Quotidiano della Calabria (da quelle colonne è tratto il testo sopra riportato, edizione del 23 aprile 2020) sui temi dell’editoria e delle tecnologie applicate all’editoria.

L’albero dei gioielli

targato Rubbettino

Sette titoli forti della casa editrice calabrese

albero-natale-libri

L’albero dei gioielli targato Rubbettino

Sette titoli forti della casa editrice calabrese

La Storia senza redenzione. Il racconto del Mezzogiorno lungo due secoli - Rubbettino Editore

La Storia senza redenzione. Il racconto del Mezzogiorno lungo due secoli

di Giuseppe Lupo
Un libro che sta alimentando un acceso dibattito e la cui tesi di fondo è che a eccezione di pochi nomi, gli intellettuali del Sud si sono fermati alla denuncia dei fatti, anziché costruire una cultura progettuale in grado di riscattare o redimere gli umili. Edito nel 2021, pagine 284; prezzo euro 18.
Liberalismo - Rubbettino Editore

Liberalismo

di Ludwig von Mises
«Il programma del liberalismo potrebbe riassumersi in una sola parola: proprietà». E insieme all’idea di proprietà, il liberalismo mette al primo posto l’idea di libertà e di pace. La pace è «la teoria sociale del liberalismo». Edito nel 2021, pagine 232; prezzo euro 14.
Il selvaggio di Santa Venere - Rubbettino Editore

Il selvaggio di Santa Venere

di Saverio Strati
La riscoperta di un grande classico del Novecento, romanzo apicale di Strati, Premio Campiello nel 1977. È in corso la riedizione dell’intera opera dello scrittore. Edito nel 2020, pagine 290. Prezzo euro 16.
Divario di cittadinanza - Rubbettino Editore

Divario di cittadinanza. Un viaggio nella nuova questione meridionale

di Luca Bianchi e Antonio Fraschilla
Un racconto che smentisce la vulgata di un Sud inondato di risorse ma che al tempo stesso evidenzia i disastri della classe dirigente recente e passata. Edito nel 2020, pagine 180. Prezzo euro 14.
Lettere alla moglie di Hagenbach - Rubbettino Editore

Lettere alla moglie di Hagenbach

di Giuseppe Aloe
Il senso di un mondo che precipita. All’incrocio tra realtà, illuminazione e delirio, Aloe continua a indagare a fondo la condizione umana e il labile confine tra normalità e follia. Premio Rhegium Julii 2020 per la narrativa. Presentato al Premio Strega 2021 da Corrado Calabrò. Edito nel 2020, pagine 200. Prezzo euro 15.
Controvento. La vera storia di Bettino Craxi - Rubbettino Editore

Controvento. La vera storia di Bettino Craxi

di Fabio Martini
Dopo decenni di letture contrapposte, il libro vuole raccontare quello che l’autore definisce il “vero” Craxi, leader accentratore e controverso. Edito nel 2020, pagine 204. Prezzo euro 15.
L’azione umana. Trattato di economia - Rubbettino Editore

L’azione umana. Trattato di economia

di Ludwig von Mises
È stata scritta negli Stati Uniti d’America, dove l’autore, in fuga dal nazismo, è stato accolto come esule politico. Costituisce il momento culminante di una lunga riflessione, tramite cui viene data risposta ai più rilevanti problemi della vita sociale. Edito nel 2015, pagine 976. Prezzo euro 45.
Anime Nere - Rubbettino Editore

Anime Nere

di Gioacchino Criaco
Il più venduto. Romanzo d’esordio di Gioacchino Criaco, un noir sulla criminalità aspromontana nelle sue connessioni con il resto d’Italia e del mondo. Opera pluritradotta. Da questo libro il film omonimo di Francesco Munzi in concorso alla 71° mostra del cinema di Venezia vincitore di nove David di Donatello. Edito nel 2008, 230 pagine. Prezzo 14 euro. 30.000 copie vendute.

L’albero dei gioielli targato Rubbettino

Sette titoli forti della casa editrice calabrese

  • La Storia senza redenzione. Il racconto del Mezzogiorno lungo due secoli di Giuseppe Lupo. Un libro che sta alimentando un acceso dibattito e la cui tesi di fondo è che a eccezione di pochi nomi, gli intellettuali del Sud si sono fermati alla denuncia dei fatti, anziché costruire una cultura progettuale in grado di riscattare o redimere gli umili. Edito nel 2021, pagine 284; prezzo euro 18.

    La Storia senza redenzione. Il racconto del Mezzogiorno lungo due secoli - Rubbettino Editore

  • Liberalismo di Ludwig von Mises. «Il programma del liberalismo potrebbe riassumersi in una sola parola: proprietà». E insieme all’idea di proprietà, il liberalismo mette al primo posto l’idea di libertà e di pace. La pace è «la teoria sociale del liberalismo». Edito nel 2021, pagine 232; prezzo euro 14.

    Liberalismo - Rubbettino Editore

  • Il selvaggio di Santa Venere di Saverio Strati. La riscoperta di un grande classico del Novecento, romanzo apicale di Strati, Premio Campiello nel 1977. È in corso la riedizione dell’intera opera dello scrittore. Edito nel 2020, pagine 290. Prezzo euro 16.

    Il selvaggio di Santa Venere - Rubbettino Editore

  • Divario di cittadinanza. Un viaggio nella nuova questione meridionale di Luca Bianchi e Antonio Fraschilla. Un racconto che smentisce la vulgata di un Sud inondato di risorse ma che al tempo stesso evidenzia i disastri della classe dirigente recente e passata. Edito nel 2020, pagine 180. Prezzo euro 14.

    Divario di cittadinanza - Rubbettino Editore

  • Lettere alla moglie di Hagenbach di Giuseppe Aloe. Il senso di un mondo che precipita. All’incrocio tra realtà, illuminazione e delirio, Aloe continua a indagare a fondo la condizione umana e il labile confine tra normalità e follia. Premio Rhegium Julii 2020 per la narrativa. Presentato al Premio Strega 2021 da Corrado Calabrò. Edito nel 2020, pagine 200. Prezzo euro 15.

    Lettere alla moglie di Hagenbach - Rubbettino Editore

  • Controvento. La vera storia di Bettino Craxi di Fabio Martini. Dopo decenni di letture contrapposte, il libro vuole raccontare quello che l’autore definisce il “vero” Craxi, leader accentratore e controverso. Edito nel 2020, pagine 204. Prezzo euro 15.

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  • L’azione umana. Trattato di economia di Ludwig von Mises. È stata scritta negli Stati Uniti d’America, dove l’autore, in fuga dal nazismo, è stato accolto come esule politico. Costituisce il momento culminante di una lunga riflessione, tramite cui viene data risposta ai più rilevanti problemi della vita sociale. Edito nel 2015, pagine 976. Prezzo euro 45.

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  • Il più venduto: Anime Nere, romanzo d’esordio di Gioacchino Criaco, un noir sulla criminalità aspromontana nelle sue connessioni con il resto d’Italia e del mondo. Opera pluritradotta. Da questo libro il film omonimo di Francesco Munzi in concorso alla 71° mostra del cinema di Venezia vincitore di nove David di Donatello. Edito nel 2008, 230 pagine. Prezzo 14 euro. 30.000 copie vendute.

    Anime Nere - Rubbettino Editore

* Aurora Adorno (Firenze, 1978) si laurea in Scienze della Comunicazione con tesi sul processo creativo, corso di specializzazione in Marketing; più tardi frequenta il corso per sceneggiatori della scuola Immagina di Firenze. Autrice di Francesco Adorno, un filosofo a Firenze (Diogene Multimedia), tema al quale ha dedicato anche la sceneggiatura di un docu-film su cui spera che si posino occhi curiosi di un produttore. Opere precedenti: Solo per ragazze (Zella Editore), la commedia Bubble (Herald Editore), autrice del racconto La donna che non si accontentava nella raccolta Amarsi (Rudis). Scrive per la rivista online Myrrha i doni del Sud. Ha firmato vari cortometraggi.

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