Degli oltre 700 mila caduti della prima guerra mondiale ce n’è uno che ha unito e unisce l’Italia: il soldato senza nome che riposa nella tomba del Milite Ignoto all’interno dell’Altare della Patria a Roma (foto grande). La sua è una storia poco raccontata ai ragazzi di oggi, ma ero proprio un ragazzo quando mio padre Giacomo, segretario della sezione Combattenti e reduci di Trinitapoli, nel Tavoliere pugliese, me la consegnò alla vigilia di una visita al sacrario di Redipuglia. Il ricordo che ne ho, irrobustito dalle letture successive, è come quello di una sceneggiatura e così mi piace narrarla.
In principio, subito dopo la vittoria, fu un’idea lanciata da un ufficiale, Giulio Dohuet, sul giornale da lui diretto, Dovere. Nel 1921 quel colonnello rilanciò la sua proposta: scegliere sui luoghi di guerra la salma di un soldato sconosciuto e tumularla nel cuore di Roma.
Francia, Inghilterra, la stessa Germania sconfitta, gli Stati Uniti, il Belgio, uno alla volta tutti i paesi che avevano partecipato alla Grande guerra stavano intanto attuando l’idea italiana. A Londra il soldato ignoto inglese fu tumulato nell’Abbazia di Westminster, quello francese fu sepolto a Parigi sotto l’Arco di Trionfo, quello tedesco nell’Herenmal a Berlino, il belga davanti alle colonne del Congresso a Bruxelles, l’americano nel cimitero di Arlington, a Washington.
11 agosto 1921: la proposta Dohuet diventa legge. Viene affidato al ministro della Guerra, Luigi Gasparotto, il compito di creare una commissione di nove membri che dovrà cercare 11 corpi “certamente non identificabili” tra i quali scegliere il soldato da tumulare nella capitale dopo una cerimonia ad Aquileia. I nove sono chiamati a giurare che mai avrebbero rivelato i luoghi dove avrebbero raccolto le salme, poi avviano le ricerche nei campi delle principali battaglie: a Rovereto, fra le Dolomiti, sul Grappa, sul Montello, sul Piave, nei camposanti intorno a Cortina, a Udine, sul San Michele presso Gorizia, nel vallone di Castagnevizza sul Carso, infine alle foci del fiume Timavo.
27 ottobre: le undici salme raccolte, avvolte nel tricolore, vengono caricate su un autocarro e avviate verso Aquileia.
28 ottobre: nelle prime ore del giorno una folla immensa invade il piazzale della basilica. All’interno sono allineate le undici bare. Alla fine della messa, il sacerdote asperge le bare con l’acqua del Timavo. A questo punto quattro decorati con le medaglie d’oro si avviano verso un gruppo di madri e vedove di guerra presenti sul palco e si avvicinano a Maria Bergamas, di Trieste, allora oltreconfine, il cui figlio Antonio era venuto volontario in Italia per cadere sul Monte Cimone il 18 giugno 1916. La accompagnano verso i feretri e la lasciano sola a compiere il rito. II tenente Augusto Tognasso, giurato milanese, così nel ’59 ricordò su Oggi quell’attimo emozionante:
Maria Bergamas: il 4 novembre del 1954 le sue spoglie furono tumulate a fianco di quelle dei Militi ignoti nel Cimitero degli Eroi di Aquileia.
4 novembre: dopo un viaggio di quattro giorni in treno, il Milite ignoto raggiunge Roma. Alle 9 le salve dell’artiglieria e le campane delle chiese non riescono a coprire il pianto delle madri e delle vedove di guerra arrivate da tutt’Italia. Il sarcofago viene deposto sulla pietra tombale del Vittoriano. Alle 9,30 il re Vittorio Emanuele avanza verso la cassa appuntando, sulla bandiera che sovrasta il coperchio, la Medaglia d’oro al valor militare. Alle 10,36 vengono azionati gli argani e la bara scompare dietro la lastra di marmo che lentamente si chiude nel monumento ribattezzato Altare della Patria. Il re si avvicina a Tognasso, indicatogli come unico depositario del segreto del Milite ignoto, per chiedergli se può confidare a lui, primo soldato d’Italia, in quale zona fosse stato dissepolto lo sconosciuto militare. “Mi dispiace, Maestà”, si sente rispondere. “Ma io ho dato la mia parola di ufficiale di mantenere il segreto su quale cimitero di guerra fu raccolta la salma”.
* Battaglie, eroi e lettere nello speciale di Oggi sulla Grande Guerra. In occasione del centenario dell’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale il settimanale Oggi presenta lo speciale La nostra Grande Guerra. Ed ecco nel volume, battaglie, mappe, eroi, film e il ruolo delle Poste nella corrispondenza fra i soldati e le famiglie: ben quattro miliardi di lettere e cartoline in tre anni e mezzo. “A cent’anni dal fatidico 24 maggio le più toccanti e drammatiche lettere dal fronte dei soldati italiani”: già nel sottotitolo è evidenziata la particolarità di questo Speciale di 124 pagine, arricchito da foto incredibili, mappe geografiche, cartografie degli schieramenti in battaglia, cronologia degli eventi. Lo Speciale, aperto da un colloquio con Aldo Cazzullo, autore del fortunatissimo libro La guerra dei nostri nonni, contiene anche scritti di grandi firme quali Silvio Bertoldi e Sergio Zavoli, oltre a una testimonianza del regista Ermanno Olmi, autore del recente film sulla Prima Guerra Mondiale Torneranno i prati. Salvatore Giannella è presente con più servizi: sui profughi, sul Milite Ignoto e sulle lettere da e al fronte.
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Bellissimo, grazie!