In queste giornate di dolore e di sole, tra gli innumerevoli segnali di solidarietà partiti da tutt’Italia verso le terre sconvolte dal sisma (inclusa quella cara Arquata che ci accolse con buon cibo, vino e feste quando organizzai nella Rocca una mostra dedicata agli “Animali dipinti, animali raccontati” di Danilo Mainardi), mi piace isolare due notizie che illuminano l’umanità della regione dove mi trovo: l’Emilia Romagna.

Di un segnale dà prova la commovente telefonata della signora di Gaggio Montano (borgo dell’Appennino bolognese caro a Enzo Biagi) al comando dei pompieri impegnati nell’opera di soccorso. Giovedì 25 agosto:

Pronto vigili del fuoco? Buongiorno, io ho 70 anni, non è che possa fare molto: ma vi sono talmente vicina per quello che state facendo laggiù… Guardi, ho messo su il brodo, avevo anche dei tortellini, se potessi farvi avere questa pentola lo farei così volentieri, purtroppo sono qui a Gaggio Montano e non posso venire…

Della seconda mossa siamo stati informati venerdì 26 agosto: il dirigente dell’Eni Claudio Granata (responsabile dell’Organizzazione amministrativa dell’ente energetico di Stato) ha reso pubblica la decisione, poi ufficializzata dal sindaco di Cesenatico, Matteo Gozzoli, di aver messo subito a disposizione 500 posti letto dentro la Colonia Agip posta sul lungomare della città romagnola. Cinquecento posti per bambini e per relativi nuclei familiari le cui case sono state distrutte dal terremoto. Questa notizia porta in primo piano un edificio di interesse storico, tutelato dalla Soprintendenza per i beni architettonici, che è anche un porto frequente per le emergenze, non solo nazionali: negli anni scorsi ha ospitato gli alluvionati del Polesine e, grazie alla solidarietà del Distretto 2070° Rotary International (Emilia Romagna, Toscana, Repubblica di San Marino) i soggiorni dei ragazzi di Chernobyl, ai quali la salsedine riparava in parte le gravi patologie mediche che avevano dovuto subire nel disastroso incidente della centrale nucleare di Chernobyl. Una storia che uno studioso di Cesenatico, residente a Rimini, mi ha ricostruito così. (s. gian.)

La colonia che ospitò, insieme ai bambini e a Enrico Mattei, anche capi di Stato

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L’architetto Giuseppe Vaccaro (Bologna, 1896 – Roma, 1970).

A Cesenatico, all’apice del regime fascista, l’Agip decide nella primavera del 1937 di costruire una colonia marina per ospitare i figli dei propri dipendenti. L’opera “deve” realizzarsi in Romagna, questo è l’ordine perentorio arrivato all’azienda da Roma (o meglio da Predappio, città romagnola dove era nato Benito Mussolini). L’allora presidente della società petrolifera, ingegner Umberto Puppini, preside della facoltà di ingegneria dell’Università di Bologna, affida il progetto al bolognese Giuseppe Vaccaro, uno dei principali interpreti del razionalismo di Le Corbusier.

La costruzione, tra la spiaggia e viale Carducci (la via del lungomare di levante costellata da alberghi) inizia nell’agosto 1937 e a luglio 1938 già ospita il primo turno di 300 bambini. La colonia viene intitolata a Sandro Italico Mussolini (Milano, 1910 – 1930), nipote di Benito, in quanto figlio del fratello del duce, Arnaldo, morto a soli vent’anni di leucemia. Proprio a Cesenatico il ragazzo si aggravò per il cancro del sangue, malattia non riscontrata dai sanitari locali e trasportato ormai morente a Milano (risiedeva nella Villa dei Pini, un lotto di viale Roma angolo Viale dei Mille, esattamente di fronte all’attuale Palazzo del Turismo “Primo Grassi”). Per ritorsione lo zio duce rifiuterà ogni futuro invito dei cesenaticensi, e la colonia intitolata a Sandro verrà inaugurata dalla “first lady” di allora, Donna Rachele.

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Enrico Mattei sul terrazzo della Colonia Agip di Cesenatico. Siamo nel settembre 1962 e il presidente dell’Agip, fortemente minacciato, è stato costretto ad abbandonare Roma per sicurezza. Egli è attorniato da uomini dell’ intelligence del ministero degli Interni.

L’edificio è all’avanguardia e si impone soprattutto per la ricchezza della fantasia: l’architetto bolognese, attraverso una rigida simmetria e senza indulgenze decorative, realizza un’opera che costituisce il suo capolavoro.

Il principio fondamentale che il progettista si è imposto è stato quello che ai bimbi, in qualsiasi ora della giornata, non deve mai mancare la visione del mare: in camerata, per le scale, in refettorio, sotto gli ampi porticati, nelle aule di lettura e di scrittura, nel piazzale di ghiaia per la cerimonia dell’alza e ammaina bandiera, fino ai riflessi della luna sul mare nell’addormentarsi.

All’inizio della Seconda guerra mondiale la colonia diventa ospedale militare territoriale; durante la guerra viene occupata dalle truppe naziste in ritirata, poi da quelle Alleate in avanzata.

Alla fine della guerra, la colonia riprende la sua attività estiva e si accende la sua vocazione solidaristica: ospita nel 1951 gli alluvionati del Polesine e, in anni più recenti, i ragazzi di Chernobyl.

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Cesenatico, 29 settembre 1962: Enrico Mattei saluta e sta per partire dal piazzale della colonia con l’elicottero dell’Agip mineraria ai comandi del quale, vicino allo sportello, sulla sinistra, si vede il comandante Irnerio Bertuzzi, riminese, suo pilota personale che perirà con lui, e con il giornalista americano William McHale, nell’attentato nel cielo di Bescapè (Pavia) esattamente un mese dopo.

Proprio a Cesenatico era facile incontrare Enrico Mattei, presidente e creatore nel 1953 dell’Eni. In genere arrivava ogni quindici giorni, alla fine dei vari turni festivi, invitando anche capi di Stato esteri, ambasciatori, ministri italiani, intellettuali, che poi faceva ospitare nella foresteria della colonia. Tra gli ospiti illustri: il ministro Vanoni, Aldo Moro con famiglia, i figli dello Scià di Persia, Carlo Bo, De Mita e tanti altri. Mangiavano le stesse cose che mangiavano i bambini, alla stessa tavola. E se i piccoli ritardavano, si aspettava a iniziare, come in una grande famiglia.

Era, questo, un altro esempio della particolare visione aziendalista di Mattei. Il “modello Eni” prevedeva un ciclo completo: dalle abitazioni offerte per molti anni a canone zero ai dipendenti del gruppo ai dopolavori, dalle villette per le ferie dei dipendenti alle colonie estive per i loro figli (al mare a Cesenatico, in montagna a Borca di Cadore).

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Enrico Mattei con le bambine della colonia Eni di Cesenatico, 1955.

Questo è il gioiello architettonico messo a disposizione dei terremotati, questo è l’edificio più rappresentativo dell’architettura razionalista presente a Cesenatico (insieme alla Biblioteca comunale, ex Casa del fascio, progettata da Saul Bravetti nel 1936-37) e inserito nel progetto europeo ATRIUM che, promosso dal Comune di Forlì, riunisce 14 città di sei Stati diversi dedicato alla conoscenza e valorizzazione dell’architettura del Novecento.

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* Gianluca Riguzzi ha una formazione giuridica maturata presso l’Università e poi perfezionata a Genova (indirizzo della navigazione). Attualmente è docente a contratto in alcune università sui temi della salute e della sicurezza sui luoghi del lavoro. “La famiglia di mio padre, Elio, ha conosciuto molto bene sia l’architetto Vaccaro (conserviamo un modesto mobilio disegnato da lui) che Enrico Mattei. Mio padre, giovane tecnico, collaborò col progettista, mentre spesso, come dipendente ANIC in partenza per l’ufficio di Ravenna di mattino presto, offriva un passaggio (e un caffè in piazza nella sosta di Cervia) all’ing. Mattei che andava a controllare di persona l’allora petrolchimico ravennate”.

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Invito alla visita

telefono-iconaIl salvataggio e la messa in sicurezza dei tesori delle Marche “museo diffuso” portano per il momento a escludere viaggi nell’area colpita dal sisma. Ma il resto delle Marche, da Gradara al Montefeltro, da Fano a Urbino, da Senigallia a Jesi, dalla Riviera del Conero all’entroterra di Ancona, da Loreto a Osimo, aspettano i nostri e vostri occhi curiosi di turisti solidali.