All’emozione di ritrovarmi nel maestoso Magazzino del Sale di Cervia dove 25 anni fa avevo fatto arrivare, come direttore di Airone, tutti i sindaci dei borghi ideali d’Europa, si è aggiunto sabato 9 settembre il piacere di vedere premiato, con il prestigioso CerviAmbiente 2017, un coraggioso giornalista italiano che scoprii in Giappone nel lontano 1984.
Quell’anno, da vice direttore dell’Europeo, fui chiamato da Eugenio Scalfari e Carlo Caracciolo con Giovanni Valentini che vollero affidarmi il nuovo mensile scientifico del Gruppo Espresso, Genius. La sfida era intrigante: coniugare il migliore giornalismo con un uso esperto della narrazione fotografica per “vivere la civiltà elettronica, scoprire la nuova intelligenza”.
Di quella frontiere dell’informatica un Paese simbolo era il Giappone, terra ferita dalle bombe atomiche e senza risorse naturali, che era riuscito a diventare l’allora seconda potenza industriale del mondo grazie all’esplorazione silenziosa nella miniera dell’intelligenza.
Il vincitore del premio CerviAmbiente 2017 Pio d’Emilia (al centro). A sinistra: il presidente della Fondazione, il biologo marino Attilio Rinaldi e a destra il coordinatore della giornata, Salvatore Giannella. Sullo sfondo, il Magazzino del Sale, simbolo della identità storica di Cervia (Ravenna).
Come avrei potuto raccontare quel mondo tanto lontano e chiuso? Una telefonata all’ambasciata italiana a Tokyo mi indicò una possibile strada. C’era nella capitale giapponese un giovane italiano, laureato in giurisprudenza, che mostrava di essere curioso del Giappone, della sua storia, delle sue storie. Quel giovane si chiamava Pio d’Emilia e avrete capito com’è andata. A un primo servizio sugli alberghi tecnologicamente avanzati sono seguiti reportage che hanno fatto conoscere il Giappone prima e poi gran parte dell’Oriente tutto, dal Sud Est asiatico al Tibet, dalla Birmania a Taiwan, fino alla crisi coreana.
Ma di quella lunga strada finora percorsa dal cronista d’Emilia, sono gli appena 250 chilometri che dividono Tokyo (dove risiede e oggi opera come inviato di Sky Tg24) da Fukushima, l’area del disastro nucleare del marzo 2011, ad aver mostrato il lato anche coraggioso dell’inviato in Estremo Oriente. Pio è stato il primo giornalista straniero a entrare nella cosiddetta “zona proibita”, l’area evacuata per il pericolo di contaminazioni radioattive, e il primo ad avvicinarsi alla centrale nucleare danneggiata e a raccontare, attraverso le sue cronache, la tragedia di una popolazione, gli errori compiuti dai tecnici, la sciatteria e l’arroganza della Tepco (l’azienda che aveva in gestione l’impianto), i dubbi connessi all’energia nucleare, sensibilizzando l’opinione pubblica mondiale.
Lo ha fatto con una serie di straordinari servizi televisivi da Fukushima (Pio è arrivato fino ai cancelli della centrale nucleare: quella che segue è un’eloquente testimonianza tratta da Sky Tg24)
Lo ha fatto con un libro (Tsunami nucleare, edizioni del Manifesto), dove si augura che il Giappone punti su una scelta netta e coraggiosa:
Lo ha fatto con il documentario Fukushima – A Nuclear Story, prodotto da Teatro Primo Studio con la regia di Matteo Gagliardi, che racconta il disastro all’impianto di Fukushima e l’impresa senza precedenti di metterlo in sicurezza, che richiederà ancora decenni di lavoro.
Certo, il pur freddo cronista si è emozionato nel ricevere dal presidente della Fondazione CerviAmbiente, Attilio Rinaldi, dal sindaco di Cervia Luca Coffari e dall’assessora all’Ambiente della Regione Emilia-Romagna Paola Gazzolo il riconoscimento che in passato è stato conferito a scienziati di fama mondiale come Barry Commoner, Jacques Yves Cousteau o Konrad Lorenz. Ma ha contribuito a rendere indimenticabile la mattinata in riviera, prima di ripartire alla volta della bollente Corea, l’abbraccio con l’amico venuto da Cesenatico Alberto Zaccheroni, che dal 2010 al 2014 ha guidato la nazionale di calcio del Giappone, e il paio di scarpe che il suo primo direttore che lo contattò per Genius nel 1984 ha voluto donargli accompagnandolo con le parole di Enzo Biagi:
Pio d’Emilia con Alberto Zaccheroni, arrivato dalla vicina Cesenatico per abbracciare il cronista amico. Zaccheroni dal 2010 al 2014 ha guidato la nazionale di calcio del Giappone: è stato il primo tecnico italiano ad aver conquistato un trofeo internazionale (Coppa d’Asia 2011) alla guida di una nazionale straniera. Era a Tokyo quell’11 marzo 2011, giorno del terremoto e dello tsunami che provocò la tragedia di Fukushima.
Un riconoscimento è andato anche al professor Pierluigi Viaroli, ordinario di ecologia dell’Università di Parma, per i suoi studi decennali sulle acque del Po e sulla loro influenza sulla salute del mare Adriatico. Mentre il bravo fotoreporter Pierpaolo Mittica ha mostrato gli scatti più significativi di un suo racconto fotografico sull’umanità tornata a Chernobyl e sugli effetti di una tragedia nucleare di cui ancora oggi si avvertono i segni. Ma questa è un’altra storia che racconteremo nei prossimi giorni.
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(via mail)
Bonificare Fukushima, sette anni dopo
Nel sito del disastro nucleare del 2011 di Fukushima, in Giappone, sono iniziate le operazioni di recupero dei detriti radioattivi e di smantellamento dell’impianto, ma il processo sarà molto lungo e costoso. L’ente che gestisce la centrale ha infatti messo in preventivo 30-40 anni di lavori e più di 75 miliardi di dollari di costi, ma molti ritengono che entrambe le cifre siano fortemente sottostimate. Lo apprendo da un reportage di Tim Hornyak/Scientific American-Le Scienze.