LIBRO NUOVO, ALLARMI ANTICHI: UN PROFETA DISARMATO DA RISCOPRIRE, ANTONIO CEDERNA (1921 – 1996)
in evidenza, i pionieri dell’ambientalismo scientifico
testo di Grazia Francescato* per Giannella Channel
Il libro è recente, pubblicato nel giugno 2022 ed è stato presentato a Roma, alla Camera dei deputati, il 20 gennaio scorso (qui il link al video di Tiziano Morato per seguirla integralmente: https://webtv.camera.it/evento/21617), e a fine gennaio nella biblioteca comunale di Cervia (città romagnola che con il suo Cerviambiente teorizzò con grande anticipo, mezzo secolo fa nel 1973, la necessità di una transizione ecologica).
Ma il lettore che sfoglia e s’immerge nell’antologia intitolata Un giro d’orizzonte (Biblion Edizioni) che raccoglie gli scritti, i discorsi parlamentari e le proposte di legge di Antonio Cederna, antesignano della difesa del paesaggio e dell’ambiente, giornalista di rango e protagonista anomalo della vita politica italiana, si trova catapultato dentro una singolare ‘macchina del tempo.’

La copertina del libro dedicato ad Antonio Cederna
Soffermiamoci, per esempio (e ovviamente non scelgo a caso) su uno dei suoi più celebri articoli, che porta il titolo ‘Perché l’Italia frana quando piove’. Ci imbattiamo in queste parole:
“I disastri arrivano ormai a ritmo accelerato… e tutti dovremmo aver capito che bon poco essi hanno di ‘naturale’, poiché la loro causa prima sta nell’incuria, nell’ignavia, nel disprezzo che i governi da decenni dimostrano per la stessa sopravvivenza fisica del fu giardino d’Europa e per l’incolumità dei suoi abitanti”.
Direte subito: l’articolo è stato scritto adesso, magari proprio dopo il disastro di Ischia di fine novembre scorso cui fa riferimento quest’inchiesta di The Map Report (LINK: https://www.themapreport.com/2022/11/27/frana-a-casamicciola-ischia-un-morto-e-11-dispersi-si-continua-a-scavare-nel-fango/). Purtroppo no, perché sfortunatamente l’autore, nato a Milano nel 1921 (abbiamo celebrato l’anno scorso il centenario della nascita) non è più tra noi. Ma rimangono vivide, indignate e ahinoi profetiche le sue parole, come quelle citate, pubblicate dal Corriere della Sera il 3 gennaio 1973, ben mezzo secolo fa! E che potrebbero essere riproposte oggi, drammaticamente più attuali che mai.
Questo strano effetto di ‘tempo che ritorna’, trascinandosi appresso disastri tante volte annunciati e allarmi ‘antichi’ mai ascoltati, scorre attraverso tutte le 419 pagine di quest’antologia, curata con chirurgica attenzione e solida competenza da Andrea Costa, autore, editor, paladino dei beni culturali e del paesaggio, già dirigente di Italia Nostra e da Sauro Turroni, architetto e urbanista romagnolo, già combattivo parlamentare dei Verdi e presidente della Commissione Ambiente, uno dei principali eredi delle battaglie di Cederna.
Riscoprire le opere del grande maestro di giornalismo, gli articoli indignati e rigorosamente documentati pubblicati in decenni di egregia attività professionale su giornali prestigiosi come Il Mondo, il Corriere della Sera, l’Espresso, la Repubblica, significa riportare alla luce una sequela di ‘ritratti’ del nostro ex Bel Paese via via sempre più deturpato dagli scempi, dall’incuria, dalla mancanza di una programmazione degna di questo nome, da una allarmante carenza di cultura, di conoscenze, di esperienze, insomma dalla gamma di radicati vizi italici che ben conosciamo e che ancora oggi dilagano.
Rileggere i suoi libri più significativi, dal fiammeggiante ‘Vandali in casa” (1956) alla Distruzione della natura in Italia (1975) fino al suo ultimo desolante ‘Brandelli d’Italia’ (1991) vuol dire comprendere che Cederna è stato, oltre che scrittore e giornalista, un attivo militante ambientalista, impegnato in una serie di epiche battaglie per la difesa del patrimonio naturale, artistico, paesaggistico e storico della nostra Italia.
Cito per tutte la lotta condotta per la tutela e la trasformazione in parco pubblico della meravigliosa e vilipesa area dell’Appia Antica. E’ iniziata con il suo articolo forse più noto, “I gangsters dell’Appia”, pubblicato l’8 settembre del 1953 sul Mondo, ed è continuata per 43 anni con più di cento articoli, conservati oggi, insieme a tutte le sue opere, proprio al IV miglio dell’Appia Antica in un archivio che porta proprio il nome di Antonio Cederna.
Né possiamo dimenticare il suo instancabile lavorio nelle istituzioni, dal Consiglio Comunale di Roma alla sua attivissima presenza in Parlamento, sempre in prima linea contro il saccheggio e l’incuria nei confronti del territorio e dell’ambiente. E’ dunque il momento giusto per rendere omaggio a un pensiero e a una vita totalmente liberi e controcorrente. Alla sua lotta senza tregua per risvegliare nelle menti e nei cuori degli italiani un senso di responsabilità verso la natura, il paesaggio, i beni comuni, la storia e identità stessa del nostro paese.
Molto più di un libro, quindi. Un invito non solo a riscoprire uno straordinario ‘padre del protezionismo ecologista italiano’ ma soprattutto a continuare le sue civili battaglie, nello spirito di un recupero della memoria collettiva e di un salto di qualità della coscienza più che mai urgenti per frenare la devastazione del nostro paese e dell’intero pianeta.
Memori che, per citare una delle frasi più conosciute di Cederna, “solo chi è moderno rispetta l’antico e solo chi rispetta l’antico è pronto a capire le necessità della civiltà moderna.” E a battersi perché non venga cancellata la civiltà tout court.

- Grazia Francescato (nella foto di Daniele Pellegrini ripresa in Patagonia durante uno dei numerosi reportage per Airone, il mensile diretto da Salvatore Giannella dal 1986 al 1994). Giornalista, leader ambientalista, già presidente del WWF Italia, dei Verdi italiani ed europei. Membro del Consiglio generale di Aspen Institute, collabora con Women 20, il filone del G20 che ha come protagoniste le donne, e continua il suo impegno nel dialogo tra fedi ed ecologia. Ha scritto un saggio sulla Laudato Sì, pubblicato dalla LEV (Libreria Editrice Vaticana) nel 2016 e due libri sul rapporto tra Natura e Spiritualità: In viaggio con l’Arcangelo e Lo sguardo dell’anima.
IO LO CONOSCEVO BENE
Quando Cederna recitò il Petrarca a memoria
Dalla testimonianza alla Camera di Gianluigi Ceruti,
deputato nella X legislatura, già vicepresidente nazionale di Italia Nostra, padre della legge sui parchi

Ho avuto la felice opportunità di assistere da vicino alle attività di Antonio Cederna giornalista, consigliere nazionale di Italia Nostra e deputato nella decima legislatura (1987-1992). Il giornalista aveva il costume di documentarsi scrupolosamente, di poggiare le proprie argomentazioni e proposte sui dati oggettivi attentamente controllati.
Fu così che in occasione di un servizio disposto dal direttore del suo giornale del tempo per verificare, a distanza di alcuni anni, gli effetti della legge 1097/1971 sulla tutela del paesaggio e sull’escavazione di materiali lapidei nei Colli Euganei (meglio conosciuta come legge Romanato-Fracanzani dal nome dei deputati che dedicarono il maggiore impegno per ottenerne l’approvazione) ebbi l’opportunità di accompagnarlo in un sopralluogo nel territorio euganeo, ricco di dolci colline che si stagliano sull’orizzonte e sono coni levigati da antichissime eruzioni vulcaniche dove sono compresenti aree di valore naturalistico, colture agricole pregiate di ulivi e di viti, memorie storiche, artistiche e letterarie, edifici anche rurali di dimensioni contenute e dalle linee eleganti nella loro semplicità e sobrietà.
In questi luoghi veneti soggiornarono, nell’Ottocento poeti insigni: Foscolo, Byron, Shelley e, alcuni secoli prima di loro, Francesco Petrarca che ad Arquà trascorse gli ultimi anni della sua vita in una dimora che si apriva sui campi coltivati, offerta al poeta di Laura dalla munifica famiglia dei Carraresi.
Custode della casa del Petrarca era un’anziana signora (Trentin, si chiamava) che accoglieva sempre i visitatori recitando a memoria un componimento de “Il Canzoniere”. E così accadde anche il giorno in cui vi accompagnai Antonio Cederna.
Dopo la recitazione di alcuni versi di un componimento de “Il Canzoniere” la signora Trentin si interruppe e Cederna continuò a declamare senza interruzione sino alla fine quel componimento poetico, uno dei 366 che “Il Canzoniere” comprende: tra lo stupore attonito mio e dell’anziana custode che esplose in un commento eloquente: “E’ la prima volta che mi capita!”. Questo episodio spiega anche perché fosse elegante la lingua italiana di Antonio Cederna sia quando scriveva sia quando parlava.