Quando il grande giornalista Enzo Bettiza mi indicò il suo eroe vivente: Mario Draghi, italiano europeo che punta su competenza e controllo
Sono tra gli orfani di Mario Draghi, un premier che aveva restituito dignità e fiducia agli italiani e a quanti nel mondo guardano all’Italia con ammirazione (mista a preoccupazione per le derive che possono procurare incompetenze e sovranismi di vario genere). Un premier che ha guidato la barca dell’Italia in un mare tempestoso per la “tempesta perfetta” di varie emergenze (sanitaria, sociale, energetica, di guerra). E l’ha guidata a stipendio zero, particolare misconosciuto, in quanto il presidente del Consiglio fin dal suo insediamento ha rinunciato allo stipendio. Non ha preso gli 88.354 euro lordi annui che riceveva il suo predecessore, Giuseppe Conte dopo esserselo decurtato del 20%. E in me, innescato dalle parole di Corrado Formigli, conduttore di “Piazza Pulita” («è stato un premier che ha saputo tenere lontano da sé i riflettori») è affiorato il ricordo di quando incontrai un grande giornalista, Enzo Bettiza, che mi indicò proprio in Draghi, allora a Francoforte come presidente della Banca centrale europea, il suo eroe vivente. E, rileggendo quelle parole nell’intervista a Bettiza (caro e acuto commensale nelle serate del Cenacolo organizzato periodicamente e generosamente dallo stilista Ottavio Missoni) si capisce perché il poco poco appariscente premier ha calamitato simpatie e ringraziamenti quasi unanimi. Riecco quel colloquio.
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di Giannella Channel
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