La bravura di Luisa Ranieri, che interpreta magistralmente la Carmela della fiction su Rai1 La vita promessa, mi porta a seguire la serie televisiva diretta da Ricky Tognazzi e mi fa incontrare, nella puntata di domenica 1* marzo 2020, un personaggio chiave della storia di New York: il politico italo-americano Fiorello La Guardia.
Proprio di Fiorello La Guardia mi aveva parlato a lungo Renzo Arbore nel 2012, quando avevo cominciato una serie di interviste per il mensile BBC History Italia da me progettato: “Il mio eroe preferito? Fiorello La Guardia, per tre volte sindaco di New York”, mi confidò. E nel breve colloquio che ripropongo comparve a sorpresa il nome di Cerignola e di altre città della Puglia foggiana.
Parlava sette lingue
Fiorello La Guardia (1882-1947) è stato un politico che ha svolto con onesta efficacia il ruolo, assegnatogli da una coalizione comporta dai repubblicani e dal Partito americano del Lavoro, per tre mandati consecutivi, sindaco di New York dal 1934 al 1945. Promosse la ripresa economica, incoraggiò la politica sociale, aumentò i servizi pubblici, combatté criminalità e corruzione. Era di origini italiane: suo padre, il musicista Achille, capo della banda musicale dell’esercito statunitense, era emigrato dalla città natale, Cerignola (Foggia), con la moglie, la triestina Irene Coen Luzzatto. Fiorello aveva lavorato dal 1901 al 1906 nei consolati statunitensi di Budapest, Trieste e Fiume. Quando tornò a New York, parlava 7 lingue. Lavorò come interprete, studiò legge prima di impegnarsi in politica. Di lui parla il libro di Paul Jeffers Fiorello La Guardia, un imperatore a New York (Gaffi editore, Roma), con prefazione di Enzo Del Vecchio e Renzo Arbore.
Arbore, quando ha sentito parlare per la prima volta di Fiorello La Guardia?
“Fu il sindaco di Foggia, la città pugliese dove sono nato nel 1937, a parlarmi per primo di questa famiglia foggiana che (insieme a un altro pugliese da esportazione, Rodolfo Valentino) s’era fatto onore negli Stati Uniti, in un periodo storico in cui gli italiani erano connotati più come mafiosi o pizzaioli. Fu lui il primo italoamericano eletto al Congresso degli Stati Uniti. Sempre lui ricoprì un ruolo decisivo in alcuni passaggi fondamentali della storia d’Italia. Per esempio fu lui che, all’inizio della Prima guerra mondiale, da deputato si batté per far scendere in campo gli Stati Uniti a fianco del governo di Roma. Un impegno che trasformò in un intervento concreto, arruolandosi nell’aeronautica americana per farsi mandare come pilota d’aereo sul fronte italiano. Le sue missioni, decorate da re Vittorio Emanuele III, gli meritarono la cittadinanza onoraria di Foggia”.
Quale fu il suo atteggiamento verso il fascismo e il nazismo?
“Fu un duro avversario e per questo l’Italia fascista lo ripudiò. Fu privato della cittadinanza onoraria nel 1938, quando entrarono in vigore in Italia le leggi razziali (la madre di Fiorello era ebrea). Fu una reazione anche alle sue critiche implacabili al nazismo e al fascismo, lanciate con memorabili messaggi radio dai microfoni della BBC. E così, nel 1945, con la rinascita in Italia della democrazia, Foggia gli riconfermò la cittadinanza onoraria”.
Subito dopo la Seconda guerra mondiale ebbe modo di intervenire a favore dell’Italia?
“Cito solo due episodi: il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, dopo la firma del trattato di pace a Parigi (1947), fece appello a lui nella sua qualità di capo dell’Unrra (l’organismo americano che mandava aiuti alimentari in Europa). Navi di grano, dirette in Irlanda e in Inghilterra, furono dirottate verso porti dell’Italia piegata dalla guerra: da noi si moriva di fame. Altro suo rapporto con l’Italia è legato alla costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale voluto da Padre Pio a San Giovanni Rotondo, sul Gargano. Mio padre Giulio, medico e presidente del Tubercolosario di Foggia, mi parlò di tanti soldi arrivati dall’America. Credo che c’entrasse, più che una strategia umanitaria, un interesse più concreto: tra Foggia e San Giovanni Rotondo operava il più grande aeroporto militare del Mediterraneo, Amendola. E avere un ospedale attrezzato vicino a questa base strategica della Nato era un obiettivo da aiutare”.
Lei con la sua Orchestra Italiana è tornato spesso a New York in questi anni. Che cosa è rimasto a ricordo di La Guardia?
“Il suo ricordo di miglior sindaco di New York è ancora vivo. Intanto il secondo aeroporto newyorkese porta il suo nome. E lo stesso Rudolph Giuliani mi ha confidato di essersi ispirato a lui, quando è stato sindaco di New York (1994-2001), per la sua Tolleranza zero contro la criminalità, ma anche come esempio di concretezza, capacità, onestà, passione, lungimiranza. In un’epoca segnata in Italia da critiche dure alla politica, ripercorrere le tappe della vita di La Guardia potrebbe costituire una salutare ventata di aria pulita”.
Dalla collana “Il mio eroe”:
- Giovanni Palatucci (1909-1945), scelto da Ennio Di Francesco, già commissario di Polizia e fautore del Movimento democratico della riforma della polizia
- Giuseppe Caronia (1884-1977), grande pediatra che salvò molti ebrei e antifascisti a rischio della sua vita, è l’eroe scelto da Italo Farnetani, il medico dei piccoli
- Roberto Baggio sceglie il maestro buddhista Daisaku Ikeda, che ha dedicato la vita a sradicare le cause della violenza
- E Gianni Boncompagni scelse Arturo Benedetti Michelangeli, il più grande pianista del mondo tifoso di Enzo Ferrari e Topolino
- Nerio Alessandri: quel giorno nella vita di mr. Technogym, il romagnolo che fa muovere il mondo: “Il mio eroe? Un altro innovatore che, come me, partì da un garage: Steve Jobs“
- Dario Fo elogia il Ruzzante: “Fu un vero rivoluzionario, l’unico che, in forma satirica, ha parlato del suo tempo”
- Urbano Cairo: “Se scalo le montagne lo devo a un filosofo-faro: Napoleone”
- Antonio Cederna, giornalista e battagliero difensore della città, del paesaggio, della bellezza italiana
- Brunello Cucinelli dona bonus culturale ai suoi 1.450 dipendenti e sceglie Marco Aurelio
- E don Ciotti mi indicò il suo eroe: Tonino Bello, vescovo degli ultimi
- Michael Collins: era italiano il gregario spaziale rimasto a orbitare intorno alla Luna. Ecco chi me lo raccontò
- Zorro, cent’anni fa nasceva la leggenda del giustiziere mascherato (l’eroe di Etro)
- Un eroe e un amore che, mi confidò, abitavano nella mente di Luciano De Crescenzo
- Rossana e Carlo Pedretti: le loro vite nel segno di quel genio di Leonardo
- E Roberto Bolle mi confidò: “Il mio eroe? Adam, bambino soldato d’Africa”
- Fabrizio Barca: “il mio uomo faro? Amartya Sen. Quell’economista e Nobel indiano ha dato una risposta alle paure e alla arida globalizzazione”
- Raffaella Carrà: “Felicità è aver avuto una nonna come Andreina mia maestra in una Romagna che era piena di note e di libertà”
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- E Mauro Corona mi confessò: “Devo a Mario Rigoni Stern la mia rinascita”
- Quando Maria Rita Parsi mi illuminò il suo spirito guida: Giovanni Bollea, esploratore delle menti bambine
- Giuseppe Masera: “per chi come me ha dedicato una vita nella battaglia alla leucemia infantile, la figura di Giovanni Verga assume i contorni di un gigante”
- Nel glossario di Andrea Camilleri inserite la voce: Mandrake, l’idolo che mi confessò
- Quando il grande giornalista Enzo Bettiza mi indicò il suo eroe vivente: Mario Draghi, italiano europeo che punta su competenza e controllo