Solaroad, la prima pista solare (e ciclabile) al mondo, festeggia il suo primo mezzo anno di attività (è stata inaugurata il 12 novembre scorso) a Amsterdam, nei Paesi Bassi.
Sul tratto di pista ciclabile a doppio senso che collega due quartieri periferici della capitale olandese (Krommenie e Wormerveer), transitano ogni giorno circa duemila ciclisti. Tra pendolari e studenti, la bicicletta è il mezzo di trasporto più veloce per muoversi.
Un pezzo di questa ciclabile lungo 70 metri, è diventato famoso per essere il primo tratto al mondo con pannelli solari incorporati. Il nome del progetto è Solaroad e sembra essere la soluzione perfetta per l’ambiente perché non solo, di per sé, una ciclabile fa bene alla mobilità sostenibile, a basso impatto ambientale, ma in più è in grado di produrre energia elettrica in modo pulito.
Il tratto sperimentale è costato circa tre milioni di euro, sostenuto quasi interamente dalle amministrazioni locali. I pannelli fotovoltaici sono fatti di celle solari in silicio cristallino e sono protetti da uno strato traslucido di vetro temperato. I 70 metri di pista solare dovrebbero riuscire a coprire il fabbisogno elettrico di tre famiglie. Non molto, anche perché i pannelli non possono essere montati in una posizione adatta a catturare il massimo di luce possibile e garantire alte performance, ma lo scopo è cercare di sfruttare un’area che altrimenti sarebbe semplicemente coperta di asfalto.
L’obiettivo è arrivare a 100 metri di pista solare nel 2016 per poi provare a estendere questa idea anche a tratti di strada tradizionali, quelli che ancora vengono attraversati da automobili e altri veicoli. Secondo quanto si legge sul sito ufficiale di Solaroad, se tutte le strade degli Stati Uniti venissero pavimentate con pannelli solari, il paese produrrebbe tre volte l’energia che produce oggi, con un taglio alle emissioni di CO2 pari al 75 per cento.
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A PROPOSITO/ Intervista con Marco Roveda, fondatore di Lifegate
Il mio eroe? Papà Angelo, che mi diede i giusti consigli per vivere felicemente
testo di Salvatore Giannella per Sette*
Caro Roveda, lei è un pioniere della qualità della vita. Ha fondato la prima azienda agroalimentare del biologico in Italia. Ha creato Lifegate per diffondere la sostenibilità. Chi ha guidato le sue scelte?
“Un uomo semplice: mio padre Angelo“.
Era uno scienziato? Un filosofo?
“Era un uomo saggio. Prima di diventare commerciante di tessuti a Milano, aveva frequentato le magistrali. E magistrale fu l’insegnamento che mi trasmise. Quando arrivai a 21 anni, mi consegnò un discreto gruzzolo per favorire i miei primi passi da costruttore edile. Ma, prima dei soldi, mi aveva trasmesso nel Dna la tenacia, il senso della giustizia e dell’onore, l’umanità e un monito: ‘Tieni d’occhio la felicità’. Io sono figlio della generazione anni ’50, quella cresciuta con l’imperativo della società dei consumi “studia-lavora-guadagna-compra” e stregata dall’illusione della ricchezza come strumento per trovare la felicità”.
E invece…
“Invece come costruttore ho guadagnato tanto per poi accorgermi che con i soldi non era arrivata la felicità. Da lì la scelta controcorrente: dissi no al cemento e imboccai la strada da ecoimprenditore. Capii che in questa fase storica, tra i bisogni primari dell’uomo, c’è quello di preoccuparsi dell’ecosistema. Per farlo bisogna lavorare per il bene comune e raggiungere una certa consapevolezza, tenendo a distanza la società materialista compulsiva che ha preso piede negli anni ’80. A questo traguardo dedico le energie mie e di mio figlio Enea“.
Nacquero così la Fattoria Scaldasole e poi Lifegate, che le è valso nel 2008 il premio di miglior imprenditore dell’anno. Ma torniamo alle istruzioni paterne…
“Quelle le ho elaborate con il tempo e ne ho tratto un decalogo”.
Rendiamolo noto. Potrebbe aiutare altri giovani…
“Eccolo: 1) vivere con sentimento; 2) dare un senso alla propria vita; 3) consumare in modo consapevole; 4) rispettare l’ecosistena e tutte le forme di vita; 5) cercare un lavoro gratificante; 6) essere onesti con se stessi e con gli altri; 7) fare del bene; 8) scegliere vere amicizie; 9) allontanare il dolore, la paura, la rabbia; 10) vivere la vita con gioia”.
Alcuni punti oggi possono sembrare utopistici…
“Stiamo vivendo il difficile parto di un tempo che in futuro sarà chiamato “nuovo Rinascimento”. Cambiano i modi di fare politica, comunicazione, industria. La gente chiede valori spirituali. Nella politica onestà, competenza, chiarezza. Nella comunicazione: verità, concretezza. Nell’industria: prodotti a misura d’uomo e di ambiente. Se saremo più consapevoli e adatteremo le nostre energie per favorire questo cambiamento, saremo più felici. Sì, ce la faremo. Alla faccia dell’economia compulsiva”.
Dalla collana “Il mio eroe”:
- Giovanni Palatucci (1909-1945), scelto da Ennio Di Francesco, già commissario di Polizia e fautore del Movimento democratico della riforma della polizia
- Giuseppe Caronia (1884-1977), grande pediatra che salvò molti ebrei e antifascisti a rischio della sua vita, è l’eroe scelto da Italo Farnetani, il medico dei piccoli
- Roberto Baggio sceglie il maestro buddhista Daisaku Ikeda, che ha dedicato la vita a sradicare le cause della violenza
- E Gianni Boncompagni scelse Arturo Benedetti Michelangeli, il più grande pianista del mondo tifoso di Enzo Ferrari e Topolino
- Nerio Alessandri: quel giorno nella vita di mr. Technogym, il romagnolo che fa muovere il mondo: “Il mio eroe? Un altro innovatore che, come me, partì da un garage: Steve Jobs“
- Dario Fo elogia il Ruzzante: “Fu un vero rivoluzionario, l’unico che, in forma satirica, ha parlato del suo tempo”
- Urbano Cairo: “Se scalo le montagne lo devo a un filosofo-faro: Napoleone”
- Antonio Cederna, giornalista e battagliero difensore della città, del paesaggio, della bellezza italiana
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- Zorro, cent’anni fa nasceva la leggenda del giustiziere mascherato (l’eroe di Etro)
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- Fabrizio Barca: “il mio uomo faro? Amartya Sen. Quell’economista e Nobel indiano ha dato una risposta alle paure e alla arida globalizzazione”
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- Nel glossario di Andrea Camilleri inserite la voce: Mandrake, l’idolo che mi confessò
- Quando il grande giornalista Enzo Bettiza mi indicò il suo eroe vivente: Mario Draghi, italiano europeo che punta su competenza e controllo