Lo scrigno d’arte più tutelato d’Italia si trova in via Anicia a Roma, nel cuore di Trastevere, a due passi dal cinema Sacher di Nanni Moretti. È il blindatissimo caveau del Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale nel cuore della Caserma Lamarmora, un tempo dei Bersaglieri, e ora sede del Reparto operativo dei carabinieri specializzati nella ricerca dei beni artistici e archeologici rubati in Italia e all’estero, o immessi sul mercato clandestino internazionale, oppure sequestrati: come i reperti d’arte etrusca e i dipinti di Correggio fino ai Rotella che erano in possesso di Massimo Carminati, il presunto capo della organizzazione al centro dell’inchiesta romana su “Mafia Capitale”… Quello delle offese al patrimonio artistico, evocato recentemente da Paolo Conti sul Corriere della Sera, è un fenomeno in espansione e non facilmente misurabile anche perché in gran parte si svolgono al di fuori degli “schermi radar” delle forze dell’ordine, andando così ad accrescere la “cifra oscura”. L’utilizzo di Internet e lo sviluppo delle piattaforme di vendita online hanno poi incrementato in maniera esponenziale le probabilità che ciò accada, e reso il lavoro degli investigatori ancora più arduo.

Per fornire un’idea delle dimensioni del traffico illegale di beni culturali è sufficiente osservare come, a detta di alcuni studiosi interpellati per la mia tesi di laurea (vedi link alla prima puntata), il suo volume abbia ormai superato quello del traffico di armi, diventando il secondo mercato criminale più fiorente, dopo quello della droga.

Dalle statistiche rese note dal Consiglio dell’Unione Europea emerge che nel periodo tra il 2007 e il 2010 l’Italia si è collocata, nel contesto dell’Unione Europea, tra i Paesi con il maggior numero di furti d’arte (o, quanto meno, in cui il maggior numero di tali reati è denunciato e registrato come tale) dopo Germania e Francia. Certo, la presenza di un gran numero di illeciti è correlata alla ricchezza del patrimonio culturale di questi Stati. Comunque, con Francia e Austria, il nostro Paese si è contraddistinto per l’andamento decrescente del fenomeno.
 

Stati Membri UE

2007

2008

2009

2010

Austria

131

125

113

nessun dato

Belgio

229

223

252

175

Bulgaria

206

164

204

191

Cipro

8

7

10

14

Danimarca

57

62

50

82

Estonia

8

9

8

7

Francia

2714

2223

1751

1442

Germania

2003

2265

2055

nessun dato

Grecia

75

87

72

91

Italia

1085

1031

882

817

Lettonia

46

94

79

100

Lituania

15

13

14

12

Malta

9

8

9

6

Olanda

nessun dato

nessun dato

nessun dato

831

Polonia

1132

776

814

804

Portogallo

164

233

200

159

Rep.
Ceca

370

639

1527

954

Slovacchia

24

25

26

29

Slovenia

28

55

42

66

Spagna

123

 

120

126

TOTALE

8747

8471

8597

6323

Numero dei furti d’arte nei Paesi dell’Unione Europea nel periodo 2007-2010. Fonte: “Law Enforcement Working Group” del Consiglio dell’Unione Europea, 2011

Nel nostro Paese i dati ufficiali attendibili provengono da due fonti: i rapporti annuali dell’attività operativa del Comando Carabinieri del Nucleo TPC (Tutela Patrimonio Culturale) e le statistiche ISTAT (è bene chiarire che i dati ISTAT e quelli della Banca dati dei Carabinieri non sono interamente sovrapponibili: l’ISTAT fa riferimento al «furto di opere d’arte e materiale archeologico», mentre la Banca dati utilizza la più ampia categoria dei «furti di beni culturali», Ndr).

Nei primi, troviamo le informazioni più preziose e dettagliate, in quanto è proprio l’Arma a ricevere le denunce e le segnalazioni di illeciti e a svolgere in prima linea l’attività di ricerca e recupero. Dati ufficiali importanti sono poi contenuti nella Banca dati Leonardo, curata dallo stesso Nucleo; il più esteso archivio in cui confluiscono le informazioni sulle opere illecitamente sottratte, operante in coordinamento con INTERPOL.

Le tipologie di reato che maggiormente interessano l’attività investigativa e repressiva dei Carabinieri TPC hanno seguito nel periodo 2012-2015 un andamento altalenante, come dimostra questa tabella.
 

 

2012

2013

2014

2015

FURTO

102

113

37

43

RICETTAZIONE

677

683

552

514

SCAVO CLANDESTINO

112

154

88

215

CONTRAFFAZIONE OPERE D’ARTE

275

371

244

140

ILLECITA ESPORTAZIONE

96

108

117

181

DANNEGGIAMENTO

14

68

40

54

REATI IN DANNO DEL PAESAGGIO

299

367

403

483

ALTRI REATI

1052

1221

1001

1056

Tipologia dei reati perseguiti dai Carabinieri del Nucleo TPC. Fonte: Banca Dati Carabinieri TPC

Da notare la graduale flessione dei reati di ricettazione e delle falsificazioni di opere d’arte, l’aumento degli scavi clandestini e la crescita costante del numero delle illecite esportazioni e dei reati in danno del paesaggio.

Dal punto di vista geografico i dati si distribuiscono in modo pressoché uniforme in tutto il territorio nazionale, con una leggera predominanza del Centro e del Nord-Ovest. Se nel 2012 il maggior numero di furti si è registrato in Lazio (133), Emilia-Romagna (100) e Lombardia (99), nel 2015 la regione più colpita è stata la Campania (57), seguita dalla Toscana (53) e, a pari merito, da Emilia-Romagna e Lombardia (52). Tra le regioni più “virtuose” la Basilicata (passata dai 15 furti nel 2012 a 1 solo nel 2015), il Trentino Alto Adige (da 16 a 5), la Sardegna (da 17 a 5) e il Friuli-Venezia Giulia (da 17 a 6).

Soffermandosi poi sull’analisi dei luoghi in cui sono avvenuti i furti, il Comando Carabinieri TPC rileva come nel 2015 quasi la metà dei casi abbia interessato edifici di culto (176), seguiti da proprietà private (143). Le sottrazioni nei musei, al contrario, sono un numero esiguo (14), considerando peraltro il cospicuo quantitativo di musei e gallerie presenti sul territorio nazionale: 4.588 nel 2011.
 

 

2012

2013

2014

2015

Chiese

424

295

267

176

Privati

353

273

242

143

Enti pubblici e privati

93

87

77

117

Musei

21

21

23

14

Numero di furti di beni culturali per luogo in cui sono avvenuti. Fonte: Banca Dati Carabinieri

Osservando poi la tipologia dei beni trafugati nel 2012, colpisce un dato interessante: secondo le statistiche dei Carabinieri nel 64% dei casi si tratta di beni librari, cioè libri e documenti, seguiti con un notevole distacco da oggetti chiesastici (11%), opere pittoriche (9%), oggetti numismatici (8%) e sculture (8%).
 

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Tipologia di beni trafugati nell’anno 2012. Fonte: Banca Dati Carabinieri TPC

Concentrandoci ora sull’attività di contrasto al furto di beni culturali, facciamo riferimento innanzitutto alle statistiche dell’ISTAT, l’unica fonte che al momento ne offre un quadro generale. Il prossimo grafico mostra come, dopo una flessione tra il 2007 e il 2010, si stia assistendo a un nuovo incremento del numero di arresti o fermi per questo reato. Incremento che nel biennio 2011-2012 ha replicato i livelli elevati raggiunti nel 2006-2007, per poi addirittura proseguire con decisione fino al picco del 2014, l’ultimo anno monitorato dall’ISTAT.

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Numero di segnalazioni relative a persone arrestate o fermate in relazione a furti di opere d’arte e materiale archeologico nel periodo 2006-2014. Fonte: ISTAT

Considerando complessivamente i reati di furto, contraffazione, esportazione illecita e violazioni in danno del paesaggio, nel 2015 il Comando TPC – come dimostra la prossima tabella – ha denunciato all’Autorità giudiziaria 1.151 persone (di cui 326 per reati in danno del paesaggio), una in più di quelle del 2012. Assai minore nel 2015 il numero delle persone deferite in stato di fermo o arresto in flagranza (6) e di quelle arrestate su provvedimento dell’Autorità giudiziaria (40). Nello stesso anno le perquisizioni domiciliari sono state 601, l’11% in più rispetto al 2014.
 

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Attività repressiva del Comando Carabinieri TPC tra il 2012 e il 2015. Fonte: Banca Dati Carabinieri TPC

In relazione alla totalità dei dati menzionati, nel 2015 le attività operative hanno portato al sequestro di beni culturali per un valore di 83.516.100 milioni di euro (Esclusi i reperti archeologici restituiti da musei stranieri o di non quantificabile valore commerciale. Il valore delle aree e degli immobili sequestrati per violazioni paesaggistiche è invece stato di 15.418.720 euro. Fonte: Attività operativa del Comando Carabinieri TPC del 2015), equivalenti a 21.509 opere d’arte, esclusi i reperti archeologici di varia fattura (per il 32,3% integri), che sono stati 11.696. In tutti i settori si registra una graduale diminuzione nel numero di sequestri. In particolare, per quanto riguarda i beni archeologici, dopo un precedente aumento dei sequestri (passati dai 9.962 del 2011 ai 11.676 del 2012) dal 2013 è iniziato un trend costantemente negativo.
 

 

2012

2013

2014

2015

BENI
ANTIQUARIALI, ARCHIVISTICI E LIBRARI

55227

189587

38488

21509

Armi
artistiche

106

402

156

370

Arte
tessile

1

3

4

2

Beni
librari e archivistici

53648

187484

24083

15890

Ebanisteria

42

189

21

354

Filatelia

0

9

12500

519

Miscellanea

372

167

667

1685

Oggetti
chiesastici

188

226

35

86

Orologi

7

11

5

3

Pittura
e grafica

664

758

665

783

Scultura

183

194

85

101

Strumenti
musicali

2

15

4

3

REPERTI
PALEONTOLOGICI

5799

100615

79214

1507

REPERTI
ARCHEOLOGICI

75702

68261

17981

11696

Beni culturali sequestrati dai Carabinieri del Nucleo TPC nel periodo 2012-2015. Fonte: Banca Dati Carabinieri TPC

Restando nel campo dei beni archeologici, un altro dato interessante è il calo registrato in relazione al numero degli scavi clandestini rilevati dai Carabinieri del TPC e passati da 238 nel 2008 a 59 nel 2014 e 21 nel 2015. Pur rappresentando l’Italia uno dei Paesi più vulnerabili rispetto a questo fenomeno, considerato uno dei crimini più seri che riguardano il patrimonio culturale, sembra che esso sia in grande diminuzione. Da un punto di vista geografico, le regioni maggiormente coinvolte sono la Sicilia, la Puglia e la Sardegna.

È poi importante segnalare che molti degli oggetti sequestrati sono stati individuati tramite un monitoraggio dei siti Web che commercializzano beni di carattere numismatico, libri e documenti d’archivio e reperti archeologici. È un fenomeno di grande interesse e, pur seguendo un andamento complesso, sempre più rilevante anche dal punto di vista quantitativo come mostrato dalla prossima tabella. Dove però stupiscono i dati degli ultimi due anni, in calo vertiginoso: dai 63.798 del 2010, ai 50.686 del 2012 fino ai 712 del 2015. Nello specifico, nel 2014 la maggior parte degli oggetti d’arte individuati e sequestrati tramite la Rete dai Carabinieri sono stati libri e documenti d’archivio (639) e beni di natura archeologica (312, di cui 255 monete), «a dimostrazione che sono di facile smercio, tali da essere spediti con estrema facilità anche via posta». Nel 2015 i sequestri hanno riguardato invece 517 beni numismatici, 154 reperti archeologici, 20 opere false, 17 documenti d’archivio e quattro dipinti.
 

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Numero di beni individuati e sequestrati da siti online nel periodo 2008-2015. Fonte: Banca Dati Carabinieri TPC

Se il furto rappresenta il reato maggiormente diffuso nelle rilevazioni ufficiali in tema di offese contro il patrimonio culturale, la contraffazione assume un peso non indifferente e interessa filiere organizzate che si occupano del percorso dalla produzione del falso fino alla sua commercializzazione. In particolare, tra i beni falsi sequestrati nel 2015, quelli archeologici hanno avuto un fortissimo incremento (+ 3.613%), passando da 29 oggetti nel 2014 a 1.077 nel 2015. Nello stesso anno va invece segnalata la diminuzione dei falsi sequestrati nel settore dell’arte contemporanea, passati dai 1.306 del 2014 ai 507 dell’anno successivo. È una costante l’alto valore dei beni contraffatti sequestrati, stimato dai Carabinieri in 32.354.050 euro nel 2013, 427.251.287 euro nel 2014 e addirittura 3.337.443.254 euro nel 2015.
 

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Opere d’arte false sequestrate nel periodo 2008-2015. Fonte: Banca Dati Carabinieri TPC

Un breve cenno va infine fatto alle infiltrazioni delle organizzazioni mafiose all’interno del traffico di beni culturali, che rappresentano il classico esempio di criminalità organizzata di stampo “tradizionale”, in quanto dotate di una struttura gerarchica ben determinata. Esse, però, non sono necessariamente presenti in un mercato di questo tipo: allo stato attuale, infatti, i dati empirici disponibili non appaiono sufficienti per una valutazione realistica e attendibile dell’effettiva penetrazione di tradizionali gruppi criminali organizzati (gruppi, cioè che potremmo definire “di stampo mafioso”) nel mercato di beni culturali. «Le nostre indagini lambiscono sempre la criminalità organizzata, ma l’unica opera di cui si può affermare che sia stata rubata per conto della mafia è La Natività del Caravaggio scomparsa nel 1969», dice il colonnello Antonio Coppola, comandante del reparto operativo del Nucleo TPC di Roma. «Quello dei boss con l’arte non è certo un rapporto di tipo culturale». «“Con il traffico di opere ci manteniamo la famiglia”, scriveva in un pizzino il superlatitante Matteo Messina Denaro, uno dei capimafia che per l’arte nutrirebbe una passione ereditata dal padre, don Ciccio Messina Denaro, l’uomo che nel 1962 ordinò il furto dell’Efebo di Selinunte (poi recuperato), per il quale chiese al Comune di Castelvetrano (Trapani) un riscatto di 30 milioni di lire mai pagato. A suo figlio Matteo sarebbe piaciuto entrare in possesso del Satiro danzante tirato su dal Canale di Sicilia nel 1997 da un pescatore, restaurato ed esposto al museo di Mazara del Vallo, ma i suoi emissari vennero arrestati prima di mettere a segno il colpo».

Il profilo che più interessa la criminalità organizzata di tipo mafioso è sicuramente la possibilità, unita alle finalità lucrative molto promettenti, di riciclaggio di denaro sporco, dove l’acquisto di opere d’arte può diventare un formidabile terminale di ripulitura e reinvestimento dei proventi illeciti. Sempre secondo il colonnello Coppola, «quadri e reperti sono, per le mafie, un bene rifugio in cui reinvestire con grande facilità i proventi di estorsione e traffici di droga. L’opera d’arte è quello che un tempo erano i diamanti e per chi indaga c’è la difficoltà di trovarli e di dimostrarne la provenienza perché non sempre sono rubati, anzi il più delle volte sono comprati».

È di fine settembre 2016 la notizia del ritrovamento nel Napoletano di due quadri di Vincent Van Gogh trafugati ad Amsterdam 14 anni prima, un tesoro valutato 100 milioni di dollari finito nelle mani della camorra. Si tratta dei dipinti a olio La chiesa riformata di Neunen (1884, 41 x 31 cm) e Vista dalla spiaggia di Scheveningen (1882, 51 x 34 cm), rubati l’8 dicembre 2002 tra le 6 e le 8 del mattino dal museo di Amsterdam intitolato al maestro olandese. Avvolti in un panno di cotone in un casolare a Castellammare di Stabia (la cui proprietà è riconducibile al gruppo del ras del narcotraffico Raffaele Imperiale, detto Lelluccio o’ parente, latitante a Dubai e da sempre con il pallino dell’arte) sono stati trovati dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza nell’ambito di un’operazione antidroga e anticamorra, anche grazie alle rivelazioni dell’ex narcotrafficante pentito Mario Cerrone. Trovati senza cornici, i due dipinti hanno fortunatamente riportato solo lievi danni. L’FBI li aveva inseriti nella lista delle opere d’arte più ricercate al mondo, la Top Ten Art Crimes.

Ha scritto Vincenzo Trione, preside della facoltà di Arti, Turismo e Mercati dell’università IULM di Milano, dove insegna Arte e Media: «Altri due gioielli “dimenticati” alle pareti di uno squallido ambiente. Che potrebbe essere considerato come un’ulteriore sala di quella sorta di invisibile, misterioso e amplissimo museo che custodisce i tesori delle mafie. Quel museo è disseminato un po’ ovunque nel mondo. Si arricchisce continuamente. È come una pinacoteca diffusa, alle cui stanze non è possibile accedere. Vi si incontrano dipinti, sculture, reperti archeologici. Una kunsthalle senza pareti né confini, dietro cui si nascondono trascuratezze museali e ricchezze illegali. Così autentiche pietre miliari dell’archeologia e della storia dell’arte finiscono nelle case di mafiosi o magnati dell’Est europeo». Si pensi ai 17 dipinti rubati a Castelvecchio Veronese il 6 maggio 2016 e rintracciati a Ferragosto in Ucraina, nella regione di Odessa, poco prima di venire trasportati in Moldavia. Tra l’altro, dopo essere stati esposti in una mostra a Kiev. (I 17 dipinti sono stati riconsegnati al museo veneto il 21 dicembre 2016, Ndr).

Se vogliamo coltivare il nostro futuro, non possiamo permettere simili abomini. Al contrario, dobbiamo impegnarci a salvaguardare il nostro immenso patrimonio artistico, attuando una costante opera di “educazione culturale”. E avendo sempre ben chiaro che l’Italia è dotata di uno dei reparti specializzati più efficienti al mondo nel settore della tutela del patrimonio culturale: i Carabinieri del TPC. Il cui Nucleo investigativo, malgrado le modeste dimensioni – poco meno di 300 unità – ha non solo raggiunto un elevato livello di specializzazione, tanto da collaborare in qualità di leading partner con l’INTERPOL in vari ambiti internazionali, ma è anche un reparto modello per i corpi specializzati di tutto il mondo che vengono in Italia per studiarne l’organizzazione e i segreti. Anche per questo è curioso notare come il livello di informazione su un simile esempio di eccellenza sia molto basso. Personalmente ho potuto constatare che, escluso chi conosce il Nucleo TPC per ragioni lavorative e poche altre eccezioni, quasi nessuno è al corrente della sua esistenza.

Nella prossima puntata illustreremo la storia e l’operato di questo reparto dell’Arma specializzato nella tutela del nostro patrimonio culturale e parleremo dei Caschi Blu della Cultura.

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2. Continua

* Fonte: condensato dalla tesi di laurea della milanese Camilla Angelino, 27 anni, dal titolo Crimini contro il patrimonio culturale: analisi empirica e strategie investigative, discussa alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano il 18 ottobre 2016, relatore il professor Gabrio Forti, correlatrice la dottoressa Arianna Visconti. I capitoli della tesi: 1) Il patrimonio culturale: definizione e quadro normativo; 2) Analisi criminologica, con statistiche criminali, il “mercato grigio dell’arte” e i protagonisti del fenomeno; 3) Le indagini e il ruolo del Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, un modello tutto italiano, e la Commissione Fiorilli per il recupero delle opere d’arte fino all’istituzione dei Caschi Blu della Cultura; 4) Conclusioni e bibliografia.

A PROPOSITO

Il furto più misterioso

(e ancora irrisolto):

la Natività del Caravaggio

Nella top ten dei dieci tesori culturali più ricercati al mondo

un’opera sparita nel 1969 a Palermo, tra le ombre della mafia

arte-rubata

La Natività di Caravaggio.

Nella notte tra il 17 e il 18 di ottobre del 1969 svaniva per sempre, rubata con inaudita semplicità, la Natività di Caravaggio, opera magnifica e tra le più importanti dell’ultimo periodo di quel grande pittore, e l’unica dipinta durante l’incerto suo soggiorno a Palermo. Il quadro di grandi dimensioni copriva una parete del mistico e festoso Oratorio di San Lorenzo ed era incastonato nei «teatrini», che ornavano tutto il complesso, dell’altro sommo Giacomo Serpotta. Opera d’arte immensa, dunque, non solo il dipinto, ma nel complesso il luogo in cui si inseriva. Il danno del furto fu inestimabile. E riassunse agli occhi dell’opinione pubblica più civile un’immagine di violenza, di incuria ambientale, di negligenza delle autorità. Un’immagine simbolo dell’inerte decadenza in cui era stata irretita una città una volta orgogliosa. Di questa sorta di stupro alla città, Luca Scarlini ricostruisce in un libro edito da Sellerio la cronaca per moltissimi aspetti controversa. A questa opera, inserita dall’FBI nella graduatoria dei dieci tesori culturali più ricercati, la Rai aveva dedicato questo docu-film interessante che merita di essere rivisto. Per capire.

“Furti d`arte. La Natività di Caravaggio”. Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, 1609 – olio su tela 197×298 cm – rubato a Palermo dall’Oratorio dei Santi Lorenzo e Francesco, il 17 ottobre 1969. “Il mafioso Francesco Mannoia e un altro picciotto della cosca dei Bontade, entrano nell’oratorio forzando una finestrella. I due tagliano, lungo il telaio, il dipinto dall’altare, lo staccano dalla cornice, lo arrotolano e lo portano via, fuggendo indisturbati in motocicletta”.

Le 10 più importanti opere d’arte rubate

arte-rubata

L’urlo di Munch.

Nella storia del mondo e della sua arte ci sono stati alcuni casi di furti memorabili di opere dal valore inestimabile. Alcune opere rubate e ritrovate, come L’urlo di Munch (trafugato nel 2004 e ritrovato nel 2010), altre andate perse per sempre, od almeno fino ad un loro ritrovamento. Opere di Cezanne, Vermeer e addirittura Caravaggio ma come non citare il violino Stradivarius da 91 milioni di dollari e i più di 15000 artefatti iracheni andati persi durante i recenti scontri con gli Stati Uniti.

Di seguito una lista delle 10 opere d’arte più importanti rubate e ricercate in tutto il mondo.

  1. arte-rubata

    Renoir: Madeleine Leaning on Her Elbow with Flowers in Her Hair, rubato a Houston nel 2011.

  2. arte-rubata

    Van Mieris: Un cavaliere, rubato dalla Art Gallery del New South Wales nel 2007.

  3. arte-rubata

    Violini Stradivari della collezione Davidoff-Morini.

  4. arte-rubata

    Due opere murarie di Vanderbilt Whitney.

  5. arte-rubata

    Cezanne, View of Auvers-sur-Oise.

  6. arte-rubata

    Caravaggio, Natività con San Lorenzo e San Francesco.

  7. arte-rubata

    Van Gogh: Vista del mare a Scheveningen.

  8. arte-rubata

    Dali: I due balconi.

  9. arte-rubata

    Vermeer, Il concerto.

  10. arte-rubata

    Artefatti Iracheni.

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Fonte: Bloomberg News