“Coraggiosa gente mia, di Amatrice…”: la denuncia della ricostruzione lenta nel Centro Italia a due anni e mezzo dal devastante terremoto e la notizia del premio Acqui Ambiente assegnato alla giornalista Emma Moriconi mi ha portato a riprendere in mano il suo libro (Amatrice, dolce amara terra mia, Minerva Edizioni) e a puntare su un capitolo che mi aveva molto colpito durante la presentazione, la scorsa estate, alla Galleria Leonardo da Vinci di Cesenatico che pulsava di eventi e mostre innescate dal vulcanico editore Roberto Mugavero.
Il libro è un atto d’amore verso luoghi e gente del cuore dal dolore infinito e di immane speranza per il futuro. Ho conosciuto l’autrice, Emma Moriconi, dal curriculum intenso nonostante la giovane età: ha firmato il lungometraggio Sangue sparso, dedicato alle giovani vittime degli “anni di piombo” e proiettato nei cinema nel 2014. Attrice e regista teatrale, musicista per diletto, ha scritto per numerose testate locali occupandosi prevalentemente di storia e cultura. Autrice di diversi saggi storici, ha pubblicato il suo primo libro con Minerva nel 2015, Donna Rachele mia nonna, la moglie di Benito Mussolini. Dal 24 agosto 2016, data del devastante terremoto che ha colpito la sua Amatrice, si è trasferita stabilmente nella sua terra dove si occupa del recupero del patrimonio artistico, storico e culturale del territorio amatriciano (per inciso, i diritti d’autore sono andati e vanno direttamente al conto corrente del Comune di Amatrice, per concorrere alla difficile ricostruzione). Questo il capitolo dedicato all’umanità di Amatrice e dintorni. (s.gian.)
Cosa dire della mia gente? Che è testarda, ostinata, appassionata… che è gente che lotta, abituata a combattere, pronta, sempre, a lanciare il cuore oltre l’ostacolo. È gente che si alza all’alba, la mia, e va a lavorare, nei campi, negli allevamenti, negli uffici. È gente che ama la sua terra e la difende, e si batte per lei. La gente mia oggi è piegata sotto un peso troppo grande, e ha gli occhi che sembrano vuoti, persi nei ricordi di una vita intera trascorsa qui, tra queste pietre che oggi sono un mucchio di rovine.
Un sorriso lo ha tirato fuori lo stesso, la gente mia. Con l’anima spezzata, il cuore in piccoli frammenti, la mente annebbiata dal dolore, dallo sconcerto, dalla sorpresa, dai tanti lutti che ci hanno colpito. Un sorriso lo trova sempre, la gente mia: un sorriso amaro, è inevitabile, ma è un sorriso, e costa tanto piegare le labbra in un sorriso quando dentro si vive l’inferno. Costa, sì, eppure la gente mia sorride, con il suo cuore grande e tenero, sotto quell’aspetto a volte un po’ chiuso, quello della gente di montagna che deve fare i conti con una natura non sempre amica.
La mia gente è sangue del sangue di coloro che cinquecento anni fa risollevarono la schiena dalle macerie del terremoto del 1639, e che ricostruirono la Città e tutte le sue frazioni.
Conosco la mia gente, è forte, determinata, coraggiosa. All’indomani della tragedia che ha spezzato per sempre le nostre vite, i Tricolori appesi ai muri rimasti in piedi, ai cancelli che non sono caduti sotto la furia immane del terremoto recavano le scritte “Amatrice si rialza – 3:36”, “Con l’aiuto di Dio Amatrice risorge – 3:36”, “Amatrice ce la fa – 3:36”… è in quei Tricolori che ho ritrovato l’orgoglio della gente mia, e in quei sorrisi, e nelle mani che ho stretto, e negli abbracci, e nei loro occhi buoni e tristi ho visto, in fondo, la solita determinazione, quella che conosco bene e che tante volte, da bambina, mi metteva un po’ di soggezione… non sapevo che quella determinazione e quell’ostinazione le avrei ritrovate, nel tempo, anche nel mio dna. Che è lo stesso. Perché quassù il sangue e la terra legano le anime per sempre.
C’è una città da ricostruire, adesso. E subito. La burocrazia non è dalla parte della gente, lo sappiamo. Sappiamo anche, però, che siamo persone che non si fanno menare per il naso. Perché abbiamo un Primo Cittadino (Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice: qui la sua lettera d’addio ai concittadini prima di candidarsi per la Regione Lazio, dove è stato eletto consigliere) che ama la sua terra: lo abbiamo visto scavare tra le macerie a mani nude, per cercare di trovare le persone e salvarne il più possibile, lo abbiamo visto accorarsi davanti alle telecamere e dire, con la morte nel cuore, “Amatrice non c’è più…”. Tutto il mondo ha visto i suoi occhi pieni di lacrime e di dolore per questa terra ferita a morte. E lo abbiamo visto battersi ancora, senza poter dormire, senza poter riposare. Come ha detto il nostro Sindaco Pirozzi: “C’è un diritto indisponibile della gente a vivere nei borghi, nelle contrade e nelle montagne dei Padri. Noi staremo qui”.
Da L’Italia al Centro: come andremo a ricominciare:
- VIDEO / Amatrice e dintorni, due anni e mezzo dopo (di Claudio Moschin / Tv Svizzera.it). A che punto è la ricostruzione? Quanto tempo ci vorrà per riportare le persone nelle loro case? E soprattutto: si può realisticamente pensare che un giorno, nei borghi devastati, la vita possa tornare come prima del sisma?
- La paura e la speranza: da Amatrice la voce di Arianna (di Arianna Ambrogi per Giannella Channel, prefazione della psicoterapeuta Maria Rita Parsi). Arianna ha 18 anni, vive a Roma e frequenta il liceo scientifico. Quella notte del 24 agosto era a passare le vacanze a Collalto, frazione di Amatrice, quando la terra ha ruggito. Ecco un condensato del suo racconto per Giannella Channel, diviso in tre parti (prima, durante e dopo il terremoto) preceduto da una riflessione della nota psicoterapeuta Maria Rita Parsi sul valore terapeutico dello scrivere un diario (e sulla necessità che alla ricostruzione edilizia si aggiunga quella umana).
- Renzo Piano: «La terra trema, ecco il mio progetto generazionale». L’architetto e senatore a vita pensa alla figura dell’architetto condotto, una sorta di medico che si preoccupa di curare non le persone malate ma gli edifici malandati e che sono a rischio di crollo in caso di terremoto
- L’identità futura delle Marche, museo diffuso, è nella memoria (introduzione di Salvatore Giannella, testo di Fernando Ferroni per Giannella Channel). Le riflessioni di salvatori dell’arte e studiosi di Futura Festival perché il futuro non crolli in quelle care terre
- Per l’identità futura di Marche e Umbria ci saranno d’aiuto lo stupore e il pudore (di Italo Moscati per Giannella Channel). Un noto regista e scrittore ci invita a tornare a innamorarci dell’Italia centrale ferita dal sisma e della penisola tutta, dalla Sicilia alle Alpi, che si presenta nello spettacolare fascino nel suo film “1200 km di bellezza”, grazie agli archivi Luce
- Mettiamo in una banca-dati gli archivi ecclesiastici, fonte di continuità per la storia delle Marche e dell’Umbria (di Giovanna Rotondi Terminiello per Giannella Channel)
- Marche e Umbria intatte aspettano i turisti solidali (di Vittorio Sgarbi per Giannella Channel). Il noto critico d’arte rivolge un appello, specie ai tanti che, dopo aver prenotato una vacanza, hanno mandato disdetta: “Tornate, fuori dal cratere sismico le due regioni hanno luoghi santi all’arte e alla religione, e borghi profumati di tartufo”
- Tiriamo fuori tutti i talenti d’Italia e riscopriamo come bussola l’articolo 9 della Costituzione (illustrazioni di Ro Marcenaro per Giannella Channel)
- Un cantiere di idee per una società sismica (di Roland Guenter per Giannella Channel). Un architetto tedesco invita a ripartire da un cantiere dove i nomi delle vittime, le storie delle persone e i pensieri più alti di letterati, creativi e filosofi potranno disegnare una grande opera collettiva e al tempo stesso individuale
- Umbria: mettiamo in tavola i saporiti gioielli del Centro Italia. Per aiutare i produttori e gli allevatori dell’Umbria, ferita con le Marche dal sisma, acquistiamo i loro prodotti tipici
- E adesso mettiamo in tavola i saporiti gioielli delle Marche. Possiamo aiutare agricoltori, produttori e allevatori delle Marche ferite dal sisma acquistando i loro prodotti tipici
- Per favore, marchigiani, continuate a conquistarci con il vostro carattere (di Filippo La Porta per Giannella Channel). ll sisma mette a durissima prova, insieme al dolce paesaggio, quel profilo umano degli abitanti delle Marche che Guido Piovene negli anni Cinquanta identificava in una intelligenza ironica, che si accontenta del poco, in laboriosità e mitezza, in uno “scetticismo sottile che è come l’altra faccia della bontà”
- Quando le Marche e dintorni fecero da Silicon Valley del Medio Evo. L’Italia centrale ferita dal sisma è stata la culla linguistica del nostro Paese, ci ricorda un noto critico letterario. Qui, di abbazia in abbazia, è stato trasmesso dagli amanuensi un patrimonio immenso di conoscenze umanistiche e scientifiche. In nome di quella rete di ieri, torniamo a stringerci a loro solidalmente
- Dall’Umbria un’esperienza e un’indicazione: semplifichiamo la nostra vita (di Enrica Antonioni per Giannella Channel). Enrica, moglie del regista Michelangelo Antonioni, narra com’è cambiata la sua vita dopo i giorni della paura in Umbria, nel borgo medievale dove abita. E descrive i luoghi del suo cuore dove riscoprire la bellezza, la poesia e l’arte di vivere con semplicità
- Preghiera per l’Appennino: il prossimo festival di Sanremo facciamolo all’Aquila. E il Consiglio dei ministri? In Calabria (di Franco Arminio). Passerà la neve, passeranno le scosse e tutto tornerà come prima. Il governo deve cambiare completamente passo. E ci vogliono segnali clamorosi, anche di tipo mediatico, per far decollare l’intero cantiere Appennino
- I monumenti di Arquata del Tronto, nelle Marche, prima delle scosse, nel censimento fatto dal futuro “salvatore dell’arte”, Pasquale Rotondi (testo di Pasquale Rotondi, introduzione di Salvatore Giannella)
- Museo delle Arti monastiche di Serra de’ Conti, Marche intatte: nel museo dove il tempo è sospeso (di Riccardo Pascucci con Antonio Perticarini per Giannella Channel). Invito alla visita nel Museo di Serra de’ Conti che ti permette un immaginario e coinvolgente viaggio nelle stanze dove vivere la cultura del silenzio
- Un gesto nobile per salvare le opere d’arte rovinate dal terremoto dell’Aquila. La famiglia di restauratori piemontesi Nicola di Aramengo (Asti) ha promosso un’iniziativa di solidarietà, una campagna per restaurare le opere d’arte.
- Sisma in Umbria: 260 opere messe in sicurezza da 10 giovani restauratori fiorentini
- Monsampolo del Tronto, Marche intatte: benvenuti nella cripta che conserva i segreti delle mummie (di Sonia Orlandi per Giannella Channel). Nei sotterranei della cripta di una chiesa di Monsampolo del Tronto è affiorata una delle testimonianze più interessanti di costume contadino di fine Settecento
- Toccherà ai poeti ridisegnare con la forza delle parole gli orizzonti sbriciolati dalla forza della natura (di Grazia Stella Elia per Giannella Channel). Una poetessa pugliese sogna che nella desolazione dell’Italia centrale potrebbe arrivare la Poesia grazie a volenterosi narratori disposti a portare in piazza e nei teatri la voce dei poeti, capace di giungere al cuore e toccarlo benevolmente, tacitamente, soavemente. In più, i versi riscoperti di Salvatore Quasimodo a suo padre, fiero capostazione a Messina devastata dal sisma del 1908