Il quadro Vaso di fiori del pittore olandese Jan van Huysum, trafugato
dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, torni agli Uffizi.
Sono passati cento giorni dall’appello lanciato dal direttore del museo fiorentino, il tedesco Eike Schmidt, ma l’opera resta ancora in mano agli eredi del caporale della Wehrmacht Herbert Stock che l’aveva trafugata e poi inviata a casa. Loro, gli eredi del ladro, resistono e si trincerano dietro lo scudo dei loro legali, come fa capire questo lodevole reportage sul campo di Annalisa Venditti, la tenace cronista Rai del popolare programma “Chi l’ha visto?”.
Oddio, passi avanti se ne sono fatti e tanti. Il settimanale tedesco Der Spiegel, per esempio, ha riprodotto la lettera che prova il furto. Il 17 luglio 1944 il soldato Stock, durante la ritirata delle sue truppe, ruba la tela di van Huysum (1682-1749) dal deposito dei capolavori degli Uffizi evacuati in una villa della campagna fiorentina e informa la moglie Magdalena che le avrebbe spedito un’opera d’arte:
E così la natura morta degli Uffizi arrivò nella città del ladro nazista, Halle an der Saale, in Sassonia, vicino a Lipsia. Dell’opera non si saprà più nulla, come degli altri 1.651 tesori d’arte trafugati in quel periodo: la loro lista completa, come è noto ai lettori Giannella Channel e oltre, è nel MAiO, il Museo dell’arte in ostaggio sorto nel 2015 a Cassina dei Pecchi, alle porte di Milano, il cui simbolo è il Fauno ridente, la prima opera scultorea di Michelangelo.
A Capodanno il direttore degli Uffizi ha platealmente affisso una copia in bianco e nero dell’opera rubata e parlato ai media, soprattutto parlando nella sua lingua, il tedesco, alle radio e tv tedesche:
Per l’occasione Schmidt ha chiesto che le istituzioni lavorassero “con diplomazia culturale” per abolire la prescrizione sui furti di capolavori da parte del Reich.
I carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, guidati dal maggiore Lanfranco Disibio e coordinati dai magistrati Giuseppe Creazzo e Antonino Nastasi, hanno ricostruito la storia del quadro: un olio su tela appartenente alle collezioni di Palazzo Pitti dal 1824, quando fu comprato dal granduca Leopoldo II per la Galleria Palatina. Per oltre 100 anni rimase nella sala dei Putti. Nel 1940 il quadro fu portato nella villa medicea di Poggio a Caiano. Nel 1943 fu spostato nella villa Bossi Pucci, sempre a Firenze: fu lì che il caporalmaggiore della Wehrmacht del settore logistica lo rubò. Ora la Procura, dopo complesse indagini tra Londra, Zurigo e Monaco di Baviera, ha iscritto nel registro degli indagati quattro persone. Tra loro i parenti del soldato nazista. Sono accusati di tentata estorsione ai danni degli Uffizi in quanto hanno richiesto, tramite due legali tedeschi (anche loro indagati) e con cinque lettere, due milioni di euro, poi scese a un milione. Ma la risposta delle autorità italiane è secca: “La legge italiana vieta l’acquisto di opere trafugate. Dobbiamo bloccare la vendita e dobbiamo farcela restituire”.
Che l’opera debba tornare agli Uffizi dalla Germania si è detta convinta, a nome del governo tedesco, anche Angela Merkel: “È certamente chiaro che l’opera appartiene alla collezione degli Uffizi. Nell’ambito delle sue responsabilità il Governo federale sostiene il raggiungimento di questo obiettivo”. Così il ministro Michael Roth ha risposto al parlamentare italo-tedesco del Bundestag Fabio De Masi, deputato del gruppo della Linke (La sinistra), autore di una interrogazione sul furto. “Il ministero degli Esteri tedesco ha ripetutamente consigliato di restituire volontariamente il dipinto agli Uffizi”, ha aggiunto il ministro Roth. “È responsabilità dell’autorità giudiziaria dei Lander esaminare l’ammissibilità del sequestro di un bene da parte di un’altra autorità giudiziaria di uno stato membro dell’Unione Europea in un procedimento penale ivi condotto”.
Il direttore degli Uffizi si dice soddisfatto doppiamente per questi sviluppi politici: “Da un lato perché il fatto che la vicenda del Vaso dei fiori sia stata posta al centro di un’inchiesta parlamentare testimonia quanto anche il popolo tedesco abbia a cuore che la restituzione possa andare a buon fine. Dall’altra perché il governo tedesco riconosce ufficialmente ciò che noi sosteniamo da tempo: e cioè che la casa legittima del capolavoro di van Huysum è a Firenze, in Palazzo Pitti”.
È primavera, i fiori di van Huysum torneranno a fiorire nelle Gallerie degli Uffizi, vogliamo esserne certi.
A PROPOSITO/ Chi è la giornalista-detective di Chi l’ha visto?
Annalisa, con la telecamera a caccia dei tesori rubati
Annalisa Venditti (Roma, 1977) è giornalista, scrittrice e autore televisivo. Nel 2003 si è laureata in Lettere con una tesi in Archeologia e Storia dell’arte greca e romana. Ha iniziato a lavorare nella carta stampata come critico teatrale, poi in programmi di intrattenimento e di informazione della RAI. Ha pubblicato articoli di divulgazione scientifica e libri di narrativa, tra i quali: L’albero di Millì e Andrea Baroni. Il cavaliere delle rose e delle nuvole. Il suo cortometraggio storico La Voce di San Gerardo – che racconta il ritrovamento di un giornale fatto interamente a mano da ufficiali italiani internati nei lager tedeschi – ha ottenuto molti riconoscimenti. Nel 2016 ha firmato, come coideatore e autore, il programma Vertigo. Gli abissi dell’anima, in onda in prima serata su Rai 3. Si occupa da anni di cronaca nera e omicidi irrisolti.
Per “Chi l’ha visto?” (Rai 3) indaga anche sui furti d’arte e sui danni al nostro patrimonio artistico. È del 2016 il suo primo romanzo giallo: Il giorno dell’Assoluzione. È autrice di un testo teatrale contro la violenza di genere, Donne Perse(phone), dei Merangoli editore, e in scena per la regia di Paola Sarcina.
- Quei 1.653 tesori rubati da Hitler e ancora prigionieri di guerra
- Nel Montefeltro marchigiano sulle orme di Pasquale Rotondi, salvatore dell’arte italiana. Tra Pesaro e Urbino si snodano una collana di borghi ideali che furono esplorati dal Soprintendente delle Marche prima di trovare gli edifici sicuri ove dare salvezza a ben 7.821 tesori culturali a lui affidati
- Roberto Malini, l’italiano che ha salvato l’arte dell’Olocausto. E i dipinti condannati alla damnatio memoriae. La storia straordinaria di Malini, che viaggiando in mezzo mondo ha recuperato e donato al Museo della Shoah 240 opere di artisti vittime dell’Olocausto
- Cercatori di tesori in Italia. Quei tesori d’Italia che intrigano gli Indiana Jones. Armati di metal detector, i predatori di antiche ricchezze scandagliano terreni ed esplorano fortezze dal Piemonte alla Sardegna. Per vivere il brivido del ritrovamento
- Gli 007 dei Carabinieri riportano in Italia da Ginevra 45 casse di reperti romani ed etruschi trafugati. Erano in depositi di proprietà dell’antiquario inglese Robin Symes, arrestato
- I monumenti di Arquata del Tronto, nelle Marche, prima delle scosse, nel censimento fatto dal futuro “salvatore dell’arte”, Pasquale Rotondi (testo di Pasquale Rotondi, introduzione di Salvatore Giannella)
- Francesco Papafava, l’uomo che ha combattuto nella ex Jugoslavia per salvare i suoi tesori d’arte. Fino all’ultimo pendolare tra la sua casa sulle rive dell’Arno e il Kosovo per invocare un aiuto (concesso) affinché possano rinascere 1.800 monasteri e affreschi stupendi
- Crimini contro il patrimonio culturale: analisi empirica e strategie investigative. “La dichiariamo dottoressa in legge grazie alla sua tesi su guardie e ladri d’arte”. Una serata condotta dal capitano Francesco Provenza, impegnato nel recupero delle opere d’arte, la scintilla per una documentata tesi di laurea
- Ritrovato dopo 70 anni il Cristo rubato a Lucca dai nazisti. Gli 007 dell’arte dei Carabinieri, sezione Toscana, guidati dal maggiore Lanfranco Disibio, hanno recuperato una scultura in terracotta di Matteo Civitali, del valore di oltre un milione di euro, trafugata dalle truppe tedesche
- Finalmente esposto a Bonn e Berna il tesoro di Hitler custodito da Gurlitt. Due mostre per fare chiarezza ed esortare altri eredi a richiedere la restituzione di opere trafugate in Italia e nel resto dell’Europa.
- L’Italia ringrazia l’avvocato cacciatore di tesori perduti, Maurizio Fiorilli. Un ritratto del mantovano Fiorilli, inflessibile avvocato di Stato che dal 1965 ha rappresentato l’Italia in vari tribunali del mondo. Grazie alla sua diplomazia culturale ha riportato a casa tanti capolavori, soprattutto tesori archeologici, saccheggiati in anni recenti, meritandosi l’appellativo di “flagello dei predatori di tombe”.
(via mail)
Furto ed estorsione non sono reati in Germania? Il parere di Sgarbi sul furto nazista di una tela
A proposito di uno dei tantissimi quadri rubato dai nazisti agli Uffizi di Firenze, credo sia utile far conoscere il pensiero di Vittorio Sgarbi sull’argomento (nella sua rubrica settimanale su OGGI, dal titolo “Gli eredi dei nazisti non facciano i furbi”).
“Raubkunst”. È l’arte depredata dai nazisti che la civilissima Germania non provvede ancora a restituire, tenendo in deposito oltre 2.100 opere in attesa di restituzione. Non sempre è facile risalire ai legittimi proprietari, ma anche quando si riesce le pratiche sono così complicate da far sospettare sulle reali intenzioni degli amici alemanni.
È il caso del dipinto floreale di Jan van Huysum, denunciato alla stampa dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt… quell’opera sta ancora in mano agli eredi del ladro, in Germania. Questi eredi, seppure non ignari del furto, hanno ugualmente contattato gli Uffizi per chiedere un riscatto in cambio della restituzione. Scandaloso. Le autorità tedesche ammettono, ma oltre non vanno, come se di più non si possa fare. Scherziamo? Furto ed estorsione non sono reati da quelle parti? Cosa aspettano a riconsegnare il quadro al più presto? Schnell, danke“.