A proposito del lodevole invito al turismo solidale nelle Marche e per le Marche segnalo una possibile méta d’eccellenza in provincia di Ancona, da me visitata di recente. Ero a Osimo con mia moglie Giustina per presentare una mostra dei nostri progetti di tele stampate create da sette generazioni nella nostra bottega di Gambettola e la sera del sabato eravamo liberi da impegni. Mi viene in mente l’indicazione di un amico di andare nella vicina Serra de’ Conti a vedere il Museo delle Arti Monastiche, dall’intrigante sottotitolo “Le stanze del tempo sospeso”. Da Osimo la strada procede verso Jesi e quella sera il sole era particolarmente luminosa e scivolando nel tramonto lasciava un cielo variegato di colori.

Le pietre cotte, pulite e ordinate una sull’altra ci hanno dato il benvenuto in quella città marchigiana. Non mi pare di ricordare quartieri sgangherati di una civiltà moderna eclettica e priva di buon gusto che ti vengono incontro in certe città. Serra de’ Conti si presentava così accogliente con la sua aria pulita direttamente con i muri che raccontano la storia del suo glorioso passato (tra i suoi personaggi illustri conta tale Rinaldoni, che fu aiutante maggiore di Giuseppe Garibaldi, un certo Nicolini, che fu segretario del triumvirato della Repubblica romana e, noto per motivi non nobili, Joe Adonis, che qui visse alcuni anni in soggiorno obbligato, ricevendo visite di attricette e cantanti di grido). Rileggo brani sul mio diario.

C’è movimento in quel pomeriggio inoltrato, c’è gente che si incammina rasente a quei muri. Improvvisamente un grande striscione attraversa la strada da un palazzo all’altro “Serra de’ Conti / La nottenera”.

Chiediamo del museo e gentilmente ce lo indicano. È nel complesso del Palazzo Comunale. Paghiamo il prezzo di un modico biglietto ed entriamo a visitare gli spazi che un tempo ospitavano un convento di suore e che oggi raccoglie in ambienti di grande suggestione i reperti di cultura materiale appartenuti al vicino monastero di Santa Maria Maddalena. “C’è un percorso da rispettare, vieni qui”, mi esorta Giustina che mi vede vagare soprappensiero. Ci guida con efficace cortesia un responsabile del museo. Le sue parole aumentano il piacere della comprensione della storia racchiusa nelle mura: “Le persone che entrano in questo museo non sono dei semplici visitatori, ma degli spettatori attivi, invitati a calarsi nei panni di diversi personaggi protagonisti di un percorso teatrale audioguidato”.

Attraverso il racconto di piccoli avvenimenti quotidiani, si ripercorrono, con un immaginario e coinvolgente viaggio, le tappe fondamentali della storia del monastero, in un periodo compreso tra i secoli XVI e XX. Le voci registrate di alcune attrici accompagnano il visitatore, per una conoscenza approfondita e consapevole della realtà spesso insondabile della clausura. Il percorso teatrale è individuale e risponde all’esigenza di conservare l’intimità di un’esperienza non solo conoscitiva, ma anche emotiva. Nella sala dedicata al laboratorio si può assistere alla proiezione di un video dove sono riprese le monache che abitavano il monastero fino a pochi anni fa, intente allo svolgimento delle loro attività ordinarie.

Gli oggetti esposti sono stati ritrovati negli ambienti del monastero di S. Maria Maddalena, che dal 1586 ha mantenuto la sua sede originaria accanto al museo. Ceramiche, utensili da cucina, contenitori in vetro per la spezieria, ma anche ricami, pizzi al tombolo e disegni ornamentali per paramenti sacri, sono sopravvissuti alle alterne vicende del monastero, conservando, a volte, quel particolare aspetto d’infinitezza che li caratterizza. Il percorso è un viaggio originale all’interno di un racconto che via via ti prende e ti accompagna a toccare le cose, ad annusarle e ad aprire credenze antiche per prendere buste bianche piene di semi di fiori da spargere poi nella terra. Gli oggetti erano rimasti nelle “stanze del tempo sospeso”, sistemati in cassette, armadi e cassapanche come per essere ripresi e completati. La sospensione dell’attività manuale è propria della vita monastica, dove il lavoro è importantissimo, ma non prevarica mai il tempo della preghiera e della meditazione.

I materiali esposti sono stati scelti in base alle testimonianze reperite dagli Offici monastici (i compiti specifici assegnati ad ogni membro della comunità) e dagli antichi inventari che le suore stilavano in occasione delle visite pastorali. Gli oggetti sono stati lungamente adoperati a volte sino alla consunzione e in alcuni casi sono stati destinati a una funzione diversa da quella originale. In seguito sono stati accantonati o per l’immissione nel mercato di prodotti tecnicamente più avanzati o per il venir meno di abilità specifiche da parte delle suore, come avvenne ad esempio per la ceroplastica.

Attraversando le sale del museo si percepisce la dimensione di una quotidianità che ha come sfondo le voci sommesse delle suore, il loro canto, le loro preghiere, i passi nei corridoi, il battere delle spole nei telai, il rumore delle stoviglie, il suono della campanella e… il silenzio, che prelude alla ripresa gioiosa delle attività. Le clarisse hanno animato per secoli la vita spirituale e culturale del paese, rappresentando un punto di riferimento importante non solo nei momenti storici più difficili. La consapevolezza del valore storico e religioso del monastero è molto viva ancora oggi, e la si può percepire passeggiando per i vicoli di Serra de’ Conti.

È un’emozione unica, originale, fatta di pochi passi che ti lasciano dentro frammenti di quei luoghi, schegge di silenzi e di parole sospese. All’uscita ci incamminiamo nel buio e ascoltiamo la festa, felici di aver trovato quel frammento d’Italia, per noi pieno di bellezza.

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FOTOGALLERY

Un microcosmo tra lavoro e preghiera scandito dal suono della campanella

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Riccardo Pascucci (Gambettola, 1953) continua con successo, nel rispetto della tradizione e nello slancio dell’innovazione, l’arte ereditata dalla famiglia di tintori d’origine marchigiana che dal 1826, nella romagnola Gambettola, ha avviato l’attività della stampa su tela in una bottega piena di canapa, lino e colore di aceto.
Antonio Perticarini (Recanati, 1955), dopo aver completato gli studi classici, cura come responsabile i musei di Recanati e di Serra de’ Conti. Ha l’hobby della musica classica: per questo invade di note, periodicamente, i musei da lui diretti.

INDICAZIONI

COME ARRIVARE

  • roadIN AUTO. Autostrada A14

    Dall’uscita al casello A14 Senigallia, procedere in direzione nordovest, alla rotonda prendere la SP360 Arceviese per Km. 25 fino a incontrare l’indicazione Serra de’ Conti.

  • bus-stopIN AUTOBUS. Dalla stazione ferroviaria parte l’autobus ATMA/Bucci per Serra de’ Conti.
  • subwayIN TRENO. La stazione ferroviaria più vicina è quella di Senigallia, per poi proseguire in autobus. Per consultare gli orari dei treni visitare il sito web delle Ferrovie dello Stato.
  • airportIN AEREO. Aeroporto Raffaello Sanzio Falconara/Ancona. Autobus ATMA Aeroporto/Senigallia.

CONTATTI

MUSEO DELLE ARTI MONASTICHE: “Le stanze del tempo sospeso”

via Armellini, 2/B 60030 Serra de’ Conti (AN)

A PROPOSITO/ NELLE MARCHE, PER LE MARCHE

Il mosaico dei turismi in natura e di cultura a Serra De’ Conti e dintorni

Turismi in natura

  • 06b agriturismoAgriturismo
  • 07b escursioni biciclettaEscursioni in bicicletta, mountain bike, piste ciclabili
  • 05b picnic scoutismo vacanze scolastiche familiariPicnic, scoutismo, vacanze scolastiche e famigliari
  • 09b trekkingTrekking a piedi, sentieri natura, passeggiate nel verde

Turismi di cultura

  • 24b-artigianato Artigianato e collezioni
  • 25b concerti musica teatroConcerti, musica, teatro, feste, balletto, danze, festival, eventi di costume, folklore
  • 21b itinerari gastronomiciItinerari gastronomici
  • 19b-musei-e-beni-storici Musei e beni storici, architettura, monumenti, castelli
  • 22b turismo religiosoTurismo religioso (luoghi sacri, convegni, monasteri, cattedrali)

Mangiare e dormire bene a Serra de’ Conti

I ristoranti e hotel da noi consigliati sono:

ESCURSIONI IN BICI, MOUNTAIN BIKE, PISTE CICLABILI

  • La panoramica da San Paterniano, dall’Appennino alle onde

    Percorso ideale per chi ama andare in bici e praticare attività sportiva. L’itinerario parte da piazza Leopardi per salire verso San Paterniano, percorrendo una salita che soddisferà anche chi cerca un percorso più impegnativo del solito. Terminata la salita, la fatica verrà ripagata da una vista unica e spettacolare del borgo di Serra de’ Conti e del magnifico paesaggio che lo circonda, che va dall’Appennino alle onde dell’Adriatico a est. Caratteristiche del percorso. Lunghezza: circa 5,1 Km; fondo: strada asfaltata e tratti di fondo ghiaioso.

  • Verso il Montale

    …partendo dal paese di Barbara, attraverso un strada panoramica di crinale in cui lo spettacolo dei colori proprio dei campi coltivati, riempiono la cornice di paesaggio nella quale la catena dei rilievi preappenninici fa da sfondo, il percorso giunge alla frazione più vicina tra quelle del comune basso-montano di Arcevia, Montale, un borgo medievale fortificato, popolato oggi solamente da qualche anima. Caratteristiche del percorso. Lunghezza, circa 12 Km; fondo: strada asfaltata; mezzi consigliati: auto – motocicli – bici.

  • L’impietrata di San Fortunato

    Serra ha un’origine collocata approssimativamente nell’Alto medioevo. Quando la valle del Misa divenne feudo imperiale vennero formati nuovi nuclei urbani nell’area, tra i quali, appunto, Serra. Il Misa, che è l’unico fiume che attraversa il comune di Serra finendo il suo percorso a Senigallia, è di carattere prevalentemente torrentizio. Lungo le sue sponde si possono trovare sentieri grazie ai quali è possibile osservare la sua flora e la sua fauna. Questo itinerario propone un percorso che vi porterà ad attraversare il fiume Misa in un tratto davvero particolare, ovvero l’impietrata, un attraversamento di epoca romana tuttora visibile e percorribile… Caratteristiche del percorso. Lunghezza: circa 20 Km; fondo: strada asfaltata; mezzi consigliati: auto – motocicli – bici.

  • Giro intorno al Farneto

    È un itinerario ad anello dal forte interesse paesaggistico, che tocca uno dei luoghi più suggestivi della campagna serrana. Il nome Farneto è legato all’antica presenza di una selva di farnia (una tipologia di quercia). La zona è prevalentemente collinare, a vocazione agricola, caratterizzata dalla notevole presenza di vigneti di Verdicchio (sono presenti due importanti aziende vinicole); evidenti sono le testimonianze relative al periodo della mezzadria, quando la zona era fittamente popolata, per la presenza di abitazioni coloniche e di una scuola risalente ai primi anni del Novecento. La collina domina l’alta valle del torrente Caffarelli e si può godere di una vista unica che abbraccia l’alta Valle del Misa, la catena appenninica (dal Monte San Vicino al Monte Nerone) e i centri storici di Castiglioni, Serra de’ Conti e Montecarotto. Caratteristiche del percorso. Lunghezza: circa 18.7 Km; fondo: strada asfaltata; mezzi consigliati: auto – motocicli – bici.

  • A spasso tra Barbara e Serra

    Un tour panoramico che attraversa i borghi, le campagne e le località di Barbara e Serra passando per le strade che offrono scorci collinari panoramici, arrivando fino a toccare la piccola ma molto caratteristica frazione di Montale di Arcevia… Caratteristiche del percorso. Lunghezza: circa 20 Km; Fondo: strada asfaltata; mezzi consigliati: auto – motocicli – bici.

TREKKING A PIEDI, SENTIERI NATURA, PASSEGGIATE NEL VERDE

  • L’impietrata di San Fortunato

    Serra ha un’origine collocata approssimativamente nell’alto medioevo. Quando la valle del Misa divenne Feudo Imperiale vennero formati nuovi nuclei urbani nell’area, tra i quali, appunto, il nostro borgo. Il Misa, che è l’unico fiume che attraversa il comune di Serra, è di carattere prevalentemente torrentizio. La sua sorgente si trova nelle pendici sud-occidentali dell’anticlinale arceviese nella zona di San Donnino che si trova nel comune di Genga, e dopo 45 km termina il suo percorso a Senigallia sfociando nel Mare Adriatico. Lungo le sue sponde si possono trovare sentieri grazie ai quali è possibile osservare la sua flora e la sua fauna. Questo itinerario propone un percorso che vi porterà ad attraversare il fiume Misa in un tratto davvero particolare, ovvero l’impietrata. Si tratta di un attraversamento di epoca romana, tuttora visibile e percorribile, soprattutto in periodi di secca.

ARTIGIANATO E COLLEZIONI / CONCERTI, MUSICA, TEATRO, FESTE, BALLETTO, DANZE, FESTIVAL, EVENTI DIU COSTUME, FOLKLORE

  • Grugni e crespigne

    La manifestazione nasce nel 2013 ed è incentrata sulla conoscenza e valorizzazione delle erbe spontanee nella cucina, prendendo spunto dagli antichi ricettari provenienti dal monastero di Santa Maria Maddalena. L’idea alla base di “grugni e crespigne” è quella di riaffermare una cucina legata alla tradizione, ai veri sapori, al territorio e alla stagionalità in contrapposizione al dilagante fenomeno del fast food.

  • Nottenera

    È una festa che si svolge a Serra in agosto. Il buio come elemento di relazione e scoperta dell’altro e dell’altrove è l’elemento cardine, innovativo e provocatorio, che ha caratterizzato ogni edizione del Festival. Si spegne la pubblica illuminazione e prende corpo un susseguirsi di performances teatrali, di installazioni visive e sonore, di mostre, workshop, musica e molto altro. Una notte suggestiva e coinvolgente da trascorrere nel centro storico tra luci (quelle degli spettacoli), ombre e oscurità.

  • Festa della Cicerchia

    A Serra, nel cuore delle terre del Verdicchio, si tiene questa manifestazione enogastronomica unica nel suo genere, attraverso la quale viene celebrato un legume povero che per secoli ha fatto parte della cultura alimentare locale, si riscoprono i sapori della memoria che così vengono mantenuti vivi, si promuovono i prodotti tipici di qualità e si salvaguardano dall’estinzione realtà produttive minori.

ITINERARI GASTRONOMICI

  • La cicerchia di Serra de’ Conti.

    Ha sempre fatto parte della cucina povera delle campagne marchigiane, si pianta all’inizio di aprile e si raccoglie in piena estate, non ha bisogno di particolari cure, resiste bene anche alla siccità. Come tutti i legumi ha un buon rapporto proteico, pochi grassi, molti amidi. Caduto in disuso negli anni successivi al boom economico, è stato recuperato alla fine degli anni Novanta e può vantare oggi il riconoscimento di Presidio Slow Food. Oggi la cicerchia di Serra è un prodotto ricercato e di qualità, apprezzato da gastronomi, ristoratori e amici della buona tavola, desiderosi di riscoprire i sapori e i piatti della storia. Per celebrare questo legume, simbolo della tradizione contadina serrana, è nata nel 1997 una festa, che si tiene ogni anno a fine novembre.

  • Olio extravergine di oliva

    L’olivo ha sempre rappresentato una delle specie arboree più caratterizzanti il paesaggio agrario serrano; un tempo era ampiamente diffuso nelle campagne (fino agli anni 50, prima della cosiddetta rivoluzione agraria) dove lo si ritrovava spesso associato a superfici destinate a seminativo. Attualmente l’olivicoltura è meno consistente rispetto al passato, dal punto di vista quantitativo, ciononostante rappresenta ancora un indiscutibile eccellenza enogastronomica. L’extravergine nasce, in genere, da olive delle cultivar Frantoio e Leccino alle quali le varietà locali apportano caratteristiche uniche. La Raggia, tipica dell’anconetano, conferisce toni erbacei e di mandorla verde con un gusto leggermente amaro e piccante; la Rosciola, altra tipologia locale, spicca per i sentori floreali e un leggero fruttato armonico. Fondamentale è poi la fase di molitura, che ha luogo negli storici frantoi a macina o nei più moderni impianti a “ciclo continuo”; in entrambi i casi massima è la cura e l’esperienza degli operatori, sempre attenti a fornire un prodotto di prima qualità.

  • Vino di visciola

    È una bevanda alcolica (circa 14°) a base di ciliegie acide, ovvero dei frutti di Prunus cerasus, pianta molto diffusa nelle campagne marchigiane. Rappresenta una peculiarità delle Marche e una delle zone classiche di produzione è proprio Serra, dove ancora è viva la tradizione di questo vino dolce, ottimo come fine pasto con un dessert o da degustazione. La nascita di questa bevanda deriva dall’esigenza, nei secoli passati, di rendere più gradevole il sapore dei vini rossi mascherandone i difetti con l’aggiunta di queste piccole ciliegie selvatiche. La metodologia di produzione è completamente artigianale e prevede la raccolta a mano delle visciole nel mese di giugno; queste vengono poi messe in damigiane di vetro con lo zucchero ed esposte al sole a fermentare per circa 50 giorni. Una volta completata la fermentazione, il frutto viene aggiunto al mosto di vino rosso per una seconda fermentazione; poi il prodotto viene lasciato ad affinare per alcuni mesi ed è pronto per essere gustato.

  • Verdicchio dei Castelli di Jesi

    Il Verdicchio dei Castellli di Jesi DOC è annoverato tra i grandi vini bianchi italiani e molti riconoscimenti ha ottenuto e sta ottenendo anche a livello internazionale. Il vitigno è considerato autoctono delle Marche e le prime testimonianze di coltivazione risalgono al XVI secolo; deve il suo nome al fatto che l’acino, anche a piena maturazione, presenta ancora evidenti sfumature di verde. La zona di produzione comprende diversi comuni, la maggior parte nella provincia di Ancona, gravitanti intorno alle valli dell’Esino e del Misa; Serra ricade interamente nell’areale previsto dal disciplinare e vanta nel suo territorio alcune eccellenti cantine.

  • Agresto (aceto dolce)

    È un aceto dolce a base di mosto cotto, denso, con forte nota acidula. Dolce e aspro insieme, era ben conosciuto nell’antica Roma e per secoli ha costituito il condimento base, soprattutto nella cucina medievale.

  • La sapa

    La sapa è un prodotto denso, dal sapore fruttato dolce e acido. Si preparava nelle case in occasione della vendemmia, scegliendo l’uva ben matura. Si filtrava il mosto fiore e si faceva bollire per 15 ore circa, si lasciava raffreddare e depositare e il giorno seguente si imbottigliava. Da quattro litri di mosto si otteneva un litro di nettare d’uva. Un tempo si usava per migliorare i dolci di Natale e Carnevale, per preparare tortini dolci con ripieno di marmellate e confetture casalinghe, per perfezionare le crostate di frutta e la frutta cotta, per impastare ciambelle, per degustare formaggi freschi e stagionati, come condimento per polenta ed oggi anche sulle carni e verdure.

  • Il Granoturco “Quarantino 12 file”

    Questo granoturco era molto diffuso nelle campagne marchigiane fino agli anni Sessanta del secolo scorso, quando venne soppiantato dagli ibridi di importazione per la loro maggiore redditività. Quasi scomparsa, la varietà è stata recuperata qualche anno fa nel territorio di Serra e salvata da una quasi certa estinzione. il nome Quarantino deriva dal fatto che intercorrono appunto circa 40 giorni dal momento della semina a quando si forma la spiga. La peculiarità di questo granoturco risiede nelle sue caratteristiche organolettiche; con la farina (macinata a pietra a grana fine) si prepara un’ottima polenta che colpisce per la cremosità e la morbidezza complessiva dei sapori. La farina è indicata anche per la preparazione di biscotti ed altri prodotti da forno.

  • Il Fagiolo solfino

    Legume piccolo, rigonfio e giallo pallido, questo fagiolo è stato riscoperto e reintrodotto nel territorio da poco tempo. Esso possiede qualità organolettiche molto particolari, come la buccia finissima, la consistenza cremosa, il sapore delicato e la capacità di reggere alla cottura: tutte proprietà che fanno sì che si possa gustare a pieno appena lessato, con un filo d’olio e un pizzico di sale. La sua qualità dipende direttamente dall’andamento climatico della stagione (si semina ad aprile e si raccoglie a fine luglio) e soprattutto dal terreno che deve essere povero e secco, privo di ristagni d’acqua. La difficoltà di produzione, legata alla delicatezza del prodotto, è direttamente proporzionale alla qualità e al sapore del legume.

  • Lonzino di fico

    Della lonza questa preparazione ha solo il nome; si tratta in realtà di un dolce tradizionale tipico delle campagne marchigiane, in particolare nell’entroterra della provincia di Ancona. Il lonzino ha origini antichissime (già lo scrittore latino Columella lo cita nel I secolo dopo Cristo) e nasce dall’esigenza di conservare per l’inverno l’abbondante raccolto di fichi: questi venivano fatti asciugare al sole, macinati e impastati con anice, noci e mandorle tritate. L’impasto veniva poi sagomato per dare la tipica forma a salame, avvolto in foglie di fico e legato con filo di lana.

MUSEI E BENI STORICI, ARCHITETTURA, MONUMENTI, CASTELLI

  • Arcevia e i suoi castelli in aria

    Arcevia, con i suoi nove castelli, dista da Serra 12 km. offre al turista una variegata scelta tra cultura, benessere e relax. Di spicco sono le opere di Giovanni della Robbia e di Luca Signorelli visibili all’interno della Collegiata di San Medardo. Sono da visitare la Chiesa e il Convento di San Francesco, il Teatro Misa (tipico esempio di teatro marchigiano ottocentesco), il Museo Archeologico Statale e i Giardini Leopardi, da cui si gode di un ottimo panorama. Immancabile il percorso turistico per i Castelli di Arcevia, borghi medievali molto ben conservati e ristrutturati: Avacelli, Castiglioni, Piticchio, Montale, Nidastore, Loretello, San Pietro in Musio, Palazzo e Caudino.

  • Senigallia – La spiaggia di velluto

    Senigallia, a 27 km., è famosa per la sua spiaggia “di velluto”, formata da sabbia finissima; intorno le morbide colline marchigiane la accompagnano fino al mare seguendo il corso del fiume Misa. Monumenti simbolo della città sono la Rotonda a Mare e la Rocca Roveresca, uno splendido esempio di architettura militare quattrocentesca nel centro storico, nel quale si può passeggiare sotto i Portici Ercolani, arrivando al Foro Annonario e visitando gli interessanti musei che fanno parte del circuito museale di Senigallia, che trattano materiali e temi antichi, moderni e contemporanei. La città rientra fra le capitali della ristorazione italiana grazie agli innumerevoli locali che compaiono nelle più note guide all’ospitalità, vantando i nomi di chef come Moreno Cedroni e Mauro Uliassi, senigalliesi doc.

  • Jesi – Città natale di Federico II

    (Dista 25 km da Serra de’ Conti) Jesi, a 25 Km., è considerata dall’ UNESCO città esemplare per l’integrazione dei vari strati storico-architettonici ed è il centro più importante della Vallesina, con una cinta muraria intatta grazie all’ampliamento realizzato dal grande architetto militare Baccio Pontelli. Nel luogo dell’antico foro romano nacque l’Imperatore Federico II di Svevia il 26 dicembre 1194 e oggi quella piazza ricorda l’evento col suo nome, Piazza Federico II, dove si trovano anche la Cattedrale di San Settimio e il Museo Diocesano. Poco distanti sono il Palazzo della Signoria, capolavoro rinascimentale progettato da Francesco di Giorgio Martini e il Teatro Pergolesi, di fine XVIII secolo, dedicato al noto compositore jesino Giovan Battista Pergolesi.

  • Ancona – La Città dorica

    Il capoluogo di regione sorge, a 55 Km. da Serra, nella costa dell’Adriatico centrale sul Monte Conero, promontorio che dà origine al golfo di Ancona, nella cui parte più interna si trova il porto naturale. Le spiagge più note sono Mezzavalle e Portonovo, paesaggi unici per la presenza dei boschi direttamente a contatto con la spiaggia, che uniti alla maestosità del Monte costituiscono una grande attrattiva.

    Monumenti assolutamente da visitare nella città sono: la Cattedrale di San Ciriaco, che domina la città nel suo splendore romanico, gotico e bizantino; l’Arco di Traiano eretto nel I sec; la Mole Vanvitelliana, splendida isola artificiale all’interno del porto, costruito su progetto dell’architetto Luigi Vanvitelli; la suggestiva Fontana detta delle Tredici Cannelle, che ricorda l’ambiente palustre in cui sorgeva. Info: www.ancondorica.net

  • Fabriano – La città della carta e della filigrana

    Fabriano, a 42 Km., è una delle due città italiane annoverate tra le Città creative dell’UNESCO, grazie alla produzione della carta e della filigrana realizzate a mano. L’invenzione fu introdotta dai mastri cartai fabrianesi nella seconda metà del XIII secolo e resta, a oggi, una testimonianza della volontà di non recidere i legami con la tradizione, in una delle pochissime città al mondo dove ancora oggi sopravvive questa tecnica artigianale. Per saperne di più bisognerà visitare il museo dedicato (www.museodellacarta.com) o incontrare maestro cartaio Sandro Tiberi. Le stanze del museo si trovano nel convento di San Domenico, complesso fatto di chiostri quattrocenteschi.

  • Mondavio – La Rocca

    Mondavio, a 25 Km, vanta un centro storico fra i meglio conservati delle Marche poiché ancora oggi la cittadina è racchiusa in una cinta muraria che si estende per 780 m. La Rocca è il monumento principale e fu commissionata da Giovanni della Rovere all’architetto senese Francesco di Giorgio Martini. Fu costruita negli anni 80 del 1400 e oggi è sede del “Museo di Rievocazione storica e armeria”. La Rocca ritorna al suo splendore originario ogni anno ad agosto, con l’imperdibile rievocazione storica della “Caccia al Cinghiale”, festa in cui si ricorda l’arrivo di Giovanni Della Rovere per la presa di possesso del Vicariato datogli in dono da Papa Sisto IV in occasione delle nozze con la figlia di Federico da Montefeltro. (www.mondavioturismo.it)

  • Camerano – Città Sotterranea

    Camerano, a 61 Km., si presenta come un borgo incastonato tra le colline nella Riviera del Conero, che costituiscono l´ambiente in cui il vino Rosso Conero trova la sua migliore espressione. Ogni anno, di settembre, in un susseguirsi di degustazioni, canti e balli, le vie di Camerano si animano nei festeggiamenti che hanno come protagonista proprio il Rosso Conero nell´omonima festa. Sotto le strade di Camerano corre una rete di cunicoli annodati in un percorso labirintico tra grotte e nicchie scavate nell´arenaria, una vera e propria “città sotterranea” che con le sue atmosfere dal sapore fiabesco crea un incantato stupore nel visitatore.

  • Urbino – Capitale dello Spirito, dell’Arte e della Poesia

    Urbino, a 60 Km., è stata definita in tanti modi (patria di Raffaello, patrimonio dell’umanità, una città a forma di palazzo e un palazzo a forma di città, la città del Duca Federico da Montefeltro, terra degli aquiloni, Urbino e la sua Università, 500 anni di cultura …), ma la definizione che più si attaglia è quella di “città ideale, città dello spirito”. La struttura rinascimentale di Urbino immerge il visitatore in un’atmosfera unica che, anche da sola, sarebbe motivo più che sufficiente per una visita non superficiale. “Urbino è un paesaggio incantato”: così descriveva Urbino Carlo Bo, Magnifico Rettore per 54 anni dell’Università che oggi porta il suo nome.

  • Corinaldo Città natale di Santa Maria Goretti

    Con 900 metri di architettura difensiva, il comune di Corinaldo (a 16 Km. da Serra) è annoverato tra i “Borghi più belli d’Italia” ed è “Bandiera Arancione” del Touring Club. La notevole cinta muraria contiene al suo interno pregevoli edifici sacri tra cui il Santuario Diocesano di Santa Maria Goretti, a testimonianza della vita della Santa nata a Corinaldo nel 1890 e diventata martire a 12 anni; mentre la sua casa natale dista poco dal centro storico. Merita una visita anche la Civica raccolta d’arte “Claudio Ridolfi”.

  • Parco Archeologico – Città Romana di Suasa

    Loc. Pian Volpello – Castelleone di Suasa (Dista da Serra de’ Conti km 16) Situata nella media valle del fiume Cesano, a circa 30 km dalla costa, la città fu probabilmente fondata intorno al III sec. a.C. a seguito del processo di romanizzazione conseguente alla battaglia di Sentinum (295 a.C.). Elevata a municipium nel I sec. a.C., ebbe il suo massimo periodo di prosperità tra il I e II sec. d.C. quando Suasa si dotò di importanti opere pubbliche. A partire dal III sec. d.C. iniziò un lento declino che portò all’abbandono della città nel V-VI sec. Le campagne di scavo condotte dal 1987 dal dipartimento di archeologia dell’Università di Bologna hanno riportato alla luce importanti strutture pubbliche e private: la Domus dei Coiedii (abitazione appartenuta a una famiglia di rango senatorio), il teatro, l’anfiteatro (il più grande della regione), il vasto foro commerciale e una domus repubblicana.

  • Pergola – Museo dei Bronzi Dorati

    Pergola, 30 km da Serra, sorge nell’alta Val Cesano, a circa 35 km dalla costa, laddove iniziano le prime propaggini appenniniche. Fondata nel 1234, in un territorio abitato sin dalla preistoria e poi da umbri, etruschi, celti, romani, Pergola è una città d’arte. Qui sono stati trovati ed esposti i bronzi dorati da Cartoceto di Pergola, un gruppo statuario equestre romano composto da due cavalieri, due cavalli e due donne in piedi: rappresentano l’unico gruppo scultoreo in bronzo dorato di provenienza archeologica rimastoci dell’epoca romana. Il centro storico è ricco di testimonianze architettoniche tipiche del medioevo oltre a molti e notevoli edifici religiosi, a conferma dell’importanza che la città ha ricoperto nel tempo. La città è nota anche dal punto di vista enogastronomico grazie a due specialità: Visner (vino di visciole) e il Tartufo bianco pregiato.

TURISMO RELIGIOSO (LUOGHI SASCRI, MONASTERI, CATTEDRALI)

A Serra e dintorni meritano una visita eccellenti luoghi sacri come la Chiesa S. Maria de Abbatissis, il Chiostro San Francesco, la Chiesa San Fortunato, la Chiesa S. Croce, il Monastero S. Maria Maddalena

Gli acquisti solidali a Serra de’ Conti

  • Via Saragat, 21 Tel +39 334 3229360 Fax +39 0731 878568 info@labonausanza.it www.labonausanza.it
  • Via Fornace, 1 Tel/Fax +39 0731 879185 Mob. +39 348 2529857 info@casaleta.it www.casaleta.it
  • Via Farneto, 12 Tel +39 0731 889001 Fax + 39 0731 889881 info@casalfarneto.it www.casalfarneto.it
  • Via Osteria, 101 Tel. +39 0731 878104 lallipasticceria@libero.it www.barlalli.it di Cardinali Giselle & C s.s.
  • Via G.B. Nicolini, 14/A Tel/Fax +39 0731 879532 Mob. +39 338 5085687 cantine.cardinale@alice.it www.cantinedelcardinale.it
  • Via Farneto, 17/A Tel +39 0731 878676 www.poderimattioli.it info@poderimattioli.it

Invito alla visita

telefono-iconaIl salvataggio e la messa in sicurezza dei tesori delle Marche “museo diffuso” portano per il momento a escludere viaggi nell’area colpita dal sisma. Ma il resto delle Marche, da Gradara al Montefeltro, da Fano a Urbino, da Senigallia a Jesi, dalla Riviera del Conero all’entroterra di Ancona, da Loreto a Osimo, aspettano i nostri e vostri occhi curiosi di turisti solidali.