(CERVIA)

A Ferragosto cinquemila bagnanti hanno accolto sei autori (compreso il sottoscritto) per lo sbarco lodevolmente organizzato da 23 anni dall’Ascom di Cervia sulla spiaggia di fronte al Grand Hotel della città del sale.

A fare da cornice al salotto letterario degli autori (Arrigo Sacchi, Folco Quilici, Luca Bianchini, Alberto Mazzuca, Maria Pia Timo con me che ho presentato “Milano 50. La nuovissima guida ai locali imperdibili della città”, scritto con il collega Roberto Angelino, e il libro con la storia del settimanale “Oggi”) le tende al sole della stamperia storica di Gambettola dei fratelli Pascucci, quest’anno affidate alla creatività del giornalista e illustratore ligure trapiantato prima a Milano e poi a Cesenatico: Tinin Mantegazza (Varazze, 1931). Una mostra effimera, mi raccontano Giustina e Riccardo Pascucci, nel senso che vive il solo giorno di Ferragosto, dall’alba al tramonto, in coincidenza con l’evento finale della manifestazione “Cervia la spiaggia ama il libro”. Un solo giorno come l’insetto che è all’origine di quella parola: Ephemera, infatti, fa parte della famiglia degli Efemerotteri conosciuti appunto per la brevità della loro vita (dal greco ‘ephemeros‘, significa ‘che vive un solo giorno’).

Queste righe e la gallery sottostante vogliono essere un contributo per illuminare le tende realizzate a mano che raccontano con colori e parole di pesci curiosi e bizzarri nati per stupire grandi e piccini. Un lavoro gioioso frutto di sapienza immaginaria e di mani creative.

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Due illustri milanesi trapiantati in Romagna, a Cesenatico: Tinin Mantegazza (prima disegnatore del Giorno, poi animatore del cabaret a Milano e collaboratore di Enzo Biagi in Tv) con sua moglie Velia Tumiati, tra i fondatori nel ’74 del Teatro del Buratto, poi organizzatrice di spettacoli di Ornella Vanoni e Gino Paoli e capoanimatrice in Rai ove ha curato la regia, tra l’altro, di 500 puntate dell’Albero azzurro, la trasmissione di punta della Rai per i ragazzi. Tinin ha illustrato, con ironia poetica, le tende della storica bottega Pascucci di Gambettola (Forlì Cesena) per lo sbarco degli autori a Cervia, a Ferragosto 2015. La sua intensa vita è ricostruita su “Repubblica.it” del 24.2.2005: “Le mille vite di Tinin Mantegazza, milanese allegro e nostalgico”.

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I fratelli Pascucci con artisti e artigiani della loro storica stamperia di Gambettola, risalente al 1826.

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A PROPOSITO / 'I draghi di ruggine', un libro* una storia

A Riccardo Pascucci, che con questo viaggio nella memoria rinasce a nuova vita

testo di Salvatore Giannella

La storia della stamperia romagnola Fratelli Pascucci, fondata nel 1826, è raccontata da Riccardo in un godibile libro autobiografico, “I draghi di ruggine”, pubblicato dalle Edizioni Farnedi di Cesena. In queste pagine Riccardo Pascucci, classe 1953, che porta avanti l’azienda con il fratello Giuseppe e il cugino Giovanni, ripercorre un viaggio nella memoria, ricco di emozioni, storie e riflessioni legate al suo mondo, quello della stampa a ruggine delle tele, per il quale la Stamperia Pascucci è famosa in tutto il mondo. Il libro accoglie questa mia presentazione. (S.G.)

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Riccardo Pascucci nella sua bottega con l’artista Anna Maria Nanni di Cesenatico, una delle belle firme di autori (Dario Fo, Tonino Guerra, Gianfranco Zavalloni, Tinin Mantegazza) con le quali la famiglia Pascucci alimenta l’arte antica di stampatore. Sulla pittrice Anna Maria Nanni (amnanni.it) fra qualche giorno una mia presentazione (“Colori e musica che scaturiscono da un Dna ricco da generazioni”) e un suo ricordo (“Marino Moretti, De Pisis e la ‘Via Margutta’ di Cesenatico”).

Caro Riccardo, ho letto con curiosità, e certamente ne saranno avvinti anche quelli che prenderanno in mano queste pagine, il tuo viaggio nella memoria, ricco di emozioni, storie piccole e grandi, riflessioni ed eventi. Con curiosità e anche con un pizzico d’invidia: invidia per le tue mani capaci (e questo lo sapevo da tempo) di far nascere le tele colorate nell’antica stamperia ereditata con il mestiere dai tuoi antenati vagabondi tra Castelfidardo e Gambettola, ma mani capaci anche di portare a termine quel diario di cui mi avevi parlato tempo fa e che, come capita a molti dei miei amici e conoscenti, sembrava destinato a rimanere chiuso nel tuo circuito neuronale. A differenza dei grandi generi letterari (epica, romanzo, dramma, saggio, lirica) l’autobiografia permette l’accesso a ogni persona in grado di scrivere. Tutti abbiamo una biografia e anche una matita, come quella da te usata, o un blog per quelli che preferiscono smanettare sul computer. Tutti potremmo usufruire degli effetti benefici che, stando agli esperti, tale pratica procura: e invece pochi hanno la forza di impugnare la matita con determinazione e costanza, mettendo da parte pudori e pigrizie.

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La copertina de “I draghi di ruggine”, di Riccardo Pascucci (formato ePub, 1,99€).

Anni fa mi ero imbattuto, come curatore delle pagine di cultura e scienza del settimanale “Oggi”, in un docente universitario di Milano, Duccio Demetrio, che si occupa da sempre, con passione e originalità, di scrittura autobiografica e della sua potenzialità di emancipazione e di benessere. Devo a lui (inventore con il compianto giornalista Saverio Tutino della dinamica Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari), la conoscenza di questo pensiero di Marguerite Yourcenar che mi è affiorato durante la lettura del tuo diario: non è vero che noi nasciamo una sola volta, noi nasciamo tutte le volte che noi gettiamo uno sguardo più consapevole nei confronti del mondo, nei confronti della realtà. Noi nasciamo e rinasciamo e, quindi, l’incontro con la lettura e la scrittura costituisce un’esperienza che talvolta sottovalutiamo. Questi momenti di scoperta di sé rappresentano proprio l’aspetto più cruciale di questa rinascita psicologica al mondo. Chi scrive di sé, chi scrive diari, chi scrive epistolari con le tecniche più tradizionali, più antiche, più note, o con quelle più tecnologicamente avanzate, si accorge che mette in ordine i propri ricordi, le proprie immagini, le proprie rappresentazioni, i propri passaggi esistenziali.

Anche nel tuo caso ha funzionato molto bene questo gioco dell’oca dei ricordi. Che va visto, appunto, in questa ottica: come un gioco di evocazione e di creatività, un po’ come l’indice del libro, i cui titoli mi rimandano a rime frantumate. E come un viaggio che, con la scusa di guardare all’indietro e di voler lasciare traccia di sé e della propria famiglia, ti spinge a scrutare con fiducia il futuro. Da qui la mia amichevole invidia, insieme all’augurio di seguire ancora il filo della memoria per tessere nuove storie, nuovi successi. E continuare a rinascere.

Salvatore Giannella

* Post scriptum: per chi volesse procurarsi il libro, questo è il link dell’ebook.
Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo” e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).