Le trame di lino, canapa e ginestra tinteggiate con guado conducono a esiti contemporanei, a certe linee denim washed del marchio Diesel. E invece siamo di fronte, qui nelle Marche rimaste intatte dal recente sisma, a una delle testimonianze più interessanti di costume contadino fine settecentesco marchigiano. Il Museo della Cripta della chiesa di Maria SS. Assunta di Monsampolo del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, aperto nel 2013, raccoglie una ventina di mummie (dal persiano mumiya, asfalto, bitume, in senso traslato la resina cristallina di aspetto simile all’asfalto presente in antichi corpi umani provenienti dall’Egitto: polverizzata, diventava farmaco) formatesi naturalmente nei sotterranei della chiesa, un tempo in parte gestita dalla Confraternita della Buona Morte. I lavori di ristrutturazione succeduti al terremoto di Umbria e Marche nel 1997 hanno permesso di individuare (grazie alle indagini archeologiche concordate con la Soprintendenza Archeologica delle Marche e seguite dalla dottoressa Mara Miritello della ditta ABC) antiche forme granarie medioevali e ossari. Si è identificata la cappella della confraternita con corpi di popolani abbigliati in buono stato di conservazione.
Una storia dell’abbigliamento. Negli spazi museali allestiti magistralmente la sequenza di teche si alterna a giochi grafici di monili, cuffie, monete merletti. Degni di nota i gilet coloratissimi, decorati e cuciti con perfezioni che richiamano le macchine cucitrici; bottoni ricoperti possiedono una perfetta forma geometrica. Eccetto due corpi, tutte le mummie ritrovate sono vestite. Questo dato, eccezionale e unico testimonia (secondo la dottoressa Thessy Schoenholzer Nichols, esperta di tessuti e costumi antichi e consulente della Galleria del Costume di Palazzo Pitti) la rarità del ritrovamento dei bustini, delle gonne in seta, canapa e cotone e illumina la storia dell’abbigliamento dei ceti popolari della Vallata del Tronto tra la fine del Seicento e l’inizio dell’Ottocento.
Gli indumenti indossati dalle mummie appartengono alla vita quotidiana anche se alcuni capi, per bellezza ed eleganza, sembrano riferirsi alla categoria dell’abito della “festa” o delle occasioni particolari. Tutte le donne indossano la camicia e la sottana riccamente plissettata sul dietro, liscia davanti e protetta da un grembiule, unita o a un corpino superiore da stringere in vita o a un busto steccato con pettorina. Le gambe sono coperte da calze che arrivano fin sopra il ginocchio a cui sono legate con nastri. Anche gli uomini indossano camicie con sopra un gilet colorato o stampato o una giacca corta. I calzoni sono lunghi fino al ginocchio dove arrivano le calze maglia. Molti degli abiti, sia femminili che maschili, ampliano la lettura iconografica degli indumenti popolari. Gli abiti sono quasi tutti di fibra vegetale mentre alcuni indumenti, riferibili al periodo ottocentesco, sono anche di cotone. Sono presenti anche altre fibre come la lana e la seta ma sono rare e frammentarie e si riferiscono perlopiù a giacche e calzoni maschili, tessuti con l’ordito di lino e la trama di lana svanita a causa del microclima basico che ha lasciato solo l’ordito a brandelli. Le decorazioni sono una vera sorpresa e dimostrano la capacità dei contadini di riconoscere e apprezzare bellezza e raffinatezza. Si tratta di ricami trovati negli scolli delle camicie femminili, nelle cuciture forti ma finissime e quasi invisibili delle camicie in genere. Di rara bellezza i minuscoli bottoncini in filo, decorati con punti a nodo, che chiudono colli e polsi delle camicie di donne e uomini tanto da essere considerati dei veri gioielli. Di rilievo la presenza di alcune camicie femminili molto più antiche riconducibili al Cinquecento, come la camicia n° 21 adornata da un merletto di straordinaria bellezza e rarità, o la camicia n° 20 che presenta un merletto su uno scollo di fine Seicento o inizio Settecento, riferibile all’ammodernamento di un capo antico.
In atto di preghiera. Oltre alle scoperte sui costumi dell’epoca, favorite dagli studi del professore dell’Università degli Studi di Camerino in antropologia e mummiologia Franco Ugo Rollo e della sua collaboratrice Giovanna Mascaretti (laureata in Scienze della tecnologia per la conservazione e il restauro presso la facoltà di Ascoli Piceno), colpisce lo stupore rivelato nell’atto di preghiera che alberga nelle mani giunte di una mummia femminile; sembra quasi cogliere un’ultima vitalità tendinea nel gesto amplificato dallo sbuffo arioso della camiciola.
Il ritrovamento di corpi mummificati di contadini è di per sé un fatto eccezionale, in quanto solitamente agli onori della mummificazione sono destinati personaggi di alto rango. Studiando i resti, gli esperti di tessuti, devozione religiosa, archeologi, antropologi e genetisti hanno in parte ricostruito le abitudini dei contadini marchigiani settecenteschi; la sepoltura, dieta e carenze alimentari, malattie, traumi, tentativi di cura.
Il ritrovamento di Monsampolo riporta all’altrettanto sorprendente scoperta archeologica di Roccapelago del 2011. Anche lì, nel borgo presso l’Appennino modenese, hanno trovato mummie di popolani formate naturalmente tra il XVI e il XVIII secolo. (Ma di questo parla un altro testo che pubblicheremo prossimamente: “Metti una sera in scena le mummie di Roccapelago”. Ndr). •
INDICAZIONI
COME ARRIVARE
- IN AUTO. Da Nord e da Sud
Prendere l’autostrada A14 (da nord in direzione di Ancona-Pescara e da sud in direzione di Ancona-Bologna), seguire la direzione San Benedetto del Tronto – Ascoli Piceno, immettersi sulla superstrada Ascoli-Mare RA11, uscire a Monsampolo del Tronto, seguire la direzione Controguerra, attraversare Stella e proseguire in direzione Monsampolo.
- IN TRENO. La stazione ferroviaria più vicina è quella di San Benedetto del Tronto. Per consultare gli orari dei treni visitare il sito web delle Ferrovie dello Stato.
- IN AUTOBUS. Per raggiungere San Benedetto del Tronto:
- Autolinee Start
- Autolinee Trasfer
- Autolinee Roma-Marche
- IN AEREO.
- Aeroporto di Ancona (105 km circa)
- Aeroporto di Pescara (75 km circa)
CONTATTI
Cripta Chiesa Maria Ss. Assunta, via Mazzini, 52 – MONSAMPOLO DEL TRONTO (AP)
- Tel. : 377.1500858 Email: monsampoloborgoaccogliente@gmail.com
- Sito web : monsampoloborgoaccogliente.it
- Note : P.I.T – Punto Informazioni Turistiche (Biglietteria) P.zza Marconi (all’interno del Convento di S. Francesco) Monsampolo del Tronto – Tel. 0735 703044 – 377 150 0858
LA CRIPTA E ALTRE GEMME DEL TURISMO PICENO
A PROPOSITO/ NELLE MARCHE, PER LE MARCHE
IL MOSAICO DEI TURISMI IN NATURA E DI CULTURA
A MONSAMPOLO DEL TRONTO E DINTORNI
Turismi in natura
- Agriturismo
- Escursioni in bicicletta, mountain bike, piste ciclabili
- Picnic, scoutismo, vacanze scolastiche e famigliari
- Trekking a piedi, sentieri natura, passeggiate nel verde
Turismi di cultura
- Artigianato e collezioni
- Concerti, musica, teatro, feste, balletto, danze, festival, eventi di costume, folklore
- Itinerari gastronomici
- Musei e beni storici, architettura, monumenti, castelli
- Turismo religioso (luoghi sacri, convegni, monasteri, cattedrali)
Mangiare e dormire bene
L’agenda utile è su www.borgoaccogliente.it
Gli acquisti solidali
https://www.giannellachannel.info/2016/11/20/aiutare-allevatori-produttori-terremoto-marche-mettiamo-in-tavola-saporiti-gioielli-marchigiani/
10. Continua. Turismo solidale: a questo link
articoli precedenti e successivi.
Invito alla visita
Il salvataggio e la messa in sicurezza dei tesori delle Marche “museo diffuso” portano per il momento a escludere viaggi nell’area colpita dal sisma. Ma il resto delle Marche, da Gradara al Montefeltro, da Fano a Urbino, da Senigallia a Jesi, dalla Riviera del Conero all’entroterra di Ancona, da Loreto a Osimo, aspettano i nostri e vostri occhi curiosi di turisti solidali.
- Info: numero verde della Regione Marche 800.222111
- Web (1): www.turismo.marche.it
- Web (2): www.umbriatourism.it, il sito ufficiale del turismo nella Regione Umbria.
A proposito di arte, terremoto e ricostruzione, leggi anche:
- I monumenti di Arquata del Tronto, nelle Marche, prima delle scosse, nel censimento fatto dal futuro “salvatore dell’arte”, Pasquale Rotondi
- Marche intatte, nel museo dove il tempo è sospeso
- Un gesto nobile per salvare le opere d’arte rovinate dal terremoto dell’Aquila
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- Mostrare le Marche: rinasce l’arte dopo il terremoto
- Toccherà ai poeti ridisegnare con la forza delle parole gli orizzonti sbriciolati dalla forza della natura
(via mail)
Fantastico, Salvatore Giannella. Grazie davvero!
Condivido questo apprezzamento con chi ha scritto il testo, Sonia Orlandi, con i fotografi e con tutti quelli che collaborano a questo esperimento di giornalismo partecipativo (in questo caso orientato a incentivare il turismo solidale nelle Marche e nell’Umbria intatte). Mi aspetto altre segnalazioni delle eccellenze di quelle terre che sono un “Museo diffuso”. (s.gian.)