Per molti anni ho attraversato ad alta velocità il tratto di autostrada tra Gabicce e San Benedetto del Tronto, scendendo giù nella natìa Puglia o salendo nella lavorativa Milano. Poi, un giorno, sono risalito dalla Riviera romagnola nel Montefeltro marchigiano e ho esplorato, fino a farne una guida rossa per la De Agostini, uno dei tanti volti di quella regione Museo diffuso non solo per i numeri del censimento di fine Novecento tra i 246 comuni: 24 musei, 315 biblioteche, 56 castelli, 183 santuari, 70 teatri storici, 24 aree archeologiche, 100 città d’arte. In quella terra (Sassocorvaro, Carpegna e Urbino) trovarono ricovero e salvezza dalla barbarie della guerra i principali capolavori dell’arte italiana a opera del Soprintendente di Urbino Pasquale Rotondi (a suo nome da vent’anni viene assegnato il premio ai salvatori dell’arte: www.arcadellarte.it). In quella stessa terra da anni studiosi autorevoli convergono a Civitanova Marche per Futura Festival, laboratorio dell’avvenire ideato dallo storico Gino Troli (www.futurafestival.it). In un momento così difficile per quelle care terre che fecero da sfondo ai capolavori dei maestri del Rinascimento, Giannella Channel ha invitato salvatori dell’arte e studiosi di Futura a mettere l’Italia al centro delle loro riflessioni e a indicare come andremo a ricominciare affinché il futuro non crolli. Tra i primi a rispondere, all’appello mio e di Gino Troli, il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Fernando Ferroni, che tratteggia la mappa di una geografia intima in cui fanno capolino marchigiani illustri come Enrico Mattei o Valentino Rossi e delizie enogastromiche, dai vincisgrassi al vino Verdicchio al ciauscolo, tipico salame da spalmare. Seguiranno Italo Moscati, Vittorio Sgarbi, Giovanna Rotondi Terminiello, l’illustratore Ro Marcenaro e tanti altri. (s.g.)
Sono figlio di quel popolo che ha abbandonato la bella Marca e ha cercato la sua strada nella Capitale. Si dice centinaia di migliaia, forse un milione. Ho passato tutte le estati della mia fanciullezza e adolescenza a Matelica (foto in apertura) e ho imparato lì chi fosse Enrico Mattei. In realtà mia mamma veniva da Gradara e l’idea che un pezzo della mia storia fosse legato a quella così affascinante di Paolo e Francesca mi colpiva. Inoltre in realtà la sua famiglia veniva da Tavullia (oh Valentino Valentino!) e il racconto di come quel paesino si chiamasse La Tomba e dice la leggenda che il nome gli fu cambiato dopo una visita del Duce che fu accolto da un sonoro “Benvenuto alla Tomba!” mi incantava ascoltarlo. Mio padre era di San Ginesio, balcone meraviglioso sui Monti Sibillini con la sua Collegiata unica. Così duramente colpito dal terremoto, con la casa di famiglia già messa “in sicurezza” anni fa e chissà come starà ora.
Non mi è pesato, anzi sono stato in fondo contento, di aver fatto il mio apprendistato da professore universitario al Politecnico delle Marche in Ancona. Confesso che per molti anni avevo quasi dimenticato le radici, ma poi, forse effetto dell’età che avanzava, (maturavo?), un po’ per la (ri)scoperta del Verdicchio di Matelica e del ciauscolo di Visso, molto perché la visita a quei borghi meravigliosi e a quelle colline dolci, alla bellezza del Conero (da escursionista più che da nuotatore), beh insomma ho deciso che ero proprio marchigiano dentro. Ho imparato a fare i vincisgrassi, non è mica uno scherzo.
È una prova terribile quella alla quale le Marche sono state sottoposte, anche perché segue a distanza di poco tempo (sulla scala del tempo di una vita umana) quella della scossa di Colfiorito.
Però io credo di conoscerli i miei conterranei, sicuramente conosco tutti i miei parenti rimasti nelle Marche e so che, con le competenze e risorse che ognuno di noi metterà a disposizione, ce la faranno: le Marche supereranno anche questo passaggio doloroso e domani saranno ancora più belle di ieri. (f.f.)
2. Continua. Turismo solidale: a questo link
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Invito alla visita
Il salvataggio e la messa in sicurezza dei tesori delle Marche “museo diffuso” portano per il momento a escludere viaggi nell’area colpita dal sisma. Ma il resto delle Marche, da Gradara al Montefeltro, da Fano a Urbino, da Senigallia a Jesi, dalla Riviera del Conero all’entroterra di Ancona, da Loreto a Osimo, aspettano i nostri e vostri occhi curiosi di turisti solidali.
- Info: numero verde della Regione Marche 800.222111
- Web (1): www.turismo.marche.it
- Web (2): www.umbriatourism.it, il sito ufficiale del turismo nella Regione Umbria.