Un amico e antico compagno di lavoro, Ferdinando Scianna, tra i maggiori fotografi e italiano da esportazione, riceve un nuovo, prestigioso riconoscimento e i miei neuroni mettono automaticamente in forma la notizia che arriva dalla Calabria insieme a una mostra appena visitata a Forlì (da non perdere, fino al 6 gennaio 2019) e un fotoreportage del Sessantotto per L’Europeo, datato Cecoslovacchia appena invasa dai russi, testimonianza di un giornalismo d’inchiesta e di grande cronaca ormai in declino.
La notizia
Il premio speciale “Sila ’49” alla carriera è stato assegnato al siciliano Ferdinando Scianna. Il premio fu istituito nel 1949 per rispondere alla necessità di ricostruzione culturale, di rinascita materiale e intellettuale di una Italia, e di una Calabria, uscite dalla guerra e dal regime fascista. Ancora oggi il Premio mira a stimolare, in un periodo storico complesso e difficile, la ricostruzione di un tessuto sociale attraverso percorsi culturali che richiedono attenzione, sensibilità e partecipazione. La cerimonia di premiazione, condotta da Ritanna Armeni, si terrà il 1° dicembre alle ore 18 a Cosenza, nelle sale di Palazzo Arnone, mentre al mattino, alle 11.30, Scianna terrà una lectio magistralis con lo stesso titolo della mostra in corso ai Musei San Domenico di Forlì: “Viaggio, racconto, memoria”.
La notizia mi arriva pochi giorni dopo la visita a una mostra ancora in corso (fino al 6 gennaio, poi si sposterà a Palermo e a Venezia) ai Musei San Domenico di Forlì, nelle cui sale mi inoltro dopo aver presentato il mio nuovo libro In viaggio con i maestri (Minerva, Bologna) nella piazza Guido da Montefeltro antistante il Museo, nella cornice della felice Settimana del Buon Vivere. Qui incontro il volto di oggi di Scianna, mentre al ritorno a casa, dall’archivio, affiora un frammento dell’altro Scianna, quello di ieri, del grande fotoreporter dell’Europeo. Un premio a una carriera e a una vita straordinaria.
La mostra
Con circa 200 fotografie in bianco e nero stampate in diversi formati, la rassegna attraversa l’intera carriera del fotografo siciliano (mio antico compagno di lavoro al mitico settimanale L’Europeo: era fotoreporter, inviato speciale e corrispondente da Parigi, dove ha vissuto per 10 anni) e si sviluppa lungo un articolato percorso narrativo, costruito su diversi capitoli (l’attualità, la guerra, il viaggio, la religiosità popolare) e varie modalità di allestimento.
Ferdinando Scianna è uno tra i più grandi maestri della fotografia non solo italiana. Ha iniziato ad appassionarsi a questo linguaggio negli anni Sessanta, raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua regione d’origine, la Sicilia. Il suo lungo percorso artistico si snoda attraverso varie tematiche, tutte legate da un unico filo conduttore: la costante ricerca di una forma nel caos della vita. In oltre 50 anni di racconti non mancano di certo le suggestioni: da Bagheria alle Ande boliviane, dalle feste religiose – esordio della sua carriera – all’esperienza nel mondo della moda, iniziata con Dolce & Gabbana e Marpessa. Poi i reportage (è stato il primo italiano chiamato a far parte dell’agenzia fotogiornalistica Magnum), i paesaggi, le sue ossessioni tematiche come gli specchi, gli animali, le cose e infine i ritratti dei suoi grandi amici, maestri del mondo dell’arte e della cultura come Leonardo Sciascia, Henri Cartier-Bresson, Jorge Louis Borges, solo per citarne alcuni.
Ferdinando Scianna del suo lavoro scrive:
Informazioni sulla mostra di Forlì
- mostraferdinandoscianna.it
- Tel. 199.15.11.21
- Mail: mostre@civita.it
In occasione della mostra è stato lanciato un concorso fotografico sui temi “Viaggio, Racconto, Memoria” con una giuria composta da Ferdinando Scianna, Denis Curti e Giorgio Maria Verdecchia.
Il ricordo
E di Scianna fotoreporter mi piace ricordare (conoscendolo, piacerà anche a lui questo frammento di memoria) un suo straordinario servizio su L’Europeo n. 36 del 1968, testimonianza della stagione dei grandi reportage e della grande cronaca. Titolo: “Ecco le foto che i russi mi avevano sequestrato”. Sommario, accompagnato da una fototessera dell’allora giovane autore: “Il nostro fotografo Ferdinando Scianna racconta come la folla cecoslovacca di Ceské Budejovice ha costretto i soldati russi a restituirgli queste fotografie che volevano distruggere”. Ecco l’incipit:
Tutte le fotografie contenute in queste pagine sono passate per le mani degli ufficiali sovietici, che intendevano distruggerle. Soltanto il generoso furore dei cecoslovacchi che avevano assistito al sequestro delle pellicole ha costretto i soldati russi a restituirmele. Questo è accaduto a Ceské Budejovice, alle due e mezzo del pomeriggio di giovedì 22 agosto, 36 ore dopo l’inizio dell’invasione sovietica.
In tutti i centri della Cecoslovacchia la resistenza contro i carri armati, già organizzata, era esplosa. I soldati sovietici opponevano inutilmente una finta calma alla tensione spaventosa che li avvolgeva. L’episodio delle mie fotografie non è certo più di un aneddoto qualsiasi rispetto agli infiniti, drammatici fatti della resistenza cecoslovacca. Tuttavia lo racconto perché può spiegare molte cose: sia l’imbarazzo dei soldati sovietici dinanzi a un’impresa come l’invasione, per molti di loro stessi incomprensibile, sia la decisione dei resistenti di non concedere nulla, neppure due rullini di immagini fotografiche scattate da un ospite straniero, al prepotere straniero.
Arrivo nella piazza di Ceské Budejovice, dove i resistenti cecoslovacchi fronteggiano i sovietici, li scherniscono, li insultano. Come in tutta la Cecoslovacchia, qualcuno cerca di parlare con loro, di capire se sanno quello che fanno. I soldati sovietici si chiudono di fronte agli insulti, e a quelli che li avvicinano per parlare dicono, come una parola d’ordine, “siamo vostri compagni”. Ma sono maledettamente armati. I mitra penzolano dalla spalla destra in posizione di sparo. Gli elmetti sono calati sulle fronti, e sono fronti dure di soldati occupanti. Chi non è sulla strada è alla finestra. Un po’ per paura, un po’ per poter inquadrare con l’obiettivo tutta la piazza, chiedo a un uomo affacciato al primo piano se posso salire in casa sua. Entro in casa: l’uomo mi abbraccia appena sa che sono un italiano venuto per raccontare le immagini della tragedia. Mentre alla finestra scatto le mie fotografie, la moglie dell’uomo mi versa un bicchierino di grappa. Beviamo brindiamo. Dalla piazza salgono più forti le grida. Mi riaffaccio con la macchina fotografica e incrocio subito lo sguardo di un ufficiale sovietico. Gesticola verso di me, urla due volte: “Niet, niet”, scatto, lui urla ancora, vedo che prende un soldato per la spalla e gli indica me alla finestra e a me indica il soldato che sta venendo di corsa verso il portone. Allora decido di andarmene subito dalla casa che mi ospita. Né l’uomo, né la donna me l’hanno chiesto., ma andarmene, risparmiare loro l’offesa di una perquisizione da parte dei soldati, è il meno che possa fare. Benché davvero abbia paura.
Fotogallery
Ferdinando Scianna
Viaggio, racconto, memoria
22 settembre 2018 – 6 gennaio 2019
A proposito di fotografia e fotoreportage, leggi anche:
- Il “National Geographic” fa 130 anni: il fascino discreto della geografia
- L’ultimo flash: addio ad Arnaldo Magnani, paparazzo romagnolo amico dei divi di Hollywood
- Stefano Unterthiner, il fotografo che sussurra ai cigni
- Faccia a faccia con Salgado, il fotografo che porta in mostra la Genesi del pianeta Terra
- E gli occhi curiosi e studiosi di Tommaso Protti si posarono sulla vita lungo le acque del Tigri e dell’Eufrate
- Gianfranco Moroldo, l’ultimo guerriero del fotogiornalismo italiano
- Elisa Leonelli, fotoreporter da Modena a Hollywood
- Il selfie del macaco: niente copyright per la creativa scimmia
- Wildlife Photography Awards: ecco le foto vincitrici della prima edizione comica
- Silvestre Loconsolo, due occhi curiosi sulla civiltà che sudava
- Professione fotoreporter: Daniele Pellegrini, figlio d’arte in cerca dell’armonia del mondo
- Ghigo Roli, il fotoreporter che svela i taccuini di Dio
- Neos, un viaggio lungo 20 anni in compagnia dei migliori reporter del bello nel mondo
(via mail)
Segnalo con piacere, visto che in passato vi siete occupati di Ferdinando Scianna, il documentario realizzato per la Televisione Svizzera su quel grande fotografo e due brevi filmati introduttivi.