SAN POLO DI PIAVE (TREVISO)
Sono le parole di don Luigi Ciotti, arrivato al Parco Gambrinus di San Polo di Piave (Treviso) per ritirare il Premio Mazzotti honoris causa per il suo impegno ambientale.
A chi vi scrive, tornato in giuria* in questa 36ma edizione che visto preannunciare da parte del presidente Roberto De Martin l’iniziativa dedicata ai Mazzotti contemporanei insieme a Touring, Fai e Club Alpino, è toccato premiare il padovano Alessandro Tasinato, il ricercatore che indaga il male dei fiumi inquinati del Veneto. Il suo libro “Il fiume sono io” (Bottega Errante Edizioni), poi premiato anche con il super premio “La voce dei lettori”, racconta un mondo che ha come cuore la Rabiosa (oggi Fratta-Gorzone), il corso d’acqua mortalmente inquinato dal distretto conciario di Chiampo – Arzignano. Sul podio salivano anche i due vincitori delle altre sezioni (Alpinismo e montagna: Maurizio Zanolla, meglio conosciuto come Manolo, con “Eravamo immortali”, Fabbri Edizioni e, per la sezione Artigianato, Francesca Gallo, con “Phisa Harmonikos”, Kellermann Editore.
E a me a me correvano nella mente le incisive e attuali parole rilasciate da don Ciotti in un’intervista che gli feci nell’autunno del 2013 (l’11 ottobre) per Sette, lo storico magazine del Corriere della Sera, allora diretto da Pier Luigi Vercesi.
Don Luigi, in interventi pubblici hai evocato l’alleanza tra Vangelo e Costituzione. Qual è un tuo spirito guida che incarna questo binomio?
I “poveri cristi”, i loro volti e loro storie Sono loro, incontrati sulla strada, ad avermi indicato la strada. Un maestro e un amico, don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi, diceva:
Lui incarnava la Chiesa della prossimità, dell’accoglienza. La Chiesa del servizio. La Chiesa per i poveri e dunque essa stessa povera; è stato per tanti di noi un maestro d’impegno.
Don Tonino ha operato nella mia terra. Ammiravo le sue prese di posizione coraggiose: contro le guerre, per la diversità che mai deve diventare avversità e per aver lasciato sempre aperti gli uffici del palazzo vescovile a chiunque volesse parlargli e ai bisognosi che chiedevano di passarvi la notte.
Sono tanti, e indimenticabili, gli incontri con i poveri (poveri come quel Bartolo che dormiva a Roma in una scatola di cartone, più volte evocato da don Tonino come “portatore di frammenti di santità”) che mi hanno segnato e arricchito. Per esempio l’incontro con Pierluigi, figlio di mamma detenuta: nasce di fatto in carcere e in carcere – il “minorile” Ferrante Aporti di Torino – lo incontro negli anni ‘60. È un ragazzino irrequieto, intelligente, pieno di rabbia repressa, sballottato in strutture impreparate ad accogliere storie nate dall’emarginazione, dall’immigrazione, da un boom economico che crea tante opportunità ma pure tante sofferenze. Dalla vicenda di Pierluigi nasce l’idea delle prime case-alloggio, delle prime comunità. E l’idea che accogliere non basta: bisogna rimuovere le cause dell’emarginazione, costruire una società più giusta. La storia del Gruppo Abele e di Libera è fatta dei tanti Pierluigi che ci hanno indicato l’orizzonte.
Come le idee di don Tonino possono aiutare gli italiani a ripartire?
La crisi è economica negli effetti ma, nelle cause, è etica e politica. Crisi di un sistema che premia non la qualità e l’impegno, ma la forza, il potere, la frode. Con i risultati sotto gli occhi di tutti: disoccupazione, povertà, disperazione. Dobbiamo decidere se costruire una società fondata sul privilegio o sulla giustizia sociale, preso atto che la prima strada è un vicolo cieco. Non possiamo però aspettarci che qualcuno lo faccia al posto nostro. Non è più tempo di eroi. Per uscire dalla crisi serve il “noi”, la corresponsabilità, il coraggio ordinario di rispondere alla propria coscienza.
Dalla collana “Il mio eroe”:
- Giovanni Palatucci (1909-1945), scelto da Ennio Di Francesco, già commissario di Polizia e fautore del Movimento democratico della riforma della polizia
- Giuseppe Caronia (1884-1977), grande pediatra che salvò molti ebrei e antifascisti a rischio della sua vita, è l’eroe scelto da Italo Farnetani, il medico dei piccoli
- Roberto Baggio sceglie il maestro buddhista Daisaku Ikeda, che ha dedicato la vita a sradicare le cause della violenza
- E Gianni Boncompagni scelse Arturo Benedetti Michelangeli, il più grande pianista del mondo tifoso di Enzo Ferrari e Topolino
- Nerio Alessandri: quel giorno nella vita di mr. Technogym, il romagnolo che fa muovere il mondo: “Il mio eroe? Un altro innovatore che, come me, partì da un garage: Steve Jobs“
- Dario Fo elogia il Ruzzante: “Fu un vero rivoluzionario, l’unico che, in forma satirica, ha parlato del suo tempo”
- Urbano Cairo: “Se scalo le montagne lo devo a un filosofo-faro: Napoleone”
- Antonio Cederna, giornalista e battagliero difensore della città, del paesaggio, della bellezza italiana
- Brunello Cucinelli dona bonus culturale ai suoi 1.450 dipendenti e sceglie Marco Aurelio
- E don Ciotti mi indicò il suo eroe: Tonino Bello, vescovo degli ultimi
- Michael Collins: era italiano il gregario spaziale rimasto a orbitare intorno alla Luna. Ecco chi me lo raccontò
- Zorro, cent’anni fa nasceva la leggenda del giustiziere mascherato (l’eroe di Etro)
- Un eroe e un amore che, mi confidò, abitavano nella mente di Luciano De Crescenzo
- Rossana e Carlo Pedretti: le loro vite nel segno di quel genio di Leonardo
- E Roberto Bolle mi confidò: “Il mio eroe? Adam, bambino soldato d’Africa”
- Fabrizio Barca: “il mio uomo faro? Amartya Sen. Quell’economista e Nobel indiano ha dato una risposta alle paure e alla arida globalizzazione”
- Raffaella Carrà: “Felicità è aver avuto una nonna come Andreina mia maestra in una Romagna che era piena di note e di libertà”
- Lo spirito guida di Massimo Giletti? Toro Seduto, un leader lontano da potere e profitto
- E Mauro Corona mi confessò: “Devo a Mario Rigoni Stern la mia rinascita”
- Quando Maria Rita Parsi mi illuminò il suo spirito guida: Giovanni Bollea, esploratore delle menti bambine
- Giuseppe Masera: “per chi come me ha dedicato una vita nella battaglia alla leucemia infantile, la figura di Giovanni Verga assume i contorni di un gigante”
- Nel glossario di Andrea Camilleri inserite la voce: Mandrake, l’idolo che mi confessò
- Quando il grande giornalista Enzo Bettiza mi indicò il suo eroe vivente: Mario Draghi, italiano europeo che punta su competenza e controllo