Venerdì 16 giugno 2017 a Cassano d’Adda c’era un insolito movimento davanti alla chiesa di San Dionigi. Il parroco, don Giacinto Fusar Imperatore, con il sindaco e molti cittadini aspettavano un ritorno importante: un prezioso dipinto d’epoca barocca, il “Transito di San Giuseppe”, firmato da Giovanni Stefano Danesi detto il Montaldo, di voga nel Seicento. Era stato rubato il 17 agosto del 2003, in piena Festa del Miracolo, e da allora se n’erano perse le tracce. Ma la squadra del capitano Francesco Provenza, responsabile del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale per la Lombardia, con sede nel Palazzo Reale di Monza, ha ritrovato il prezioso olio su tela e quel venerdì l’ha riconsegnato alla comunità di Cassano, segnando l’ennesimo colpo a segno del suo team (l’anno scorso avevano recuperato tre importanti dipinti, con in testa Madonna con Bambino di Cima da Conegliano, trafugati dai nazisti nel 1944 e rintracciati in casa di un collezionista milanese).

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Il dipinto raffigurante “Madonna con Bambino” attribuito a Giovanni Battista Cima, in arte Cima da Conegliano (1460-1518) recuperato nel 2016 dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, sezione di Monza (foto in apertura), con altri due importanti dipinti rintracciati nella stessa brillante operazione: “Trinità”, di Alessio Baldovinetti e “Presentazione di Gesù al tempio”, di Girolamo dai Libri. Erano stati trafugati dai nazisti nel 1944.

A fine maggio i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale hanno chiuso altre rilevanti operazioni di recupero. La prima ha portato al ritrovamento a Genova della Testa di fanciullo, porzione barbaramente tagliata via il 16 marzo 1982 nel Duomo di Urbino nella parte in basso a sinistra della pala d’altare alta quattro metri Il martirio di San Sebastiano, dipinta nel 1558 da Federico Barocci detto Il Fiori (1535-1612).

Il frammento ritrae Antonio Bonaventura, figlio del committente della pala, e si trovava nella sede della notissima casa d’aste genovese Wannenes Art Auction (estranea alla vicenda) a cui era stato consegnato per la vendita dalla curatela fallimentare di una società lombarda. Sotto la dicitura Testa di bimbo di cm 40×42, l’opera era attribuita a un anonimo «Pittore veneto del XVII secolo», stimata 500-800 euro (ma il suo reale valore supera i 300 mila euro) e sarebbe finita all’asta il 31 maggio. Per fortuna è stata riconosciuta online sul catalogo della casa d’aste dall’antiquario pesarese Giancarlo Ciaroni e da suo figlio, che hanno avvisato l’assessore alle Arti di Rimini Massimo Pulini, che a sua volta ha confermato i sospetti e allertato i Carabinieri del Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale (TPC). Il dipinto del Barocci è ora pronto a far ritorno a Urbino. Peccato che il Duomo della città marchigiana sia chiuso dall’ottobre 2016 perché, a causa degli ultimi eventi sismici, ne è stata dichiarata l’inagibilità.

Un altro brillante recupero è stato messo a segno il 24 maggio dal Nucleo TPC di Bologna, che ha tolto dal mercato tre falsi quadri di Giorgio Morandi (1890-1964) poco prima della loro vendita per due milioni di euro.

Tra le attività in corso dei Carabinieri del TPC emiliano c’è anche il recupero della tela (seriamente danneggiata dopo il furto) Madonna con i Santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo eseguita nel 1630 dal Guercino (1591-1666), trafugata a Modena dalla chiesa di San Vincenzo nell’agosto del 2014 e rintracciata in Marocco grazie alla Banca dati Leonardo. Sono state arrestate quattro persone a Casablanca e (a Modena) il basista marocchino autore materiale del furto. Ora l’obiettivo è far tornare il quadro in Italia e provvedere al suo restauro.

L’ennesima rocambolesca operazione è stata invece effettuata dal TPC di Torino, che ha rintracciato sette dipinti di inestimabile valore (che stavano per essere inviati all’estero) nel caveau segreto di una villa del Vercellese dove agiva una organizzazione formata da ventuno persone che ha truffato esperti e antiquari in tutt’Italia. I Carabinieri hanno recuperato Il giudizio di Paride di Guido Reni (1575-1642), valutato quattro milioni di euro; il dipinto Erezione della croce attribuito al fiammingo Antoon Van Dyck (1599-1641) e stimato un milione di euro, più altre cinque tele attribuite a Jacopo del Sellaio (1441-1493), Tommaso Salini (1575-1625), Luca Carlevaris (1663-1730), Luigi Crespi (1708-1779) e Giacomo Guardi (1764-1835).

Nel 2016 i Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale hanno

  • recuperato 24.570 tra beni antiquariali, archivistici e librari (la cui stima economica ammonta a 53.831.129 euro),
  • sequestrato 799 falsi (per un valore di 57.099.900 euro) e
  • rilevato 14 scavi archeologici clandestini.
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(qui, nelle foto successive e nella fotogallery a fine testo) I tesori recuperati dall’Arma dei carabinieri in mostra a Parigi. All’Unesco la mostra “Tesori recuperati”, organizzata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

Mosaico di competenze

Quella del TPC è la forza di polizia militare più efficiente al mondo nella protezione delle opere d’arte e della proprietà archeologica. Esistono altri corpi e programmi di rilevante importanza, ma nessuno vanta l’organizzazione operativa, il mosaico di competenze specializzate, le capacità, l’esperienza o i record realizzati dal Nucleo italiano.

Rappresenta un punto di riferimento per la formazione dei corpi investigativi specializzati di ogni Paese, che vengono in Italia a seguire i corsi dei Carabinieri. Racconta il capitano Provenza, alla guida del TPC di Monza:

Di fronte a un mercato criminale sempre più aggressivo e senza frontiere geografiche, la collaborazione internazionale gioca un ruolo determinante. L’Italia, capofila in questa lotta, è un punto di riferimento indispensabile a livello mondiale. America Latina, Estremo Oriente, Europa dell’Est, Africa, Asia: sono molti i Paesi che hanno chiesto all’Italia di avvalersi delle sue conoscenze e capacità per dotarsi a loro volta di reparti specializzati. Negli ultimi anni il TPC ha svolto corsi di formazione e addestramento con seminari e periodi di affiancamento in favore di Paesi che vanno dalla Mongolia agli Stati Uniti d’America.

In tale quadro di cooperazione, il Comando ha condotto, con l’ausilio di personale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT), corsi di formazione a favore di funzionari delle forze di Polizia, delle Dogane e di rappresentanti dei dicasteri della Cultura esteri (a Teheran, a Baghdad, in Palestina, a Roma per archeologi libici e albanesi, Cuba, Ecuador, Perù e Cina). In più, hanno girato il mondo tra meeting, seminari e conferenze.

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Sei medaglie d’oro

Per tutti questi motivi e per gli sforzi costanti spesi al servizio della protezione del patrimonio artistico italiano, dal 1981 a oggi il Nucleo TPC è stato insignito di sei medaglie d’oro al merito al valore dell’Arma. E, aggiungiamo, rappresenta un vanto per il nostro Paese che, tra tante pecche e note negative, può dirsi in questo campo un modello di eccellenza da seguire e imitare in ogni parte del mondo.

Come è nato? Nei primi 40 anni di Unità nazionale la legislazione italiana, oltre che dalla tendenziale piena libertà dei proprietari privati di fare qualsiasi uso delle cose d’arte, è caratterizzata da una disciplina dei beni culturali affidata alle istituzioni locali e, dunque, assai differenziata dal punto di vista territoriale. Per esempio, l’alienazione all’estero delle cose d’arte è proibita unicamente nel Centro-Sud, mentre solo a Roma sono “indivise e inalienabili” gallerie e collezioni d’arte o antichità di proprietà delle famiglie aristocratiche.

In questo quadro si può facilmente immaginare come le unità locali dei Carabinieri venissero spesso chiamate in causa per far rispettare le leggi a tutela dell’arte, investigando sui furti di opere e oggetti archeologici che spesso si verificavano. Una svolta rilevante avviene negli anni ’60 del ‘900, contrassegnati da una impetuosa ripresa economica dopo le devastazioni delle guerre. La nuova crescita finanziaria e l’aumento generale del tenore di vita hanno come effetto collaterale l’intensificarsi delle esportazioni clandestine di testimonianze culturali, rubate o scavate illecitamente, per arricchire musei e collezioni in ogni parte del mondo.

Visto il preoccupante fenomeno e il conseguente percepibile rischio di dispersione del patrimonio culturale, i vertici del governo incaricano il Comando dell’Arma di costituire un nucleo di militari che si occupi specificatamente di proteggere il patrimonio paleontologico, archeologico, artistico e storico nazionale. Con il supporto del comandante generale Luigi Forlenza, il generale di Stato Maggiore pro tempore Arnaldo Ferrara prende la decisione di formare il Comando Carabinieri Ministero Pubblica Istruzione – Nucleo Tutela Patrimonio Artistico. La prima unità è formata da un ufficiale, un sottufficiale e un carabiniere semplice.

  • La nascita del Nucleo risale al 3 maggio del 1969. Da quel giorno l’Italia è il primo Paese a disporre di un reparto di polizia espressamente deputato al contrasto dello specifico settore criminale, anticipando di un anno e mezzo la raccomandazione della Conferenza Generale dell’UNESCO, espressa nella sua XVI sessione, il 14 novembre 1970 a Parigi, che indica agli Stati aderenti l’opportunità di adottare le misure per impedire l’acquisizione di beni illecitamente esportati e favorire il recupero di quelli trafugati, nonché istituire servizi e personale specificatamente addestrato, a cui affidare il compito di assicurare la salvaguardia e il rispetto del patrimonio culturale.
  • Il 15 luglio del 1970, quattro mesi prima della Conferenza di Parigi, i vertici dell’UNESCO avevano deciso che fossero le caratteristiche funzionali e operative adottate dal nostro Paese a servire da modello cui rifarsi per i singoli corpi nazionali specializzati nella tutela dell’arte. Da quel momento l’Italia assume il ruolo di collaboratore nei confronti degli altri Paesi, nell’attuazione del percorso indicato dall’UNESCO.
  • Il 14 dicembre del 1974, con decreto legge n. 657 viene istituito da Giovanni Spadolini il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Il Comando TPC transita alle dipendenze funzionali del nuovo dicastero, con sede a Roma nella storica palazzina settecentesca opera tardo-barocca dell’architetto campano Filippo Raguzzini, nella suggestiva piazza Sant’Ignazio, tra il Pantheon e Fontana di Trevi.

Con la creazione del nuovo ministero, le Antichità e Belle Arti diventano Beni Culturali. Come ha fatto notare lo storico del pensiero giuridico Dante Cosi, le definizioni contano:

“Antichità e Belle Arti” era un’etichetta incentrata solo sui contenuti di ciò che era soggetto a speciali norme-tutela; “Beni Culturali”, al contrario, allude non solo al significato culturale di ciò che va tutelato, ma anche al suo valore patrimoniale in senso stretto, e, quindi, se non proprio alla sua traducibilità in termini monetari, al suo valore economico indiretto.

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Quindici nuclei regionali

Passando alla composizione del Comando Carabinieri TPC, esso è retto da un generale di Brigata (dall’agosto 2016 a Mariano Mossa è succeduto Fabrizio Parrulli, già alla guida del Reparto Addestrativo dei Carabinieri della NATO Training Mission – Iraq a Baghdad), è composto da una struttura centrale, con sede a Roma, articolata innanzitutto in un Ufficio di Comando, organo di supporto decisionale nell’azione di comando, controllo e coordinamento di tutte le attività svolte in Italia e all’estero, nel cui ambito operano le Sezioni

  • Segreteria e Personale,
  • Operazioni
  • Elaborazione Dati,

oltre a una Squadra Servizi, e a un Reparto Operativo, a sua volta suddiviso nelle sezioni

  • Antiquariato
  • Archeologia
  • Falsificazione
  • Arte Contemporanea.

Il Reparto ha anche competenza “residuale” sulle Regioni di Lazio e Abruzzo (non dotate di unità autonome) e funzioni di supporto e coordinamento su tutto il territorio nazionale e verso l’estero, per le attività di maggior rilievo e le indagini di più ampio spessore.

Infine, è attiva una struttura periferica, diretta e coordinata dal vice comandante del Comando TPC (oggi il colonnello Alberto Deregibus) articolata in quindici Nuclei regionali (ubicati ad Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Cosenza, Firenze, Genova, Monza, Napoli, Palermo, Perugia, Roma, Torino, Udine e Venezia), più una Sezione a Siracusa, dipendente dal Nucleo di Palermo.

A ulteriore testimonianza della ricchezza dei beni da tutelare, il Comando dei Nuclei territoriali TPC e tutte le unità collegate sono dislocati presso stabili di importanza storica e architettonica di proprietà del MiBACT, come Palazzo Reale a Torino, Villa Reale a Monza, Palazzo San Marco a Venezia, Palazzo Pitti a Firenze, Castel Sant’Elmo a Napoli e il Castello Svevo a Bari. Il quartier generale ha – come detto – sede a Roma in piazza Sant’Ignazio 152 mentre il Reparto Operativo e la Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti sono ospitati nella Caserma La Marmora, un ex monastero a Trastevere, in via Anicia 24.

Il Nucleo TPC è composto da un organico di circa 300 carabinieri specializzati in tutta Italia. Fino al 2001 erano 278: 25 ufficiali maggiori, 117 ispettori, 45 soprintendenti e 91 ufficiali in possesso di qualificata preparazione, acquisita con la frequenza di specifici corsi in materia di tutela del patrimonio culturale, organizzati d’intesa dal MiBACT. Certamente si tratta di un dato esiguo rispetto alla mole di lavoro da svolgere, ma il numero è stato calibrato rispetto alle esigenze nel tempo.

Per far parte del Nucleo TPC bisogna in primo luogo arruolarsi nell’Arma dei Carabinieri, tramite concorso pubblico, e successivamente partecipare a una selezione interna. Per lavorare in questo ambito sono necessarie esperienza in polizia giudiziaria e nell’attività investigativa, visto che si conducono indagini, e una personale preparazione culturale e professionale relativa alla materia artistica e alla storia dei beni culturali è sicuramente utile. In ogni caso un’adeguata conoscenza viene acquisita dai componenti del Nucleo attraverso un corso di specializzazione in tema di tutela del patrimonio culturale organizzato dal MiBACT. «Il corso si svolge a Roma, dura poco più di un mese e concerne materie e argomenti di interesse per la nostra attività. Viene svolto da funzionari delle Soprintendenze e delle direzioni generali, da esperti d’arte, docenti universitari e rappresentanti delle associazioni di categoria degli antiquari, nonché dagli stessi ufficiali e marescialli dell’Arma con grande e pluriennale esperienza». Quasi sempre tiene una conferenza-lezione anche il prefetto responsabile del Fondo Edifici di Culto, che fa capo al ministero dell’Interno e gestisce un patrimonio di carattere storico, artistico, culturale di straordinario valore.

Il capitano Provenza precisa:

Nel nostro ambito ci sono laureati in archeologia, architettura o storia dell’arte, ma non è un requisito fondamentale: a noi viene richiesto di essere innanzitutto bravi investigatori. Anche perché, qualora ci fosse necessità di una consulenza specifica, ci rivolgiamo agli storici dell’arte e agli archeologi delle Sovrintendenze. O, se le competenze richieste sono di natura tecnico-scientifica, alle università.

Le tecniche di Polizia militare, unite ai requisiti per essere sensibili alle esigenze del ministero della Cultura, danno come risultato un livello di professionalità che è molto difficile da eguagliare in qualsiasi altro contesto. Essenzialmente il Nucleo TPC offre il meglio sia del mondo accademico sia di quello pratico (di applicazione della legge), con eccezionali competenze contenutistiche in materia, sapientemente combinate all’esperienza investigativa.

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Il Comando TPC svolge i suoi compiti attraverso molteplici modalità operative che possono suddividersi in attività a livello nazionale e internazionale, di tipo preventivo o repressivo, e attività investigativa. Compie essenzialmente indagini di Polizia Giudiziaria, contrastando ogni violazione di legge in materia di patrimonio culturale posta in essere da singoli individui o da organizzazioni criminali. In particolare, si tratta dei reati di scavo clandestino presso siti archeologici; furti e ricettazioni di opere d’arte e relativo commercio illegale; danneggiamenti a monumenti e aree archeologiche; esportazioni illegali di beni culturali; falsificazioni di oggetti antichi o di altre opere di pittura, grafica, scultura; operazioni di riciclaggio condotte tramite il reinvestimento dei proventi dei traffici illeciti di beni culturali; reati in danno del paesaggio.

In ambito nazionale, il Nucleo agisce con attività preventiva e di sorveglianza mediante il monitoraggio dei cataloghi delle case d’asta e dei siti Internet (nel dettaglio, il Comando TPC nel 2016 ha effettuato

  • 1.232 controlli ad aree archeologiche marine e terrestri;
  • 1.114 verifiche in aree con vincoli paesaggistici o monumentali;
  • 2.122 accessi a esercizi commerciali di settore, elevando 80 sanzioni amministrative;
  • 500 verifiche a mercati e fiere di settore;
  • 416 sopralluoghi per l’accertamento dello stato di sicurezza di musei, biblioteche e archivi);

la verifica delle misure di sicurezza di musei, gallerie, archivi e biblioteche e la formazione del personale di sorveglianza, con consigli agli operatori del settore sul comportamento e la deontologia professionale da seguire. Provvede poi al controllo dei siti archeologici (anche subacquei) e paesaggistici oltre a ispezionare mercati, fiere d’antiquariato ed esercizi commerciali che hanno a che fare con i beni culturali (come le gallerie d’arte o i negozi di numismatica e filatelia).

Per quanto riguarda il controllo delle attività commerciali del settore, bisogna ricordare che gli antiquari e tutti gli altri esercenti del settore hanno l’obbligo di fornire la documentazione che attesti l’autenticità e l’originalità di ogni bene venduto e la sua provenienza, nel rispetto delle regole che riguardano il commercio di opere d’arte: nel registro che deve obbligatoriamente essere compilato, viene annotata la vendita, e anche chi acquista ha l’obbligo di informarsi e richiedere i documenti previsti. Come l’antiquario, anche la casa d’asta deve compilare il Registro di Pubblica Sicurezza dove annota tutti beni che le vengono affidati, nonché la provenienza e la compiuta vendita. Così deve avvenire anche se si compra da privati. In caso di indagine su un bene rubato, infatti, questa documentazione potrà provare la buona fede dell’acquirente e la lecita compravendita dell’opera d’arte.

Tra gli altri compiti dei Nuclei TPC c’è l’attività consultiva agli organi del MiBACT e la partecipazione a iniziative di sviluppo di progetti d’interesse operativo e ricerca svolte in collaborazione con atenei, fondazioni e centri di ricerca nazionali ed esteri. Importante è anche il lavoro di comunicazione e informazione con incontri sulla cultura della legalità nelle scuole superiori e nelle università e la partecipazione a convegni, seminari, conferenze sul tema della sicurezza dei beni d’arte.

I Carabinieri, infine, mantengono il pubblico informato sulla propria attività visitando le scuole, dove spiegano quanto sia importante proteggere il patrimonio culturale nazionale. Per sensibilizzare gli studenti più giovani hanno anche creato un videogame accessibile sul loro portale online, chiamato TPC Mission, il cui protagonista, un bambino di nome Sandrino, esplora il sito e impara che il patrimonio culturale deve essere protetto.

I Carabinieri del TPC forniscono collaborazione e consulenza in vari progetti, come quello denominato Discovery Magna Grecia che si occupa di un sistema satellitare per il monitoraggio di aree archeologiche, seguito dalla Regione Calabria e dall’università di quella regione, o come il Progetto COINS (Combat On-line Illegal Numismatic Sales) per l’ideazione di un servizio Web per combattere il traffico internazionale di monete.

Il recupero delle opere d’arte rubate ed esportate illegalmente spesso richiede che le indagini siano condotte anche all’estero, nei limiti stabiliti dalle convenzioni internazionali, nell’ambito della cooperazione giudiziaria fra Stati e col sostegno di altre forze di Polizia (Interpol, FBI, uffici della Dogana, New Scotland Yard, etc.) e l’assistenza del ministero degli Affari Esteri.

I Carabinieri intervengono poi in aree di crisi, nell’ambito di missioni internazionali di pace, per la salvaguardia e la tutela dei beni artistici dei Paesi interessati, fornendo supporto specialistico a operazioni di peace-keeping, come è successo in Iraq (dal 2003 al 2006) con la missione Antica Babilonia per il censimento delle aree archeologiche a rischio e la lotta agli scavi clandestini. Dal luglio 2003 al maggio 2006, a rotazione, due militari inseriti nell’ambito della Forza multinazionale impiegata nell’operazione Antica Babilonia, nella zona di Nassiriya, hanno effettuato – unitamente agli altri compiti del contingente – mirati servizi ad ampio raggio finalizzati al censimento delle aree archeologiche a rischio e alla repressione degli scavi clandestini intrapresi subito dopo la fine delle ostilità, istruendo il personale iracheno preposto alla vigilanza delle aree archeologiche e organizzando le difese passive dei siti. Nel contesto dell’attività e in collaborazione con le autorità locali sono stati censiti e documentati ben 621 siti archeologici, identificate 127 persone e arrestati 53 responsabili di scavi clandestini, mentre oltre 1600 sono stati i reperti sequestrati e consegnati al museo locale.

Sempre in ambito Internazionale, il TPC funge da modello operativo per gli altri Stati e collabora costantemente con organismi internazionali di tutela e studio dei beni culturali quali UNESCO, ICCROM, ICOM, UNIDROIT e ICOMOS per lo sviluppo di attività formative e la sensibilizzazione del pubblico e degli operatori di settore.

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Il momento fondamentale nell’attività del Nucleo, formato da militari altamente specializzati, resta però l’attività investigativa, finalizzata al recupero di beni culturali illecitamente sottratti o esportati, campo in cui svolge un ruolo centrale l’attività di monitoraggio dei siti Web. Solo grazie all’efficacia delle strategie investigative è possibile ottenere risultati rilevanti in termini di scoperta dei fatti di reato, individuazione e punizione dei colpevoli, sequestro dei beni illecitamente sottratti ed emersione di ulteriori reti su cui indagare. Queste competenze, applicate alla risoluzione di tutti i tipi di art crime, riguardanti opere rubate, beni archeologici saccheggiati o falsi d’arte, hanno permesso al Nucleo di avere un crescente successo. Lo confermano le statistiche: tra il 1970 e il 2007 i Carabinieri hanno recuperato 626.145 opere d’arte, di cui 8.032 rimpatriate dall’estero, 1.268 oggetti stranieri tornati al Paese d’origine, e sequestrato più di 250.000 falsi.

La attività investigative si occupano essenzialmente del reperimento delle tracce dei beni sottratti, dell’identificazione dei luoghi o dei nascondigli adatti per stipare gli oggetti rubati, e della raccolta di prove solide e incontrovertibili della colpevolezza dei trafficanti, venditori o acquirenti, per la formulazione di un’accusa che li riconduca incontrovertibilmente ai beni sottratti.

Per svolgere con efficacia indagini in questo ambito, è fondamentale sapere che non è possibile tracciare un unico profilo criminale, e di conseguenza saper riconoscere con quale tipologia di criminale si ha a che fare. Come hanno scritto le due studiose statunitensi Laurie Rush e Luisa Benedettini Millington nel loro libro del 2015 The Carabinieri Command for the Protection of Cultural Property: Saving the World’s Heritage,

i ladri che si concentrano su opere d’arte rappresentano il tipo di soggetto che è disposto a rubare oggetti dalle chiese, a tagliare dipinti sacri e pale d’altare, a trasformare fonti battesimali in fontane ornamentali, confessionali in bar o librerie, candelabri in lampade da tavolo, incensieri in lampadari, sacrestie in armerie e tabernacoli in armadi. Ci sono tombaroli disposti a distruggere tombe antiche, spargendo nella campagna, per procurarsi i gioielli del defunto, e galleristi che sono più che felici di vendere consciamente opere false come autentiche a ignari collezionisti. Ci sono designer di interni ed esterni che consapevolmente incorporano pezzi rubati nei loro progetti, a volte acquistandoli e installandoli nelle case di loro clienti benestanti, magari senza che essi ne conoscano l’origine.

Molti criminali operanti nel settore delle opere d’arte sono anche personaggi estremamente preparati, con competenze che vanno da quella artistica (usata per realizzare i falsi), al saper neutralizzare i più sofisticati sistemi di allarme e oltrepassare i dispositivi di sicurezza, alle abilità informatiche nell’utilizzo di Internet, alle capacità logistiche necessarie per organizzare reti internazionali di contrabbando.

Tutte queste caratteristiche li rendono dei temibili “avversari” per chi è sulle tracce del reato. Fortunatamente però, i decenni di esperienza vantati da molti ufficiali che servono il TPC li hanno resi consapevoli di come alcuni di questi reati contro il patrimonio artistico presentino delle caratteristiche identificative, riconoscendo le quali possono indirizzarsi a indagare verso un singolo criminale o gruppo con cui hanno già familiarità.

Le strategie utilizzate negli ultimi anni dai Carabinieri nel settore dei beni culturali sono state indirizzate principalmente al perseguimento di strutture di tipo associativo (tali associazioni non sempre assumono la struttura gerarchica tipica della criminalità organizzata, ma pongono talvolta in essere condotte illecite altrettanto raffinate), la cui insidiosa articolazione, proprio per l’insita pericolosità, rappresenta un obiettivo primario.

Il mercato di beni culturali attraverso la rete è un settore a cui il Comando TPC ha sempre riservato grande attenzione. Specialmente negli ultimi anni in cui, sulla scia dei mercati esteri, si è verificato un aumento delle piattaforme virtuali, rendendo la compravendita di oggetti d’arte molto più agevole. Nel 2016 nel corso dei periodici monitoraggi dei siti Web dell’e-commerce sono stati individuati e sequestrati 2.653 beni culturali:

  • 2.326, la maggior parte di essi, appartengono alla categoria della numismatica archeologica,
  • 177 sono reperti archeologici,
  • 104 le opere contraffatte,
  • 35 i beni archivistici e librari e
  • 11 i dipinti.

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La maxi Banca Dati

Fondamentale in questa attività è la Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, detta anche Banca Dati Leonardo, la più grande al mondo per mole di immagini e dati informatizzati, contenente oltre 5 milioni e 800 mila informazioni descrittive di oggetti e più di 600 mila immagini (nel 2016 sono stati controllati 40.187 oggetti, con un incremento del 41,1% rispetto all’anno precedente). È il primo database, costituito nel 1980 dai Carabinieri, nel settore dei beni culturali e, per unicità strutturale, flessibilità applicativa, quantità di dati trattati e capacità della risposta operativa, è tuttora ritenuto il più importante del mondo, uno dei primi tentativi di usare la moderna tecnologia per rintracciare opere d’arte rubate.

Si è dimostrato un efficace strumento investigativo, dal momento che nel sistema si trovano catalogati i beni culturali da ricercare, di provenienza italiana ed estera, nonché le informazioni relative alle notizie e agli eventi delittuosi collegati.

Il database costituisce una sorta di “museo virtuale” delle opere mancanti all’appello, viene aggiornato continuamente ed è accessibile a chiunque dal sito Web dei Carabinieri. Oltre a immagini e descrizioni di oggetti, offre a interessati e potenziali acquirenti di opere d’arte suggerimenti per evitare di incorrere in frodi e permette altresì di avere informazioni dettagliate sull’oggetto che interessa scaricando la Object ID, una sorta di “documento di identità” dell’opera d’arte. Una visita alla Banca dati fa capire l’estrema sofisticatezza del sistema e la straordinaria perizia degli ufficiali che ad essa lavorano su base giornaliera.

Il valore aggiunto della Banca Dati Leonardo consiste nel fatto che, grazie a un’evoluta tecnologia, è in grado di interagire in tempo reale con i dispositivi portatili mobili utilizzati dagli ufficiali in servizio, che possono così in qualsiasi momento accedervi, per analizzare contestualmente un’opera, realizzare una fotografia digitale e confrontarla con le immagini e le informazioni già contenute nel database e aggiornarlo immediatamente, agevolando la documentazione sul luogo d’intervento. Grazie all’applicazione I-TPC, ideata dai Carabinieri, chiunque può oggi scaricare gratuitamente la piattaforma e accedere a Leonardo, cercando informazioni su un’opera d’arte o caricandone di nuove.

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4. Continua. Link alle puntate precedenti.

* Fonte: condensato dalla tesi di laurea della milanese Camilla Angelino, 27 anni, dal titolo Crimini contro il patrimonio culturale: analisi empirica e strategie investigative, discussa alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano il 18 ottobre 2016, relatore il professor Gabrio Forti, correlatrice la dottoressa Arianna Visconti. I capitoli della tesi: 1) Il patrimonio culturale: definizione e quadro normativo; 2) Analisi criminologica, con statistiche criminali, il “mercato grigio dell’arte” e i protagonisti del fenomeno; 3) Le indagini e il ruolo del Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, un modello tutto italiano, e la Commissione Fiorilli per il recupero delle opere d’arte fino all’istituzione dei Caschi Blu della Cultura; 4) Conclusioni e bibliografia.

 

FOTOGALLERY

Da Parigi/Unesco a Roma alcune opere d’arte in mostra recuperate dagli 007 dell’arte

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A PROPOSITO

Da “I salvatori dell’arte”: