Nella notte delle stelle a Los Angeles, il 25 febbraio 2013, tra un premio Oscar e l’altro, George Clooney nella sezione “In memoriam” ha scandito, per la miriade di star presenti, due nomi di italiani da esportazione che nel corso del 2012 ci hanno lasciati e che già ci mancano tanto: il poeta e sceneggiatore Tonino Guerra (sulle cui spalle da gigante mi sono spesso inerpicato per allargare i miei orizzonti) e il papà di E.T. Carlo Rambaldi. In loro onore Barbra Streisand, tornata sul palcoscenico di Hollywood dopo 36 anni dalla sua prima (e unica) apparizione, ha cantato “The way we were”.

“The way we were” – Barbra Streisand

Hollywood aveva incoronato Tonino nel febbraio di quattro anni fa: allora la Writers Guild of America, associazione che rappresenta gli sceneggiatori di televisione e cinema della capitale mondiale del cinema, aveva conferito il prestigioso premio Jean Renoir per la carriera proprio a Tonino, “uno dei più grandi sceneggiatori dei nostri tempi e leggendario scrittore internazionale”, era scritto nella motivazione letta da Howard A. Rodman, “che da sei decenni ha migliorato la letteratura delle immagini animate”.

Allora rimase in Italia il 90enne regista preferito di Federico Fellini (con lui aveva vinto l’Oscar del 1975 con Amarcord), Michelangelo Antonioni, Vittorio De Sica, Mario Monicelli, i fratelli Taviani, Francesco Rosi, Andrei Tarkovskij, Wim Wenders e Theo Anghelopoulos (con il quale nel 1998 vinse la Palma d’oro al Festival di Cannes per il film L’eternità è un giorno). Rimase nella nativa Santarcangelo di Romagna dove proprio quel giorno di festa lo intervistai pubblicamente in teatro. Nella sua veste più variegata di poeta scrittore e artista, Tonino affrontò i temi a lui più cari: la Romagna, l’amata Russia regalatagli dalla sposa Lora Krendlina, i registi con i quali aveva lavorato per i suoi 120 film, i suoi rapporti con la civiltà contadina e con le mani sapienti degli artigiani della Valmarecchia, valle già indicata dal direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci come “la valle più bella d’Italia” ma resa ancora più magica dall’arte e dalla poesia di Tonino.

Quando arrivammo a parlare del greco Anghelopoulos, Tonino anticipò uno scenario come spesso capita a un poeta: “Prepariamoci a vivere un tempo di povertà”. E aggiunse parole che oggi assumono una profetica attualità: “Sono andato a trovare Theo in Grecia qualche tempo fa. Tra i luoghi visitati, l’incontro più sconvolgente l’ho avuto a Olimpia. Questo enorme cimitero di rotoli di pietra che racchiudono pensieri religiosi antichissimi. Mi sono avvicinato allo stadio rettangolare dove sono nate le Olimpiadi. In questo mondo di frantumi e colonne sfasciate e marmi caldi di sole e secoli pietrificati, una cosa mi ha stupito, l’unica presenza intatta: “la riga di pietra” in cima al campo sportivo dove scattavano gli atleti delle corse e di tutte le competizioni. Ho avvicinato questo segno con timidezza e con lo stupore di trovarmi davanti a un qualcosa ancora pronto a servire. Ma dov’erano gli atleti per la corsa? Ero solo e toccava a me raccogliere questo segnale. Ormai tutte le mie corse le faccio con l’immaginazione. Quella linea si è subito fissata nella mia memoria”.

Quella riga di pietra di Olimpia è segnata nella mia mente come una presenza forte perché mi piace pensare che solo da quella linea possa scattare idealmente la corsa vincente della Grecia e dell’Italia contro la povertà ingiusta.

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LE PAROLE E GLI OCCHI

Il mondo di Tonino Guerra

per chi ama il turismo emozionale

foto di Vittorio Giannella

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La notte piena di neve arriva su Pennabilli, borgo di tremila abitanti nel Montefeltro storico, tra Romagna e Marche, a 629 metri d’altitudine.

A Pennabilli abito in una casa per metà molto antica, in mezzo a duecento mandorli che alla fine di febbraio chiamano le api affamate. Potrebbe anche sembrare una nave in mezzo alle onde pietrificate del Montefeltro

(Questa e altre citazioni sono tratte dai due ultimi libri di Tonino Guerra: “La valle del Kamasutra” e “Polvere di sole”, Bompiani, 2010 e 2012, curati da Salvatore Giannella)

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La valle di Ranco e del saggio Eliseo avvolta dal gelo.

Ho anche affondato la mia attenzione nei continenti sepolti di gente anziana che vive in solitudine….Uno di questi incontri meravigliosi l’ho avuto a Ranco, un posto dove hai l’impressione di essere arrivato in Cina. E’ una manciata di case abbandonate dove in ottobre se tira vento piovono le noci sui coppi. Lui si chiamava Eliseo e aveva ottant’anni e più. Incontrai questo vecchio meraviglioso, di campagna, una persona umile. Gli domandai: ‘Lei, dio bono, è così sereno, a ottant’anni e passa di età. Ma c’è qualcosa che le tiene compagnia, che le dà forza, insomma lei crede che ci sia qualcosa dopo, non so, ecco, Dio?’. Eliseo mi guardò dentro gli occhi e calmo mi rispose: ‘Dire che c’è può essere una bugia, dire che non c’è può essere una bugia più grande’. Ecco, solo Socrate può dire una simile cosa
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Neanche il gelo impedirà alla primavera di esplodere in Valmarecchia.

Ma ricordatevi: il paesaggio più importante da salvare nella Valmarecchia è l’uomo. L’uomo con la sua mente inquinata, l’uomo che non si accorge di distruggere un mondo antico, l’uomo che ripara i tetti con le tegole rosse, l’uomo che per mangiare è disposto a cancellare le montagne, l’uomo che scarica i veleni nell’acqua del fiume, l’uomo che cambia le persiane con le tapparelle perché vuole una comodità più immediata, l’uomo che taglia le piante secolari, l’uomo che crede di essere padrone di tutto, l’uomo che non sa di vivere poco e di diventare cenere. La nostra mente non ha più candore, è piena di egoismo. Così, per denaro più che per ignoranza, abbattiamo il nostro passato e non sappiamo che stiamo distruggendo il nostro futuro
39-quei po po di paesaggi che tonino amava -ph vgiannella
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Pietrarubbia, uno dei borghi amati da Tonino, nella cornice del paesaggio tipico del Montefeltro storico. Recentemente restaurato nella sua parte più antica, invita a una mostra permanente degli allievi dei corsi TAM (Trattamento artistico dei metalli), valorizzati dallo scultore Arnaldo Pomodoro.

A Pietrarubbia sorge una chiesuola: la domenica i vecchi si mettono in ginocchio intorno alle pareti e urlano i peccati dentro le fessure, in modo che vadano a finire sopra l’altare
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La secolare torre di Bascio con, ai piedi, Il Giardino pietrificato, una delle invenzioni poetiche di Tonino. Si compone di sette tappeti in ceramica, realizzati dallo scultore riminese Giò Urbinati nel 1991, dedicati ad altrettanti personaggi che nella valle sono nati, hanno vissuto o l’hanno toccata con i passi o con le parole: Uguccione della Faggiola, Buonconte da Montefeltro, Matteo da Bascio, la contessa Fanina di Borbone, Ezra Pound, Giotto, Dante.

Ancora oggi qualcuno crede di intravvedere affacciata alla finestra della torre la sposa di Uguccione, Fanina di Borbone, e gridare in direzione della sua città natale: ‘Paris, Paris, aiuto!’
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Milioni di papaveri a Pennabilli e, sullo sfondo, l’antico convento.

La terra attraversata da quell’albero dell’acqua che è il Marecchia è una valle piena di storia. Ma io la grande storia, i grandi castelli li lascio alle spalle. Io vi voglio consigliare di vedere la valle in un altro modo. Intanto vi porto a conoscere dei luoghi che poca gente ha visto, dei posti trascurati, minimi, ma dove potrete incontrare voi stessi
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Pennabilli: Un albero fiorito nel giardino della casa scelta da Tonino Guerra per porre il suo nido eterno.

Da anni cerco delle risposte, voglio sbarcare da qualche parte per vivere in modo diverso. Ho pensato a Tblisi e anche a New York. E invece un giorno ho attraversato il fiume Marecchia e sono arrivato a calpestare le foglie di un orto disordinato e accogliente. A molti farebbe bene arrivare in un orto di campagna. Mescolare i pensieri tra le foglie dell’insalata e l’aria pulita sventolata dalle foglie dei cavoli. Gli anni Novanta ormai li abbiamo sulla punta della lingua. Credo che saranno gli anni in cui noi, vuoti di ideologie, apriremo gli occhi sulla Natura… Potrebbero essere gli anni della spiritualità e della poesia ; una poesia non solo di parole ma soprattutto di gesti. Per esempio ; se ci capiterà di incontrare un albero in fiore sarebbe ora di salutarlo incantati togliendoci il cappello
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Pennabilli: l’Arco delle favole che introduce nell’Orto dei frutti dimenticati, il primo dei luoghi dell’anima creati da Tonino Guerra nella Valmarecchia i cui paesaggi fecero da sfondo ai dipinti di Piero della Francesca, Leonardo da Vinci e Raffaello.

Ho pensato che fosse necessario un museo dei sapori, per non dimenticare il gusto di quelle piante che stavano addosso alle vecchie case contadine e che oggi sono scomparse, come il biricoccolo o l’azzeruolo. L’Orto dei frutti dimenticati è un piccolo museo dei sapori per farci toccare il passato
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Pennabilli: Tonino davanti al quadro L’angelo coi baffi (dell’artista milanese ma romagnolo d’adozione Luigi Poiaghi) ammirabile nel Museo con un quadro soltanto, “il più sguarnito e poetico museo del mondo”, nato da una sua poesia che accoglie il visitatore.

C’era una volta un angelo coi baffi

che non era capace di fare niente

e invece di volare attorno al Signore

veniva giù nel Marecchia

dentro la casa di un cacciatore

che teneva gli uccelli impagliati

in piedi sul pavimento di un camerone.

E l’angelo gli buttava il granturco

per vedere se lo mangiavano.

E dai e dai

con tutti i santi che ridevano dei suoi sbagli

una mattina gli uccelli impagliati

hanno aperto le ali

e hanno preso il volo

fuori dalle finestre dentro l’aria del cielo

e cantavano come non mai

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