Nella Giornata nazionale dedicata ai piccoli musei italiani, domenica 3 giugno 2018 alle ore 16.00, alle porte di Milano si inaugura “La Stazione delle Muse”, presso il MAiO – Museo dell’Arte in Ostaggio e delle grafiche visionarie (Cassina de’ Pecchi, Viale Trieste 3, fermata linea verde della MM 2 per Gessate), un progetto innovativo e ambizioso volto a promuovere la conoscenza delle opere ancora “prigioniere di guerra”.

Il valore culturale e sociale della Stazione delle Muse ha reso il progetto vincitore, nel luglio 2017, del Bando Partecipazione Culturale di Fondazione Cariplo. In occasione dell’evento del 3 giugno, durante il quale i numerosi partner aderenti all’iniziativa cofinanziata da Fondazione Cariplo e dal Comune di Cassina presenteranno le loro attività finalizzate al progetto, verrà inaugurato il nuovo allestimento interattivo con installazioni di realtà virtuale e un videogioco, entrambi volti a coinvolgere non solo i fruitori già appassionati, ma anche i ragazzi dai 13 ai 25 anni, a cui l’intero progetto si rivolge con particolare attenzione.

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Pasquale Rotondi (Arpino, Frosinone, 12 maggio 1909 – Roma, 2 gennaio 1991) durante una visita all’anfiteatro di Taormina.

Per l’occasione, la Corte del Casale verrà dedicata a Pasquale Rotondi e Guglielmo Pacchioni salvatori dell’arte durante l’ultima guerra, alla presenza di Giovanna Rotondi Terminiello (Soprintendente emerita della Liguria) e del prof. Ferdinando Zanzottera, dell’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda.

A conclusione della giornata, i musicisti di fama internazionale Simone Zanchini ed Eloisa Manera eseguiranno il concerto “Musica delle opere dimenticate”, dedicato alla tematica del museo, con fisarmonica e violino.

Qui il programma dettagliato:

  • Ore 16.00 – Intitolazione della Corte del Casale a Pasquale Rotondi e Guglielmo Pacchioni salvatori dell’arte durante l’ultima guerra, di cui daranno testimonianza rispettivamente la figlia Giovanna Rotondi Terminiello e il prof. Ferdinando Zanzottera, dell’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda. A seguire: Presentazione del progetto La Stazione delle Muse
  • Ore 17.00 – PRIMA STAZIONE: MAiO 3.0. L’arte in ostaggio e l’arte ritrovata. La giovane impresa culturale milanese Streamcolors (Streamcolors.com) presenta MAiO Play e MAiO Virtual Museum.
  • Dalle ore 17.30 alle ore 19.00 – Tornei con MAiO Play e visita MAiO Virtual Museum.
  • Ore 17.45 – SECONDA STAZIONE: LA PRESENZA DELL’ARTE, CRESCERE INSIEME CON L’ARTE. Inaugurazione della mostra “Incisioni a scuola” a cura dell’Associazione La Forza del Segno (le opere realizzate dai ragazzi rimarranno esposte fino al 9 giugno 2018) e anticipazione della mostra “Cercando Alice…” a cura di Casa Filippide Cooperativa Sociale Onlus, entrambe partner del progetto.
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“Incisioni a scuola”

  • Ore 18.15 – TERZA STAZIONE: LA PRESENZA DEL TEATRO. Presentazione delle azioni di drammaturgia di comunità e visite teatralizzate coordinate dall’Associazione LAP (Laboratorio Artistico Permanente), partner del progetto.
  • Ore 18.45 – QUARTA STAZIONE: LA PRESENZA DELLA MUSICA. Aperitivo musicale a cura di Associazione Musica in Mente, partner del progetto.
  • Dalle ore 19.15 alle ore 21:00 – Stuzzichini e chiacchiere. Buon vino e buonumore
  • Ore 21.00 – MUSICA DELLE OPERE DIMENTICATE. Simone Zanchini ed Eloisa Manera in concerto (fisarmonica e violino) per musicare le immagini di alcune delle più interessanti opere trafugate.
Eloisa Manera e Simone Zanchini

Eloisa Manera e Simone Zanchini.

Per tutto il corso della giornata gli eventi saranno a ingresso libero. A tutti i partecipanti, in segno di ospitalità, verrà donato un segnalibro frutto della prima stagione di semina dell’arte con le scuole. Ad accogliere i visitatori e a narrare storie di arte in ostaggio per tutto l’evento l’ideatore del Museo, il giornalista e scrittore Salvatore Giannella, insieme allo staff del MAiO.

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A PROPOSITO

Milano riscopra Pacchioni (con Pasquale Rotondi) salvatore della sua arte

Una piazza ricorda, con lo Schindler dell’arte in Urbino, anche Guglielmo Pacchioni, Soprintendente alle Gallerie della Lombardia durante l’ultima guerra mondiale. Il quale s’era già segnalato, come “recuperante” di tesori sottratti in Lombardia e Veneto già nella prima guerra mondiale

testo di Salvatore Giannella

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Guglielmo Pacchioni (Pavullo Frignano, Modena 1883 – Milano 1969).

La corte della Cascina Casale, antistante il torrione del MAiO, intitolata da domenica 3 giugno 2018 a Pasquale Rotondi e a Guglielmo Pacchioni, fa riaffiorare in me una storia che ha portato a un cambiamento della mia vita da cronista: l’ho ricostruita in libri (L’Arca dell’Arte e Operazione Salvataggio) e in un film per Rai Educational (La lista di Pasquale Rotondi), presentando le figure di Pasquale Rotondi, Soprintendente alle Gallerie delle Marche con sede in Urbino, che nella Seconda guerra mondiale diede ricovero e salvezza nel Montefeltro marchigiano (Sassocorvaro e Carpegna) a 7.821 opere d’arte provenienti da tutt’Italia, e di Guglielmo Pacchioni (Pavullo Frignano, Modena 1883 – Milano 1969, allora Soprintendente alle Gallerie della Lombardia, che affidò a Rotondi i tesori dei musei di Milano, dell’Accademia Carrara di Bergamo e del Duomo di Treviglio, poi ritornati sani e salvi alle rispettive collocazioni.

Riprendo in mano il diario di Rotondi e, alla data 26 giugno 1943, leggo:

È arrivato oggi a Carpegna, con un carico d’opere provenienti dalla Lombardia, il Soprintendente di Milano Guglielmo Pacchioni (succeduto a Fernanda Wittgens). Egli mi ha consegnato in dono, con una lettera del Podestà di Milano, una piccola statuina di metallo raffigurante la Madonnina del Duomo. Nel rivedere Pacchioni ho provato una grande gioia. Egli fu il mio primo Soprintendente quando, dieci anni fa, entrai come ispettore salariato nell’Amministrazione delle Belle Arti in Ancona.

L’anno dopo, nel 1934, fu mio testimonio di nozze con Zea. Anche per questo motivo gli sono legato da vivo affetto. Le casse che egli mi ha consegnato contengono un considerevole numero di capolavori della Galleria di Brera; del Museo Poldi Pezzoli: del Museo del Castello Sforzesco; dell’Accademia Carrara di Bergamo e del Duomo di Treviglio. Ci sono, tra queste opere, la Pala di San Bernardino di Piero della Francesca (Rotondi chiama così la Pala di Brera perché dipinta dal grande pittore toscano, su committenza di Federico da Montefeltro,per la chiesa di San Bernardino di Urbino, opera di Francesco di Giorgio Martini. Ndr), il raffaellesco Sposalizio della Vergine e il Cristo alla colonna di Bramante. Dopo le consegne di oggi la consistenza del ricovero di Carpegna è la seguente: a pianterreno, 69 casse di Milano. Al piano superiore, 70 casse da Venezia; 43 casse di Milano; 29 casse di Roma…

Tutte le opere, anche quelle spostate da Pacchioni a Perugia, Imola e Sondalo, tornano alla fine della guerra sane e salve a Milano, Bergamo e Treviglilo, senza un minimo graffio o bollicina.

LA MISSIONE MILITARE A VIENNA NEL 1919

Già da sola questa piccola impresa dovrebbe assicurare duratura riconoscenza a Pacchioni. Ma c’è un’altra pagina di quel coraggioso Soprintendente che ho illuminato mano a mano che approfondivo la conoscenza dei protagonisti. Lui aveva avuto un ruolo durante la Grande Guerra (aiutò Lionello Venturi e la Soprintendenza alle Gallerie di Venezia nell’imballaggio e trasporto di tutti i capolavori in territorio veneto) e alla fine del conflitto: come responsabile della tutela delle opere d’arte delle province di Vicenza, Verona e Mantova, Pacchioni fu chiamato a partecipare, come membro della Commissione artistica, alla missione militare a Vienna del generale Roberto Segre, incaricato dal governo italiano di trattare “la restituzione dei prigionieri e il ritorno delle opere d’arte in Italia”, quelle opere (della Lombardia e del Veneto in primis) di cui si erano appropriati gli austriaci da musei, chiese e biblioteche nel corso del conflitto.

Per rimanere alla Lombardia, insieme ai codici degli Archivi di Stato di Milano e Mantova, il primo recupero riguardò gli arazzi fiamminghi, antica replica della serie tessuta per Leone X su cartoni di Raffaello, già nelle collezioni dei Gonzaga nel Palazzo Ducale di Mantova dalla metà del Cinquecento e trasferiti nel maggio 1866 su ordine di Francesco Giuseppe al Museo Artistico e Industriale di Vienna ma rimasti “impaccati e invisibili nei guardaroba del castello di Schonbrun fin al 1919”.

L’ingente materiale rientrato in Italia fu esposto poi a Roma, a Palazzo Venezia, dal novembre 1922 al maggio 1923, quale documento dell’Italia di Vittorio Veneto e testimonianza recuperata della nostra storia e civiltà.

UN AUSPICIO CONCRETIZZATO

Nel 2015 scrivevo, sul catalogo della mostra al MAiO “Zona di guerra” per il centenario della Prima guerra mondiale:

Ce n’è a sufficienza nella vita di Pacchioni per chiedere che sia intitolata a lui (e anche a Rotondi) una piazza o una via della Grande Milano, fino a oggi disattenta ai meriti di questi eroi normali del nostro patrimonio artistico. E sarebbe bello che, ad anticipare il capoluogo, decidesse in questo senso l’Amministrazione comunale di Cassina, prima tappa della strada che collega Milano a Treviglio e Bergamo, cioè le città beneficiate dall’operato dei due Monuments Men di casa nostra: per esempio, cominciando con il dedicare a Pacchioni la Corte del Casale.

La cerimonia di domenica 3 giugno concretizzerà, grazie all’Amministrazione comunale (sindaco Massimo Mandelli, assessora alla Cultura Laura Vecchi) quel personale auspicio di tre anni fa. Grazie di cuore.

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Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).

Da “I salvatori dell’arte”: