(09.2012)

Era parecchio tempo che l’idea gironzolava per la mia testa: partire per un’esperienza all’estero, lontano da casa, imparare una lingua, fare nuove conoscenze… Così una mattina, all’oscuro di tutto e da tutti, mi sono decisa a compilare il modulo d’iscrizione al bando Erasmus, senza sapere che quello sarebbe stato solo il primo di una (troppo!) lunga serie. La scelta della destinazione è stata piuttosto intuitiva: esclusi i paesi anglosassoni, poco indicati per chi come me studia Giurisprudenza, ho optato per la Spagna, che da sempre mi affascina per la sua lingua e vitalità. Non ero mai stata nella capitale spagnola, non ne avevo nemmeno mai sentito parlare particolarmente, sarà forse per questo che mi ha conquistata fin dal primo momento.

I due volti della città

Quello che sin da subito mi ha colpita, è una insolita duplicità che ho ritrovato in molti dei suoi aspetti. A cominciare dalla stessa struttura architettonica: a enormi spazi aperti, piazze ed edifici maestosi del centro, si alternano vicoli e piccole “calles” che popolano i quartieri circostanti. Così che in un solo giorno si ha l’impressione di visitare più di una città. Da Puerta de Alcalà, che accoglie fastosamente chi giunge a Madrid, risalendo per l’omonima Calle e la Gran Via, costeggiate da palazzi signorili e dagli imponenti edifici sede delle principali banche spagnole, si giunge a Callao, dove megaschermi colorati, cinema e insegne luminose di hotel e centri commerciali, ricordano una moderna città americana. Basta percorrere un altro centinaio di metri per scoprire i più raccolti e “parigini” quartieri di Malasaña e Chueca; e vedere lo scenario cambiare nuovamente.

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La Gran Via, una delle principali strade di Madrid. Comincia dalla Calle de Alcalá e termina nella Plaza de España.

Tra Caos e Calma

Secondo binomio, emblematico per descrivere questa città, è quello di Caos e Calma. “Madrid te mata”, dicono gli stessi madrileni. In effetti è proprio così, non ho mai conosciuto una città tanto viva, a ogni ora del giorno e soprattutto della notte. Ricordo benissimo la mia iniziale preoccupazione all’idea di dover raggiungere da sola l’aeroporto di Barajas per prendere il primo volo di ritorno per Milano, dopo una settimana lì trascorsa per cercare casa. Preoccupazione svanita nel momento stesso in cui, aprendo il portone di casa nel mezzo della notte, vi ho trovato la stessa quantità di gente, rumore e via vai che avrei trovato in pieno giorno!

Fare “fiesta” fa parte dell’essere spagnoli, ogni occasione è buona, anzi degna, di essere festeggiata al meglio. E così, non c’è crisi che regga, le vie e i locali del centro città sono sempre e comunque movimentati. Quella delle “tapas” è una vera e proprio cultura, che porta giovani e adulti, studenti e lavoratori, a uscire dalle proprie case e uffici per riversarsi nelle strade e nei bar, visitandone rigorosamente più di uno a sera. Calcolando che il “fin de semana” inizia già dal mercoledì e che di locali ce n’è per tutti i gusti, non si fatica a capire come mai Madrid si sia guadagnata l’appellativo di città che “non dorme mai”.

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I tavolini nella stretta, lunga e fascinosa plaza de Matute.

A questa frenesia, si contrappone un ritmo di vita molto più rilassato della gente, ospitale e cordiale per essere quella di una grande capitale, la terza più popolosa della nostra Europa (dopo Londra e Berlino e prima di Roma). Avendone fatto parte, seppur per un breve periodo di tempo, posso dire che vivere a Madrid è stata davvero un’esperienza positiva, sia dal punto di vista personale sia dal punto di vista di “cittadina” di un’altra metropoli. Ho trovato i suoi abitanti per molto aspetti molto simili a noi: caldi, socievoli e amanti della buona cucina, più “paesani” nel conservare e riproporre tradizioni antiche, ma allo stesso tempo più evoluti nel saper convivere con etnie diverse e, in generale, nel rispetto dell’altro: capita non di rado di vedere personaggi alquanto “curiosi” passeggiare per la città, gruppi di ragazzi rumorosi che festeggiano indisturbati qualche avvenimento, o coppie omosessuali che vivono liberamente la propria vita. Madrid infatti ospita una delle principali comunità GLBT (gay, lesbica, bisessuale, trans gender), formatasi a partire dagli anni ’90 nell’allora malfamato quartiere di Chueca, oggi trasformatosi in uno dei più singolari e alla moda, una vera “città nella città”. Proprio lo scorso 30 giugno, la capitale spagnola ha ospitato l’ultima edizione del Gay Pride: un intero week end all’insegna dell’orgoglio, della mobilitazione pacifica, di parate, feste, bandiere multicolore, a cui ha preso parte l’intera popolazione chi attivamente, chi nell’indifferenza, chi nella curiosità, ma mai nella contestazione o nella violenza. Il nostro Paese non sarebbe assolutamente pronto per qualcosa di simile, in questo siamo ancora molto lontani dal livello di emancipazione, rispetto del “diverso” e di integrazione che si addice a una grande e moderna capitale.

Grande civismo

Altra cosa che mi ha stupita fin da subito, data la rarità con cui si riscontra nel nostro paese, è un livello di educazione civica nettamente superiore. Un italiano lo nota subito in due momenti: la prima volta che si trova a un passaggio pedonale, niente rischio investimenti, solo la piacevole sorpresa nel vedere la macchina rallentare e fermarsi per lasciarti attraversare. E la seconda, al momento di pagare: in qualsiasi bar, pasticceria o locale niente pagamento anticipato o scontrino al tavolo, prima avrai tutto il tempo per poter “disfrutar” al meglio della tua consumazione e poi starà a te decidere quando saldare il conto. La stessa cosa non posso dire per la pulizia delle strade e dei locali, migliore della nostra solo grazie al grande lavoro dei numerosi “limpiadores” e dei camion della nettezza urbana che lavorano tutta notte per ripulire la città dalla quantità di carte e bottiglie, abbandonate per strada e nei parchi dai festaioli.

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Camilla a Puerta del Sol.

Puerta del Sol, spazio alle parole

Affiancata al senso civico, aggiungerei la grande partecipazione politica e sociale della popolazione. Quotidianamente a Puerta del Sol, vero centro pulsante della città, si ritrovano gruppi di attivisti di ogni età per esprimersi liberamente, ascoltare comizi, manifestare. Rispetto a quanto accade da noi (dove gli spazi di riflessione e confronto politico-sociale sono limitati a trasmissioni televisive, giornali e poche altre iniziative e, soprattutto tra i giovani, regnano disinteresse e disinformazione), ho trovato la gente molto attiva su questo fronte.

Questo da un certo punto di vista è segno di maggior disagio sociale, soprattutto negli ultimi periodi di vera e propria indignazione generata della crisi, dai tagli e dalla importante riforma del lavoro intrapresa all’inizio di gennaio dal nuovo governo Rajoy. D’altra parte però è un segnale molto positivo di presenza e di interesse da parte del corpo elettorale, che non intende in alcun modo restare a guardare. Un insegnamento molto forte, per ogni giovane che vive Madrid. Qui nulla è lasciato al caso, e nulla passa inosservato perché ognuno ha il suo ruolo nella società, e dunque una responsabilità da portare avanti con correttezza. E questo noi troppo spesso lo dimentichiamo.

Università: più concreta e utile

erasmus-madrid-carlos-3Parlando della mia esperienza di studio, anche questa è stata intensa e ricca di sorprese. L’ Università che mi ha ospitato è la Carlos III di Getafe, cittadina situata poco a sud di Madrid, famosa principalmente per la qualità del suo Campus (dal 2009 è riconosciuto nelle graduatorie mondiali come “Campus de exelencia internacional”) e per l’omonima squadra di calcio. La collega perfettamente al centro città la Renfe/Cercanía, compagnia pubblica di trasporti ferroviari, paragonabile alle nostre lombarde “Ferrovie Nord”, ma che con quest’ultime non ha nulla a che vedere; la caratterizzano pulizia, puntualità e sicurezza, potenziata ancor più dopo gli attentati terroristici dell’11 marzo 2004.

Il Campus era davvero bello, moderno, ultra organizzato e fornito da ogni punto di vista (biblioteche, aule, computer, caffetteria, impianti sportivi…), a maggior ragione trattandosi di un’Università pubblica; i professori disponibilissimi e abituati ad avere nelle loro classi studenti stranieri, da cui anzi cercano di trarre spunti e informazioni utili per rendere le lezioni più interessanti. Ho trovato un livello di preparazione mediamente inferiore al nostro, anche a detta degli stessi docenti spagnoli, da noi spesso piacevolmente sorpresi.

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Carlos III di Madrid: l’ingresso del campus.

Il metodo di insegnamento, dopo la recente riforma del sistema universitario, si compone di lezioni teoriche e pratiche. Ne risulta una formazione più generica e superficiale dal punto di vista nozionistico, ma che ha dalla sua il fatto di essere più concreta e utile per l’applicazione pratica. Anche questo potrebbe essere uno spunto interessante per il miglioramento del nostro sistema universitario, per lo meno per quanto riguarda l’insegnamento del Diritto, insieme all’idea (per la verità utopistica per i nostri atenei) di formare classi più ristrette che permettano maggiore attenzione e interazione tra alunni e professori.

Rilassatevi e vivete!

Che “l’Erasmus ti cambia la vita”, questa forse è un’esagerazione, quello che è certo è che te la segna in maniera indelebile. Molte cose mi ha lasciato Madrid, oltre alle attese nuove conoscenze, la lingua, i viaggi e tanto divertimento, mi ha dato soprattutto una grande lezione di umanità, facendomi capire come si possa vivere in maniera più semplice e rilassata, con poco ma senza rinunciare ai piccoli piaceri quotidiani, anzi scoprendo tutto il bello che c’è attorno a noi.

E permettendomi, attraverso lo scambio e la condivisione con persone di altri Paesi, di sentirmi per la prima volta parte di un’esperienza e di una gioventù sempre più “europea”.

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Camilla Angelino, milanese, allora 23enne e al quarto anno di giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, ha vissuto a Madrid dal gennaio a luglio 2012. Si è laureata con una tesi sui “Crimini contro il patrimonio culturale: analisi empirica e strategie investigative” (meriterebbe lo sguardo di un editore curioso). Nella capitale spagnola, suo luogo del cuore, torna spesso.