Mi presento: mi chiamo Maria Raffaella, ho 22 anni e mi sono appena iscritta al corso di traduzione specialistica della facoltà di lingue all’Università di Bari.
L’anno scorso ho avuto l’incomparabile fortuna di vivere un’esperienza Erasmus di sei mesi a Tubinga, una città universitaria nei pressi di Stoccarda e, approfittando di questo soggiorno, ho visitato anche altre città della Germania. Trasferirmi nella nazione da cui oggigiorno tutta l’Europa sembra dipendere ha suscitato in me semplici, ma importanti quesiti, come ad esempio: “Perché in Germania, nonostante la crisi economica, tutto sembra funzionare bene e in Italia… ?”.
Uno spread educativo
Col trascorrere del mio tempo lì, vivendo ogni aspetto della vita quotidiana tedesca, sono riuscita a darmi delle risposte. A parer mio, il segreto sta nella loro impostazione culturale: non è un optional per i cittadini tedeschi essere puntuali, fiscali, precisi, ecologisti, rispettare le regole. Treni e autobus puntualissimi in ogni condizione meteorologica, perché le macchine spargisale passano continuamente per ogni strada della città, perché gli impianti di circolazione sono costruiti con zero difetti e vengono controllati ciclicamente: invidio la loro vitamina C (C come Controllo). E se non mancano i fondi per la manutenzione e per regolare bene la circolazione, è perché tutti (e dico, tutti) pagano il biglietto dell’autobus o del treno che sia. È stato addirittura difficile per me, italiana, spiegare loro il concetto di “fare il viaggio senza avere biglietto” (mi guardarono sbalorditi) e di “evasione fiscale”.
I cittadini tedeschi hanno un senso del dovere innato e impareggiabile e noi italiani dovremmo farne tesoro. Credo, infatti, che il rispetto delle regole, il senso civico, l’educazione in questo senso delle future generazioni (è questo, a mio parere, il vero “spread”, la vera forbice tra noi e loro) sono la soluzione per un’Italia migliore e da cui tutti potranno trarre beneficio. Certo, lo Stato in primis dovrebbe fare la sua parte. Ad esempio, mi ha colpito molto il ruolo che ha giocato il governo tedesco per combattere la disoccupazione giovanile. In Germania, ogni giovane laureato ha davanti a sé piccole grandi possibilità lavorative: piccole perché sono molto più favoriti ultimamente i lavori part-time e a tempo determinato, piuttosto che full-time e a tempo indeterminato, ma grandi perché per un giovane neolaureato un lavoro part-time può già essere un gran trampolino di lancio o comunque sempre meglio di niente.
Le lezioni dei Tutorium
Un esempio concreto: nelle università tedesche, una volta presa una laurea, è già possibile lavorare nel proprio campo di specializzazione diventando tutor all’interno della stessa università. I “Tutorium” sono delle lezioni tenute da neolaureati che, con un linguaggio forse meno aulico di un professore e con una maggiore disponibilità di tempo, sono in grado di spiegare agli studenti i concetti non compresi durante la lezione tenuta dal docente. In questo modo, giovani laureati già lavorano nel campo approfondito durante il percorso di studi e si avviano magari verso la carriera dell’insegnamento o della ricerca.
Altro tasto per noi dolente: la ricerca
In Germania, la ricerca è favorita in ogni modo. Ricordo, ad esempio, che ogni giorno ricevevo mail dall’università che frequentavo per sottopormi a esperimenti per i più disparati campi di studio. In molti casi, potevo sottopormi a tali esperimenti ricevendo in cambio anche un modico compenso economico. La ricerca è favorita anche con esperienze di studio all’estero. In Germania, sono molti gli studenti incoming e pochi quelli outgoing. Per questo, cercano di incentivare gli stage e i tirocini all’estero che formano quei ragazzi che, in un momento successivo, apporteranno le loro conoscenze in patria. In Italia, i giovani espatriano e poi non tornano più, perché in patria non hanno la stessa possibilità di mettere a frutto le loro conoscenze, non possono trarre i compensi economici che spettano loro.
Dunque che fare?
Bisognerebbe seguire il modello attuato dal governo tedesco, ossia investire molto nella cultura, far sì che i giovani non si sentano spiazzati con un certificato di laurea tra le mani, ma che siano le stesse università a inserirli nel mondo del lavoro, favorire la ricerca perché ciò non può che giovare alla nazione stessa, premiare i meritevoli e non perdere tempo e denaro con chi non ha voglia di lavorare per questo Paese.
Dalla collana “Erasmus: diari dalla giovane Europa”:
- St Andrews, più bolla che ateneo scozzese: nella biblioteca aperta 24 ore su 24 ci pianti le tende e ci vivi per giorni
- Tubinga. Germania docet: senza la vitamina C (Controllo) un Paese decade e muore
- La mia Madrid in equilibrio tra caos e calma
- Jyväskylä. Studio gratuitamente in Finlandia
- Qui Mannheim: ai pendolari italiani che vivono stagioni di disagi segnalo la formula trasporti della Germania felix
- Se l’università italiana ti deprime scappa in Danimarca, non te ne pentirai
Sì, cara Maria Raffaella, il problema è proprio quello, dell’educazione. Ma se è vero, come è vero, che “il rispetto delle regole, il senso civico, l’educazione in questo senso delle future generazioni (è questo, a mio parere, il vero “spread”, la vera forbice tra noi e loro) sono la soluzione per un’ Italia migliore e di cui tutti potranno trarne beneficio” quale potrebbe essere il rimedio? A mio modestissimo parere i giovani, tutti insieme e nessuno escluso, dovrebbero appassionarsi un pò di più di politica, irrompere nei partiti e cercare di sostituire quelli che chiamiamo politici perchè così si autodefiniscono ma che politici non sono. Questi ultimi non insegnano il rispetto delle regole, non inculcano senso civico, non danno educazione perchè nella confusione generale loro sguazzano e arraffano. Il loro mestiere non è fare politica (inteso nel significato platonico, etimologico del termine) ma creare schiavi su cui costruire le loro fortune. Cara Raffaella, nella tua analisi, ti sei limitata all’Italia. Ma ti ricordo che il Mezzogiorno è un’Italia nell’Italia. Sono due paesi diversi. Te lo dice uno che non ha potuto evitare che tre suoi figli se ne andassero a lavorare nel Nord. Ma non scoraggiarti e utilizza sempre le tue energie, limpide e belle, per cercare di cambiare questo stato di cose.
Ciao
Investono nei giovani. I “senior” non restano attaccati alle “poltrone di potere” fino alla morte come in Italia, procrastinando all’infinito la data del pensionamento, ma lasciano il passo, tramandano, danno possibilità ai giovani…. E se i posti di responsabilità sono occupati da ottuagenari, se la ricerca è governata da ottuagenari….Non solo non c’è posto per i giovani, ma non c’è futuro per l’Italia…
(via mail)
Questa filastrocca Gianni Rodari l’ha scritta nel 1962, ma è di grande attualità, purtroppo.