La Romagna si appresta a celebrare Dante Alighieri, a partire dal Dantedì (giovedì 25 marzo, data in cui, secondo gli studiosi, il poeta della Divina Commedia iniziò il suo viaggio nell’aldilà) e a me piace segnalare alcune ideali tappe di questa terra in cui il poeta fiorentino, forse colpito da Cupido sull’Appennino forlivese per Beatrice, si rifugiò poi per finire la sua opera e i suoi giorni: è sepolto nel centro storico di Ravenna, presso la basilica di San Francesco, in una tomba in stile neoclassico costruita nel 1780 dall’architetto Camillo Morigia, mèta di tantissimi turisti, scolaresche e appassionati di storia e letteratura.

Dante Alighieri - Tomba

Personalmente, in questo weekend sulle tracce del poeta esule raffigurato in basso nell’originale ritratto fatto per Giannella Channel dallo scultore genovese Ilario Cuoghi, metto in primo piano due piccole ma suggestive e a me care mete artistiche: Bascio, frazione a 14 chilometri da Pennabilli, dove Tonino Guerra, lasciando le stanze creative della sua Casa della Memoria, ha ideato ai piedi di una torre millenaria sette tappeti di ceramica, plasmati dalle mani sapienti dello scultore riminese Giò Urbinati, dedicati ad altrettanti grandi personaggi del passato. Uno di questi pezzi del Giardino Pietrificato, il Tappeto dei pensieri chiari, ci ricorda Dante

che vide questa torre fuggendo da Firenze per raggiungere il rumore del mare di Ravenna.
Dante Alighieri visto dall'artista Ilario Cuoghi

Dante visto dall’artista genovese Ilario Cuoghi per Giannella Channel.

Scendendo da Pennabilli verso la riviera adriatica, sosto in una seconda Casa-studio della Memoria, in via Don Minzoni 49 nel cuore di Santarcangelo di Romagna: quella del pittore Giulio Turci che proprio ai paesaggi della Romagna che caddero sotto gli occhi di Dante e all’umanità giocosa della riviera ha dedicato affettuosa attenzione. Le figlie del maestro, Miresa e Vilma, mi guidano nella mansarda dove sono conservati oggetti, curiosità, attrezzi del lavoro paterno, dagli anni Quaranta al 1978 (più info a questo link).

Dal 1° aprile, invece, vi invito a una grande mostra: Forlì diventerà una capitale dantesca e non è uno scherzo. Ben 300 capolavori, da Giotto a Michelangelo fino a Boccioni e Casorati, permetteranno ai Musei San Domenico (e anche alle Gallerie degli Uffizi) un viaggio straordinario nella storia dell’arte lungo i secoli a 700 anni dalla morte del padre della lingua italiana. “Un’eccellenza da cui partire per valorizzare tutto il territorio”, per dirla con Mauro Felicori, assessore regionale alla Cultura dell’Emilia-Romagna, che ha presentato la mostra “Dante. La visione dell’arte” nella chiesa di San Giacomo alla presenza del sindaco di Forlì Gian Luca Zattini, del presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì Roberto Pinza, del direttore delle grandi mostre della stessa Fondazione Gianfranco Brunelli e del direttore delle fiorentine Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt.

Forlì è città dantesca perché qui trovò rifugio, lasciata Arezzo, nell’autunno del 1302, ospite degli Ordelaffi, signori ghibellini della città. A Forlì fece ritorno, occasionalmente, anche in seguito: la città fece da collegamento tra Firenze e Ravenna dove Dante morì nel 1321.

Fin qui è conoscenza diffusa, ma non tutti sanno che Folco Portinari, il padre della donna amata dall’Alighieri, Beatrice, era un forlivese, nato a Portico di Romagna (734 abitanti, in riva al fiume Montone, a 36 chilometri da Forlì) e trasferitosi poi a Firenze. Nel centro di Portico si può ancora ammirare lo storico Palazzo Portinari, dove il banchiere trascorreva le estati.

Portico di Romagna

Portico di Romagna è un borgo in provincia di Forlì-Cesena, facente parte della Comunità montana Acquacheta Romagna Toscana.

Palazzo Portinari, Portico di Romagna

Palazzo Portinari, nel centro storico di Portico. Qui il banchiere Folco Portinari trascorreva le estati con le sei figlie, tra le quali Beatrice.

Ne ho parlato in una delle 101 pillole di Caffè Ippocrate, la newsletter che ho ideato per i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari della Romagna.

Direte voi: e il versante sanitario dov’è? Arrivo fra poco: Folco, banchiere ricchissimo, fu priore a Firenze ed ebbe sei figlie, delle quali la più famosa fu Beatrice (“Bice”), proprio la giovane musa ispiratrice di Dante. Folco però divenne famoso anche per le sue iniziative benefiche.

All’epoca era convinzione comune che fosse necessario “lavare” i peccati di chiunque avesse a che fare con il denaro… E, proprio per questo motivo, anche il facoltoso Folco decise di donare una cospicua parte della sua fortuna per la fondazione dell’ospedale di Santa Maria Nuova, il più antico e tuttora attivo ospedale principale nel centro storico di Firenze, nella piazza omonima in cui si sbuca da via Maurizio Bufalini (coincidenza: anche lui illustre medico romagnolo, di Cesena, gli hanno dedicato l’ospedale locale, un’eccellenza della Ausl Romagna). Si trattava della sezione femminile nell’odierno complesso delle Oblate. E proprio a lui, Folco Portinari, è intitolata la strada di Firenze che corre vicino all’ospedale.

Dante e Beatrice

Mirko Traversari, antropologo e paleopatologo, sapendo del mio interesse per il babbo di Beatrice, mi fa notare che in quel borgo romagnolo c’è chi ipotizza che l’amore tra Dante e Beatrice sia sbocciato proprio a Portico e mi rimanda a questo approfondimento.

La Divina Commedia è stata allora ispirata in Romagna? “Storici romagnoli, qui si parrà la vostra nobilitate, qui sarà messo alla prova il vostro valore”, avevo lanciato un messaggio in bottiglia nella newsletter citata. Ed ecco l’interessante risposta che mi è arrivata da Quinto Cappelli, storico proprio di Portico di Romagna (e giornalista di Avvenire e de Il Resto del Carlino, redazione di Forlì). Lui sta per dare alle stampe presso l’editore Il Ponte Vecchio di Cesena una ricerca su Dante all’Acquacheta, a proposito delle tre famose terzine del canto XVI dell’Inferno (94-103) sulla stupefacente cascata presa a paragone dal poeta per descrivere il fiume infernale del Flegetonte.

Quinto Cappelli

Quinto Cappelli, storico e giornalista di Portico di Romagna, autore di una ricerca su Dante all’Acquacheta, la stupefacente cascata nella natura selvaggia presso Portico.

La ricerca di Cappelli dovrebbe riservare qualche “pillola” sorprendente non solo per gli appassionati di cose dantesche. “La quinta parte del testo”, mi anticipa lo storico di Portico, “affronta proprio il tema dell’amore fra Dante e Beatrice che, secondo la leggenda, sarebbe scoccato a Portico, dove i Portinari di Firenze avevano delle case fin dalla metà del XIII secolo. La leggenda resta leggenda, ma offre degli spunti alla storia che la ricerca ha portato alla luce”. Qualche esempio? La riscoperta di una seconda leggenda raccontata ancora cent’anni fa dai cantastorie nelle piazze della Romagna Toscana proprio sull’amore struggente e delicato fra Beatrice e Dante, dove in questo caso sarebbe stata “la donna angelicata” a prendere l’iniziativa. Inoltre Beatrice continua a vivere da sette secoli a Portico in alcuni aspetti del paese da tempo dimenticati e riscoperti dalla ricerca di Cappelli. La pubblicazione li rivelerà ispirati al poema e a opere che sono legate a Firenze e al mondo dell’arte. Il palazzo di Beatrice Portinari e alcuni luoghi caratteristici del paese torneranno a raccontare quello che le tracce di Beatrice, ormai perdute, hanno lasciato in tutti questi secoli.

E allora: Bascio di Pennabilli, Santarcangelo, Forlì, Portico di Romagna, Ravenna: ce n’è a sufficienza per un lungo weekend, tra arte scienza e leggende, appena l’emergenza sanitaria finirà di mordere i nostri corpi e le nostre menti.

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Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo” e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).