Incastonato fra le colline senesi, misconosciuto al pubblico dei turisti, il Museo dell’Antica Grancia “a nova vita restituito” dopo un restauro lungo e delicato, è tornato a raccontare pagine di storia collettiva e segreti individuali che nulla hanno da invidiare ai Musei delle grandi città.
Costruito negli anni fra il 1200 e il 1300, lo spazio aveva la funzione di ospizio per i passeggeri che transitavano sulla vicina Via Francigena. Un viaggio che racconta l’irrequietezza dell’uomo e la ricerca di senso che lo ha da sempre caratterizzato. Conquistare lo spazio e arrivare un po’ più in là è stato d’altronde anche il motore primigenio dei viaggi di Ulisse e Alessandro Magno (ma se questi erano viaggi che cercavano qualcosa al di fuori di sè, ben diversa invece è la natura dei pellegrinaggi che cercavano e cercano ancora la scintilla dell’amore divino nei luoghi dove Dio stesso è stato percepito maggiormente). Viaggio dell’anima, dunque, più che del corpo che assume il significato di preghiera e che in termini di storia personale è paragonabile al desiderio di ritrovare dentro di sé un luogo dove si sono vissuti momenti indimenticabili.
Uno dei viaggi di questo tipo era il cammino verso Roma, la città santa, o anche il Cammino di Santiago: nel caso che porgo all’attenzione di Giannella Channel il viaggio è quello attraverso la Via Francigena. Il Museo dell’Antica Grancia di Serre fra paesaggi lunari molto più introversi delle floride zone dove adesso fanno sfoggio di sè le strade del Chianti, immerso nelle dune delle crete senesi: evidentemente era una delle tappe fra i luoghi magici dove la presenza di Dio veniva percepita con maggiore intensità e le mura del palazzo custodiscono ancora le emozioni di coloro che trovavano sprazzi di luce eterna e nutrimento per corpo e spirito in quelle stanze. Luoghi non luoghi, metafore dell’interiorità, tappe di viaggi videro quegli spazi divenire una fattoria fortificata di proprietà dello Spedale Santa Maria della Scala di Siena che vi custodiva il grano e tutta la produzione agricola necessaria al mantenimento dell’attività ospedaliera, fra cui la lavorazione del vino e dell’olio.
La parola grancia deriva da un antico termine latino dal quale poi si è sviluppato il termine francese granche, granaio, che stava a indicare un luogo adibito alla conservazione del grano. Con una struttura architettonica suggestiva a blocco continuo, costruita nel cuore dell’antico borgo adiacente a una delle tre porte che danno accesso al paesino, la Grancia nei secoli fu varie volte ritoccata e ampliata. Negli anni fra il 1521 e il 1531, fu realizzata una nuova cappella accanto a quella già esistente costruita in epoca medievale. Anni dopo, intorno al 1575, fu invece costruito il grande edificio a tre piani che si estende in corrispondenza del secondo cortile della Grancia. Verso la fine del 1700 furono effettuati ulteriori restauri che rispecchiano le caratteristiche funzionali di cui il luogo fu dotato per essere destinato ad altri usi che non sminuirono però il fascino perenne di quelle mura. Custodi di fede e di cibo, le pareti e gli spazi antistanti hanno continuato a raccogliere e mantenere le storie di intere popolazioni con maestosa e silente grazia.
Uno scivolo di travertino toscano, uno dei prodotti più noti del territorio, per anni è stato luogo di incontri segreti delle coppiette mentre il muricciolo antistante lo scivolo era luogo di ritrovo per anziani che evocavano momenti della loro gioventù con nostalgico piacere, poi scendevano fuori dalla porta in quella che viene ancora oggi chiamata Via dell’Orlo per trovarsi davanti a una vista mozzafiato che raccoglie spazi immensi e dà la sensazione di eterno conducendoci a diretto contatto con l’Infinito di leopardiana memoria.
La Grancia dal 2001 è sede di un Museo suddiviso in due settori: il Museo dell’Olio e quello di documentazione delle Grance. Nel primo, collocato nell’antico frantoio, si possono ammirare attrezzi e materiali del XX secolo relativi all’ovicoltura e alla produzione dell’olio, definito da Veronelli il migliore del mondo sia per l’inconfondibile sapore, sia per i nutrienti di prima qualità sviluppatisi grazie alla conformazione del terreno ricco di creta, travertino e tesori nascosti. Nella parte adibita a centro di documentazione delle Grance viene invece illustrato lo sviluppo di questi luoghi fortificati. Quattro stazioni multimediali permettono di visitare tutto l’edificio oggi facente parte del Sistema Musei Senesi, e di ripercorrere la storia dello Spedale Santa Maria della Scala.
Un’altro piccolo gioiello è nascosto sotto le mura del maniero di travertino bianco denominato Castello delle Serre e che sembra costruito appositamente per una delle magiche favole di Walt Disney dove principesse e principi coronavano i loro sogni: è il teatrino, così chiamato per le sue ridotte dimensioni che non ne sminuiscono le suggestioni. Edificato sul lato ovest del cortile del palazzo di proprietà Gori Martini, fu costruito negli anni a cavallo fra il 1600 e il 1700. Il piano sottostante aveva la funzione di oliviera mentre la parte superiore aveva avuto la funzione di magazzino per molti anni. La cultura dell’olio si unì all’arte grazie a un esponente della famiglia Gori: Federico, che faceva parte della società Filodrammatica e che cominciò a utilizzare il magazzino per rappresentazioni teatrali. Il gruppo dei Filodrammatici si unì in seguito alla Società Filarmonica e a metà del 1800 lo stanzone, grazie alla moglie del nobile cavaliere, Elena Castellani, acquistò le sembianze di un teatro con un solo ordine di palchetti a ferro di cavallo. Fu poi donato dalla famiglia Gori alla Società Filarmonica che negli anni dell’avvento del Cinema lo dotò di uno schermo dove film come Rocco e i suoi fratelli, del grande Luchino Visconti con un meraviglioso Alain Delon, facevano il tutto esaurito. Magie del grande schermo che dava la sensazione di poter parlare con gli attori e di un regista che riscuoteva consensi unanimi anche nelle realtà più piccole dell’Italia.
Quanti sogni sono passati sotto a quell’unico ordine di palchetti, quante speranze sono nate lì dentro, mentre la mente volava verso mondi inesplorati, e quanto fermento per un nuovo film e per sognare insieme alle scene proiettate di trovarsi fra i viali del Lido di Venezia se non addirittura a Hollywood. Un pullulare di vita che permetteva di sognare la vita, antichi ricordi che vale la pena di visitare per non dimenticare piccole realtà che rischiano di sparire e che hanno fatto la storia d’Italia e custodito spiritualità, sogni e cibo, nutrimenti della mente e del corpo.
Ogni anno il Comitato Serremaggio organizza a maggio una manifestazione in costume che è una delle più suggestive del territorio senese: Serremaggio Passato e futuro dentro le mura, per omaggiare Ciambragina, la bellissima fanciulla che Giovanni dè Rossi, ricco mercante senese della fine del 1300, sposò e portò alla Serre dalla lontana Cambrai, ricca città della Francia sede di fiorenti mercati. Il mercante acquistò all’epoca il Cassero delle Serre per farne la reggia della sua Ciambragina oltre che un laboratorio di capi di vestiario arricchite da ornamenti preziosi. Fra i cittadini illustri che ci hanno lasciato da poco tempo vorrei citare Sandro Rossolini, professore di lettere laureato alla Normale di Pisa che tanto si è speso per divulgare e far conoscere la storia e le tradizioni del luogo e che mi onoro di aver avuto come professore. A lui devo il mio amore per la scrittura che probabilmente già era in nuce ma che lui contribuì a coltivare. E Guido Maffei, musicista, che nel piccolo borgo serrigiano fondò una Compagnia teatrale di cui mi onoro di aver fatto parte, prima come timida scenografa, poi come attrice comica nelle commedie di Georges Feydeau, Enzo Lecchini, medico di grande cultura e umanità.
Museo dell’Antica Grancia e dell’Olio
Via dell’Antica Grancia 3, Serre di Rapolano – Rapolano Terme (Siena)
Per informazioni e contatti:
- tel. 0577 705055
- email museograncia@gmail.com
- web www.turismopertutti.terresiena.it
- web museisenesi.org
NB: Struttura fornita di accesso visitatori con handidap
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