Sanremo a sorpresa: tra una canzone e l'altra, premiatevi con Nobel
Invito alla visita – Reprint
testo di Roberto Angelino
Sanremo a sorpresa: tra una canzone e l'altra, premiatevi con Nobel
Invito alla visita – Reprint
testo di Roberto Angelino
IN STILE MORESCO. Villa Mio Nido, dove visse Alfred Nobel. Si può visitare dal martedì al sabato dalle 10 alle 12.30 (venerdì e sabato anche dalle 15 alle 18), chiuso domenica e lunedì. Info: 0184-50.73.80.
Come i pensionati d’oggi
Dunque, proprio come fanno al giorno d’oggi molti pensionati torinesi o milanesi, Nobel approda a Sanremo perché la sua salute richiede un clima ben più mite e secco di quello offerto dagli inverni di Parigi, dove da anni risiede, al 59 di rue Malakoff. In più, nel 1890 il suo laboratorio a Sevran viene chiuso dal governo francese e Alfred è costretto a emigrare all’estero. Prima sceglie l’Italia, che l’anno precedente ha acquistato la licenza per produrre 300 mila chili di balistite (una polvere senza fumo da lui brevettata, che si ottiene mescolando nitrocellulosa e nitroglicerina), con cui l’esercito sabaudo caricherà le cartucce dei propri fucili al posto della polvere da sparo. Poi sceglie di fissare la nuova residenza a Sanremo, per il clima e perché da lì, dopo l’apertura della galleria ferroviaria del San Gottardo, è ormai facile raggiungere l’Europa Centrale.
Spese 210 mila lire
Nobel si innamora a prima vista di Villa Patrone, in corso Cavallotti 116, sulla costa di Levante, oggi a meno di un chilometro dal traguardo della classicissima di ciclismo Milano-Sanremo, in via Roma, dietro l’Ariston. È un edificio ottocentesco in stile moresco, con tipiche decorazioni del Rinascimento veneziano, che si stende su una superficie di 6.099 metri quadri. Nobel la ribattezza Villa Mio Nido e l’acquista il 25 aprile 1891, con rogito dal notaio Balestrieri, in cambio di 200 mila lire per lo stabile e di 10 mila lire per i mobili.
Coccodrilli imbalsamati
Dopo un piccolo restauro esterno, è lui stesso che si occupa dell’arredamento, in parte utilizzando i pezzi originali, in parte comprandone di nuovi, come le due statue in bronzo ordinate a un antiquario romano. Gli interni della villa hanno un’impronta esotica che si rifà sia alle guerre coloniali in Africa (con due coccodrilli imbalsamati e un uovo di struzzo) sia al lontano Oriente (con un’urna di un metro e mezzo giapponese e un sofà cinese in ebano con intarsi in madreperla). Un “salotto di mezzo” ha poi i muri rivestiti di seta gialla mentre affrescate sono le pareti del salottino in stile pompeiano. Nella stanza dei divertimenti, nella torretta, c’è persino una roulette, mentre in sala da pranzo (che ha anche un ingresso diretto dal parco) troneggia un tavolone con 12 sedie, sistemato sotto due enormi lampadari di cristallo elettrici. L’illuminazione a energia elettrica è presente in ogni stanza, anche in quella personale di Alfred, con un lettone scolpito nel legno, e nel suo studio, con una libreria dalle porte a vetri.
Quelle corse in carrozza
A lato della villa ci sono una casetta per gli ospiti, con dieci camere, e il laboratorio scientifico, un lungo edificio su un piano, in mattoni, con tre stanze. E poi le scuderie, che ospitano i neri cavalli di razza Orlov con cui il solitamente glaciale scienziato svedese si concede la sua unica botta di eccentricità, lanciandosi in corse sfrenate in carrozza per le strade di Sanremo. Il verde che circonda Villa Nobel un tempo si estendeva fino al mare, dove ora ci sono le banchine turistiche di Portosole, ed è ricco di rare piante esotiche. A due passi da lì si trova anche il Giardino comunale Nobel, dov’era consulente il padre di Italo Calvino, Mario, un sanremese con la passione per la floricoltura, attività che lo portava spesso in giro per il mondo. E fu proprio durante un viaggio di lavoro a Cuba che, nel 1923, nacque il futuro scrittore. A Sanremo il giovane Italo Calvino abitava in una splendida villa non lontana da quella di Alfred Nobel, in via Meridiana al n. 82. E suo compagno di banco al liceo ginnasio Cassini era Eugenio Scalfari, poi fondatore del quotidiano la Repubblica, approdato in Liguria al seguito del padre Pietro, direttore dei giochi al Casinò sanremese.
Venticinque chili di mimose
I fiori di Sanremo, conosciuti ed esportati in tutto il mondo, sono un altro legame indissolubile col suo illustre ex abitante svedese. Da tempo immemorabile, ogni anno la città ligure spedisce a suo carico a Stoccolma i fiori che abbelliscono la Sala dei concerti, dove avviene la cerimonia dei premi Nobel, e il Municipio, dove poi di sera si svolge il banchetto del re. In totale 10 mila garofani, 25 chili di mimose, 1.200 gerbere, 300 gladioli e 50 chili di altri fiori, per un costo di 10 mila euro.
Il cannone di fabbricazione Bofors, anno 1883, usato anche da Nobel per i suoi esperimenti sulla gittata delle armi.
Esperimenti spaccatimpani
Nel parco di Villa Mio Nido cresce da sempre un altissimo Cupressus macrocar, di origine californiana, sotto i cui rami è oggi sistemato un cannone Bofors fabbricato nel 1893 in Svezia e usato da Alfred Nobel per gli studi sulla gittata delle armi. Le cannonate, così come i colpi di fucile sparati di continuo dal laboratorio per gli esperimenti di balistica, erano diretti verso il mare, lungo un pontile di acciaio costruito sulla sabbia. Potete immaginare il clima di terrore in quel tratto di arenile davanti alla casa dello scienziato, con i villeggianti stranieri e i pescatori locali eternamente sul chi vive, pronti a schivare fucilate, proiettili e palle di cannone. Per non dire del rumore infernale di questi e di tutti gli altri esperimenti chimici con gli esplosivi, un’attività spaccatimpani e molto pericolosa che non tardò a infastidire i vicini di casa di Nobel, i quali iniziarono a subissare di lamentele e ingiunzioni il sindaco di Sanremo. Il più scatenato fu un certo avvocato Rossi (il nonno di Vasco?), proprietario con la moglie Rosa Cassini di Villa Miraflores, sulla spiaggia. Costui fece a tal punto fuoco e fiamme (per fortuna solo metaforicamente), che Alfred Nobel si sentì costretto ad acquistare la sua casa, l’8 maggio del 1894. E a chi gli chiedeva come l’avrebbe utilizzata, rispondeva sorridendo: «Mah, forse potrei adoperarla come cabina da spiaggia…».
Qui sopra, due Nobel all'Ariston nel 1999: a sinistra, Renato Dulbecco (95) premiato per la Medicina nel '75 (che il presentatore Fabio Fazio chiamò sul palco come aiutante) e il Nobel '90 per la Pace, l'ex leader russo Mikhail Gorbaciov.
I venti vincitori italiani
Dal 1973 Villa Mio Nido è di proprietà della Provincia di Imperia, che l’ha di recente restaurata e arricchita con un museo dedicato a Nobel, alle scoperte scientifiche dell’Ottocento e ai venti vincitori italiani del premio istituito dallo scienziato. Alcuni di loro hanno avuto anche contatti diretti con il Festival sanremese della canzone. Nel 1999, per esempio, Fabio Fazio, oltre all’attrice francese Laetitia Casta, chiamò sul palco dell’Ariston per copresentare con lui le serate di gara l’ottantacinquenne Renato Dulbecco (Nobel per la Medicina nel 1975) e come ospite l’ex presidente russo Mikhail Gorbaciov (Nobel per la Pace nel 1990).
Strage di autori “colti”
E che dire di Rita Levi Montalcini (Nobel per la Medicina nel 1986)? A Sanremo 2007 non fu ammessa la canzone Linguaggio universale dei Jalisse, il cui testo era appunto opera della neurobiologa torinese. Quell’anno (ricordate?) ci fu una vera e propria strage di autori “colti”: la Commissione del Festival bocciò con un sol colpo d’accetta i brani scritti dalla poetessa Alda Merini, dalla scienziata Margherita Hack, dal poeta Edoardo Sanguineti e dal romanziere Alessandro Baricco.