"Gli amori funesti di Francesca da Rimini" di M.-P. Coupin de La Coupierie

“Gli amori funesti
di Francesca da Rimini”

di M.-P. Coupin de La Coupierie

La fantasia sinfonica Francesca da Rimini di Petr Ilic Ciaijkovskij è stata rappresentata per la prima volta a Mosca nel mese di febbraio del 1877 sotto la bacchetta del maestro Nicolaj Rubinstein che “l’ha diretta perfettamente”. Così annoterà il grande compositore di musica russo nel suo diario. A margine di questa nota c’è anche la famosa domanda di Dante: “Ma dimmi al tempo de’ dolci sospiri a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi desiri?”.

Il famoso Andante cantabile del poema sinfonico è la risposta alla domanda dantesca. Il pezzo originale è segretamente dedicato a una donna. E’ la signora Nadezhda Filaretovna von Meck, mecenate, vedova del celebre e ricchissimo costruttore della ferrovia Transiberiana.

La signora von Meck conobbe perfettamente la produzione musicale dell’epoca, suonò il pianoforte e fù presente a tutti i concerti di musica di valore, sia in Russia sia all’estero durante i suoi frequenti viaggi d’affari.

A partire dalla prima moscovita della Francesca di Rimini, tra Petr Ilic e Nadezhda Filaretovna non passò un solo giorno che non ci fosse scambio di lettere. “Non è il contatto fisico ma la similitudine del pensiero e del sentimento che possa unire gli uomini”, così scrisse lui, e lei apprezzò il suo modo di capire l’amore: accettò che era un diverso.

Infatti lei gli rispose come se volesse definire “la prima radice” del suo amore: “Devo confessare che qualche tempo fa ho avuto grande desiderio di conoscerLa personalmente. Ma adesso, più subisco il Suo incanto, tanto più ho timore di vederLa. Preferisco pensare a Lei da lontano perché il mio piacere possa essere più sereno: mi basta tanto quanto sento per mezzo della sua musica ed è così che posso condividere la pienezza del suo sentimento”. A questo punto la Nadezhda Filaretovna gli propose di passare dal “Lei” al “tu”.

Da quel momento in poi Petr Ilic Ciajkovskij dedicherà alla Nadezhda (che in russo vuol dire Speranza) ogni nuovo rigo della sua musica. Nell’archivio di casa Ciajkovskij a Klin, vicino a Mosca, si conservano fino a oggi 11 mila lettere che il grande compositore russo scrisse, dando del “tu” alla sua Speranza. Così i due amanti hanno mantenuto l’impegno preso sin dall’inizio, di non incontrarsi mai, condannati all’inferno della loro diversità.

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Fonte: Viktor Gaiduk per rimRimini, Editoriale Delfi di Salvatore Giannella, 1998.