Anna Achmatova con il marito Nikolaj Gumilev e il figlio Lev (1913)

Anna Achmatova con il marito Nikolaj Gumilev e il figlio Lev (1913). Nikolai fu fucilato nel tumulto della guerra civile, il figlio Lev fu imprigionato fra il 1935 e il 1940 nel periodo delle grandi purghe staliniane.

Anna Akhmatova (1889-1966) e Nikolaj Gumilev (1886-1921), due grandi amori della poesia russa, sposi dal 1910 al 1918 (nel ’13 ebbero un figlio, Lev), sono stati uniti, dissero, dal “modo russo di capire l’Italia”.

A Firenze, nell’aprile del 1912, sperimentarono la prima rottura: lui scappò a Roma, “citta della lupa”, lei non volle allontanarsi da Firenze, segnata dall’esilio del Dante (“Non faccio altro che leggere Dante”, la sua risposta al filosofo Vladimir Kantor) e dal rogo di Savonarola.

Si rividero a Bologna, facendo il giro romagnolo di riconciliazione. Riacquistata la felicità, il giovane poeta ringrazierà la terra della Romagna con questi versi che ogni russo sa a memoria:

Non c’è acqua migliore che in Romagna e le donne di Bologna sono le più belle del mondo: la Romagna confessa l’amore sotto la polvere della Luna e nel profumo dei suoi fiori.
Ritratto di Anna Achmatova di Kuzma Petrov-Vodkin. Espulsa dall'Unione degli Scrittori Sovietici nel 1946, riuscì tuttavia a essere riabilitata nel 1955

Ritratto di Anna Achmatova di Kuzma Petrov-Vodkin. Espulsa dall’Unione degli Scrittori Sovietici nel 1946, riuscì tuttavia a essere riabilitata nel 1955

Tutti i due erano felici per aver scoperto il segreto intimo del retroterra romagnolo che si nasconde anche sotto i portici bolognesi: la sensualità femminile è più forte della vanagloria e dell’ambizione dotta:

Ecco il vecchio professore, curvo di spalle sotto il peso della sua toga rossa, sta cercando legge nel mondo che legge non ha, e anche lui, di tanto in tanto, fa scappatine sulle gioiose strade di Bologna.

Ma l’incanto romagnolo sparisce appena tornano a Pietroburgo. Nel 1918 Anna Akhmatova chiede il divorzio. Solo nel 1921 apprende che il poeta cercò la morte e fu fucilato nel tumulto della guerra civile, accusato di un complotto monarchico. Non trovò mai la sua tomba, né tornò più in Romagna. Si fermò a Venezia per le feste natalizie del 1964, regalando “le candele della poesia” al nuovo poeta Brodskij.

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Fonte: Viktor Gaiduk per rimRimini, Editoriale Delfi di Salvatore Giannella, 1998.