Sette anni fa l’avevamo individuata come una luce nell’imprenditoriale panorama (in penombra) del Sud Italia. E il 14 settembre 2021 è arrivata la conferma che avevamo visto giusto con quell’intervista che trovate ripubblicata qui di seguito: quel martedì 14 è stato consegnato alla Farmalabor di Canosa, nel corso dell’evento “L’economia d’Italia – La forza delle imprese” organizzato dalla banca BPER con sede principale a Modena in partnership con il Corriere della Sera, il premio Bper Banca “Resilienza e Innovazione”. Il riconoscimento è stato istituito da Bper Banca per valorizzare le storie imprenditoriali capaci di distinguersi nel corso dell’emergenza sanitaria, per un profondo spirito di innovazione. Fa piacere a chi, come me, è nato in Puglia, leggere che il premio viene assegnato a una regione “ricca di storie imprenditoriali di successo: insieme a Farmalabor, infatti, sono stati premiati Hevolus Innovation di Molfetta, leader nelle tecnologie avanzate per l’industria dell’arredamento a guida di Antonella La Notte; e CMA ascensori di Corato”. La storia di Farmalabor, per la sua esemplarità, merita di essere ricordata.
In principio fu un garage di 37 metri, proprio come nella vita del fondatore della Apple. Oggi Sergio Fontana, figlio di una “tribù” fatta di quattro generazioni di farmacisti, è il Sole di una galassia che oggi, 2021, opera con cinquemila materie prime e conta centotrenta dipendenti nel cuore della Puglia più antica. (s. gian.)
Non c’è solo quel garage di 37 metri quadri a ricordare l’avventura di Steve Jobs. La storia imprenditoriale di Sergio Fontana assomiglia a quella del fondatore della Apple anche e soprattutto per lo stile think different che dieci anni fa, a Canosa, ha fatto nascere la Farmalabor. Oggi quel piccolo garage è rimasto l’ombelico di una galassia fatto di 4 mila materie prime, tra princìpi attivi, eccipienti ed estratti vegetali per uso farmaceutico, 82 dipendenti e 10 milioni di euro di giro d’affari in appena dieci anni. E nel frattempo Sergio Fontana, 49 anni, non è più il figlio del farmacista di città rinchiuso in quel garage in compagnia di un sogno. Oggi è il capo di un’azienda leader in Europa nella farmacopea galenica e quello che con le sue regole innovative ha cambiato il mercato mettendo in scacco le big del Nord Italia ed è diventato docente di controllo di qualità dei preparati galenici all’Università di Milano. La sua creatura Farmalabor è l’unica azienda italiana con un laboratorio di controllo qualità direttamente autorizzato dall’Aifa, l’agenzia italiana per il farmaco.
Come nasce questa realtà giovanissima che si chiama Farmalabor.
“Sono figlio di farmacisti da diverse generazioni. Vengo fuori da una tribù di farmacisti, mio padre è farmacista, mia madre pure e così anche mia sorella. Mio nonno, il mio bisnonno, il mio trisnonno erano tutti farmacisti. Mia moglie è anche farmacista. Mia suocera è farmacista. Persino il mio testimone di nozze lo è. Io invece non volendo rimanere in farmacia dietro il bancone a fare ‘il figlio di’ o, come Carlo d’Inghilterra, a fare il principe per mezzo secolo senza mai diventare re, sono quello che ha deciso di intraprendere questa attività che si chiama Farmalabor dieci anni fa”.
In poche parole di cosa si occupa la Farmalabor?
“Il nostro settore di riferimento è quello dell’attività galenica, cioè l’allestimento di farmaci che un farmacista esegue su richiesta di un medico. Può sembrare una cosa anacronistica legata all’antichità, eppure anche la farmacopea americana sostiene che l’attività galenica è fondamentale per l’assistenza sanitaria, in particolare nei casi in cui il paziente ha un’intolleranza a uno degli eccipienti che, insieme ai princìpi attivi, accompagnano il farmaco industriale. Le preparazioni galeniche sono utili quando, per esempio, un paziente è intollerante al lattosio o all’amido di mais, in quei casi in cui non sarebbe possibile richiedere alle industrie farmaceutiche la preparazione di un farmaco personalizzato. Ci sono, inoltre, casi in cui è necessario dosare il principio attivo in maniera non standard come avviene per i farmaci pediatrici; altro caso eclatante riguarda i cosiddetti ‘farmaci orfani’. Si chiamano così perché nessuna azienda industriale vuole prendersi la paternità di prodotti utili per curare malattie rare, nessun colosso industriale ha un interesse economico a studiare o a mettere in commercio farmaci destinati a nicchie di mercato con poche migliaia di pazienti, perché non si creano economie di scala e quindi non c’è convenienza da parte della casa farmaceutica a fare investimenti. In tutti questi casi è possibile ricorrere alla preparazione galenica in farmacie, fatta secondo norme specifiche di buona preparazione”.
In dieci anni lei è diventato un modello per la classe imprenditoriale non solo del Mezzogiorno ma di tutt’Italia. La Farmalabor è diventata leader di mercato di mercato superando importanti competitor del Nord. Qual è il segreto che le ha permesso di raggiungere la vetta?
“L’informazione ha un valore economico importantissimo per il successo di un’impresa. Nel mio caso il segreto sta nell’assoluta e perfetta conoscenza che avevo del mercato. Ho il background del farmacista e da utente che allestiva preparazioni galeniche conoscevo bene i servizi che avrei voluto avere e che le altre aziende presenti sul mercato non riuscivano a darmi. Trattandosi di un settore di nicchia, le condizioni di fornitura erano molto rigide e i farmacisti dovevano solo adeguarsi: una delle cose che mi viene in mente è che prima dell’ingresso sul mercato della Farmalabor alle farmacie veniva imposto un minimo d’ordine; noi invece abbiamo introdotto condizioni di flessibilità nelle quantità di spedizioni, in 24 ore siamo in condizioni di inviare anche un singolo principio attivo. E poi ci siamo occupati anche di altri segmenti di mercati, quali il packaging e il settore delle attrezzature tecnologiche, offrendo così a 360 gradi tutto quello che può servire al farmacista”.
Se lo ricorda il momento in cui ha deciso di iniziare questa avventura?
“È stato un brutto momento. Mio padre mi disse: ‘Se vuoi andare avanti devi fare da solo. Noi non ti aiuteremo in nessun modo’”
Non erano favorevoli all’idea che lei uscisse dalla loro tribù di farmacisti?
“No, non erano assolutamente favorevoli. Così mi sono trovato completamente solo in un garage di 37 metri quadri in via Oberdan 52, rimasta ancora oggi la sede amministrativa della Farmalabor. È stato un periodo particolare….Ricordo esattamente il momento in cui mi sono detto: ‘Devo solo cominciare’. E così ho fatto. Ho cominciato con pochissimo, con una segretaria e il fatturato nel primo anno, nel 2001, che era di 50 mila euro”.
Anche Steve Jobs produceva idee nel suo garage.
“Sì, ho pensato anch’io a questa coincidenza. Vi racconto un aneddoto. Quando siamo partiti, eravamo autorizzati alla distribuzione di materie prime farmaceutiche e quel garage era autorizzato come deposito farmaci. Quando vennero per la prima volta i Nas per un sopralluogo della struttura, la prima cosa che mi chiesero fu di vedere il deposito farmaceutico. Io indicai un angolo della stanza e dissi: ‘Eccolo, è qui’. Quelli dei Nas mi guardarono come se li stessi prendendo in giro. Allora spiegai che eravamo appena nati e che avevamo ancora pochissime materie prime. Dimostrai con una piantina che quei 37 metri quadri rappresentavano l’area di accettazione merci, l’area di stoccaggio merci, l’area di lavorazione merci, oltre al reparto uffici amministrativi. Loro rimasero un po’ così, non seppero cosa rispondere anche perché era tutto in regola. Allegarono la planimetria al verbale e andarono via. Dopo quell’episodio siamo andati via via crescendo e oggi soltanto qui, nella zona industriale di Canosa, siamo in una struttura di 11 mila metri quadri coperti”.
Dove vuole arrivare?
“Ad avere una struttura unica dove poter concentrare in un’unica grande realtà le varie sedi della Farmalabor. Abbiamo già ricevuto importanti offerte economiche di acquisizione da parte di importanti multinazionali olandesi, ma per me non c’è prezzo. Non è una questione economica, quanto il non voler rinunciare al piacere di lavorare. Se restassi due giorni a casa avrei grandi difficoltà e mi caccerebbero via. Secondo me il bello di fare impresa è quello di creare opportunità e dare lavoro alle persone, soprattutto in una realtà difficile come la nostra. È come per l’artista che realizza una statua: la vera passione non sta tanto nel venderla, quando nel crearla”.
Farmalabor si occupa anche di ricerca scientifica?
“Possiamo contare su importanti partnership con le università tra cui quelle di Milano e di Bari. Attualmente stiamo lavorando a un progetto molto particolare: abbiamo messo su un centro ricerche sperimentale, autorizzato dalla Regione Puglia, uno stabilimento vinicolo, un vecchio frantoio. A fianco c’è un vigneto con uve di Troia, dalla buccia dei semi estraiamo sostanze antiossidanti utilizzate nella cura del diabete e dell’ipertensione”.
Che cosa c’è Oltre?
“Oltre c’è la felicità. Che è un qualcosa che si trova sempre un passo in là, difficile da raggiungere… Non c’è ancora nessun preparato galenico per la felicità, ma la felicità è il futuro. Sono ottimista: una delle massime che mi piace ricordare dice che ‘laddove c’è molto vento, ci sono persone che costruiscono muri di difesa, ma ci sono anche quelli che grazie al vento costruiscono mulini a vento’.
* Fonte: Oltre è un magazine di informazione e cultura mirato a far conoscere le eccellenze presenti nel territorio della Puglia. Ha sede in Via Antonio Francavilla 120, 76121 Barletta (BT). Info: magazineoltre.it
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