Vladimir Naumov è arrivato a Pennabilli per discutere di un progetto che non ha ancora le gambe per stare in piedi. Però le avrà perché Naumov è un grande uomo di cinema russo e attorno a lui c’è una forte ammirazione internazionale. E’ appunto durante i nostri colloqui per trovare l’idea giusta per un suo film che siamo venuti a parlare dell’ultimo conflitto mondiale. E così a un certo momento lui ha tirato fuori questa storia.
Nella primavera del 1944 un suo amico si trovava nell’immenso hangar di una stazione ferroviaria dove si era rifugiata tutta la popolazione di un villaggio ucraino che stava per essere occupato dai tedeschi. Verso l’alba furono spaventati da un lungo, interminabile clamore che scuoteva i vetri traballanti dei grandi portoni e di alcune parti del letto. Poteva anche essere il boato di qualche macchina infernale dei tedeschi per spaccare definitivamente il fronte. O magari lo stridore di un aereo che precipitava.
Eppure nel lungo frastuono si avvertiva qualcosa di umano, forse il lamento di un animale preistorico infastidito dalla guerra e riapparso fuori da qualche boscaglia impenetrabile. D’improvviso i portoni furono spalancati e apparvero alcuni soldati russi che gridavano alla folla di uscire. Allora tutti si mossero e appena fuori entrarono dentro l’aria assordante di quel fragore gigantesco modulato in modo lamentoso.
I soldati guidarono questa marea di gente fino a raggiungere la vetta di una collina. Faceva appena l’alba e videro che la valle sotto di loro era piena di mucche infuriate perché da giorni e giorni nessuno le mungeva. Il latte che gonfiava le mammelle le aveva portate alla disperazione e così tutte assieme muggivano facendo esplodere l’aria. Allora la folla scese dalla collina e tutti si misero a mungerle per togliere dal cielo quel baccano. E la terra si riempì di pozzanghere bianche.
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