Ero a Milano, nella chiesa di Santa Maria Goretti in via Melchiorre Gioia, a dare l’ultimo saluto a Paolo Limiti, galantuomo della Tv e (aspetto poco conosciuto) tra i maggiori esperti in Italia di cinematografia hollywoodiana degli anni Venti e Trenta: magistrale la sua inchiesta su Hollywood per Novella 2000 del 1992 che meriterebbe una ripubblicazione. A portarmi ai funerali, mercoledì 28 giugno, confuso tra la gente comune delle ultime file, lontano dai vip e affiancato da Daiano, cantante e paroliere salito in missione affettuosa da Cervia (ha scritto i testi di molte canzoni entrate nella storia della musica leggera italiana, da Sei bellissima per Loredana Bertè a L’isola di Wight per i Dik Dik, a Un’ombra per Mina, quest’ultima proprio con Limiti) è stato il ricordo di un incontro speciale avuto con Paolo. Lavoravo a un numero speciale di Oggi dedicato a Mina e nei giorni dei nostri incontri, nel 2009, lui aveva scoperto un nuovo amore, dal fascino di una Zingara guerriera. Un amore che, parola dopo parola, nota dopo nota, era diventato il libretto di un’opera lirica con cui Limiti si preparava ad ammaliare il pubblico del novarese Teatro Coccia. Fu in questo teatro, e sull’autostrada percorsa in sua compagnia con la mia auto, che raccolsi i ricordi del suo primo, grande amore artistico: Mina. Sì, perché l’inventore della “Tv della nostalgia” è stato per 15 anni il paroliere di alcune delle canzoni più belle di Mina, a cominciare da Bugiardo e incosciente, l’album che nel 1970 stabilì due record: disco più venduto e quello rimasto per più settimana nelle classifiche. A Limiti chiesi di montare come in un documentario immaginario gli spezzoni dei ricordi della sua amicizia con Mina e dell’ascesa in Tv della Tigre di Cremona. Ecco il racconto che raccolsi. (s. gian.)

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Paolo Limiti 24enne, in una foto del 1964. Il padre era un procuratore della Pirelli milanese, mentre la mamma era siciliana; visse l’infanzia e l’adolescenza a Torino, dove si diplomò nel 1961 all’Istituto Tecnico Amedeo Avogadro.

IN PRINCIPIO FU UNA LITE

“Tutto comincia per caso e con una lite. Siamo nel 1967, io lavoro in pubblicità, come regista di Caroselli, e lei (che aveva esordito sui teleschermi otto anni prima) è già una star televisiva resa familiare da programmi come Il Musichiere e Studio Uno. La Barilla punta su di lei per lanciare una pasta. A Roma mi colpiscono le sue mani, lunghe e affusolate, che muove in modo particolare, tutto suo. Allora invento lo spot in cui Mina accarezza lentamente i rigatoni. Passano pochi secondi e litighiamo. Per una divergenza su un’inquadratura. Io le chiedevo di camminare sul tapis roulant e alzare un braccio. “Perché, di grazia, dovrei fare questo?”, domanda lei ironica. “Di grazia”, replico io, “sta a significare come se lei portasse un piatto di spaghetti a tavola”. Mina si indispettisce: “Preferisco il suo predecessore. Era un vero signore”. “Forse con le vere signore”, replico stizzito. Insomma la ragazza si rivela, oltre che sexy, anche di temperamento forte. Fanno da pacieri Antonello Falqui e l’agente di Mina, Elio Gigante, che era stato mio amico d’infanzia. Qualche giorno dopo lei mi telefona per invitarmi a casa sua in via Emanuele Filiberto a Milano. Ci arrivo con una rosa. Così comincia la nostra amicizia”.

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Paolo Limiti è stato per 15 anni paroliere di Mina.

GALEOTTA FU LA WARWICK

“Nel ’68 una mia canzone, La voce del silenzio, viene scelta per Sanremo. La interpreta Dionne Warwick, famosa cantante americana. Ha un grande successo. L’evento non sfugge a Mina che mi chiama: “Dai, Limitino, ti incido io La voce del silenzio. E mi chiede se voglio collaborare con lei. Un invito subito accettato. Così per 15 anni le sono accanto durante la sua magica ascesa. Lei era un personaggio strepitoso, nata per la telecamera. La mettevi in qualunque posa, in qualsiasi cornice, aveva quel corpo così anormalmente alto, arrivava a un metro e 78 senza tacchi. E poi aveva un viso un viso così particolare che le permetteva di sbizzarrirsi con i trucchi: per lei truccarsi era il più bel gioco”.

IL BANDO E IL TRIONFO IN TV

“Non tutto era filato liscio per Mina in Tv. Veniva da un periodo amaro. Nel ’62, quando aveva annunciato di aspettare un figlio da Corrado Pani senza essere sposata, la Tv dei moralisti l’aveva messa al bando. C’erano voluti due anni prima di ricomparire sui teleschermi. Nel ’64 Mike Bongiorno la chiama per la Fiera dei sogni, ma scoppia un caso: lei arriva sul palcoscenico con un abito molto succinto. Le chiedono di cambiare abito. Lei si arrabbia e torna in camerino, vuole lasciare il programma e la Rai per sempre. È la madre, Regina, che la spinge a tornare sui suoi passi: “il tuo abbandono non è giusto né nei confronti di Bongiorno né verso la Rai che ti ha richiamato”. Lei ci ripensa e torna davanti alle telecamere per cantare La città vuota. Riparte la carriera televisiva. Diventa la Mina che tutta Italia impara a conoscere, ad apprezzare, ad amare. Lei diventa l’immagine dell’evoluzione della donna italiana. La prima donna libera e liberata, quella che ama chi vuole e se vuole, che fa quello che vuole, che si veste come vuole, si trucca come vuole: decisamente la sua immagine è aggressiva, da qui il soprannome (che lei detesta) di Tigre di Cremona”.

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Rovigo, 1982: il cantautore e paroliere Daiano (nome d’arte di Claudio Fontana, Cervia 1945), è con Gianni Morandi, alla partita di calcio della Nazionale Cantanti.

L’EPOCA D’ORO DELLA CANZONE

“Gli anni Sessanta si rivelano l’epoca d’oro della canzone italiana. La musica diventa la colonna sonora del boom economico. Alcuni numeri confermano questa crescita: nel ’64 in Italia si comprano quasi 35 milioni di 45 giri, 1.229 sono i cantanti professionisti e ben 6.200 i complessi musicali. La gente cerca allegria e divertimento, conosce le arie più famose e quasi tutti canticchiano Mina, Celentano, Gaber. In giro c’è anche desiderio di trasgressione, di costumi meno rigidi. Si comincia a scoprire una certa libertà sessuale. Alle donne piace molto il brano Ti senti sola questa sera di Elvis Presley, cantata da Michele, o la pensano come Mina quando urla L’importante è finire (video in basso, NdR). La donna non è più soltanto mamma, sposa o fidanzata. In quel firmamento esplodono come stelle gli urlatori. E al centro di questo universo c’è lei con il suo mito crescente: Mina, la ex Baby Gate di Personality e di You are my destiny”.

LE CANZONI

“Così lei incide la mia La voce del silenzio. Io, allora, vengo ritenuto un tipo sofisticato, poco commerciabile. Delle mie canzoni sono gli amici che parlano a Mina. Così scopriamo di avere un’identità di vedute artistiche. Con lei lavoro benissimo. Quando accoglie una canzone è molto sicura. Il nostro rapporto si consolida perché le dico sempre quello che penso. Una volta mi fa sentire una canzone che un famoso autore le ha proposto e tutt’intorno si alza un coro: ‘Che capolavoro!’. Io la ascolto, lei mi fa: ‘Cosa ne pensi?’, e io: ‘È un gran bidone’. Lei rimane lì in silenzio, ci pensa due minuti, poi dice: ‘Buttare’. Le scrivo Sacundì Sacundà. Carlo Fuscagni non vuole farla passare in Rai a Canzonissima perché il protagonista è il diavolo. Poi facciamo insieme Una mezza dozzina di rose, ne facciamo una divertentissima Come un fiore sfiorii senza di te, come colonna sonora per un film La strategia del ragno (1971) con Alida Valli in cui Mina canta con una voce Anni ’30. Le do i testi di Buonasera dottore, Ballata d’autunno, Ahi mio amore e tante altre canzoni anche difficili, non commerciali, tipo Il mio nemico è ieri”.

“Io comincio a conoscere le sue qualità e le sue fragilità, e lei conosce le mie. Faccio Bugiardo e incosciente, una canzone controcorrente perché allora le canzoni duravano 3 minuti, questa è lunga 8 minuti, e diventa presto una canzone simbolo, oggetto di tesi universitarie, perché rappresenta la situazione di una donna che vive l’amore in modo un po’ masochistico. È un disco nato di getto, fatto in 11 minuti. Lei dice: ‘È lungo, è difficile, venderà due copie, la mia e la tua, però mi piace, facciamolo’. Invece diventa uno dei pezzi più importanti per la sua carriera e la sua vita. Ancora oggi va benissimo. Insomma a quell’epoca io scrivo canzoni che lei sente sue. O meglio, sentiva sue: ho scritto per lei fino a 15 anni fa. Da allora fa tutto da sola. E io ho rimosso tutto: è stato un periodo ricchissimo artisticamente, non ci siamo lasciati male ma per stanchezza”.

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Paolo Limiti debuttò come paroliere grazie a Jula de Palma, della quale era un ammiratore: le inviò infatti il testo di tre canzoni, che la cantante apprezzò, tanto che decise di inciderne una, Mille ragazzi fa, nel 1964. Dopo aver lavorato come creativo pubblicitario in alcune agenzie, nel 1968, per intuizione di Luciano Rispoli iniziò la collaborazione con la Rai come autore e regista. (Credit foto: Rita Cigolini per Musica361)

VALLETTA PER ME

“Tra i ricordi più singolari ce n’è uno datato 5 ottobre 1970: quel giorno inizia una trasmissione alla Tv svizzera, Il calderone. Conduttore: il sottoscritto; valletta d’eccezione: Mina. Succede questo. Io all’epoca sono autore di Mike Bongiorno, faccio il Rischiatutto, e Mina mi dice: ‘Guarda che in Svizzera lanciano la Tv a colori, partono con un quiz, perché non lo fai tu?’. Io esito, timido, e allora lei mi incoraggia. ‘Se tu accetti di fare questo programma, io vengo a farti la valletta’. La valletta? Lei che è la prima cantante italiana… ‘Dai, Mina, non farmi ridere…’. ‘Ti giuro, ci vengo’. Io accetto. Registriamo nella cantina di casa sua a Lugano. Prima di andare in onda, lei si toglie i pantaloni e li taglia. ‘Cosa fai?’, le dico preoccupato. ‘Mi faccio gli hot pants da portare in scena’. Io: ‘Ma sei matta’. Le vallette a quel tempo vanno in scena con gonne lunghe fino alle caviglie. Mina invece si cuce questi micro-pantaloncini, li indossa, si trucca, viene in sala di registrazione dove, con quell’abbigliamento succinto, porta le buste in mano per i concorrenti. Si diverte un sacco, tanto da rinunciare alla proposta che le fa in quei giorni il gran capo Rai Giovanni Salvi: le offriva Canzonissima di quell’anno. ‘No, guardi, non me la sento. La ringrazio’, gli risponde Mina. E lui, irritato: ‘Ma come? Le offro un contratto così prestigioso…’. E lei, minimizzando: ‘Ma guardi, dottore, in fondo sono solo canzonette’.

I RAPPORTI CON I GRANDI

“Mina ha sempre avuto un ottimo rapporto con Adriano Celentano. Il loro sogno comune è stato quello di fare un disco insieme. La loro amicizia è dovuta al fatto che hanno cominciato la loro carriera insieme. Tieni conto che lei, come Adriano, era della squadra dei Tony Renis, Giorgio Gaber, Donaggio, John Foster (pseudonimo di Paolo Occhipinti, prima che l’autore di Amore scusami imboccasse la strada del giornalismo)… Era tutta gente che faceva squadra, si trovavano nelle serate, si trovavano in Tv queste sono le loro radici; non è come adesso che hai il tuo camerino, il tuo manager che ti protegge, allora ci si chiamava l’un l’altro: dove vai?, ah al Musichiere, vengo anch’io, partiamo insieme… c’era cameratismo, non concorrenza né diffidenza. Con Ornella Vanoni, invece, non ha mai avuto un rapporto forte, anche se erano cordiali l’una con l’altra. La Vanoni voleva arrivare a essere come Mina. Una volta Ornella ha detto: ‘Ringrazio il cielo che c’è stata Mina perché io sono stata una cantante e ho continuato a crescere per arrivare al livello di Mina, quindi è stato un potente stimolo per me’. Mina amava molto Lucio Battisti e le sue canzoni, lo vedevo arrivare con la chitarra insieme a Mogol, faceva ascoltare canzoni a Mina e poi gliene faceva scegliere qualcuna. Con Giorgio Gaber si divertiva un sacco, passavano grandi serate, hanno fatto spettacolo in teatro insieme, con lui affrontava anche un pubblico difficile. Con Alberto Lupo, invece, non è stato un gran contatto. Hanno fatto in duetto la sigla Parole, parole, parole ma a lei quel motivo non piaceva molto, tant’è vero che disse di non stamparlo nemmeno, a lei non interessava. A dovette arrendersi al successo: la prima puntata di Teatro 10, andata in onda nel 1972, fu trasmessa il sabato sera e il lunedì successivo la richiesta della sigla fu tale che hanno dovuto in fretta e furia stampare il disco.

“Un altro contatto finito male è stato con Frank Sinatra: le aveva proposto di partire per l’America. Lei prima si lascia convincere, poi al momento di partire chiama Frank e gli confessa: ‘Guarda, non me la sento di venire in America, rinuncio’. Sinatra s’infuria, minaccia, ma niente, lei tiene duro. Lui pensava addirittura di farla recitare nel Padrino. La parte era quella di Diane Keaton. Ma più di Hollywood poté la voglia di riappropriarsi della vita privata. Il resto lo conoscete: più si ritira dai riflettori, più diventa grande. È l’unico esempio che conosco di una persona che più si allontana dalla Tv e più vedo crescere il suo mito”.

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* Fonte: “I nomi di Oggi”, numero speciale monografico dedicato a Mina (febbraio 2009).

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