Ripartire lì dove tutto sembra perduto. Utilizzare l’arte per dare sogni e speranze a un futuro migliore. Sembra quasi una favola la storia di Ayad Nasser (Beirut, 1970), imprenditore di origini libanesi da anni residente in Germania che, dopo aver raggiunto soldi e successo nel campo degli investimenti immobiliari, ha deciso di far rinascere attraverso l’arte il quartiere di Beirut in cui è nato e da cui è scappato durante la guerra civile in Libano.
IL GHETTO DI BEIRUT
Non un posto qualsiasi ma il ghetto di Ouzai, un tempo quartiere vivace e dinamico a sud di Beirut, oggi una baraccopoli dominata dalla povertà e dalla sovrappopolazione. Un posto dimenticato, congestionato da case di latta pericolanti costruite una sopra l’altra in cui migliaia di persone di etnie diverse si trovano a convivere con notevoli limiti di superficie. Senza luoghi di aggregazione e nessuno spazio per la bellezza. Aveva solo sei anni Ayad Nasser quando, allo scoppiare della guerra civile libanese, ha lasciato Ouzai per scappare prima con il padre nel nord del Libano e poi raggiungere la madre a Monaco di Baviera. Diventato imprenditore nel settore immobiliare Nasser ha deciso di investire oltre 100.000 dollari per far rinascere il suo quartiere con l’arte contemporanea, sua grande passione. Per raggiungere il suo intento, l’imprenditore libanese ha coinvolto street-artist internazionali, tra questi Retna (Los Angeles, 1979) nel progetto di riqualificare la zona.
LA WYNWOOD DI BEIRUT
Il quartiere è già stato ribattezzata la “Wynwood di Beirut”, alludendo al quartiere di Miami, a metà tra progetto di riqualificazione e furba operazione immobiliare, ormai mecca per tutti gli amanti della Street Art. Diventato un vero e proprio distretto per l’arte con negozi, store, gallerie d’arte, locali, è soprattutto un intrico di “muri”, i famosi Wynwood Walls, su cui si sono misurate firme del calibro di Miss Van, Shepard Fairey, Ron English, Swoon, The London Police, Osgemeos.
Ma a Beirut, invece, non si tratta semplicemente di creare un quartiere ad arte. È qualcosa di più profondo, di intenso che ha a che fare con il senso di appartenenza a una comunità e che vuol essere fonte di ispirazione per le giovani generazioni. Nell’ultimo anno, street-artist sono stati chiamati a Beirut dagli Stati Uniti, dall’Europa e dalla Russia a lavorare accanto ad Ashekman, il più noto gruppo di graffitisti libanesi, famosi in tutto il mondo arabo. I muri del quartiere si sono popolati di immagini ispirate alla pace e alla voglia di rinascita e nel giro di poco tempo Ouzai, ribattezzata Ouzville, è diventata un’attrazione turistica con l’arte contemporanea a fare da collante per la ripresa del quartiere e della comunità che vi abita.
Nasser è consapevole che tanto ancora c’è da fare e che il suo impegno non è altro che una piccola goccia nel mare, ma spera di trovare presto altri imprenditori che come lui abbiano voglia di investire nella rinascita culturale del Libano.