Torre del Lago, gaudio supremo, paradiso, eden, empireo, «turris eburnea», «vas spirituale», reggia… abitanti 120, 12 case. Paese tranquillo, con macchie splendide fino al mare, popolate di daini, cignali, lepri, conigli, fagiani, beccacce, merli, fringuelli e passere. Padule immenso. Tramonti lussuriosi e straordinari. Aria maccherona d’estate, splendida di primavera e di autunno. Vento dominante, di estate il maestrale, d’inverno il grecale o il libeccio. Oltre i 120 abitanti sopradetti, i canali navigabili e le troglodite capanne di falasco, ci sono diverse folaghe, fischioni, tuffetti e mestoloni, certo più intelligenti degli abitanti, perché difficili ad accostarsi. Dicono che nella Pineta “bagoli” anche un animale raro, chiamato «Antilisca»…

A volte bastano poche righe che raccontano un piccolo mondo che accoglie la grande storia di un gigante della musica, Giacomo Puccini (autore della lettera all’amico Alfredo Caselli, nell’anno d’inizio del Novecento) per metterti addosso la voglia di viaggiare e di dirigerti verso la piccola villa-museo che quella storia racconta. Puccini amava quella villa a tal punto da non riuscire a distaccarvisi per troppo tempo, e affermare di essere «affetto da torrelaghìte acuta». Un amore che i suoi familiari rispetteranno anche dopo la sua morte, seppellendolo nella cappella della villa. Qui furono composte, almeno in parte, tutte le sue opere di maggior successo, tranne Turandot. La visita a quella villa-museo è al centro del racconto di una delle prime amiche e lettrici di Giannella Channel. (s.g.)

scala-butterfly-storia-villa-puccini-viareggio

L’esterno di Villa Puccini, a Viareggio.

scala-butterfly-storia-villa-puccini-viareggio

La targa commemorativa posta in memoria della costruzione di Villa Puccini.

L’arrivo a Torre del Lago, frazione di Viareggio, è alle 5 del pomeriggio di un sabato autunnale. La visita mi è stata innescata dalla lettura di un’epistola all’amico Alfredo Caselli e della corrispondenza, una sorta di ricco ‘epistolario musicale’ tra Giacomo Puccini e il librettista, suo amico, Luigi Illica, nel 1912, in cui il grande Puccini rivela se stesso, la sua musica, le sue opere, il viaggio nelle scene e nella vita.

È un pomeriggio col sole. L’acqua del lago Massaciuccoli si increspa mossa dal vento, il profilo delle Alpi Apuane è rosa all’orizzonte, la breve pedana di legno dei battelli si interrompe a pochi metri dalla riva. Il silenzio e la luce filtrano attraverso il fogliame giallo-verde dei platani.

Il Museo Villa Puccini è alle mie spalle, proprio di fronte al lago. Prevedo che varcato il cancello del giardino, il viaggio sarà a ritroso perché tutto è preso da un incanto che vado costruendo con l’immaginazione da mesi e lì si conserva la memoria e aleggia la musica.

L’ingresso alla villa è consentito ai visitatori 15 per volta. Ad accogliere le persone, in questo pomeriggio autunnale, è la nipote del Maestro, Simonetta Puccini, che è anche la creatrice della Fondazione Puccini.

scala-butterfly-storia-villa-puccini-viareggio

Villa Puccini (lo studio).

Si accede ai locali della villa attraverso un giardino di gusto giapponese, per passare subito dopo alla veranda. La casa è stata acquistata dal Maestro nel 1899 ed è stata quasi totalmente ricostruita su progetto degli architetti Galileo Chini e Vincenzo Pilotti oltre che da Puccini stesso, collaboratore alla progettazione.

scala-butterfly-storia-villa-puccini-viareggio

La nipote di Giacomo Puccini, Simonetta Puccini, al centro tra Marianna Scibetta e il suo compagno di vita Antonio Capitano.

Sin dal primo momento si ha la sensazione di entrare in un vero e proprio mausoleo in quanto oltre ai cimeli, moltissimi, e agli oggetti appartenuti al Maestro  e ai suoi familiari si trova esposta la sua maschera funebre nella stanza che fu la sede dei suoi studi compositivi e dove è situato il pianoforte.

Oltre al carteggio, alle fotografie e ai ritratti di famiglia, ai mobili originali, nel museo si possono vedere indumenti del Maestro, oggetti e anche abiti da caccia, i suoi fucili, le calzature, i modellini dei suoi due yacht, uno splendido separé giapponese in legno decorato su fondo nero. Ma ciò che colpisce è la decorazione delle stanze, dei soffitti in perfetto stile Liberty e della cappella decorata dall’artista Adolfo De Carolis e realizzata nella stanza in cui precedentemente vi era il salone della villa. Nella cappella riposano, oltre alle spoglie di Puccini, anche quella della moglie Elvira, del figlio Antonio e della nuora.

La visita al museo viene effettuata con un audioguida che descrive molto bene le varie stanze in cui si possono rivivere alcuni momenti della vita familiare di fronte al camino, e al pianoforte verticale la cui musica ha colmato gli spazi della casa prima che quello dei teatri d’opera di tutto il mondo e dove ancora si è accolti. La voce registrata nell’audioguida è proprio quella della nipote del Maestro.

Vi sono scritti autorevoli e varie ricerche su Puccini ne sono state compiute con una sterminata bibliografia recante le molte memorie e testimonianze e il mio contributo non vuole essere solo un resoconto di una recente visita nella sua casa, ma un vivo ricordo; poiché sfiorando gli oggetti che gli furono cari e che appartennero alle scene della sua vita reale tutto si “accende” e la musica del cuore riempie l’anima come se da un momento all’altro il Maestro rientri da una delle sue uscite e cominci a trasformare i luoghi in note senza tempo.

scala-butterfly-storia-villa-puccini-viareggio

Una foto di Giacomo Puccini, sul lungolago.

A Bruxelles per tentare di fermare il cancro

Degli scritti e dei documenti sbirciati durante la visita mi ha colpito un biglietto scritto da Bruxelles nel 1924, forse proprio a novembre, nei giorni più cruciali e dolorosi di Puccini e della sua malattia. Destinatario del biglietto era il figlio Antonio che lo accompagnava proprio in quel suo viaggio della speranza presso la clinica di Bruxelles dove aveva intrapreso le radioterapie e dove si era sottoposto all’intervento alla gola per tentare di fermare il cancro.

scala-butterfly-storia-villa-puccini-viareggio
scala-butterfly-storia-villa-puccini-viareggio

Nel biglietto si legge: ‘La febbre vorrei non averla‘. È una semplice frase che cattura la mia attenzione, il foglietto in cui è scritta è posto all’interno di una teca e contiene solo quella frase, ma quella costruzione sintattica il cui sintagma ‘la febbre’ sembra essere il soggetto della proposizione, è invece l’oggetto del ‘non desiderio’ di Puccini di sentirsi preso dal morbo dell’infezione che lo indebolisce e che gli rivela la lotta impari che affronta il suo organismo contro il generale K (come sbrigativamente i medici indicano il cancro). Quel sintagma a inizio frase appare drammatico e lo è, in quanto ci rivela quanto l’uomo fosse attaccato alla vita, quanto fosse desideroso di guarigione, specie in quel frangente di tempo in cui era impegnato nella stesura dell’ultimo suo componimento musicale, la splendida Turandot che domandava fortemente di essere conclusa, completata e per la quale, anche a Bruxelles, e nonostante le sue condizioni di salute, aveva portato con sé la partitura dell’opera, intenzionato a concluderla. L’opera rimase incompiuta poiché Puccini morì a Bruxelles il 29 novembre 1924, per un infarto sopraggiunto dopo un disperato intervento chirurgico eseguito per estirpare il cancro alla gola che lo tormentava da qualche tempo e che l’aveva costretto a servirsi, per comunicare, di scritti su foglietti di carta. L’operazione, eseguita dal prof. Louis Ledoux dell’Institut du Radium di Bruxelles, consistette nell’applicazione, tramite una tracheotomia, di sette aghi di platino irradiato, inseriti direttamente nel tumore e trattenuti da un collare. Una cura troppo invasiva per il fisico del compositore, sofferente oltretutto di diabete. Le ultime due scene di Turandot, di cui non rimaneva che un abbozzo musicale discontinuo, furono completate da Franco Alfano sotto la supervisione di Arturo Toscanini (Ma la sera della prima rappresentazione lo stesso Toscanini interruppe l’esecuzione sull’ultima nota della partitura pucciniana, ossia dopo il corteo funebre che segue la morte di Liù).

Puccini si stabilisce a Torre del Lago dal 1891, e lì compone le sue maggiori opere in un clima di vita che scorre tra le amicizie, la natura in cui era immerso, attraverso una vita lontana dal chiasso cittadino e dalle mode della società, una vita scandita dal silenzio e dalla calma del paesaggio che Puccini amò moltissimo.

La vista del lago, l’increspare dell’acqua, il dolce ménage familiare dei primi anni con Elvira, la figlia di lei e Antonio suo figlio, tutto gli faceva amare l’odore della campagna e della semplicità di una partita a carte, una battuta di caccia, la pittura, le serate in cui componeva in presenza dei suoi amici in casa, la bella musica e l’idea del teatro che andava plasmando per ogni sua opera.

scala-butterfly-storia-villa-puccini-viareggio

Qui e in basso, alcune immagini dei luoghi di Puccini tra Torre del lago e Lucca.

Puccini non era un musicista sinfonico e la musica che egli compose fu sempre legata al teatro, agli scritti, ai drammi e ai libretti che poeti e scrittori avevano composto o creavano, ispirati alla vita di eroine e donne le cui appassionanti vicende melodrammatiche toccavano le corde sentimentali di un pubblico ancora ammaliato dalla prorompente musica di Verdi e già attratto dalla modernità, affascinato dal nuovo mondo, dall’America, dall’Asia, ma ancora romantico, legato a quelle tradizioni dell’arte italiana e il teatro che nemmeno la Grande Guerra e il fascismo riuscirono a scalfire. Il dramma lirico rimaneva il fulcro del teatro italiano e metteva in scena, amplificandoli, i piccoli, grandi drammi quotidiani di uomini e donne ancora alla ricerca di quelle passioni che rappresentano il sale della vita,  dell’umanità e la forza creatrice della letteratura, della musica e sono l’essenza dell’arte.

scala-butterfly-storia-villa-puccini-viareggio

L’acquisto da parte del compositore risale al 1898, incantato dalla tranquillità della riva del lago, dopo averci soggiornato sin dal 1891 affittuario dei proprietari, i Duchi d’Austria. L’edificio venne completamente distrutto e ricostruito, secondo un progetto frutto della collaborazione tra Puccini, De Servi, Nomellini, Galileo Chini e l’architetto Vincenzo Pilotti.

E in fondo un tocco autobiografico le opere di Puccini lo nascondono e lo confondono tra le note, svelato qua e là dalle molteplici lettere, dalle tappe dei suoi viaggi, dalle relazioni intessute, dal suo essere allegro ma non troppo, dalla dolcezza della sua indole e dal suo sorriso velato di malinconia. È facile amare l’eroe durante la sua prodezza, amare la fierezza di uno sguardo lanciato alla vita, la generosità del suo genio creatore e Puccini è stato tutto questo, è stato il compositore mai pago, quello meticoloso ed esigente, è stato l’artista e la sua Bohème. Puccini uomo ha vissuto i suoi patimenti rendendoli della stessa natura del mito attraverso la musica, così ben interpretata dai più grandi direttori d’orchestra dei suoi tempi, come Arturo Toscanini e delle voci memorabili di soprani come Salomea Kruscenski interprete di Madama ButterflyMadama Butterfly è un'opera in tre atti (in origine due) di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, definita nello spartito e nel libretto 'tragedia giapponese' e dedicata alla regina d'Italia Elena di Montenegro.
La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro alla Scala di Milano, il 17 febbraio 1904, della stagione di Carnevale e Quaresima.
, tenori come Enrico Caruso, Amedeo Bassi per citarne solo alcuni.

E dalle lettere si evince l’emozione del suo genio creatore nel constatare quanto le interpretazioni fossero poi, così in sintonia con i suoi vibranti e intimi costrutti musicali, così vicini a quelle scene commoventi create nella sua mente e dal suo  talento. Melodie straordinarie con cui creava atmosfere, cieli, suoli, fondali, effluivi,  tra i personaggi e le vicende che prendevano corpo e si plasmano dai libretti d’opera e dalle opere teatrali che lo ispiravano. Qualcuno ha detto che la musica non è semantica ma è un linguaggio che comunica attraverso le armonie dei toni, dei ritmi, dei suoni, delle scale tonali, dei timbri, delle vibrazioni, delle onde sonore, dei riempimenti e delle pause; sembra essere tale in molte circostanze, quando la musica invade invisibile lo spazio. Per la lirica accade il contrario, la lirica è semantica, è suono e parola, spazio in cui la metrica delle parole rientra nelle note, come nella sua sede naturale.

Questo tentativo, l’arte di portare le note nell’alveo delle parole e viceversa appartiene al musicista, al grande Puccini che studiava, inventava, sceglieva, creava, intarsiava, costruendo armonie . Che cosa invece apparteneva all’uomo?

All’uomo apparteneva la volontà, il desiderio, la passione, il coraggio di esserci o di sottrarsi, la debolezza di fronte allo scoraggiamento, la ricerca di sé, degli amici, questa ricerca della melodia, una melodia che comunicava l’universalità, il sempre eterno e vivo ‘sentimentalismo’ dell’uomo e dell’artista, quella tensione del cuore che dice a gran voce: ‘Nessun dorma!

La vita va vissuta qui e ora senza rimandare, senza procrastinare, ma afferrando il presente e i suoi molti toni, e le sue note, quei tasti che il destino e le scelte dell’uomo fanno premere creando una musica che anela a Dio senza mai volersi staccare dagli uomini.

È la vita stessa quella ‘febbre‘ che travolge gli uomini in guerra e in pace, in amore e nelle amicizie, e le amicizie sono anche quelle tenaci intuizioni che legano le anime e che si fa tanto più acuta quando la vita si accorcia e si assottiglia contro il tempo. Puccini fu amico di Giulio e Tito Ricordi, gli editori musicali che ebbero l’intuizione giusta e seppero dargli quella fiducia e quell’aiuto necessari a scoprire i grandi sodalizi con il teatro e gli interpreti. Nei rapporti fraterni con Illica e Giacosa, suoi amici e librettisti, che lo aiutarono nelle scelte artistiche, non fu solo il lavoro a creare il sodalizio, ma anche le lunghe serate e le notti trascorse insieme a cercare rime, assonanze, allitterazioni.

Puccini visse il suo tempo ed ebbe anche la capacità di sottrarsi alla politica attiva, allontanandosi da certe posizioni che avrebbero reso meno universale e originale la sua natura d’artista che aborriva la guerra e nutriva tiepide e quasi nulle posizioni per quelle personalità politiche e storiche del suo tempo che avrebbero potuto sminuire od offuscare la sua grandezza.

scala-butterfly-storia-villa-puccini-viareggio

Giacomo Puccini in moto, nel sidecar. Il musicista era grande appassionato di automobili.

storia-villa-puccini-viareggioAmò molto le donne Puccini, le eroine delicate e malinconiche delle sue opere, le tenaci figure dell’amore fedele a se stesso e al cuore, pronte a sacrificarsi e a morire per una promessa a cui si legavano completamente e che puntualmente gli uomini mancavano. Fu molto amato dalle donne Puccini; del resto come si può resistere alla melodia del suo tenero e incorruttibile abbraccio. È impossibile resistere all’ impatto emotivo della sua musica che è senza tempo.

È difficile staccarsi dal fascino discreto di Torre del Lago, dalla sacralità di quello scrigno che è la casa del Maestro, da quelle pareti impregnate ancora dalla sua musica, staccare gli occhi da tante suppellettili e da quella frase : “La febbre vorrei non averla”, la febbre del  suo genio musicale che chiede alle stelle di tramontare per vincere in eterno l’alba.

bussola-punto-fine-articolo

Marianna Scibetta, nata a Guidonia (Roma) da genitori siciliani, è laureata in Scienze dell’educazione e lavora come insegnante di sostegno da vent’anni. È mossa verso la scrittura da una passione che le è valsa numerosi riconoscimenti: l’ultimo nel premio Alessio Di Giovanni ad Agrigento.

INVITO ALLA VISITA

Info utili

Dov’è. Villa Museo Puccini, Viale Puccini, 266, 55049 Viareggio (Lucca).

Tel. e fax (0039) 0584.341445 e-mail: villamuseo@giacomopuccini.it

Come raggiungerlo.

  • In aereo: aeroporti di Pisa e di Firenze;
  • in auto Autostrada Firenze-Pisa uscita Migliarino/Pisa nord;  Autostrada Genova-Livorno uscita Viareggio;
  • in treno: Stazione di Viareggio e poi bus di linea per Torre del Lago Stazione di Torre del Lago.

Servizi. Animali ammessi all’interno del museo portati in braccio dai padroni o legati nel giardino del museo. Audio guide in italiano, inglese, tedesco, francese. Book-shop. Servizio guida individuale (su prenotazione). Accessibilità: l’unico gradino è provvisto di rampa.

Orari.

  • Dal 1° novembre al 31 gennaio: 10:00/12:40 (ultimo ingresso 12:00); 14:00/17:20 (ultimo ingresso 16:40).
  • Dal 1° febbraio al 31 marzo: 10:00/12:40 (ultimo ingresso 12:00) 14:30/17:50 (ultimo ingresso 17:10).
  • Dal 1° aprile al 31 ottobre: 10:00/12:40 (ultimo ingresso 12:00)15:00/18:20 (ultimo ingresso 17:40).
  • Nei giorni delle rappresentazioni del Festival Pucciniano (luglio-agosto) 10:00/12:40 (ultimo ingresso 12:00); 16:00 alle ore 20:40 (ultimo ingresso ore 20:00).
  • Chiusura lunedì mattina (esclusi festivi), novembre, 25 dicembre.

Biglietti. Intero 7,00 € Adulti e ragazzi oltre 13 anni. Ridotto 3,00 € bambini dai 6 ai 13 anni. Ridotto 6,00 € gruppi di almeno 15 paganti prenotati e pre-pagati. Gratuito bambini fino a 6 anni. Gratuito soci dell’associazione “Amici delle case di Puccini”.

Web: www.giacomopuccini.it