Questa è una proposta per arricchire Cesenatico, una delle più belle città marinare della Riviera romagnola, di un nuovo museo: l’Eco-museo dell’Adriatico, dove le più grandi e le più piccole creature del mare ci svelano i segreti della vita.
L’economia del borgo romagnolo legato all’inconfondibile porto canale, su cui posò lo sguardo Leonardo da Vinci nel 1502, poggia su due pilastri cardine: il turismo e la pesca in quel mare Adriatico che, soprattutto nella parte settentrionale, viene definito come “eutrofico”, cioè ricco di vita, abitato da numerose specie animali. Su questi pilastri la comunità ha costruito cattedrali attraenti tra le quali spicca il Museo della Marineria, con la sua Sezione Galleggiante nel porto canale (unica nel suo genere in Italia, la più ampia e suggestiva raccolta di barche da pesca dell’Adriatico) cui si è aggiunta, nel 2005, la Sezione Terra, punto di arrivo di un percorso lanciato prima nel convegno La marineria romagnola, l’uomo, l’ambiente e sapientemente portato avanti in seguito da un comitato scientifico presieduto da Bruno Ballerin. Era il 1977, l’anno prossimo si festeggeranno i primi 40 anni di vita e credo che la scadenza sia già in mente alle autorità locali e regionali (il Museo fu costruito grazie al contributo finanziario della Regione Emilia Romagna).
In vista di questo importante anniversario di un’idea concreta che ha fatto del centro storico di Cesenatico uno degli esperimenti di turismo culturale meglio riusciti sul territorio italiano (inserendosi armoniosamente in un paesaggio urbano la cui storia è disegnata da Casa Moretti, la casa museo del poeta e scrittore cesenaticense Marino Moretti, con i suoi tesori letterari; il Teatro Comunale e la Piazzetta delle Conserve, le antiche ghiacciaie usate un tempo per la conservazione del pescato), mi piace segnalare il progetto di un sognatore pratico incontrato proprio in una sala di quel Museo, accanto a un gigantesco esemplare di Pesce luna. Una segnalazione in linea con la filosofia imprenditoriale di un’agenzia di viaggi tedesca, Studiosus, che promette ai suoi turisti itinerari ricchi di relax e anche di “conoscenze ed esperienze”.
IL PROGETTISTA. Lui si chiama Ferdinando Cavaliere, nato, vissuto e residente a Cesenatico, laureato in Filosofia, per due anni documentarista-bibliografo al Museo di Antropologia dell’Università di Bologna e infine approdato, dopo brevi esperienze come insegnante a un incarico comunale: “L’esperienza di assistente sociale (per 14 anni) e di addetto all’Ufficio relazioni con il Pubblico (da 11 anni a oggi) mi ha insegnato fra l’altro a capire, sul campo, l’importanza delle varie forme di comunicazione nella divulgazione della conoscenza e dell’informazione. E ha rafforzato in me la convinzione che quando la cultura si sposa a un’adeguata impresa spettacolare e divulgativa diventa anche una risorsa economica”. Ferdinando è stato in contatto per anni con gruppi naturalistici a Cesenatico che hanno proposto mostre ricche di contenuto culturale, stimolanti, partecipate da un vasto pubblico assetato degli aspetti spettacolari della scienza, quanto stimate per la correttezza della divulgazione scientifica.
I PARTICOLARI DEL PROGETTO. Al centro del progetto Ferdinando immagina un edificio che propone un percorso attraverso una dozzina di modelli giganti (o ridotti) di animali e piante dell’Adriatico, da poter esplorare dall’interno e toccare per capirne anatomia e fisiologia: es. un capodoglio, una tartaruga, un pesce luna, uno squalo elefante, un’ astice, un calamaro gigante, una Pinna (bivalve), una stella marina, una medusa, una spugna, una poseidonia, un’alga bruna, del fitoplancton. Spiegazioni fonico-grafiche a completamento.
Tre diorami: 1. spiaggia/duna (vera!); 2. scogliera; 3. mare aperto.
- Cartine/rilievi sull’evoluzione geologica e antropica del territorio; eutrofizzazione. Modifiche inquinanti. Specie importate non autoctone (esemplari, cartine).
- Macchinari interattivi 3D, per capire l’interazione fra elementi fisico-chimici dell’ambiente e specie viventi, corredati di frecce su catena alimentare, cicli di ossigeno, azoto, ecc.
- Classificazione degli esemplari conservati con albero filogenetico.
- Specie gastronomiche: filmati per preparare piatti tipici. Cosa c’entra il sapore con l’evoluzione? Cos’è “pesce”?
- Specie varie: usi industriali o culturali.
Altri locali:
- Sala mostre temporanee – convegni – rappresentazioni multimediali.
- Biblioteca del mare (da valutare se accorpabile con quelle universitaria e comunale).
- Bar – Punto vendita gadget.
- Magazzini – attrezzature manutentive.
Dove collocarlo. Zona Ponente – Atlantica – Colonie, vicino all’Università (Facoltà di Veterinaria – Istituto di Ittiopatologia e Acquacoltura) e al Centro di Biologia e Ricerche marine.
Ragioni per la realizzazione dell’Eco-Museo dell’Adriatico. Sviluppo di turismo culturale anche invernale (convegni, mostre, gite scolastiche, studenti universitari).
Offerta turismo estivo diversificata: pesca turistico-sportiva-ecologica (pescatori, motonavi, lezioni di anatomia del pescato al museo-laboratorio), visite coordinate con sommozzatori all’eco-ambiente delle piattaforme marine. Corsi sub e cine-foto subacquea e documentario naturalistico. Coinvolgimento del locale Istituto tecnico commerciale a indirizzo turistico per stages formativi, elaborazione progetti turistici, scambi alla pari con studenti stranieri.
Prestigio e pubblicità per Cesenatico, polo di attrazione non solo turistica, ma laboratorio e spazio di ricerca scientifica. Valorizzazione delle istituzioni scientifiche locali: Università (un corso di Laurea assolutamente unico in Italia), Istituto di Biologia Marina e la struttura oceanografica Daphne (istituzione scientifica che misura le nostre acque, ci dice quanto siamo puliti, è in un certo senso una nostra coscienza. La catena alimentare dal pesce al ristorante. Il benessere che si basa sulla corretta gestione delle proprie risorse naturali, la cui ignoranza brucia le generazioni future). Avvio di rapporti di consulenza e collaborazioni con istituzioni universitarie o affini (Fano, Genova, Bologna, ecc.).
- Valorizzazione della zona di Ponente anche come viabilità, parco eco-divertimenti.
- Creazione di qualche posto di lavoro giovanile (guide, custodi, manutentori, ricercatori). Gadget preparati anche dai diversamente abili (conchiglie classificate o pupazzetti, magliette ecc.) o da cooperative giovanili. Insegnamento tecniche di preparazioni naturalistiche per rivendita a musei.
- Valorizzazione dell’educazione ambientale e conoscenza delle risorse locali (stage formativi, alternanza scuola lavoro per locali Liceo Scientifico e Scienze umane). Promozione della coscienza ecologica e architettonica, fin dallo stesso edificio ecosostenibile.
- Acquisizioni di ulteriori esemplari naturalistici locali fossili o viventi da collezionisti o associazioni private (attualmente fuori contesto e costipati presso l’Antiquarium) Acquisizione di collezioni naturalistiche dell’Università, (collezioni locali didattiche dell’ Istituto Ittiopatologia, biblioteca del mare)
- Punto di aggregazione giovanile, per il tempo libero
- Collaborazione con associazionismo e volontariato. Affidamento illustrazioni a pittori o grafici locali.
- Gastronomia (Degustazione al Museo) offerta dal locale istituto alberghiero: “il sapore come sapere”
Il progetto nel contesto dell’offerta culturale cittadina e romagnola. L’Eco-museo si integra innanzitutto col Museo della Marineria, come il suo logico complemento spaziale, naturalistico e culturale. Prolunga e completa col tema dell’Adriatico il grande discorso del sistema del Parco del Delta del Po, che termina alle Saline di Cervia. Allargando il contesto al circuito museale regionale o macroregionale, l’Eco-Museo non trova equivalenti.
Finanziamento. Fondi europei e regionali, Associazioni locali di interesse turistico, Soggetti economici privati operanti nella cultura, raccolta fondi o altra promozione in rete, Comune, Università e Ministero della Pubblica Istruzione, benefattori privati sensibili ai progetti culturali e attratti con l’Art Bonus che, defiscalizzando i contributi, favorisce il mecenatismo.
“Cesenatico potrebbe diventare una fucina culturale unica ed esemplare perché convergenza rara di interessi ecologici, economico-turistici, storico-urbanistici, scientifici, educativi e divulgativi”, mi precisa Cavaliere. “Percorrendo gli spazi museali, ricostruiremo nella mente un mondo che ci era sempre stato vicino ma non avevamo mai visto. Il visitatore potrà confrontarsi con questi elementi culturali e gustarsi la vacanza con maggior profondità, portando con sé qualcosa di più di un ‘ricordino’. Deve colpire, stupire, far sognare, rimanere impresso… ma anche far riflettere, arricchire. Far guardare Cesenatico, i suoi spazi, il suo mare, la sua gente in maniera diversa, nuova, più interessante. Far venir voglia di assaporare qualcosa che solo qua si può trovare. Magari cominciando con il presentare specie animali dell’Adriatico con il metodo Guinness: il più grande, il più piccolo, il più curioso, il più diffuso, il più pericoloso, ecc.”.
A PROPOSITO / Attilio Rinaldi
Quei giganti adriatici, così buoni, così vulnerabili
Ma quali sono i pesci più grandi dell’Adriatico? Rivolgo la prima delle domande che suscita il progetto a uno dei maggiori specialisti italiani di biologia marina che opera e risiede proprio a Cesenatico: Attilio Rinaldi (la sua biografia è in fondo pagina). Ecco la sua dettagliata e sorprendente risposta.
C’è lo Squalo bianco (Carcharodon carcharias), lo Squalo elefante, o Cetorino (Cetorhinus maximus) e poi il Pesce luna (Mola mola). Contrariamente alle convinzioni popolari, anche l’alto Adriatico può ospitare pesci molto grandi. Seppur rari, i giganti citati mostrano frequenze più o meno regolari e sono in genere associati a particolari stagioni. Specialmente le due ultime specie cadono spesso vittima di incidenti dovuti alle attività di pesca.
Lo Squalo elefante o Cetorino è il secondo pesce più grande al mondo. La sua lunghezza si aggira in genere attorno ai 4-6 metri con un record di 12. È preceduto nelle dimensioni solo dallo Squalo balena che può raggiungere i 14 m. I loro areali non si sovrappongono: mentre lo Squalo balena vive nei mari caldi, quelli della fascia tropicale e sub-tropicale, il Cetorino è uno squalo cosmopolita dei mari temperati e freddi del pianeta. Nel Mediterraneo è presente nella parte centro-occidentale, mari italiani compresi. Nell’alto Adriatico si trova occasionalmente in primavera con individui solitari o in piccoli gruppi. L’ultimo avvistamento risale all’aprile 2015: in quell’occasione la sua comparsa è stata documentata da alcuni fortunati diportisti nel mare antistante Cervia. Il cetorino, come lo Squalo balena, si nutre di plancton. Nuota nelle acque superficiali con la bocca aperta. Trattiene il suo nutrimento attraverso un’azione di filtraggio dell’acqua operata dalle branchie che appaiono particolarmente ampie al punto tale da abbracciare buona parte del collo. Gli archi branchiali presentano numerose lamelle cornee (1.200 per ogni arco branchiale), nel loro insieme formano un fitto reticolo con elevate capacità di “setacciatura” delle acque in ingresso. Filtra fino a 1.000 tonnellate di acqua all’ora nuotando a una velocità di 2 nodi. L’arco mandibolare e dotato di piccoli dentelli alti alcuni millimetri. Possiede un enorme fegato il cui peso arriva a 1/4 di quello dell’intero corpo. In un precedente avvistamento, eravamo nella primavera del 1998, assistemmo alla comparsa di 4-5 esemplari con dimensioni comprese tra i 4 e i 6 metri di lunghezza. Questa loro abitudine di muoversi in gruppo è stata segnalata un po’ ovunque, soprattutto nel mare di Sardegna ove questa specie pare essere più frequente. Pochissime le conoscenze sulla loro biologia, e sui cicli riproduttivi. Nella stagione invernale si ritira nelle acque profonde dove, senza nutrirsi, cadrebbe in una sorta di letargo. Il Cetorino, è da tempo una specie protetta in base ai dettati della “Convenzione di Barcellona” ed è inserito negli elenchi dell’Appendice 2 della CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of wild fauna and flora).
Un secondo gigante adriatico da ricordare è senz’altro il Pesce luna. Ha una forma inconfondibile, profilo ovale con corpo lateralmente compresso. Risaltano per la loro altezza la pinna dorsale e l’anale, simili nelle dimensioni e nella forma, il lembo basale posteriore di entrambe si congiunge alla caudale formata da una sorta di stretto nastro che a corona cinge tutta la parte posteriore del pesce. Raggiunge dimensioni notevoli, può arrivare a 3 metri di lunghezza con un peso che può toccare le 2 tonnellate. Uno di questi giganti è ben rappresentato nell’immagine che correda questo testo: un Pesce luna spiaggiato sull’arenile di Milano Marittima (Cervia) nel settembre 2012 sta per essere caricato su un mezzo adibito al trasporto rifiuti per poi essere smaltito nella vicina discarica. La storia di quel pesce non finì in quel momento. Dalla sua carcassa fu tratto un calco in gesso e da esso ricostruita, dai volontari dall’Associazione Naturalisti di Cesenatico, una fedele copia in resina e poliuretano.
Si tratta di una specie pelagica presente in tutti i mari e gli oceani del pianeta purché caldi o temperati. Lo s’incontra spesso in superficie con tutta la sua pinna dorsale esposta all’aria che ondeggia da ambo i lati. Viene in genere descritto come un pesce pigro, carattere che contraddice una mia personale esperienza nel mare delle Medes (Spagna) quando lo incontrai a 30 m di profondità, dalla sua posizione verticale. Dopo pochi secondi di stupore per avere incontrato esseri estranei al suo mondo, si dispose in assetto orizzontale e con forti colpi delle sue grandi pinne scivolò velocemente verso acque più profonde. Si nutre di organismi gelatinosi planctonici quali meduse e ctenofori. Su esemplari giovani si sono trovati nei loro stomaci resti di crostacei, molluschi e alghe; evidentemente in questa fase del loro sviluppo tendono ad avvicinarsi alla costa. In proporzione al corpo ha una bocca molto piccola, è armata di una sorta di becco tagliente formata da denti tra loro saldati. Si sa poco sulla sua riproduzione sebbene si conoscano alcuni stati larvali e post larvali. È comunque nota la straordinaria quantità di uova che la femmina produce, attorno ai 3 milioni.
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