
Fulco Pratesi (Roma, 1934) da giovane. «Ero un cacciatore. Un giorno, mentre ero a caccia di orsi in Turchia, ho assistito a una scena che mi ha cambiato la vita: un’orsa con i suoi tre cuccioli. Ho capito che stavo facendo una follia. Sono tornato in Italia, ho venduto i fucili e, con amici appassionati di natura, ho fondato il WWF per costruire un mondo di armonia tra uomo e natura”.
È commovente, per uno che ha collaborato alla nascita del WWF, rivedere il primo numero del Bollettino dell’Associazione (oggi diventato Panda), inviato nel 1967 agli allora 750 soci che pagavano 3.000 lire (1,5 euro) di quota annuale. E, nel 45° anniversario della nostra rivista (la quale oggi è distribuita a tutti i nostri soci, superando il milione di pezzi in un anno), ricordo l’ingenua copertina che mostrava una mamma orsa con un cucciolo che lo bacia affettuosamente. In alto, bene in vista, un appello: “Adottate qualcuno dei nostri progetti e aiutateci a sostenerlo”.
I progetti presentati nel primo numero del Bollettino erano l’Operazione Cervo sardo, in aiuto di una specie allora ridotta a meno di 300 esemplari; il progetto di istituzione di tre Rifugi faunistici in paludi e stagni della Maremma toscana e un’indagine sullo stato dell’avvoltoio grifone in Sicilia (allora ne restavano solo tre individui).
Oggi penso sia giusto e doveroso ricordare come si siano sviluppati questi primi progetti grazie all’aiuto delle centinaia di migliaia di persone di buona volontà che ci hanno sempre aiutato con generosità.

La copertina di Airone del febbraio 1988, dedicata a Lan Tian (cielo blu), il primo panda gigante nato in cattività
L’orso bruno della copertina, allora ridotto sulle Alpi a meno di 8 capi, oggi ha raggiunto le 30 unità, mentre l’orso marsicano, sopravvissuto a decenni di bracconaggio, investimenti e disturbi nel proprio habitat, sta mostrando confortanti aumenti, grazie alle azioni che, fin dalla sua fondazione, il WWF ha compiuto in suo aiuto. Le ultime notizie ci parlano di 11 cuccioli (su una popolazione stimata di 50 esemplari) nati quest’anno.
Il cervo sardo, salvato dall’estinzione anche per merito dell’acquisto, con i soldi dei Soci, della foresta di Monte Arcosu nel 1985, ha superato i 7.000 esemplari, diffondendosi in tutta l’isola.
Il grifone in Sicilia ha ripreso a volare anche per merito delle operazioni di ripopolamento attuate dalla LIPU mentre i tre Rifugi faunistici della Maremma (Burano, Orbetello e Bolgheri) sono stati l’inizio di una meravigliosa espansione che ha regalato alla natura e all’Italia più di 110 Oasi per 35.000 ettari, diffuse dalle Alpi alla Sicilia, salvando lupi e lontre, fenicotteri e camosci, foreste e paludi, coste e montagne.
Insomma, grazie alla generosità e all’impegno di tanti, tantissimi soci e donatori, che qui vogliamo ringraziare di cuore, la pianticella nata nel 1966 è divenuta (come nella parabola evangelica del granello di senape) un grande albero ricco di grandi frutti di cui ognuno di noi deve andare fiero. Continuando, come chiedeva l’appello del primo notiziario, ad adottare qualcuno dei nostri progetti, aiutandoci a sostenerli.
SI, MI RICORDO
Il panda e il mondo per cui viviamo

La famiglia paterna di Fulco Pratesi in una foto del 1904: nonno Attilio, il primo a destra, in piedi, con la moglie Ines. Seduti i bisnonni. Sulla sdraio, a sinistra, il padre.
Le parole dell’amico Fulco Pratesi mi fanno affiorare alla mente, insieme alla figura di suo nonno Attilio, ingegnere ligure di Sarzana che progettò ferrovie in Cina a fine ‘800 (se fossi un editore curioso, darei un’occhiata attenta al suo inedito diario di viaggio in Oriente), il ricordo di una fase felice e lunga, dal 1986 al 1994, della mia avventura professionale di giornalista: quella di direttore responsabile di Airone, la prima e più diffusa rivista di natura e civiltà. In quel periodo i reporter di Airone erano tra i più invidiati d’Italia, come certificavano le annuali inchieste della Giampaolo Fabris & Ass., per via dei viaggi che facevano nel mondo e per le storie che raccoglievano e fotografavano.

Cina 1988: il fotografo di punta di Airone, Daniele Pellegrini, con Laura Trombetta-Panigadi, interprete e organizzatrice del viaggio nella riserva del panda di Wolong.
Nel febbraio del 1988 i nostri Daniele Pellegrini e Laura Trombetta-Panigadi portarono in redazione, di ritorno dalla riserva cinese di Wolong sulle tracce del panda (oltre che simbolo del WWF, è uno degli animali che potete scegliere di adottare) anche una favola. È quella che raccontano i vecchi contadini della vallata, i Qiang, ai loro nipotini nelle fredde notti invernali. Provo a riassumerla.
Ci sono molte ragioni per salvare una specie: ragioni scientifiche, economiche, estetiche ed etiche, basate sulla premessa che ogni essere vivente ha diritto al suo posto nella comunità naturale. Ma ce n’è una in particolare che vale la pena di ricordare a tutti coloro i quali ritengono che difendere una specie in pericolo sia un’occupazione di gente insensibile ai problemi della società moderna: il panda e la vita animale che simboleggia ci sono indispensabili anche per sognare.
Il panda che si estingue in Cina e le migliaia di specie in pericolo che potrebbero scomparire secondo l’ultimo rapporto del WWF internazionale sono una campana d’allarme per tutti, perché un ambiente invivibile per alcune specie lo è anche per ogni altra, inclusa quella più intelligente che è l’uomo. E il pericolo non è solo fisico. Una specie in meno è un danno al nostro immaginario e al suo valore creativo. Il panda e il computer. La ricerca scientifica e la natura. L’ambiente e lo sviluppo a misura d’uomo. La fantasia e la tecnologia; una tecnologia che ci deve essere amica, che sia strumento per liberare l’umanità dalla povertà dell’inquinamento, dalla malattia, dalla paura, dalla fame. Questa è la difficile ma stimolante combinazione in cui ho creduto e continuo a credere. Questo è il mondo per il quale vale la pena di impegnarsi, di vivere.
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(via mail)
Grande Salvatore Giannella, direttore indimenticato di tanti anni di Airone… fino a quando Airone è stato un capolavoro. Il suo capolavoro. Grazie di esistere, maestro!