LO STILISTA BRUNELLO CUCINELLI: “PER IL MIO 70° COMPLEANNO VI REGALO LA RINASCITA DEL BORGO DI CASTELLUCCIO DI NORCIA”

Introduzione di Salvatore Giannella* - Corsivo di Brunello Cucinelli

Il 3 settembre del 1953 è una data importante per la società civile: quel giorno, un giovedì, entrò in vigore la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. In quelle stesse ore Umberto Cucinelli, piccolo agricoltore dalla grande forza d’animo forgiata dalla natura, saliva i gradini del municipio di Passignano sul Trasimeno (Perugia) per andare a registrare all’ufficio anagrafe la nascita del figlio Brunello, al quale avrebbe trasmesso, tra i tanti decisivi insegnamenti, anche quello della tutela di quella dignità umana salito alla ribalta dei giornali proprio in quel giorno di nascita.

Brunello Cucinelli con il padre Umberto, giugno 2018. Umberto è mancato nell'aprile 2022, a cento anni.

Altre sue immagini tratte dall’album di famiglia di Brunello Cucinelli: Brunello, il secondo da sinistra, con i suoi fratelli e un cugino nella loro abitazione in campagna a Castel Rigone, frazione di Passignano sul Trasimeno (Perugia); e a 16 anni, studente geometra.

Settant’anni dopo, Brunello raduna in Umbria “la amabile comunità di amici” per festeggiare questo importante 70° compleanno nella cornice di Solomeo, il borgo umbro dove è nata sua moglie Federica Benda, compagna di vita da 52 anni e co-fondatrice della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli (nella foto in apertura)- Solomeo, frazione del comune umbro di Corciano, è una manciata di pietre antiche che è stata oggetto di  un imponente recupero da parte dello stilista del cachemire e della sua sposa.

Brunello e Federica Cucinelli insieme alle figlie Camilla e Carolina, ai generi Riccardo e Alessio, e ai nipoti Vittoria, Penelope e Brando (foto da Hola!, rivista settimanale in lingua spagnola)

Quella di restituire dignità e bellezza a monumenti feriti dal tempo e dal sisma è, come ben sanno i naviganti di questo portale (vedere i link in basso, Ndr), un impegno prioritario di Brunello & Federica: e l’argomento all’ordine del giorno, tra gli invitati alla festa dei 70 anni, è proprio il regalo che i due coniugi mecenati hanno reso ufficiale qualche giorno fa alla Triennale di Milano, alla presenza dell’inseparabile architetto e amico  Massimo de Vico Fallani: quel regalo generoso vuole contribuire al restauro del borgo di Castelluccio di Norcia, che è stato offeso dal tragico terremoto nel 2016.

L'architetto Massimo de Vico Fallani (Roma, 1947), storico collaboratore e amico di Brunello Cucinelli, che ha seguito nella realizzazione di numerosi progetti (tra gli ultimi, la Biblioteca Universale di Solomeo). E' stato funzionario architetto della Soprintendenza ai Monumenti di Firenze e Pistoia (1980-1986) e di quella Archeologica di Roma (1986-2008).

Quel borgo regalava paesaggi spettacolari grazie alle fioriture di fiordalisi, lenticchie e margherite. Un giorno avevo portato lì mia nipote Agata, 4 anni, che all’apparire della piana dipinta dai fiori esclamò: “Nonno, è così bello che sembra un quadro e noi siamo dentro al quadro”.

Come è fiorita nella mente dello stilista  Brunello, tra i pionieri di un nuovo umanesimo imprenditoriale,  questa meravigliosa idea del recupero di Castelluccio? Lascio la parola a Brunello:

FOTOGALLERY /di Vittorio Giannella

Castelluccio: lo ricordiamo così,
sogniamo di rivederlo così.

L’idea fiorita nella mente di Brunello e Federica

“Il terremoto che nel 2016 oltre a Castelluccio ha sconvolto così tanti luoghi amati della nostra Italia, ha portato via alle donne e agli uomini che li abitavano il bene della loro tradizione, della loro storia, della loro bellezza, in una parola della loro vita. Questi siti, non distanti dalla città di Norcia, sono pervasi da una spiritualità che il santo umbro e d’Europa, Benedetto, ha lasciato loro in eredità.

Se ognuno di noi sente il desiderio di riguardare e custodire ogni giorno, per il rispetto del Creato e per la memoria degli uomini, ogni piccolo luogo che ci è vicino, tanto più forte è l’attrazione collettiva, sensibile, umana verso la rinascita di siti che appartengono a ognuno di noi e che sono diventati luoghi dell’abbandono.

L’attrazione che è alimentata dal sentimento e dalla ragione sa crescere sulle ali della fiducia.

E come segno di fratellanza e di testimonianza di un amore speciale, che mi lega non solo a Solomeo, ma a tutte le città, i borghi, le periferie, le campagne e i monti della nostra madre terra umbra, che porgo amabilmente la mia idea per Castelluccio come un dono: E mi viene da dire: ‘Proviamo insieme tutti a ricostruire Castelluccio, con essa ricostruiremo una parte importante della nostra storia’.

Qual è allora il significato di questo borgo, quantpo è grande la sua importanza perché ci si ponga, con umiltà, pazienza e perseveranza, a rimettere ogni pietra al suo antico posto? Castelluccio gode di una posizione paesaggistica di incomparabile bellezza. D’inverno la coltre nevosa ricorda il senso della spirituralità e dell’intimità famigliare; in primavera la gaiezza dei colori che infiorano la valle ne fa qwuasi un tempio dedicato alla bellezza; d’estate i boschi di conifere, seguiti dai faggi che scendono più in basso contrappuntando ogni balza verde sono la sua corona, che d’autunno diviene arancio, e rossa.

Castelluccio non è diversa da uno dei tanti borghi umbri, toscani, marchigiani, italiani, europei. Solo, da parte mia, c’è un po’ di emozione in più.

Da quanto è stato fatto a Solomeo, restaurato nel borgo e nella perifieria, e a Norcia, dove abbiamo eseguito restauri nella Torre civica, nel Teatro e nel riconsolidamento della Castellina, ha preso forma l’idea di questo progetto, un progetto semplice che parla un linguaggio accessibile a tutti, attento al disegno della città. Mi farebbe piacere se fosse interpretato da tutti per quello che è, un dono dedicato all’Umbria.

Sogno che Castelluccio sorga nuovamente qual era prima, con la sua vita vera fatta fatta di attività agricola e commerciale, e con un turismo amabile, rispettoso della sua primitiva forma e della sua lunga storia. Vorrei che l’immenso anfiteatro naturale che la incorona, dominato dal profilo del Monte Vettore, continuasse, com’è ora, nella sua solitudine, a ricordare i paesaggi, anche quelli umanissimi, delle lontane e antiche valli della Mongolia. Sono convinto che dalla tradizione e dalla storia è possibile, adeguandole, trarre ogni migliore scelta per il futuro di Castelluccio”. (Brunello Cucinelli)

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