Sì, la madre del geniale Leonardo era una serva venuta dall'Oriente

Testo di Salvatore Giannella

La collega Tiziana Rambelli, giornalista iscritta all’UGIS (Unione giornalisti scientifici), mi informa dell’arrivo a Rimini dell”accademico Giorgio Vecce per presentare la sua fatica letteraria (Il sorriso di Caterina, Giunti) e mi chiede un parere sull’ipotesi avanzata in quell’editorialmente fortunato romanzo.  Sì, penso anch’io che sia fondata l’ipotesi della servetta madre del genio di Vinci e l’ho spiegato ai lettori di Oggi in occasione dell’arrivo in libreria del volume di Vecce, chiarendo che quella intrigante ipotesi non era per me una novità.

La teoria sull’origine circassa di Caterina, la madre di Leonardo, era stata preceduta da un dettagliato saggio storico, saggio e non romanzo, di un ricercatore lombardo, Angelo Paratico, pendolare tra l’Italia e Hong Kong. In quella porta d’Oriente lo incontrai nel 2015, scrivendo poi un articolo sulla domestica Caterina, “profumata d’Oriente”, che fu venduta a Venezia da un mercante: costui se l’era procurata in Crimea. nel porto di Tana, dove i veneziani avevano una base commerciale (lì c’era anche l’ufficio dello zio di Marco Polo).

In quel mio articolo (Oggi, 29.4.2015: lo riporto nel primo dei link a seguire) informai i lettori di molte scoperte ulteriori di Paratico sulle origini orientali di Caterina (sarebbe suo il sorriso della Gioconda, 1503) e fino aila sua morte per malaria a Milano, 1494, e ai suoi funerali: scoperte confermate da documenti e studi di eminenti ricercatori (come Francesco Chianchi, Alessandro Vezzosi e Luigi Capasso, direttore di Scienze biomediche dell’Università di Chieti, che aveva dedotto l’origine orientale di Caterina dalle impronte digitali dello stesso Leonardo).

Per scrupolo portai questa teoria, data alle stampe da Paratico in due libri in inglese e in italiano, allo storico dell’arte che era considerato il massimo esperto di Leonardo, Carlo Pedretti.

Carlo Pedretti con Rossana Bisognin, compagna di vita e di studi: una esistenza condivisa sin da quando erano bambini, e segnata da continui viaggi. Dalla natìa Casalecchio di Reno (Bologna, lui era nato il 6 gennaio 1928; lei nella vicina Budrio, il 16 luglio 1928) alla lavorativa Bologna (dove si sono sposati nel 1957) in California (a Los Angeles sono approdati nel 1959), via Vinci (nella vicina Lamporecchio hanno preso casa nel 1984): qui il dardo della morte ha colto Carlo il 5 gennaio 2018. E qui Rossana, rimasta sola, ha sentito il suo cuore perdere colpi fino a fermarsi per sempre un anno e mezzo dopo, giovedì 27 giugno 2019. Nel borgo pistoiese di Lamporecchio, nella villa di Castel Vitoni, resta attiva la Fondazione Carlo e Rossana Pedretti, con la sua straordinaria eredità scientifica, che si avvale dell’energia creativa di Margherita Melani. Info: Fondazione Rossana e Carlo Pedretti, via Sambarontana, 79/81, Lamporecchio (Pistoia), mail: info@fondazionerossanaecarlopedretti.org

Raggiunsi Pedretti nella sua villa di Lamporecchio, a due passi da Vinci, e lui mi autorizzò a portare avanti questa suggestiva e non infondata ipotesi di Paratico. Al momento dei saluti finali, però, aggiunse una frase dell’eminente studioso leonardista Adolfo Venturi:  “Attribuire qualcosa a Leonardo è come prendere un ferro rovente con le mani nude”. Forse per scottarsi un po’ meno, l’accademico Vecce ha scelto la formula meno impegnativa del romanzo.

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