La Greta dell'incolpevole Africa che esorta
ad agire in fretta contro l'inferno climatico

Nell’ennesimo e indecifrabile vertice sul clima una bambina del Ghana ha rimproverato gli adulti per l’incapacità di prendere sul serio l’emergenza climatica. Ricordiamo, con le parole Al Gore e di Valentina Giannella, il nodo dello sviluppo sostenibile e il ponte che ci porterà in salvo.

ECONOMIA & SOSTENIBILITA’, AGENDA 2030 DELL’ONU

Testo di Salvatore Giannella

Lontano da Milano, ho letto con grande interesse il testo di Mariasole Garacci su MicromegaLa Prima alla Scala con il Godunov diretto da Chailly e il mondo chiuso fuori dalla porta del teatro milanese” pubblicato in coincidenza con la festa di Sant’Ambrogio su quello stimolante mensile in versione digitale (www.micromega.net). “Di fronte alle proteste degli attivisti del clima”, sostiene la Garacci, “non stiamo forse anche noi, idealmente rappresentati dalle autorità nazionali ed europee presenti in sala, mancando del tutto il nocciolo della questione, come il pubblico agiato e superficiale della Scala di Milano nel famoso racconto di Dino Buzzati, Paura alla Scala, pubblicato sull’Europeo del 1948 diretto da Arrigo Benedetti? (più info su Wikipedia).

E il nocciolo della questione è affiorato un mese prima nel vertice sul clima tenuto dal 6 al 18 novembre a Sharm el-Sheikh, che ha visto confluire i leader mondiali (ma non Greta Thurnberg, rimasta in Svezia “perché lo spazio per la società civile quest’anno è stato molto limitato”). Un vertice delle Nazioni Unite sempre più indecifrabile, offuscato dalla guerra di aggressione russa che aggrava i problemi energetici, tanto da richiedere giornate supplementari per stendere un documento finale, dato l’alto numero di questioni in sospeso, tra cui la mitigazione finanziaria, l’adattamento, le perdite e i danni e le loro connessioni.

Indecifrabile per gli adulti ma non per il premio Nobel per la pace, Al Gore (dal podio ha detto che stiamo trattando la nostra atmosfera, quel “sottile guscio blu che ci protegge”, come “una fogna a cielo aperto. Oggi, come ogni giorno, stiamo vomitando 162 milioni di tonnellate di calore artificiale che intrappolano nel cielo l’inquinamento dovuto al riscaldamento globale. Si somma e si accumula lì…La quantità accumulata intrappola tanto calore extra quanto sarebbe rilasciato da 60.000 bombe atomiche di classe Hiroshima che esplodono ogni giorno sul nostro pianeta. Ecco perché stiamo assistendo a questi disastri”) e per una bambina del Ghana che ha preso la parola a nome dell’intera Africa, il continente incolpevole che sta pagando il prezzo più alto dell’emergenza climatica e che paradossalmente “potrebbe essere la superpotenza rinnovabile del mondo, perché il potenziale delle tecnologie solari ed eoliche del continente”, parole di Al Gore, “erano 400 volte maggiori del totale delle riserve di combustibili fossili rimaste”.

Al Gore (Washington, 1948) durante il suo intervento alla COP27. Politico e ambientalista, è stato vicepresidente degli Stati Uniti dal 1993 al 2001 e Premio Nobel per la pace 2007. (Foto da youtube)

La bambina ghanese, Nakeeyat Dramani Sam, di 10 anni (nella foto d’apertura, di UNIC/Tokyo/Momoko Sato) ha rimproverato i delegati per la loro apparente incapacità di prendere sul serio la catastrofe climatica. Agirebbero più velocemente per porre fine al riscaldamento globale se avessero la sua età, ha dichiarato: “Se tutti voi foste giovani come me, non avreste già accettato di fare ciò che è necessario per salvare il nostro pianeta?… Forse alla prossima COP dovrebbe esserci solo la delegazione dei giovani”, ha detto, scatenando una standing ovation da parte di tutti i delegati presenti. Dramani Sam ha esortato gli adulti ad “avere un cuore” e “fare i conti” con la scienza che indica la gravità dell’inferno climatico.

Queste ultime parole hanno risvegliato in me un ricordo familiare: quello del libro scritto da mia figlia Valentina GiannellaIl mio nome è Greta”, sottotitolo: il manifesto di una nuova nazione: quella verde, dei ragazzi di tutto il mondo, Centauria edizioni, 2019, tradotto in 18 edizioni per 28 Paesi esteri. Ho riletto con piacere il sesto dei 18 capitoli, riguardante lo sviluppo sostenibile e il ponte che ci metterà in salvo. Credo di fare cosa utile riproponendo quelle istruttive e attuali parole.

Valentina Giannella e la copertina del suo libro, del 2019, tradotto in 18 edizioni per 28 Paesi esteri. Valentina, giornalista e scrittrice, lavora a Hong Kong come manager della sostenibilità. Per la stessa casa editrice ha pubblicato "Green Nation Revolution". Le idee, i giovani e le nuove economie (2020, con Lucia Esther Maruzzelli) e "Il nuovo razzismo" tra black lives matter e giustizia climatica (2021).

“Immaginiamo per un momento che la soluzione al problema del cambiamento climatico sia una missione non più complessa di attraversare un corso d’acqua con una corrente molto forte, senza ovviamente farsi travolgere o scivolarci dentro. Prima di tutto, si dovrebbe trovare il modo di bloccare il flusso: abbassare il livello e la potenza dell’acqua in modo drastico. Poi, bisognerebbe collocare velocemente una serie di pietre sul fondo, una dopo l’altra, in modo da formare un passaggio sicuro per appoggiare i piedi e arrivare dall’altra parte: missione compiuta.

Proviamo ora a trasferire l’immagine di questa missione alla strategia (nella realtà infinitamente più complessa) da adottare per contrastare il cambiamento climatico. Secondo gli scienziati, abbiamo visto che la prima cosa da fare è arrestare il flusso delle emissioni di anidride carbonica per raggiungere il saldo zero il più presto possibile, meglio se entro il 2030: senza questa prima mossa fondamentale, qualsiasi altra strategia fallirebbe. Sarebbe travolta, come i nostri esploratori lungo il fiume, dalla potenza dell’effetto serra causato dalla crescente concentrazione di CO2. Come dice Greta: “Dobbiamo lasciare i combustibili fossili dove stanno: sotto terra”.

Dopo aver arrestato il flusso, bisogna subito mettere in atto la strategia del ponte: una pietra dietro l’altra. Bisogna farlo in fretta però, avendo già cercato, trovato e preparato le pietre adatte con il giusto anticipo, perché l’uso dei combustibili fossili non può essere fermato a lungo senza mettere in gioco le necessarie alternative. In questo caso, il ponte sarebbe l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite sottoscritta dai Governi di 193 Paesi il 25 settembre del 2015* (più info: https://asvis.it/goal-e-target-obiettivi-e-traguardi-per-il-2030/) e le pietre le singole azioni per raggiungere gli obiettivi di questo piano: investimenti per incremenetare le energie rinnovabili, ridurre i consumi e la produzione di rifiuti inquinanti, riciclo, protezione dell’ambiente marino, sviluppo di forme di agricoltura e allevamento sostenibili, cambio di abitudini alimentari e lotta alla povertà, per dirne alcune. Solo costruendo un ponte solido con tutte queste pietre, le Nazioni del mondo potranno portare a compimento la missione.

 

La scienza ha ormai sostenuto in tutte le lingue del mondo che questa è l’unica via possibile da seguire. La domanda successiva, però, è: chi se ne occupa? Chi fermerà il flusso e chi raccoglierà le pietre necessarie per passare tutti sani e salvi dall’altra parte? Secondo l’IPCC (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico: è il foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mondiale e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente allo scopo di studiare il riscaldamento globale, Ndr) “la cooperazione internazionale è vitale insieme all’alleanza con la società civile, l’industria e la comunità scientifica”. Cosa significa, in concreto?

La cooperazione internazionale è la regia senza la quale niente può succedere. I Paesi devono trovare il modo di sostenersi a vicenda nel portare avanti l’obiettivo comune. Quelli sviluppati devono aiutare i Paesi in via di sviluppo a tagliare le emissioni senza rimanere indietro nella crescita socio-economica causando ulteriori problemi all’equilibrio interno, ma anche mondiale. La finanza, la ricerca pubblica e privata devono ragionare per il bene della comunità internazionale, non delle singole nazioni o dei singoli investitori. Solo collaborando si riuscirà a bloccare il flusso e a costruire il ponte.

La società civile siamo noi. Siamo cittadini di un mondo che si sta ammalando, quelli che non hanno pensato fino a oggi che avremmo dovuto trovare il modo di fuggire dall’altra parte del fiume. Ma anche – e per fortuna – i milioni di ragazzi che hanno alzato la voce seguendo il richiamo globale di Greta. Se questa nuova generazione mettesse in pratica e insegnasse ai più grandi cosa fare nella vita quotidiana, per procedere con sicurezza sull’altra sponda, sarebbe una grande cosa.E i ragazzi lo stanno già facendo: #MyClimateAction è l’hastag con cui compaiono migliaia di tweet, post su Instagram e Facebook con azioni, idee, accorgimenti che vanno nella direzione dello sviluppo sostenibile.

 

La scienza, l’innovazione tecnologica e l’industria sono gli altri ingredienti chiave. La scienza deve continuare a studiare i metodi, proiettare in modo attendibile i risultati, indicare la direzione i governi, agli investitori, ai cittadini. L’industria deve mettere l’interesse della Terra davanti a quello personale. Greta è stata chiarissima nel sottolineare questo aspetto: “Stiamo sacrificando la biosfera per la ricchezza di una piccola parte della popolazione. La sofferenza di molti paga il lusso di pochi. Il sistema non funziona e va cambiato. Dobbiamo concentrarci sull’equità”.

*Ecco l’elenco dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, che prevedono 169 target, approvati dalle Nazioni Unite. Essi rappresentano una bussola di linee guida per porre l’Italia e il mondo su un sentiero sostenibile. 17 obiettivi interconnessi tra loro, da raggiungere entro il 2030, come definito nell’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile. 1) Sconfiggere la povertà; 2) sconfiggere la fame; 3) salute e benessere; 4) istruzione di qualità; 5) parità di genere; 6) acqua pulita e servizi igienico sanitari; 7) energia pulita e accessibile; 8) lavoro dignitoso e crescita economica; 9) imprese, innovazione e infrastrutture; 10) ridurre le diseguaglianze; 11) città e comunità sostenibili; 12) consumi e produzioni responsabili; 13) lotta contro il cambiamento climatico; 14) vita sott’acqua; 15) vita sulla Terra; 16) pace, giustizia e istituzioni solide; 17) partnership per gli obiettivi.

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