SULLA RIVIERA ADRIATICA NASCONO LE PRIME 81 TARTARUGHE: SIMBOLO DI UNA ROMAGNA CHE NON SI ARRENDE E CHE RIPARTE

Testo di Salvatore Giannella* - Foto di Ottavio Giannella*

Cervia – Milano Marittima (Ravenna)Un buchetto che si allarga nella sabbia della spiaggia libera di Milano Marittima subito dopo il tramonto: sono le 20,45 di martedì 22 agosto 2023. Oltre cento persone, divise in due piccole ali di folla, restano con il fiato sospeso. Stanno per assistere alla fase finale di uno dei fenomeni più interessanti e misteriosi del mondo animale. Passa una mezz’ora e poi eccole, le tartarughine. Hanno atteso il buio per venire fuori dal rifugio scelto dalla madre migrante (una Caretta Caretta sui 25 anni di età) quasi tutte insieme: 81  nate su 91 uova che erano state depositate due mesi fa. Dieci devono ancora schiudersi.

Una rete di realtà pubbliche e private. In piccolo, un evento a suo modo storico: per la prima volta sulla costa dell’Emilia Romagna sono nate tartarughe marine grazie anche all’assistenza vigile dei ricercatori e dei volontari  della TAO (Turtles of the Adriatic Organization, onlus con sede a Lido di Spina) e del Centro sperimentale di tutela degli habitat (Cestha, di Marina di Ravenna, diretto da Simone D’Acunto), due dei tre centri per la protezione delle tartarughe (il terzo è la Fondazione Cetacea): operano all’interno di una rete di realtà pubbliche e private, tra cui anche le associazioni dei pescatori, le Capitanerie di porto, i  Carabinieri forestali, Arpae, le Aziende sanitarie locali, gli Istituti zooprofilattici e il Parco regionale del Delta del Po.   

Guidate da fari. Spiega il biologo Andrea Ferrari, timoniere della TAO: “Si è trattato di un risultato straordinario, con una schiusa delle uova dell’89%, per ora, nonostante il necessario spostamento del nido più a monte di circa 300 metri”. Le tartarughine hanno cominciato a rompere i gusci con il loro dentino da latte un quarto d’ora prima delle 21. Tempo mezz’ora ed erano tutte già fuori. I volontari e i biologi di Tao e Cestha le hanno guidate con dei fari diretti in mare. “Ne abbiamo esaminate un campione di una ventina. Tutte di circa 4 centimetri di carapace e di 14 grammi di peso e tutte in buona salute, molto energiche, tanto che una volta in mare non hanno avuto problemi a prendere il largo”.  Una volta entrate in mare, le tartarughe si sono separate anche per evitare di catturare l’attenzione dei potenziali predatori: grandi pesci e uccelli. Le maggiori insidie verranno, oltre che dai predatori, dalla plastica nei mari.Tra 15-20 anni le più fortunate di loro torneranno forse sulla spiaggia della riviera romagnola in cui sono nate, per nidificare.

Convivere si può. L’evento è stato così commentato dalla presidente del Parco del Delta del Po, Aida Morelli: “E’ un fatto eccezionale che emoziona, entusiasma e alimenta la speranza che sia possibile la convivenza tra le attività umane e la natura. L’opera di collaborazione tra tutti i soggetti che sono intervenuti ha portato alla tutela del nido e alla schiusa delle uova. Un grazie di cuore a tutti. Il successo dell’azione che si è svolta in piena stagione balneare, culminata con la schiusa delle uova, apre ulteriori possibilità per il turismo sostenibile nei territori del Parco emiliano romagnolo”.

La nascita delle tartarughine e i loro primi passi sono stati immortalati dal fotografo ravennate Ottavio Giannella con visori notturni a raggi infrarossi e una webcam in collaborazione con la Fondazione CerviaIn. Il risultato, in totale assenza di luce per non disturbare le tartarughine, lo vedete in questa fotogallery.

Quell’attimo fuggente

di Ottavio Giannella*

Assistere a un momento così speciale permette di cogliere la bellezza della natura e la purezza racchiusa in una nascita: nel buio totale, vedere d’un tratto così tanti piccoli di tartaruga emergere e affannarsi per raggiungere la riva da soli, guidati da un istinto che li rende ben più forti della loro misura; osservarli esaltarsi e quasi bloccarsi al primo contatto con l’ acqua, per poi nuotare minuscoli e solitari in quel mare che hanno saputo conquistarsi da soli.

È stato per me un momento profondamente coinvolgente, che tocca corde ancestrali. Nel nascere, questi piccoli sono puri e liberi di lasciarsi andare al proprio destino, guidati dal mare chissà cosa incontreranno

Ottavio Giannella (Ravenna,1985) è un fotoreporter nutrito da culture diverse: mamma romagnola e papà del Cilento. Ha fatto di questa coesistenza un prezioso bagaglio. Tre sono le influenze sul suo percorso umano e professionale: 1) il nonno paterno, che da pescatore amava il mare e lo raccontava con una dolcezza rara; 2) il primo viaggio con il nonno materno, quando lo ha portato nelle Dolomiti, sotto le Tre Cime di Lavaredo raccontandogli che ad agosto, proprio lì, prendeva la neve da dentro la sua tenda; 3) infine la macchina fotografica, che il padre ha spesso usato per fissare momenti intimi e inestimabili, come le nostre vacanze al suo paese passate in famiglia. Questo lo ha portato ad amare la natura, permettendogli di coglierla in tutte le sue sfumature e insegnandogli a guardarla attraverso i suoi contrasti. Dice: “La fotografia è diventata per me la metafora del mio sguardo sul mondo: nel catturare un istante, non cerco di fissarlo in un qualcosa di immobile, ma al contrario di racchiudere in un scatto la pienezza delle sensazioni che sanno rendere quell’istante semplicemente tuo”. Ha firmato diversi reportage, anche per National Geographic, tra cui uno di questi proprio su Ravenna, la sua città. E’  tra i fotografi che scatta per Hasselblad.. Ha fotografato posti stupendi, viaggiando tanto nell’estremo nord del mondo, passando tante notti a inseguire l’ aurora boreale. Allo stesso modo ama i deserti e le culture di terre ben più meridionali. Ha visitato e catturato i contrasti di oltre 40 Paesi nel mondo che, insieme alla sua famiglia, sono la sua ricchezza più grande.

INVITO ALLA VISITA

Gli eventi all’orizzonte da vivere in un’Emilia Romagna che rinasce li trovate qui: https://emiliaromagnaturismo.it/it

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