ADDIO AL FOTOREPORTER EVARISTO FUSAR. CONQUISTO' I DIVI DI HOLLYWOOD E STAVA VARANDO LA SUPERMOSTRA DELLA VITA
Testo di Salvatore Giannella - Fotogallery di Evaristo Fusar
Aveva 89 anni: una vita intera passata dietro l’obiettivo, a immortalare re, papi e dive del cinema, ma anche a documentare la sofferenza della gente comune dopo doloriose tragedie. Come quando, nell’ottobre 1963, come fotografo del Corriere della Sera (in via Solferino ha lavorato per 19 anni, prima di approdare nelle redazioni de L’Europeo e della Domenica del Corriere) raccontò il dolore della perdita e la speranza di rinascita di Longarone dopo la grande ondata sollevatasi dalla diga del Vajont.“Al mio arrivo in valle”, raccontò, “una cosa più delle altre mi colpì: le dimensioni. La piccolezza di ogni singola persona rispetto all’enormità dell’alveo. Era stato spianato tutto, da un fiume di fango e detriti dalle dimensioni immaginabili e comprensibili solo per chi ha visto dal vivo”.
Tra i grandi del cinema. La macchina fotografica di Evaristo ha fotografato, con i principali avvenimenti della storia contemporanea, anche i più grandi divi dello schermo, da Rita Hayworth a Clint Eastwood, da John Ford a Zsa Zsa Gabor… Nella sua lunga carriera era stato inviato su diversi importanti set cinematografici, tra cui quello del Gattopardo di Luchino Visconti, oppure aveva seguito Michelangelo Antonioni durante Deserto Rosso e Federico Fellini nella realizzazione di Giulietta degli Spiriti con il loro amato poeta e sceneggiatore Tonino Guerra.
L’elogio di Biagi. Enzo Biagi era stato un suo grande amico. Di lui aveva detto: «Ha narrato la cronaca pettegola e drammatica, solenne e miserabile di questo tempo. Come fotografo sa “vedere”, non c’è niente da suggerirgli: tu pensa alla storia, lui già la fissa e la interpreta, con le sue immagini. Sta dentro alla realtà, ma riesce ad afferrare quel momento che conta, e a giudicarlo (…) Non scatta molto, scatta giusto. Ha imparato la lezione del fotogramma che vale cento parole, e sa che non bisogna sciuparlo con troppi aggettivi. Di un personaggio coglie un piccolo segreto, di una situazione il senso, che è dolore, pace o rassegnazione. Guardate le sue foto: ci troverete, come in quelle di Cartier-Bresson o di Capa, quei momenti che hanno caratterizzato un’epoca».
Numerosi riconoscimenti. Nel dopoguerra il mondo del fotogiornalismo fu obbligato al cambiamento dalla diffusione di un nuovo sistema di stampa: il rotocalco, la nuova tecnica che consentiva di ottenere migliori risultati nella stampa delle foto a colori. Le fotografie risultavano più precise, più leggibili. Le pubblicazioni attribuivano alle immagini la stessa importanza dei testi. Per i nuovi e giovani fotografi il settimanale di riferimento si stampava negli Stati Uniti e si chiamava Life. In Europa era Paris Match la rivista su cui si pubblicavano i grandi reportages. In Italia si contendevano il primato come primo settimanale illustrato L’Europeo ed Epoca. Biagi scrisse che “Epoca pubblica le fotografie più belle ma quelle che contano appaiono su L’Europeo”.
Sul petto di Evaristo furono appuntate varie medaglie. Cavaliere della Repubblica nel 1974, la città di Milano gli conferì la Medaglia d’oro di Benemerenza nel 1978. Espose alla Permanente nel 1978 (primo fotografo italiano a cui fu dedicata una mostra personale). Nel 1994 la Galleria Il Diaframma Kodak Cultura di Milano gli dedicò una mostra personale sul cinema. Nel 2006 partecipò alla mostra “I maestri della fotografia” al Guggenheim di Venezia. Pur protagonista del fotogiornalismo internazionale, non aveva smarrito la sua passione per la cronaca più minuta nemmeno negli anni del ritiro a Ottobiano, dove, nella primavera scorsa, aveva presentato la mostra “Phone Art“, con esposizione di opere realizzate con lo smartphone e stampate su tela.
La mostra in preparazione. Ultimamente, mi racconta suo figlio Alberto, stava preparando la più grande mostra antologica di fotogiornalismo “su otto argomenti diversi da 50-60 immagini l’una, roba che mi farà finire sulle pagine del Guinness dei primati”, si diceva sicuro. Una raccolta di quasi 500 scatti (con alcuni inediti). Che finiranno, auspicabilmente, in una mostra che sarebbe bello veder inaugurata a Milano per il 13 marzo 2024, giorno del suo 90° compleanno.
Qui di seguito la fotogallery di alcune di queste immagini che lui gentilmente concesse, durante un incontro a Ottobiano, “all’amico direttore” Salvatore Giannella per il blog Giannella Channel. Grazie, caro Evaristo, conta su di me per illuminare a lungo il tuo caro nome e ricordo.
FOTOGALLERY
E QUESTI ERANO I SUOI SCATTI PREFERITI