La sorridente signora in gita a Predappio con la maglietta «spiritosa» su Auschwitz, nelle poche battute concesse, di cose atroci ne dice almeno due. Una è quella già nota, ovvero mettere lo sterminio degli ebrei nel suo angolino del buonumore. L’altra, formalmente meno spaventosa, ma almeno altrettanto devastante, è dire che «dopo Mussolini non è stato fatto niente, in sessant’anni, per l’Italia e gli italiani».

Niente, capite? I padri e i nonni usciti dalle macerie e dalla guerra (di Mussolini), che si sono rimboccati le maniche per ricostruire un Paese distrutto (da Mussolini): non hanno fatto niente. La democrazia, le libertà politiche, la Costituzione, l’ingresso in Europa: è niente. L’uscita dall’analfabetismo, la scuola dell’obbligo, l’istruzione di massa: niente. Il boom economico, i diritti sindacali, gli aumenti salariali, la dignità in fabbrica: niente. La sanità pubblica, gli ospedali, la ricerca medica: niente. I diritti civili, la tutela della maternità, la parità femminile, il divorzio: niente. Il benessere diffuso, l’aumento vertiginoso del tenore di vita, due generazioni cresciute senza guerre, senza dover scappare in cantina sotto le bombe: niente. Dal 1945 al 2018: niente.

Nulla di più falso, di più ingrato, di più meschino può uscire di bocca a un italiano dei nostri giorni. Metà lagnosa, metà insolente, c’è un’Italia convinta che settant’anni di democrazia, e la fatica di due generazioni, siano «niente». Se la meriterebbero, loro sì, un’altra bella ripassata di fascismo, di miseria e di guerra.

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* Michele Serra è nato a Roma (nel 1954) e cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. Scrive su la Repubblica (rubrica L’amaca, il testo riportato in alto è tratto dal quotidiano del 31.10.2018), L’Espresso, Vanity Fair. Scrive per il teatro e ha scritto per la televisione. Ha fondato e diretto il settimanale satirico Cuore. Per la Feltrinelli è da poco uscito un volume che mi fa compagnia: Il grande libro delle amache. 25 anni di storia italiana con pochi cedimenti allo sconforto, a cura di Giacomo Papi.