Ho scoperto da poco che in alcune zone della Lombardia, la notte tra l’1 e il 2 novembre, si suole mettere in cucina un vaso di acqua fresca perché i morti possano dissetarsi. Stanotte l’ho posto anch’io, in ricordo dei miei genitori giusti, Lucia e Giacomo, sulle cui tombe nel Tavoliere pugliese la cara Rosina ha provveduto a mettere fiori freschi. Ma anche in ricordo verso i tanti uomini e donne che hanno pagato con la vita la fedeltà al servizio e ai valori della civiltà, i martiri laici rimasti fedeli ai loro ideali di giustizia e libertà, allo Stato e al servizio del prossimo. Essi sono molti di più dei tanti nomi che vedrete scorrere nel filmato di 120 secondi qui di seguito, che sono “soltanto” i Caduti nei cosiddetti anni di piombo, in quella epoca che gli storici avrebbero chiamato la strategia della tensione.
Ma anche ricordando le potenti parole che Oriana Fallaci dedicò al suo uomo Panagulis
Non piangere per me
sappi che muoio
non puoi aiutarmi.
Ma guarda quel fiore,
quel fiore che appassisce,
ti dico: Annaffialo!
mi piace pensare di innaffiare anche in futuro la memoria di quegli Uomini e Donne con una idea editoriale, una sorta di rubrica (nome in codice: Poliziotti di luce) che troverete periodicamente su Giannella Channel. Un’idea scaturita anche dalla lettura di questi giorni del nuovo, interessantissimo libro di Ennio Di Francesco Il Vate e lo sbirro. L’indagine segreta sul volo dell’arcangelo D’Annunzio (Solfanelli editore), che presenterò a breve a Milano e di cui tornerò a parlare prossimamente in modo più vasto.

La copertina del libro di Ennio Di Francesco Il Vate e lo sbirro. L’indagine segreta sul volo dell’arcangelo D’Annunzio (Solfanelli editore).
Di Ennio, già commissario di polizia e fautore del Movimento democratico della riforma di polizia, forse qualcuno ha già letto suoi testi su questo blog che vuole stimolare il giornalismo partecipativo: avrà letto, per citare alcuni tra i tanti testi, l’intervista sul suo eroe, Giovanni Palatucci, questore di Fiume italiana (link) o il suo operato a favore dei Sacco e Vanzetti di oggi (link) o il grido di dolore per Aylan, il bimbo siriano di tre anni morto annegato con il fratellino Galip e la mamma Rihan e sepolto dal padre Abdullah a Kobane, la città martire curdo-siriana dalla quale erano fuggiti per cercare la salvezza verso l’isola greca di Kos (link) o l’allarme, inascoltato dai più e strumentalizzato da pochi altri, sul malessere nei corpi di sicurezza (link).
Il nome di Ennio è affiancato da anni da un aggettivo: scomodo, il commissario scomodo. Pochi ricordano che è stato il compagno di liceo a Pescara di Emilio Alessandrini, il magistrato ucciso dai terroristi a Milano mentre indagava sulla strage di piazza Fontana. Pochi associano il suo nome all’arresto di Marco Pannella, che fece seguire da un telegramma di solidarietà in cui lui, poliziotto, definiva “anacronistica e ingiusta” la legge sulla droga che mandava ragazzi in galera. Ancor meno sono quelli, nella società civile, che lo identificano come colui che si batté con pochi altri “carbonari” negli anni ’70 per la democratizzazione della polizia; che fece indagini che toccarono la P2 e venne subito trasferito, che denunciò il trattamento dell’Italia come paese del terzo mondo nell’organismo internazionale dell’Interpol; che fu mandato in pensione prima del tempo, “rottamato” dall’amministrazione.
Fieri di continuare questa collaborazione con Ennio Di Francesco (che Corrado Stajano definisce “un uomo dello Stato che ha avuto una vita difficile per la sua intransigente fedeltà alle istituzioni della Repubblica”) in questo 2 novembre, giorno di tutti i morti, ho chiesto a Ennio, che ha accettato, di tornare a ricordare su Giannella Channel, mese dopo mese alcuni di questi “Poliziotti di luce”, come vogliamo chiamarli. Vuole essere un atto di memoria, onore e testimonianza verso di loro. Accanto a ogni nome dobbiamo vedere e sentire col cuore anche la loro famiglie, genitori, mogli, figli. Immaginate questa fila allungarsi con i nomi dei caduti per mafia, n’drangheta, camorra, sacra corona unita… Perché, per dirla con Plutarco,
Come fanno i volti di trenta “titani della memoria” (uno di loro è nella foto in apertura di questo testo) incisi nel marmo della Maiella ad Ari (Chieti), borgo impegnato da anni nel progetto “Valle della memoria”, ricordato in questo collegamento di Rai Uno e di Radio Vaticana proprio la mattina del 2 novembre.
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