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(in alto) Ennio Di Francesco con la nipote di Nicola Sacco, Fernanda.
 
(in basso) Fernanda Sacco con il regista Giuliano Montaldo e il presidente della Sacco and Vanzetti Society, Teo Marolla.

Martedì 23 febbraio Amnesty International, sezione italiana, ha presentato a Roma il Rapporto 2015-2016 in cui denuncia la violazione dei diritti umani in molte pari del mondo: pena di morte, tortura, persecuzioni… È un testo fondamentale per chi elabora strategie politiche e sociali affinché ciò abbia fine. Grazie ai tanti operatori di Amnesty.

Vi ho partecipato con il “Comitato per la riabilitazione etica, storica e sociale completa di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti”, gli sventurati connazionali uccisi sulla sedia elettrica negli Stati Uniti nel 1927, dopo sette anni di detenzione, per condanna a morte basata su pregiudizi politico-razziali e violazione dei diritti di difesa. Amnesty ha presentato anche un estratto dell’immortale film di Giuliano Montaldo e il messaggio di Roberto Saviano, l’autore di Gomorra e Zero zero zero che invita tutti a far sentire la propria voce e cantare “Here’s to you”, la struggente ballata di Joan Baez ed Ennio Morricone che negli anni ’70 onorò la storia dei due italiani, per tutti i Sacco e Vanzetti di oggi.

Nelle due foto, chi vi scrive è con Fernanda Sacco, la nipote di Nicola, Giuliano Montaldo e Teo Marolla, il presidente della Sacco & Vanzetti Society. Che onore e commozione essere al fianco dell’indomabile Fernanda che parla al cuore di tutti con lo spirito di Nicola. Vi terremo informati della nostra iniziativa che partirà da Genova. Va da sé che questa azione avrà anche valenza di battaglia sociale su un argomento così “capitale” come la pena di morte. Avanti dunque insieme cantando “Verità per Nick e Bart”. (e.d.f.)

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* Ennio Di Francesco, già ufficiale dei Carabinieri e funzionario della Polizia di Stato. Figlio di un Maresciallo di Carabinieri deceduto per infermità di servizio. Tra i promotori negli anni ’70 della riforma democratica di polizia che condusse alla legge 121/81. Autore di: Un Commissario con prefazioni di Norberto Bobbio, Gino Giugni, Marco Tullio Giordana, Giancarlo De Cataldo, Corrado Stajano e don Andrea Gallo; Radicalmentesbirro con quelle di Don Gallo e Marco Pannella; Frammenti di utopia, con quelle di Mario Calabresi e Marco Alessandrini; Il vate e lo sbirro. L’indagine segreta del commissario Giuseppe Dosi sul «volo dell’arcangelo». È un uomo dello Stato che ha avuto una vita difficile per la sua intransigente fedeltà alle istituzioni della Repubblica. Per approfondimenti: enniodifrancesco.it
Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).

IL BELLO DELLA MEMORIA

“Caro presidente degli Stati Uniti,

faccia rifare

il processo a Sacco e Vanzetti”

Quando aiutai il fratello di Nicola Sacco,

Sabino, a scrivere una lettera alla Casa Bianca affinché

fosse riabilitata la memoria del fratello e di Vanzetti

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Sabino Sacco a Torremaggiore (Foggia), durante l’incontro con Salvatore Giannella nel 1975. Aveva 92 anni. Adesso la sua battaglia per la riabilitazione della memoria di suo fratello Nicola è portata avanti dalla nipote Fernanda Sacco.

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Vincenzina Vanzetti, la battagliera sorella di Bartolomeo in una foto del 1977 a Villafalletto (Cuneo). Allora aveva 84 anni.

Era una calda giornata d’estate del 1975 quando scesi dalla redazione dell’Europeo a Torremaggiore, nel Tavoliere pugliese, per incontrare il fratello di Nicola Sacco, Sabino, allora 92enne e deciso a urlare al presidente degli Stati Uniti Gerald Ford la sua richiesta affinché fosse riabilitata la memoria di Nicola e di Bartolomeo Vanzetti, mandati sulla sedia elettrica 48 anni prima dopo un processo che indignò il mondo. (Il filmato del movimentato funerale, restaurato, è stato proiettato in varie città due anni fa dallo storico piemontese Luigi Botta).

Sabino Sacco mi raccontò, in una struggente intervista, la storia umana e politica del fratello, di com’era arrivato – da contadino con la seconda elementare – a tenere comizi in nome dell’anarchismo agli emigrati italiani. E, soprattutto, mi chiese di aiutarlo a scrivere una lettera al presidente Ford, una lettera che (portata poi in Piemonte, a Villafalletto, a farla firmare anche da Vincenzina Vanzetti) partì il 13 luglio di quel 1975 per gli Stati Uniti e che conserva la sua tragica attualità. Sarebbe bello che l’attuale inquilino della Casa Bianca torni a leggerla e a riprenderla in considerazione. La pubblicai in esclusiva sull’Europeo del 12 settembre 1975. Eccola. (s.gian.)

Illustre signor presidente degli Stati Uniti d’America, a scriverle siamo il fratello di Sacco e la sorella di Vanzetti, i due italiani assassinati nel 1927 sulla sedia elettrica, in un carcere del Massachusets, per un delitto mai commesso.

Al tentativo di riabilitazione del nostro congiunto abbiamo dedicato tanti anni, tante risorse. Ma è stato un lavoro vano. La macchina dello Stato americano, repubblicano o democratico che sia, si è sempre rifiutata di rivedere questo processo risultato falsato da numerosi errori. Eppure vi sono testimonianze ed elementi nuovi che possono consentire la riabilitazione, senza alcuna ombra di dubbio, di due che non solo noi ma anche i contadini della Jugoslavia, i pastori dell’Uruguay o gli operai svedesi, gli stessi suoi concittadini considerano innocenti.

Undici persone possono testimoniare che Sacco era in luoghi a ore tali da rendere impossibile la sua presenza a South Braintree al momento della sanguinosa rapina. Altri numerosi testi possono confermare che Vanzetti quel 15 aprile 1920 vendeva (al mattino) pesce con il suo carretto per le strade di Plymouth e (al pomeriggio) era in riva al mare per parlare con un pescatore. Il gangster italo-americano Vincent Teresa, nel recente libro Piombo nei dadi rivela che il pregiudicato Dutsay Morelli gli confidò di aver compiuto la rapina di South Braintree insieme con i quattro fratelli. Questa stessa verità era emersa anche prima dell’esecuzione (un altro bandito accusò la banda Morelli e scagionò Sacco e Vanzetti, ma non fu creduto).

Questi e altri importanti elementi sono contenuti in una relazione consegnata al governatore del Massachusets, Francis Sargent, il quale se l’è cavata con una risposta evasiva.

Poiché la legge continua a opporre alle nostre richieste turpi ostacoli, abbiamo deciso di fare questo estremo tentativo, di rivolgerci direttamente a lei, signor presidente. Vogliamo che lei risponda a questa domanda: gli Stati Uniti vogliono rendere giustizia alla memoria di Sacco e Vanzetti o ritengono definitivamente chiuso questo capitolo?

È un problema umano e politico che una Nazione di grandi tradizioni democratiche non può eludere. Faccia qualcosa, signor presidente. E, se possono aiutarla a prendere una decisione, le ricordiamo quello che dissero due illustri suoi connazionali. Il suo predecessore, presidente Teodoro Roosevelt, spiegò: “Questo è il più atroce delitto commesso dalla giustizia americana!”. Il giudice Michelangelo Musmanno, della Corte suprema della Pennsylvania, ha detto nel Parlamento di quello Stato: “Chi può negare che gli Stati Uniti malgrado i loro sacrifici tremendi di sangue che furono tesoro per il miglioramento del mondo, siano oggi nella bassa marea del loro prestigio? E come ha potuto determinarsi questa situazione? L’abbassamento della marea cominciò con il casa Sacco e Vanzetti. Prima l’America era ammirata e amata dai popoli del mondo come una terra indipendente, libera. Poi venne la condanna di due uomini stranieri che ripudiò l’intelligenza del genere umano, che portò uno spasimo di dolore nel cuore del mondo. Io affermo che noi abbiamo l’obbligo morale, se vogliamo conservare il rispetto del mondo, di comportarci in modo da preordinare serenità, equità re giustizia in tutto”.

La riabilitazione dei nostri congiunti servirà a ridare al mon do l’immagine di un’America come terra di giustizia e di umanità.

Sabino Sacco, Vincenzina Vanzetti