La maxi-truffa ai danni dello Stato di 49 milioni di euro alla base della condanna del presidente della Lega Nord Umberto Bossi e del tesoriere Francesco Belsito “scoppia nel 2012 in seguito a un articolo del Secolo XIX” (si legge Decimonono, Ndr). Chi è il cronista che scrive quello scoop, come viene definito un esclusivo colpo giornalistico? Come è arrivato a quella sconcertante verità su un partito che urlava “Roma ladrona!”, verità sancita dalle indagini della magistratura di Genova? Fu il frutto di una soffiata di un inquirente? E ha ricevuto un qualche riconoscimento per il suo articolo con il botto? Vengono spontanee queste domande nelle ore in cui, in coincidenza con la rigorosa e approfondita inchiesta di Report sulla Lega Nord e sulla Lega per Salvini leader
(con il debito nei confronti dello Stato che la Lega ha accettato di restituire “rateizzato” a 600 mila euro l’anno per i prossimi 89 anni) e Time indica come uomini e donne dell’anno i giornalisti che mettono a rischio la propria sicurezza e vita per svolgere il loro dovere di guardiani della verità. Trovo le risposte chiamando il Secolo XIX: quel giornalista anonimo evocato da Sigfrido Ranucci si chiama Giovanni Mari, oggi nello staff centrale del quotidiano genovese. Mi racconta che arrivò a scrivere quell’articolo (titolo: “I soldi della Lega? In Tanzania”, sommario: “Così il tesoriere Belsito gestiva il finanziamento al partito”) grazie al fatto che lui aveva marcato stretto il cassiere del Carroccio, quel Belsito che aveva conosciuto anni prima come autista del ministro Alfredo Biondi (Forza Italia) e che, sostituendo nel 2009 lo storico cassiere padano Maurizio Balocchi, aveva pubblicato un curriculum con contraddizioni sospette su lingue e lauree. Una marcatura che era stata premiata da una fonte inattesa, un leghista deluso, che decise di contattare il Secolo XIX per fornire i primi documenti. Mari ne trovò poi altri di fronte ai quali Belsito, chiamato per commentarli, ammise la veridicità.
“No, per quell’articolo che mise in moto i magistrati non ho ricevuto nessun premio né io né i colleghi che mi hanno aiutato, nessun tipo di popolarità, nessuna chiamata in prima serata in tv, anche perché io sono un tipo schivo”, mi confessa Mari. Invece ha dovuto subire un fastidio intuibile, in un clima di crescente ostilità verso la libera informazione: “Ho saputo dopo che Belsito mi ha fatto pedinare per sei mesi, convinto di scoprire la mia fonte sui retroscena del tesoro leghista che, a suo parere, poteva essere Maroni”.
E invece, caro Mari, un piccolo riconoscimento ti è arrivato. Lo scopro in un libro ormai introvabile che ho ripreso in mano in questi giorni facili per chi twitta bufale sui social e difficili per i giornalisti investigativi, quelli che sfidano silenzi, veti e depistaggi. Ha per titolo Scoop. Dal bandito Giuliano al caso Ruby: cronache e giornalisti da prima pagina. Curato da Giangiacomo Schiavi, editorialista del Corriere della Sera, è una preziosa raccolta di notizie esclusive e grandi interviste*, un atto d’amore nei confronti di una professione che esige passione e partecipazione, perché dalla stampa libera si misura la civiltà e la democrazia di una nazione.
In quelle pagine, tra i testi di Luigi Ferrarella con Giuseppe Guastella e Sergio Rizzo con Gian Antonio Stella, spicca l’articolo di Mari comparso nell’edizione del Decimonono l’8 gennaio 2012. Lo ripropongo.
La Lega Nord investe. Gestisce milioni di euro e compra quote di fondi, titoli di Stato, valuta straniera. Nell’ultima settimana di dicembre, tra il 23 e il 30, da un solo conto bancario sono partiti una decina di milioni, almeno sette, verso l’estero. Il denaro, verosimilmente, è arrivato a destinazione solo da pochi giorni. La fetta più grossa è stata stanziata per un fondo basato in Tanzania da 4,5 milioni. Quindi 1,2 milioni per un altro fondo a Cipro e poco più di un milione di euro investiti in corone norvegesi. In tutti i casi si tratta dei quattrini di finanziamento pubblico dello Stato incassati dal Carroccio come ‘rimborsi elettorali’.
È un movimento vorticoso di denaro quello che gestisce il segretario amministrativo federale (così nel linguaggio leghista si chiama il tesoriere nazionale del partito) Francesco Belsito appena sceso dalla poltrona di sottosegretario alla Semplificazione. Il respiro delle operazioni è, appunto, nazionale, ma la centrale operativa è Genova, dove Belsito vive. E tutto ruota attorno al Banco Popolare, istituto ora in salute e ‘scampato’ alle discusse operazioni finanziarie di Giampiero Fiorani (lo stesso manager che tentò di mettere una pezza sul fallimento della banca padana che Bossi aveva provato a costruire). I movimenti-base sono gestiti attraverso diversi conti correnti ordinari nelle varie filiali; i movimenti straordinari sono invece coordinati da Banca Aletti, il capillare sistema di private e investment banking dello stesso Banco Popolare.
I movimenti-base sono vistosi spostamenti, in entrata e in uscita: nell’ultimo semestre dai soli conti liguri sono stati trasferiti almeno 700mila euro ad altri conti della Lega Nord, sono stati emessi almeno 450mila euro in assegni circolari e lo stesso Belsito ha ritirato in contanti almeno 50mila euro. La spiegazione, per tutte e tre le tipologie di uscita, secondo la ricostruzione del segretario amministrativo, è il funzionamento del partito sia per le sezioni sul territorio sia per le spese sostenute dai collaboratori.
Più sostanzioso il programma di investimenti gestito per la Lega Nord attraverso Banca Aletti tra Natale e Capodanno. Anzi, gli spostamenti di massa di denaro sono cominciati a metà del mese scorso: un investimento in 7,7 milioni di corone norvegesi (poco più di un milione di euro) vincolato per sei mesi a un interesse del 3,5%. Il fatto curioso, che emerge immediato, è che in quegli stessi giorni investire in Bot o Btp era più conveniente. Evidentemente il Carroccio, come Berlusconi, è convinto si dica a Genova “avrà avuto la sua convenienza”. Più burrascosi, se non altro per la loro area geografica, almeno altri due movimenti sull’estero.
Il primo, in ordine di tempo, porta a Cipro: 1,2 milioni di euro dalla Lega Nord per l’acquisto di quote del fondo ‘Krispa Enterprise Ltd’. Il fondo, o la società, è basata a Larnaca, città turistica della costa meridionale, vicina al confine con Cipro Nord: la società, guidata da Paolo Scala, è tra le più accreditate al ministero delle Finanze nonché citata dall’associazione italo-cipriota per gli investimenti. Cipro, d’altra parte, da qualche tempo è stata tolta dalla black list dei Paesi considerati ‘paradisi fiscali’ e dal 2008 ha il permesso di adottare l’euro come moneta circolante.
Più coraggioso, senza dubbio, il collocamento dei 4,5 milioni di euro per un’operazione in Tanzania. È l’ultimo spostamento dell’anno appena trascorso e, nei fatti, svuota una delle dotazioni consegnate a Banca Aletti da Belsito per conto della Lega Nord: quasi otto milioni in una decina di giorni. Per capire l’entità del movimento, il Carroccio ha chiuso il bilancio del 2010 con un attivo di circa 8,5 milioni di euro.
L’operazione in purchase investment sui fondi africani coinvolge il consulente finanziario Stefano Bonet, coinvolto in un rocambolesco fallimento societario nel 2010 e in affari con l’ex ministro ‘meteora’ dell’ultimo governo Berlusconi, Aldo Brancher: già finito in carcere per le vicende di Tangentopoli, restò in carica per soli diciassette giorni prima di essere costretto alle dimissioni per l’infuriare del processo sulle scalate ad Antonveneta da parte di Gianpiero Fiorani, ancora lui.
* Questi, in sequenza, i nomi dei 67 “giornalisti di prima pagina” presenti nelle 400 pagine di Scoop!, il libro curato da Giangiacomo Schiavi (Carte scoperte, 2012, oggi acquistabile online, più info: gschiavi@rcs.it): Maria Grazia Cutuli, Giancarlo Siani, Tommaso Besozzi, Indro Montanelli, Egisto Corradi, Dino Buzzati, Manlio Cancogni, Ferruccio Lanfranchi, Florido Borzicchi, Luigi Locatelli, Arnaldo Giuliani, Lino Jannuzzi, Enzo Biagi, Alberto Cavallari, Gigi Ghirotti, Giorgio Bocca, Francesco Gasparini, Gianpaolo Pansa, Paolo Panerai, Gaetano Scardocchia, Andrea Purgatori, Marco Nozza, Giancarlo Pertegato, Walter Tobagi, Gianni Moncini, Fabio Isman, Ettore Mo, Bernardo Valli, Paolo Graldi, Giovanni Bianconi, Attilio Bolzoni, Nino Gorio, Mario Spezi, Alberto Berticelli, Giovanni Maria Bellu, Vittorio Malagutti, Guido Olimpio, Marco Lillo, Gian Marco Chiocci, Gianluigi Nuzzi, Vittorio Feltri, Francesco Battistini, Rocco Cotroneo, Augusto Minzolini, Paolo Guzzanti, Paolo Liguori, Lorenzo Bianchi, Venanzio Postiglione, Elisabetta Rosaspina, Gad Lerner, Fabrizio Gatti, Alessandro Sallusti, Goffredo Buccini, Gianluca Di Feo, Matteo Montan, Dario Cresto Dina, Fiorenza Sarzanini, Piero Colaprico, Giuseppe D’Avanzo, Carlo Bonini, Mario Gerevini, Simona Ravizza, Luigi Ferrarella, Giuseppe Guastella, Giovanni Mari, Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella.
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(via mail)
Caro Salvatore, a proposito di cronisti e fondi della Lega: ti allego la cover che noi di OGGI facemmo nell’aprile 2012 sulle spese pazze di Renzo Bossi. Fu uno scoop, e non so quanto contribuì al crollo della Lega. Di sicuro – proprio come Mari – non beccammo premi o riconoscimenti. Ma con i giornali popolari, si sa, va così…