Ho condiviso con milioni di cittadini, italiani e non, la tristezza per la scomparsa di Ennio Morricone, che ha vestito con la musica i racconti più straordinari al cinema. Rileggere le sue note biografiche mi ha fatto affiorare alla mente un ricordo che mi riconduce a mio padre, Giacomo, che durante la Seconda guerra mondiale era arruolato nella Divisione Bologna combattente in Libia, come sergente e trombettiere, numero di matricola 12037.
Tra le carte rintracciate dopo la sua morte, come ricordai anni fa su questo diario elettronico lessi che Giannella Giacomo, figlio di Salvatore e di Mastromauro Vittoria, “ha partecipato alle operazioni di guerra svoltesi in Africa Settentrionale dall’11-6-1940 al 28-9-1942”. Ha partecipato con dignità e coraggio: accanto al foglio matricolare, una croce al merito di guerra “conferita per il riconoscimento dei sacrifici da Lei sostenuti nell’adempimento del dovere in guerra” (Umberto De Martino, generale comandante del X° Comiliter di Napoli, 13 dicembre 1960).

Michele Lacerenza (Taranto, 1922 – Roma, 1989) è stato un trombettiere e compositore italiano. Esecutore e autore di diverse colonne sonore, viene principalmente ricordato per gli assoli di tromba in Per un pugno di dollari. Ha avuto tre figli: Teresa, Giacomo e Michele Giuseppe. A questo link la sua biografia.
Degli orrori della guerra e dell’inferno di El Alamein mio padre non amava parlarci. Ma il suo amore per la musica proseguì nel dopoguerra nella banda musicale del nostro borgo d’origine (Trinitapoli, nel Tavoliere pugliese) che toccò anche punte di eccellenza nazionale: penso al suo maestro Michele Lacerenza, diventato poi, sì, proprio lui, il magico trombettiere dei western di Sergio Leone.
E qui, proprio su Michele Lacerenza, subentra il ricordo di una testimonianza, anche visiva, di Ennio Morricone:
Ecco quella commovente testimonianza:
Ripesco dal blog una parte di quella memoria che ancora oggi trovo di grande attualità. Papà ebbe un sussulto alla vigilia di un viaggio ufficiale a El Alamein (dove lui aveva suonato con la banda dell’esercito) del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nel febbraio del 2000. Mi telefonò a Milano per chiedermi di aiutarlo a mettere in bella copia la lettera che volle mandare a Ciampi. Una lettera in cui sottolineava la guerra che avrebbe voluto veder vinta dal nostro esercito del terzo millennio: la guerra contro quelle dosi paurose di violenza che, insieme alla socialità, abitano nella mente delle società umane. Violenza contro cui si può far fronte o reprimendola (in noi e negli altri) oppure, come non mancava di ricordare a noi tre figli, sublimandola, indirizzandola cioè verso forme positive di vita o comportamenti virtuosi come la difesa dell’ambiente e del nostro inimitabile patrimonio artistico e culturale, l’impegno contro le malattie, la paura e il bisogno, la lotta per un mondo più vivibile e pulito.
Ciampi onorò di una risposta il suo appello alla pace tra i popoli. Gli scrisse, tra l’altro:
Tutto questo mi ha evocato la notizia della scomparsa di Ennio Morricone, ricordo già affiorato in passato per un video mandatomi dall’amico e docente universitario Dario Teodoro, al quale rinnovo il mio ringraziamento per la particolare attenzione che ebbe verso papà Giacomo: nell’ottobre del 2007, quando già la signora della falce si stava avvicinando a mio padre, Teodoro senior gli fece avere un pugno di sabbia del deserto raccolta ai piedi del Sacrario di El Alamein durante un viaggio della memoria. E il trombettiere di El Alamein pianse, mascherando le lacrime con una fitta di dolore.
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“A perdifiato”, storia di Michele Lacerenza (fonte: cortolab)