Il vertice Trump–Kim porta le immagini del centro di Hanoi nel mondo e queste mi evocano la mia visita dello scorso anno nella capitale del Vietnam, con le tante conoscenze ed esperienze lì fatte: tra queste, una sorpresa siculo-francese che è stata innescata in una libreria del centro dal libro di memorie di guerra del generale Giap, l’eroe della indipendenza vietnamita, il “Napoleone rosso” come lo definì Time, morto a 102 anni nel 2013.
Il titolo del libro (Dien Bien Phu, di Vo Nguyen Giap, the Gioi Publishers) prende nome dalla valle in cui si combatté una lunghissima e decisiva battaglia che portò alla resa dei francesi dopo un assedio durato 57 giorni e alla clamorosa vittoria delle truppe vietnamite. Vado alle pagine 266 e seguenti, laddove il generale Giap racconta l’evolversi della battaglia nell’inverno-primavera 1953-1954 e con minuzia ragionieristica elenca il prelevato bottino di guerra: “… Battaglia di Dien Bien Phu, catturati 28 cannoni, 64 veicoli, 542 radio, 51 macchine (incluse ruspe), 5.915 fucili, 21.000 paracadute, 20 tonnellate di medicine e di strumenti medici”. L’elenco si chiude con 20.000 litri di benzina, carburante utile per la resistenza degli assediati: veniva paracadutato sotto forma di benzina solida da aerei sulle postazioni dei francesi assediati.
A seguire, Giap enumera i bottini di guerra sugli altri fronti vietnamiti (Bac Bo Delta, Lai Chau, Binh Tri Thien, Interzone V, Nam Bo) dove compaiono “19.000 fucili, 34 auto, 260 tonnellate di bombe e mine e, nuovamente, 30.000 litri di benzina”.
Quell’accenno al carburante sequestrato in abbondanza alle truppe francesi ci rimanda a una storia vera, rimasta incistata nella Sicilia interna, che fa impallidire i film di 007: l’invenzione maledetta della benzina solida, un carburante non infiammabile, e del suo creatore, l’ingegnere Gaetano Fuardo, originario di Piazza Armerina (Enna), in quella Sicilia “babba”, cioè bonaria, rassegnata. Un inventore morto nel 1962, a 84 anni: morto in miseria, anche se i suoi eredi, dopo la sua morte, riuscirono a ottenere dal governo francese diversi miliardi di franchi.
Dobbiamo a un coraggioso scrittore e giornalista siciliano, Salvatore Cosentino, che i lettori di Giannella Channel hanno imparato a conoscere e apprezzare, il ritrovamento di quei documenti e l’averli inanellati in un agile libro: Il giallo della benzina solida, Bonfirraro Editore, 228 pag., 17 euro). Cosentino, dopo aver indagato in vari paesi europei, ha ricostruito la vicenda dell’ingegner Fuardo aggiungendo al nucleo dei documenti iniziali, che portano a Parigi e proprio all’assedio di Dien Bien Phu, nuovi dossier originali, filmati a Berlino e affiorati dopo oltre mezzo secolo dagli archivi dei servizi segreti americani, che delineano una trattativa, precedente a quella di Parigi, dell’inventore con emissari di Hitler che si vantava di possedere “scoperte scientifiche che avrebbero consentito la vittoria finale” ai nazisti. Queste nuove carte, in aggiunta ai cento documenti riprodotti nel libro, confermano lo scenario internazionale in cui si svolge la romanzesca vicenda di Fuardo. Si tratta della bozza di accordo fra l’inventore e il gruppo industriale tedesco Ruhrchemie: «Verbale del colloquio con i signori dott. Fuardo e amici nella città dell’Aia, in data 20/21 — 8 — 1940. Presenti: Dr. Fuardo chimico; Dr. Rehring, Boiservain, Vant’ Gronewent, patrocinatori della Fokke-Wulff; Dr. Bensman, Bremen; Prof. Dr. Martin, R. B, Dr. Schaub, R. B oggetto: Trasporto in sicurezza di carburante liquido per motori».
Mi racconta Cosentino, con il suo carico dio entusiasmo frutto di indipendenza economica e anche di un pizzico di utopia:
Il brevetto del carburante “che avrebbe fatto vincere la guerra al dittatore” fu pagato bene, ma l’azienda ebbe vita breve perché venne distrutta dai bombardamenti. La Germania era allo sfascio e Fuardo scappò per raggiungere l’Italia. Morì in miseria in un ospizio della Ciociaria. Un mese dopo, un parente ottenne di portare la salma nella natìa Sicilia, a Piazza Armerina, dove oggi è sepolto.
Finisce così la storia di questo inventore siciliano, rimasto orfano da ragazzino, che va a studiare al Politecnico di Torino, dove si laurea in ingegneria. Trasferitosi a Milano, mette a punto la sua scoperta, dalle potenzialità enormi per l’economia, ma anche pericolosa per gli industriali del petrolio: un carburante assolutamente ininfiammabile e facilmente trasportabile, che riduce i costi del 50 per cento, manda in pensione petroliere e distributori, può essere venduto in supermercato.
Nessuno in Italia vuole credere a Fuardo. Perciò lui comincia a produrre per il governo francese, che ne fa un uso entrato nelle cronache della storia recente: è proprio la Benzina Fuardo a essere paracadutata alle truppe francesi nella guerra di Indocina, durante l’accerchiamento del generale Giap a Dien Bien Phu. Aerei francesi utilizzano i paracadute per lanciare in sacchi di iuta il prezioso rifornimento, che permetterà alle truppe assediate di resistere per 57 giorni e di mantenere (come dal resoconto ritrovato del generale Giap) ancora buone scorte di carburante a Dien Bien Phu e su altri fronti di guerra. Parigi però tenta di appropriarsi illecitamente della formula. Quindi l’ingegnere vende tutto e fa causa al governo francese: la vincerà dopo morto.
Alla fine di questa storia, una domanda aleggia su tutto: perché nessuno riprende l’invenzione di Fuardo? La risposta di Cosentino è secca:
A PROPOSITO
La nuova guerra
del Vietnam? È
contro i motorini
All’uscita dall’hotel Calypso, nel centro storico di Hanoi in un momento di grande trasformazione pur nel rispetto della tradizione, il portiere mi consegna un memorandum su come vivere al meglio la città. Al primo punto ci sono le raccomandazioni su come attraversare la strada: “Muoversi rilassati, guardare a destra e a sinistra prima di attraversare, camminare lentamente ma senza esitazioni, mai fermarsi”. Sì, perché cinque milioni e mezzo di veicoli a due ruote, con sette milioni e mezzo di abitanti, attraversano le strade della capitale sfrecciando apparentemente senza regole e raggiungere il marciapiede opposto, a piedi o con qualunque altro mezzo, può essere un’esperienza difficile che poche città al mondo offrono. Vieni avvolto e travolto da un fiume in piena di motociclette, vespe, ciclomotori di ogni forma, colore e cilindrata. Ad Hanoi l’80 per cento degli spostamenti sono su moto, e solo il 9 con i mezzi pubblici. Il traffico delle due ruote, in rapida crescita, è diventato un problema, con l’alto inquinamento in primis, tale che l’amministrazione comunale, dopo lunghe discussioni e polemiche, ha deciso che a partire dal 2030 l’uso della moto sarà vietato in città. Contemporaneamente sarà sviluppato un sistema di trasporto pubblico più efficace.
Intanto un grande fotografo, Hans Kemp, ha scelto di dedicare un anno della sua vita a “navigare” nel traffico di Hanoi immortalando gli esilaranti incontri quotidiani, grazie ai carichi che viaggiano sui motorini, mezzi carichi fino all’inverosimile, di esseri umani come di altri oggetti: maiali e polli, piante e mobili, alimenti e masserizie. Ne è scaturito un sorprendente libro illustrato, Bikes of Burden di cui diamo qui, per gentile concessione dell’editore, una selezione di immagini.
FOTOREPORTAGE
Domani traslochiamo,
prepara la moto
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