Pesaro –
Per ascoltare i suoni della natura primordiale, dai canti delle foreste equatoriali (ridotte al 5% rispetto al 12% di un secolo fa), da quelle dell’Amazzonia alle montagne del Borneo o alle savane dell’africana Dzanga-Sangha, avete due modi: andare in un’agenzia di viaggio specializzata in itinerari avventurosi oppure, più semplicemente, fare un biglietto con destinazione la più vicina Pesaro, nelle Marche. Qui la voce del mondo ci raggiunge attraverso la Sonosfera, un teatro mobile da 60 posti (consiglio di prenotare) che Pesaro Città Unesco Creativa della Musica ha commissionato al sound designer, più familiarmente artista e compositore musicale David Monacchi, 50 anni festeggiati giovedì 16 gennaio, docente di elettroacustica al Conservatorio Gioachino Rossini, che è stata inaugurata a Palazzo Mosca dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli dieci giorni prima.
Quello che David mi ha presentato a Pesaro in anteprima è un progetto unico al mondo. L’anfiteatro eco-acustico (ipertecnologico, trasportabile e completamente fono-assorbente) permette al visitatore un’esperienza sensoriale coinvolgente: seduto nella caverna buia, mi sono trovato ad ascoltare il respiro del mondo che soffre grazie ai suoni che rischiano l’estinzione raccolti da David in 15 anni di esplorazioni in terre difficili da raggiungere, uniche. Suoni diffusi in questo palazzo del centro storico di Pesaro, sede dei Musei civici, da 45 altoparlanti e 6 proiettori ad altissima definizione.
Gli strumenti del mestiere di Monacchi sono registratori digitali, riflettori parabolici e speciali microfoni 3D. L’ultima volta, nello Yasuni National Park in Ecuador, con Alessandro D’Emilia e Nika Saravanja, ha testato la più avanzata apparecchiatura di registrazione mai portata prima in ambienti tropicali, utilizzando ben 38 microfoni contemporaneamente. (“E guardandomi bene da ogni genere di pericoli”, racconta. “In quel parco ecuadoregno, per ogni ettaro quadrato c’era la possibilità di incontrare 121 specie differenti di rettili”).
Il bottino raccolto? Una rosa di contenuti tridimensionali sonori (con gli spettrogrammi che cambiano da specie a specie, per impedire intrusioni di predatori e che insegnano molto: per esempio, in Africa gli elefanti comunicano a molti chilometri di distanza attraverso frequenze infrasoniche), frutto di 65 milioni di anni di evoluzione, che spiegano il titolo del pluripremiato progetto di David: “Frammenti di estinzione” (fragmentsofextinction.org).
Sono molte le lezioni che David ha appreso dalla sua esperienza, oggi diventata straordinario strumento di divulgazione sia scientifica sia per un pubblico più vasto, pronto a viaggiare nel mondo. Intanto che la sonorità polifonica decrescente, di anno in anno, conferma la drammatica realtà che deve coinvolgere l’Homo sapiens sapiens: mobilitarsi per evitare la ‘sesta estinzione di massa’:
I rapporti scientifici sono allarmanti: 1/8 degli uccelli, ¼ dei mammiferi e il 40% degli anfibi sono entrati nella lista delle specie minacciate di estinzione. Deforestazione, inquinamenti, catastrofici incendi dall’Amazzonia alla Siberia fino all’Australia, cambiamenti climatici, insieme con l’impatto dell’azione antropica, stanno modificando gli equilibri degli habitat naturali, arrivando a cancellare anche il paesaggio sonoro:
Monacchi, gli chiedo, mi sembra di percepire questi ritratti sonori delle foreste come impressionanti e “familiari”: forse la risposta sta, nel mio caso, nel decennio di direzione di Airone, che mi ha portato a toccare mondi lontani? David ha una spiegazione diversa e più generale, perché questa mia sensazione è comune a tanti altri spettatori:
L’utopia concreta della Sonosfera, finanziata dal Comune di Pesaro e dalla Regione Marche, e del progetto di David è raccontata nei dettagli nel libro recentemente uscito per Mondadori L’Arca dei suoni originari. Salvare il canto delle foreste dall’estinzione, da me presentato a Pordenonelegge e in Romagna (in occasione del convegno internazionale di otorinolaringoiatria organizzato a Rimini dal presidente-primario Claudio Vicini e del riconoscimento ricevuto da David, il prestigioso Cerviambiente, con la giornalista televisiva Sabrina Giannini). Il libro è, insieme, trattato scientifico, saggio filosofico, reportage. Dalle sue pagine ho estratto il brano che risponde alla domanda fattagli: “David, com’è cominciata l’avventura delle auscultazioni?”. La trovate qui sotto.
Avanti tutta, caro David, con i tuoi registratori, con il tuo ricongiungimento emotivo con la natura, con la tua compassione elettronica: salva per noi e per i nostri figli e nipoti questo prezioso giacimento acustico che, con le sue voci in estinzione, ci ricorda quanto sia necessario e urgente l’impegno di tutti noi a favore della Madre Terra.
* Buono a sapersi: la Sonosfera di Pesaro sarà fruibile 6 mesi l’anno come strumento multifunzionale semistabile a Palazzo Mosca; per il resto potrà viaggiare nel mondo portando i contenuti (inclusa un’esplorazione inedita dell’opera di Rossini più altri programmi musicali e sonori) in musei e istituzioni culturali europee e internazionali. Orario visite: tutti i giorni su prenotazione (gruppi da 15 a 60 persone) ore 10:30-17.30 venerdì, sabato, domenica e festivi: mattino ore 10.30, 11.30, 12.30, pomeriggio ore 15.30, 16.30, 17.30 (posti limitati, prenotazione consigliata). Prenotazione 0721 387541 biglietteria Palazzo Mosca – Musei Civici pesaro@sistemamuseo.it
A PROPOSITO / UN BRANO DEL SUO LIBRO
In principio furono
le rane del Montefeltro,
parola di Monacchi
L’avventura delle “auscultazioni”
cominciò sull’Appennino marchigiano
Cominciai a registrare i suoni dell’ambiente nel 1990: nel mio caso erano quelli delle nostre campagne del Montefeltro marchigiano, del nostro Appennino attorno alla mia nativa Urbino. Uscivo armato di uno dei primi registratori digitali (il DAT Casio DA-2). In primavera, vivevo letteralmente di notte, quando minori erano i suoni prodotti dall’uomo, dalle macchine, dai camion, dai cantieri. Divenni un volto noto a tutti i fornai della zona: vi approdavo felice al mattino prestissimo dopo una notte di registrazioni. Il ricordo di quelle mie prime avventure è irrimediabilmente associato all’odore del pane caldo.
Di notte si aprivano scenari acustici incredibili, un mondo che di giorno è invisibile (ovvero inascoltabile), perché “mascherato” dall’attività umana…
Dinnanzi ai suoni naturali per me è sempre stato come ascoltare un concerto; da subito ho sentito che quella era una musica.
Fino alle sei del pomeriggio c’erano i suoni diurni, ma all’inizio della notte ecco comparire gli insetti, le cavallette, poi i rapaci notturni, quindi gli anfibi, le rane. Scorgevo una concatenazione sonora nel ciclo circadiano (vale a dire ventiquattr’ore) che mi affascinava moltissimo; sentivo che ogni suono aveva il suo posto temporale, il suo momento. E il momento variava con la stagione, con le condizioni atmosferiche, con la temperatura e con il vento. Ma intuivo anche qualcosa in più, e cioè che i suoni avevano una stratificazione non solo temporale ma anche frequenziale: gli eventi si collocavano cioè su frequenze separate, come le stazioni radio che sono su bande diverse.
Oggi è un’esperienza che faccio fare agli studenti del secondo anno del conservatorio. Metto loro in mano un registratore e una coppia di microfoni e dico: andatevene fuori di notte e accendete il registratore, non importa se in città, al mare o in campagna, registrate e scoprite il mondo dei suoni attraverso i microfoni che avete in mano. Una volta che si preme REC, tutto cambia nell’ascolto, e anche se non si registra nulla di buono, quell’attenzione e allerta dell’udito è essa stessa un’esperienza conoscitiva…Recentemente mi è capitato di riordinare l’archivio di quel periodo e ho trovato un nastro DAT del 1991 fatto interamente nella riserva delle Cesane: due ore consecutive di ambienti acustici, già con l’idea di riprendere l’intero ecosistema.
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- L’Islanda ucciderà duemila balene nei prossimi cinque anni. E io ripesco il racconto su un cetaceo firmato dal celebre scrittore cileno Sepùlveda. Accompagno la giusta protesta degli ambientalisti con la straordinaria testimonianza che lo scrittore mi consegnò ai tempi della mia direzione di Airone. L’occhio della balena è un testo che fa riflettere sull’eterna storia di amore e di odio tra l’uomo e i giganti marini (introduzione di Salvatore Giannella, testo di Luis Sepùlveda per Airone 1994)
- Presentati alla Mostra del cinema di Venezia tre brevi film dedicati a Bepi Mazzotti: ecologia, ville venete e passione per i monti. Sono approdati nel luccicante palcoscenico del Lido i primi tre documentari che illuminano i volti e le sfide del poliedrico intellettuale trevigiano pioniere dell’ambientalismo e dei beni culturali.
(via mail)
Caro Salvatore, fin da bambina mi sono incantata dinanzi alle meraviglie della natura, ma ora, con la lettura del tuo racconto su David Monacchi e le sue esperienze “nel ventre remoto e inesplorato di altri continenti” portate a conoscenza del grande pubblico nella Sonosfera a Pesaro, mi sento davvero commossa.
Un udito attento alle voci che riempiono il silenzio della notte. Voci a noi sconosciute, che divengono rare e preziose ora che incombe la terribile estinzione di foreste e ambienti naturali, ospitali alberghi per piante e animali.
Caro Salvatore, è un privilegio per te conoscere così bene una persona che si può definire “angelo dei suoni”. Suoni che nessuno come lui sa ascoltare, cogliere e registrare.
Va levato un inno alla natura e al geniale naturalista che, come il povero di Assisi, ci insegna ad amare le meraviglie del creato.
Le sue imprese ecologiche sono un monito “sonoro” a seguire le regole del rispetto per l’ambiente, prima che i gioielli del mondo animale e vegetale ci vengano rubati dai nostri sconsiderati modi di comportarci.
Custodire la Terra vuol dire amore per i figli, amore per le future generazioni, che in essa vivranno.
Grazie a te, Salvatore, per l’importante lavoro di diffusione culturale, che senza sosta continui a fare.